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di Manuela Modica e Alessandra Ziniti

Un riciclaggio per diversi milioni di euro camuffato dietro le mura di un complesso immobiliare destinato a una clinica privata. Due noti imprenditori del Messinese, Dino e Aldo Cuzzocrea (nella foto: in passato guidò l'Usl delle Eolie ndd), sono al centro dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, che questa mattina ha portato al sequestro di beni, per un valore di dieci milioni di euro, eseguito dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e dalla Dia di Catania.

Riciclaggio e intestazione fittizia di beni i reati contestati ai due imprenditori, fratelli dell'ex rettore dell'università di Messina Diego Cuzzocrea. Avvalendosi di una rete di prestanome, i due avrebbero riciclato milioni di euro in operazioni immobiliari, acquisendo un grosso complesso poi destinato a ospitare una storica clinica privata messinese, Villa Cappellani, in viale Regina Elena, realizzata dalla Immobiliare Cappellani srl e gestita dal gruppo nazionale Giomi che però è estraneo alle indagini.

Oltre ai Cuzzocrea, sono indagati anche uno psichiatra in pensione, Antonio Di Prima, e Dario Zaccone, ex presidente dei revisori dei conti del Comune di Messina e commercialista di Francantonio Genovese, il deputato ex Pd e oggi forzista, condannato in primo grado a 11 anni per i corsi di formazione "d'oro".

L'indagine è partita da una segnalazione della Banca d'Italia su operazioni sospette di rientro di capitali in Italia grazie allo "scudo fiscale". I soldi erano stati portati prima in Lussemburgo e poi fatti tornare in Italia con la costituzione di società ad hoc.

La vicenda, secondo quanto ricostruiscono i magistrati, ha inizio nel 2002, quando nascono contestualmente due società, una in Lussemburgo e una a Messina: sono rispettivamente la Aughi Sa e la Villa Cappellani Srl. La società lussemburghese trasferisce soldi a quella messinese, che acquisisce la palazzina dove dal 1933 sorge la clinica privata Cappellani, oggi gestita dal gruppo Giomi, non coinvolto nell'inchiesta. Titolare dell'uno per cento delle azioni e amministratore fino al 2006 è Dario Zaccone, ex presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune di Messina, commercialista, fra gli altri, di Francantonio Genovese. Il 99 per cento di Villa Cappellani è di altri soci.

Nel 2011 Villa Cappellani srl viene assorbita da Immobiliare Cappellani. Zaccone consente l'acquisto, vendendo il suo 1 per cento. Gli intestatari delle società che compongono questo triangolo vengono considerati dagli inquirenti "meri intestatari", mentre la proprietà è da ricondurre a Dino e Aldo Cuzzocrea, fratelli dell'ex rettore Diego, coinvolto nel "verminaio" che vent'anni fa travolse l'università di Messina. Un'inchiesta che non ebbe tuttavia alcuna conseguenza per l'ex rettore.

"Un giro di operazioni per far perdere le tracce dei soldi utilizzati per l'acquisto della Cappellani", spiega Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto che assieme al sostituto Fabrizio Monaco ha coordinato le indagini della Dia e del servizio tributario della Guardia di finanza che hanno portato al sequestro della clinica, per un valore di 10 milioni di euro.

Le segnalazioni di operazioni sospette hanno allarmato gli investigatori più di un anno e mezzo fa, quando ha avuto inizio l'approfondimento sulle operazioni della Dia e della Finanza. Indagini che hanno portato al sequestro di oggi e che vedono accusati di evasione e intestazione fittizia di beni Dino e Aldo Cuzzocrea e Antonio Di Prima, mentre Dario Zaccone è accusato di riciclaggio.

La difesa degli indagati respinge ogni accusa. "I capitali oggetto del procedimento in questione sono stati "scudati" l'11 dicembre del 2009 versando allo Stato (con modello F24 già in possesso degli inquirenti) la non irrilevante somma di 55 mila euro. Tanto è da solo sufficiente a rendere del tutto infondata ogni ipotesi di
reato e, quindi, errato il sequestro oggi disposto che sarà oggetto di immediata impugnazione", dice Bonni Candido, difensore di Dino e Aldo Cuzzocrea.

Il Gruppo Giomi, in una nota, ribadisce di essere del tutto estraneo alla vicenda che riguarda la proprietà dell'immobile che Giomi ha in affitto da diversi anni e chiarisce che "i rapporti con il Sistema sanitario regionale non sono cambiati e proseguono regolarmente sotto tutti i punti di vista".(repubblica.it)

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