911af013a432a46a52d81f9bb43328d4c4df0918-andrea-di-piazza-jpg-1745-1493308532.jpeg

di Andrea Di Piazza*

Quante volte avete detto o pensato frasi del tipo "ora mollo tutto e parto" e magari in barca a vela? Ebbene tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, ma quando il mare in questione è il Mediterraneo la tentazione può diventare irresistibile.

Lo sa bene Lucio Bellomo, palermitano di 34 anni con un dottorato in Oceanografia fisica in tasca, che dopo diversi anni passati nel mondo della ricerca scientifica ha deciso di solcare le acque del Mare Nostrum con una piccola barca a vela per un progetto che coinvolge isole ed isolani.

"33 isole": è questo il nome del viaggio di Lucio che, partito da Palermo il 15 aprile scorso, sta interessando le principali isole minori italiane, e si concluderà in agosto a Venezia.

«L'idea è nata dalla mia grande passione per il mare ed il Mediterraneo in particolare - spiega Bellomo a Balarm - Voglio raccontare le storie di quei giovani che hanno deciso di costruire il proprio futuro nel luogo dove sono nati o dove hanno scelto di vivere, ovvero nelle piccole isole del nostro Paese. Sono loro che voglio sentire parlare, quelli che restano o si trasferiscono, quelli che scommettono sul proprio futuro "isolano", nonostante le mille difficoltà dovute alla distanza e ai collegamenti».

Quattro mesi, 2mila e 300 miglia nautiche, 33 isole, appunto, e tante storie di donne e uomini che vivono e lavorano quotidianamente lontani dalla 'terraferma', impegnati nel portare avanti attività ed idee innovative.

È il caso di Eugenio Viviani, fondatore di una scuola di kayak incontrato a Vulcano, o di Monica Blasi, biologa marina che gestisce a Filicudi il centro di ricerca e divulgazione "Filicudi Wildlife Conservation", o ancora di Margherita Longo che, insieme al suo compagno Vito Barbera, ha lasciato l'approdo sicuro di una vita in città per tornare a coltivare la terra ad Ustica fondando un'azienda agricola.

«In ogni isola sto realizzando delle interviste che, grazie anche all'aiuto di un regista, faranno parte di un documentario - continua - Inoltre ogni tappa è un momento utile per organizzare incontri con gli abitanti, specie con i più giovani, dove posso raccontare del mio progetto e cercare di sensibilizzare sulla tutela dell'ambiente marino».

Il viaggio di Lucio del resto sta avvenendo nel totale rispetto dell'ambiente visto che Maribelle, la barca a vela di 6 metri che lo accompagna (una sorta di gommone a vela), possiede un motore elettrico alimentato a pannelli solari ed è dunque ad emissioni zero.

«Questo progetto spero possa servire anche a porre l'attenzione su alcune tematiche ambientali che mi stanno a cuore - conclude Bellomo - Penso ai rifiuti plastici nei nostri mari, che in giorni di bonaccia mi è anche capitato di veder galleggiare, o al tema della gestione dei rifiuti nelle isole. Bisogna fare di più per proteggere non soltanto l'ecosistema dei nostri mari ma anche quello delle nostre isole».

Il viaggio di Lucio sta continuando: al momento si trova nell'arcipelago delle Pontine, pronto a salpare tra qualche giorno per l'isola del Giglio.

Attraverserà dunque l'arcipelago Toscano per poi fare rotta su alcune isole minori della Sardegna. Poi sarà nuovamente in Sicilia, alle Egadi, per poi veleggiare fino a Pantelleria, le Pelagie, Ortigia, e poi a nord-est verso la Puglia, le Tremiti e le isole della Laguna di Venezia.

Storie di persone e di mare che si intrecciano come nel più classico dei romanzi di avventura. E la mente non può che andare ad una delle frasi più belle di John Donne, resa celebre poi da Ernest Hemingway in "Per chi suona la campana" che ben sintetizza questa fantastica avventura: "(...) Nessun uomo è un'isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. (...)".(balarm.it)

*Geologo e ricercatore

d99f896f410b1a4723f4c324c7b35294ee447178-lucio-bellomo-jpg-10830-1526969149.jpeg

martina-signum.gif

Il Parco nazionale "Isola di Pantelleria", primo parco nazionale siciliano e 24esimo in Italia, ha finalmente un presidente. Si tratta di Salvatore Gabriele, sindaco dell'isola e nominato da poco più di un mese al vertice dell'Ente su proposta di nomina da parte del Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e del Presidente della Regione Nello Musumeci e con il parere favorevole delle due Commissioni Ambiente Territorio e Lavori Pubblici di Camera e Senato.

Una storia travagliatissima quella del parco nazionale, iniziata nel lontano 2008, e andata avanti tra ritardi e lungaggini burocratiche fino al devastante incendio del 29 maggio 2016.

Un momento drammatico che diede però una decisa accelerata all'iter amministrativo: il parco venne istituito dopo pochi mesi.

Tuttavia, pochi ricorderanno che, oltre a quello di Pantelleria, la Legge finanziaria 2008 prevedeva l'istituzione di altre tre parchi nazionali siciliani: Eolie, Egadi e litorale trapanese e Monti Iblei.

Abbiamo chiesto dunque ad Alfonso Pecoraro Scanio, allora Ministro dell'Ambiente e promotore di quella norma, di ripercorrere le tappe che hanno condotto all'istituzione del Parco ma soprattutto di fare il punto della situazione sui restanti parchi, rimasti sulla carta.

Presidente, è normale che passino dieci anni per l'istituzione di un parco nazionale?
«Certamente no. Pochi mesi dopo il varo della Legge finanziaria 2008, in cui riuscii a trovare le risorse per l'istituzione dei primi quattro parchi nazionali siciliani, l'allora giunta Cuffaro impugnò la Legge dinanzi alla Corte Costituzionale, invocando un malinteso senso di autonomia della Sicilia, e tutto si bloccò. Per fortuna la Corte respinse il riscorso e l'anno dopo (nel 2009, ndr) l'iter poté ripartire».

Relativamente...
«Ovviamente l'instabilità politica dei governi Lombardo e Crocetta, il walzer degli assessori, i rapporti difficili con le amministrazioni locali e certamente una generale scarsa sensibilità ambientale hanno dilatato enormemente i tempi. A livello locale il caso di Pantelleria è emblematico: si è dovuta attendere l'elezione di Salvatore Gabriele a sindaco dell'isola per veder ripartire l'iter».

«Per non parlare poi della situazione del Ministero dell'Ambiente negli ultimi anni - continua - un'istituzione messa in condizioni di non operatività a causa di continui tagli alle risorse, ma anche dalla volontà di chi l'ha guidata».

A che punto siamo con la creazione dei restanti parchi nazionali siciliani?
«Quei parchi sono previsti dalla legge, quindi vanno fatti».

«Sia per le Eolie che per le Egadi e litorale trapanese le difficoltà sono solo di livello politico-amministrativo - spiega - Tutti problemi facilmente risolvibili in entrambi i casi, basta volerlo. Il Parco nazionale delle Eolie lo ritengo di particolare importanza perché l'arcipelago è già riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO; l'istituzione dell'area protetta rafforzerebbe la tutela della zona e dunque la sicurezza di mantenere il prestigioso riconoscimento (che in passato si è rischiato di perdere)».

«Dieci anni fa, le tre amministrazioni comunali di Salina erano piuttosto favorevoli all'istituzione del parco, a differenza del comune di Lipari. Bisognerebbe capire qual è oggi l'intenzione degli enti locali. Per quanto riguarda il Parco nazionale delle Egadi e litorale Trapanese, qualche tempo fa ho assistito personalmente alla seduta di un consiglio comunale di Marsala dove si è discusso della possibilità di far ripartire l'iter istitutivo».

«Purtroppo ho dovuto constatare, come altre volte, un eccesso di polemiche e di contrapposizioni politico-personali che rischiano di ritardare ulteriormente il progetto - continua - Per quanto riguarda il Parco nazionale dei Monti Iblei, tra l'altro zona di grandissimo pregio, non sono riuscito ad avere aggiornamenti, ma l'estate scorsa, durante un soggiorno nella zona di Siracusa, ho avuto modo di sollecitare alcuni amministratori locali a riprendere il dialogo politico-amministrativo, ma al momento tutto tace. In sostanza, occorrerebbe una maggiore determinazione da parte del Ministero dell'Ambiente, un po' come ebbi a fare personalmente per sbloccare il Parco nazionale del Val d'Agri che era paralizzato dallo stesso tipo di dinamiche».

«Occorre chiedere pertanto la stessa determinazione al prossimo Ministro dell'Ambiente e alla giunta Musumeci. Se c'è la volontà politica e una regia illuminata, i parchi si creano».

Forse sarebbe meglio ricordare perché è importante l'istituzione di un parco nazionale.
«I benefici di un parco nazionale sono molteplici. Innanzitutto tutelano aree del nostro Paese di enorme valore naturale e anche culturale, preservando il patrimonio storico e ambientale».

«Se ben gestiti, riescono decisamente a ravvivare l'economia locale attraverso il richiamo di un turismo sostenibile e di qualità, la certificazione dei prodotti locali, la riqualificazione dei borghi e del territorio, la creazione di posti di lavoro e tutto l'indotto che ne deriva».

«Mi auguro vivamente che anche i tre restanti parchi siciliani possano essere presto istituiti, ripeto, tutto dipenderà dalla buona volontà dell'attuale amministrazione regionale e del Governo Italiano - conclude - Del resto si tratta solo di applicare le leggi esistenti, cosa che in Italia spesso diventa un atto rivoluzionario, come so bene per esperienza personale».(balarm.it)

 

Rist-Maria-Tindara.jpg