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Tre giorni di eventi culturali e gastronomici animeranno l'isola di Salina. Obiettivo dell'evento "Il cibo incontra la cultura" la raccolta di fondi in favore di Palazzo delle Arti. Un progetto che unisce cultura, cinema, territorio e accoglienza nell'isola più̀selvaggia delle Eolie, negli spazi di Palazzo Marchetti. L'attrice Maria Grazia Cucinotta, che nell'isola girò Il Postino con Massimo Troisi, e lo chef Tim Butler gli ospiti più attesi. Donare a Salina un palazzo delle arti che ospiti proiezioni cinematografiche, concerti, spettacoli teatrali e incontri e progetti culturali. Questo èl'obiettivo del progetto di Palazzo Marchetti, portato avanti dall'Associazione Didime'90 fondata e guidata da Clara Rametta, sindaco di Malfa. Per raggiungerlo, l'associazione ha chiamato cittadini, turisti e cinefili a sostenere l'iniziativa attraverso piattaforma di crowdfunding, per dare a tutti l'opportunità̀di contribuire al progetto.

Saranno invece diversi gli ospiti della chef Martina Caruso durante le cene di gala, omaggio a Salina e al suo cinema, in programma all'Hotel Signum per contribuire alla raccolta fondi.

A guidare la selezione dei vini, i sommelier Natascia Santandrea e Luca Caruso. A Capofaro locanda di lusso della catena Relais&Chateaux e all'hotel Ravesi una serie di masterclass di mixology e aperitivi.

RASSEGNA STAMPA. REPUBBLICA.IT

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di Federico Geremei

Salina. La magia di inizio autunno della più verde delle Eolie

Occupa il perno di quella specie di boomearang a tre pale che l'arcipelago delle Eolie disegna sul Tirreno: dieci miglia nautiche da Panarea, altrettante da Filicudi, pochi minuti di navigazione tra Acquacalda e Lingua, dove le vasche dello stagno-laguna ricordano perché l’isola si chiami Salina. La seconda per estensione delle sette – due dozzine di chilometri quadrati, solo Lipari la supera (è grande una volta e mezzo) – un record però lo vanta: il picco più alto di tutti si staglia a quasi un chilometro sul mare, basterebbero trentotto metri e l'altitudine di monte Fossa delle Felci sarebbe a quattro cifre. Le bizze dell'orografia rilanciano e raddoppiano ché di ex cono vulcanico ce n’è un altro, si tratta del gemello diverso monte dei Porri (la sua vetta sta un centinario di metri più in basso) ed tra i due si stende la Valdichiesa. La chiesa è il santuario seicentesco della Madonna del Terzito, a guardarla distratti pare una missione coloniale di qualche selva del Nuovo Mondo. La valle si srotola invece su una sella-valico, incantevole. Sotto al profilo a quota zero – una quindicina di chilometri di asfalto, altrettanti di non-strada (si contemplano solo da sotto alle falesie, galleggiando a bordo di un gozzo) – quella doppia montagna di magma s’inabissa a meno millecinquecento.

Troppa geologia in prosa? Avviciniamoci alla poesia, passando però dalla botanica ché questa è la più verde delle Eolie: altro primato, l'ha vinto meritatamente ai punti e nessuno si sogna di contestarlo. Niente sciare di lava qui, ad evocare toni ardenti pensano le bougainville dai lampi arancioni, viola e lilla – come altrove, però più belle – o la “pasta al fuoco”, vanto locale di menu e brochure. Delle cinquanta sfumature di verde salinese alcune sono più nette, hanno la luminanza delle foglie di cappero e di vite: lo spontaneo di cui assecondare i capricci (con tanto di presidio Slow Food) e la sapienza, tutta umana, degli enologi. Un duplice boom senza tempo? Quasi, è rinato per l'ennesima volta pochi anni fa ed ora si fa sul serio. La raccolta della capparis spinosa è finita a luglio, la vendemmia (tardiva) è in corso. Ed in attesa di libare con vini e birra al cappero, lasciamo scorrere il manto di clorofille & co: sciorina un generoso campionario di oleandri, ginestre e lentischi. Gli atout gastronomici tuttavia non bastano, seducono (ricambiati) palati e nasi tutto l'anno in bottiglie, piatti, vasetti et similia. Ed il fuori-stagione è ormai una stagione vera e propria, settembre ha smesso di essere un’appendice elitaria su queste terre emerse.

Cos’altro (e cosa oltre), dunque? I tanti rettangoli su cui le immagini di Salina, protagonista non attrice, sono state sfondo e contesto di altre storie. Ogni superficie – telo o tablet, televisore dallo schermo convesso od ultrapiatto – ne ha propagato una proiezione. Seguiamo allora quella traccia in 2D, subliamola nel 3D dei contesti reali. E – perché no? – nel 4D del tempo che miscela, agitati e non mescolati, rimandi d’antan e nuovi sguardi. L'Isola Verde scolora così in Isla Negra del romanzo “Ardiente Paciencia” di Skármeta da cui “Il Postino” è stato tratto. Massimo Troisi s'è spento pochi giorni dopo l'ultimo ciak a quarantuno anni, è passato quasi un quarto di secolo da allora ma solo cinque anni fa Luis Bacalov ha riconosciuto a Sergio Endrigo la paternità condivisa della colonna sonora. Meglio tardi che mai? Mica tanto, il cantautore istriano era già morto da un un decennio. Il film era stato girato anche a Procida e Pantelleria, va detto, qui ha tuttavia dato vita alla densità di scene meglio assortita. Pollara s’impone come mèta dei pellegrinaggi estatico-estetici al tramonto, il “mild West” regala su questo versante dosaggi diversi di tre elementi: una passeggiata sui segni sbiaditi ma potenti del set – la casa del poeta cileno in esilio e la caletta, oggi in parte inaccessibile – da combinare con la visione del film tutti i pomeriggi al chiosco L’Oasi. Ed il crepuscolo vista mare per il rito collettivo di selfie, brindisi e sospiri. Sulla costa opposta una bicicletta bianca si mimetizza con un supporto scalcinato – negletta o timida? Entrambe le cose – vicino al molo di Santa Maria. Sta a lì a ribadire le pedalate in 35mm di venticinque anni fa.

Di Caro Diario, uscito pochi mesi prima, restano meno elementi ma quell’inquietudine densa e volatile aleggia ancora, fa di Salina un nodo di catalisi di tante isole e di tutte le Eolie. Una sineddoche? Dipende. Epitome? Probabile. Sono due lungometraggi che piegano, scollano e riposizionano la linea tra reale e plausibile, inducono spaesamenti controllati ché evocativo e suggestivo paiono due termini che per Salina si fanno, appunto, evocativi e suggestivi. Un cortocircuito, forse. È però la cifra stessa di un posto che più diventa “iconico” più si fa, a suo personalissimo modo, reale.

Sulle le cerniere tra vero, verosimile e l’inedito da indagare si muove un’altra realtà, consolidata ed affermata, il Salina Doc Fest. Articolata e di alto livello, l’edizione di quest’anno – la dodicesima, appena conclusa – ha dedicato un interessante focus a Marcella Pedone: talentuosa autodidatta di documentazione per immagini, era nata novantanove anni fa ed ha esplorato forme di racconto diverse, scandagliato luoghi non comuni per raccontare una realtà alternativa ai luoghi comuni.

Gli slanci visivi e visionari non si esauriscono comunque in appuntamenti e collazioni di narrazioni promettenti. L’ordinario stupore vuole, a quanto pare, ripartire proprio da questa sete di visioni e riletture. Con un progetto preciso, ambizioso ma possibile: il cine-auditorium di Palazzo Marchetti, una “sala da duecento posti negli spazi esterni della struttura”, fanno sapere quelli dell’associazione Didime ’90 che promuove l’iniziativa. La zona è quella di Malfa – l’hub di ogni transito terrestre dopo l’approdo – ed il lancio della campagna è in agenda per i primi di ottobre: la tre giorni della manifestazione “Il Cibo incontra la Cultura”. Per l’occasione l’accoglienza isolana – quella d’alto livello, impeccabile – mette un po’ da parte il basso profilo del lusso discreto e si fa protagonista, del gusto e con gusto. Una valida occasione per conoscere gli artefici del raffinato glam salinese e dell’alta cucina: il Signum (storica dimora di charme), il Capofaro (relais di Tasca D’Almerita) ed il boutique hotel Ravesi. Titoli di coda? No, nient’affatto: contenuti extra e niente effetti speciali, qui non servono.

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