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Categoria: Opinioni

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di Carlo D'Arrigo*

Leggo sovente articoli che richiamano l'esistenza, a Lipari, delle Terme di San Calogero e, a tal proposito, vorrei iniziare rileggendo il significato di Crenoterapia: "è questa la Terapia che utilizza gli effetti sull'organismo dalle acque minerali, essa è praticata in stabilimenti la dove sorgono sorgenti termali". Nel pezzo a firma di Giulia Mattioli, qui edito, così è scritto "Tra i segreti meglio custoditi dell'isola di Lipari, ci sono le suggestive Terme di San Calogero, che potrebbero essere state il primo stabilimento termale del Mediterraneo". Niente di più vero. Dall'antichità più remota la terapia termale ha sempre occupato un posto di rilievo nella storia della medicina. Esculapio, padre della medicina, usava soprattutto le terme, i medici romani consigliavano le cure termali. L'Italia è ricca di acque termali e, guarda caso, Lipari ha uno dei migliori stabilimenti termali d'Italia.

L'efficacia della crenoterapia in tante affezioni dell'apparato locomotore è ampiamente dimostrata in letteratura. In numerosi Congressi, Clinici delle varie specialità hanno svolto relazioni che evidenziano i benefici del trattamento termale nelle osteoartropatie secondarie e post-traumatiche ma, anche, dovute a obesità, deviazione della colonna vertebrale (scoliosi) ecc. Il sintomo che più risente del trattamento termale è il dolore. Questo si attenua, o scompare, anche in assenza di dimostrabili effetti sulle alterazioni strutturali delle articolazioni. E tutto questo senza interessare l'intero apparato sistemico. Niente farmaci, niente sostanze chimiche che vanno a interessare organi sensibili e non coinvolti nell'affezione. Un vero toccasana. C'è poi la specialistica otorinolaringoiatrica che fa tesoro delle acque termali, soprattutto nelle "sordità rinogene". E' questo un termine descrittivo che identifica tutte quelle problematiche catarrali che, originate da un processo infiammatorio delle prime vie aeree (naso e gola), si ripercuotono sull'orecchio medio causando sensibili perdite dell'udito, dolore e sensazione di ovattamento e chiusura. Problematiche che nei bambini si associano frequentemente ad ingrossamento di tonsille ed adenoidi.

Chi può dirsi esente da questa sintomatologia? credo nessuno. Proprio in questo distretto clinico la terapia termale ha dimostrato avere più efficacia della terapia farmacologica. L'acqua termale, attraverso l'uso di insufflatori, aerosol e inalazioni, raggiunge l'apparato respiratorio apportando all'orecchio medio, adenoidi, tonsille, naso, bronchi e polmoni, i benefici dell'acqua sulfurea. Le cure inalatorie hanno un effetto non solo terapeutico ma anche preventivo, aumentando le difese immunitarie dell'organismo e agendo così da prevenzione sui più comuni malanni di stagione. Attraverso tali terapie è assicurata la ventilazione della cassa timpanica ripristinando la perdita uditiva, risolvendo e prevenendo l'insorgenza di processi infiammatori a carico dell'orecchio.

E spesso già dal primo ciclo i recuperi sono sorprendenti. E proprio in presenza di tali patologie gli Eoliani sono spesso costretti ad estenuanti e costosi pendolarismi con le Terme di Terme Vigliatore o con altre ancora più distanti. Tutto questo per meri interessi economici, e cioè per non aver ancora scelto chi deve lucrare sulla riapertura delle Terme di San Calogero.

*Fisico, Consulente di Acustica del Comune di Lipari
carlodarrigo47@gmail.com

LE INTERVISTE DE "IL NOTIZIARIO". Eolie, controlli a tappeto sui locali che organizzano "concertini musicali" serali. E arrivano le prime multe. Parla Carlo D'Arrigo. Il commento

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NEL 1948 L'INVENZIONE DEL TRANSISTOR DA INIZIA AD UNA NUOVA ERANell'immaginario collettivo l'immagine dello scienziato geniale è quella di un uomo eccentrico, dalla vita stravagante e straordinaria. Ci vengono in mente la storia tragica di Alan Turing, scienziato di riferimento per l'informatica, o quella di Albert Einstein che, facendo le boccacce, è diventato un'immagine icona del Novecento. Raramente ricordiamo personaggi poco conosciuti, ma di spiccato talento, come John Bardeen, fisico americano che sessantadue anni fa, nel 1956, ritirava a Stoccolma il Nobel per la Fisica per la scoperta del transistor, il componente elettronico miniaturizzato che ha permesso la nascita dell'universo elettronico in cui siamo immersi.

Un vero e proprio nuovo mondo che ha avviato la rivoluzione informatica regalandoci il telefonino, le telecomunicazioni satellitari e tanto tanto altro ancora. Bardeen ha avuto una vita lineare, senza clamori, che non poteva arrivare al grande schermo o ai mezzi di comunicazione di massa. Eppure il premio Nobel è lì a ricordare la rivoluzione che ha apportato alla nostra vita. L'invenzione del transistor è sicuramente una delle pietre miliari più importanti della storia. Fu inventato nel 1947 e annunciato nel 1948 dagli ingegneri John Bardeen, Walter Brattain e William Shockley del Bell Laboratory, nello Stato americano del New Jersey. Il transistor è, sostanzialmente, l'equivalente della valvola elettronica a vuoto inventata da John Fleming nel 1904 ma, in questo caso, basata su semiconduttori e cioè su microscopiche scaglie di elementi naturali come il germanio o il silicio.

Da subito i transistors si mostrarono minuscoli e dal bassissimo consumo, e quindi un computer realizzato con questi nuovi gingilli era anche piccolo e ben efficiente. La conversione da valvola a vuoto a transistor fu il primo passo di una tendenza a fare le cose sempre più in piccolo - la miniaturizzazione - che continua ancora oggi. Oggi un tablet alimentato a batteria, è più potente di un computer che solo pochi decenni fa occupava intere stanze e consumava tanta energia quanto un piccolo villaggio.

Sebbene gli studi sui semiconduttori si siano svolti tra il 1920 e il 1941, a causa dell'interruzione bellica, l'elettronica dei semiconduttori si data al 1948 proprio con l'invenzione del transistor. Nel rimpicciolimento del mondo il "chicco di silicio" ha contato molto più degli eventi politici, ed è alla base di tutti i rivolgimenti mondiali cui abbiamo assistito negli ultimi decenni. Il nome transistor nasce dalla combinazione di TRANSconductance e varISTOR, dispositivo a variazione di conduttanza.

La teoria che sta alla base del funzionamento del transistor - la teoria quantistica - è piuttosto complessa e difficilmente semplificabile. In linea di massima la funzione del transistor è quella di comandare un segnale elettrico mediante un altro simile ma di minore ampiezza. Sostanzialmente ha quindi la funzione di "amplificatore", ma anche molto molto di più.

---Quando nel 1933 il Ministero per l'Educazione Nazionale impose ai docenti delle Università italiane di giurare fedeltà al fascismo, pena la perdita del lavoro, solo quindici professori ebbero il coraggio di rifiutare, sopportandone le gravissime conseguenze. Gli altri 1.500 circa ubbidirono e non tutti coloro che giurarono erano fascisti. Non a caso tra coloro che giurarono troviamo personaggi che hanno poi dato un contributo importante all'antifascismo come il chimico Enrico Mattei, Presidente dell'ENI nella nascente Repubblica e artefice del "Miracolo economico italiano" degli anni 50-60, Enrico Fermi con tutti gli studiosi dell'Istituto di fisica di Via Panisperna di cui Fermi ne era l'animatore, il clinico Renato Dulbecco, Premio Nobel per la medicina nel 1975, e altri. È comunque innegabile che diversi scienziati aderirono effettivamente al regime. Un caso apparente, e opinabile, è quello di Guglielmo Marconi, inventore della radio, che dichiarò in moltissime occasioni la sua fede fascista.

Certo dal fascismo fu ampiamente ricompensato, ma di "quanto" fosse pienamente fascista non si ebbe mai contezza e il dubbio si è sepolto con la sua morte. Noto è anche il caso dei dieci promotori del "Manifesto della razza", documento che diede un'infame giustificazione pseudoscientifica alle successive leggi razziali di germanica genesi. Ma allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il breve amore tra gli scienziati italiani e il fascismo era già finito e, alla caduta di questo, la quasi totalità dei docenti universitari fece a gara nel dichiarare di non avervi mai aderito. Per Mussolini la scienza, almeno all'inizio, era uno strumento utile al regime. Già nel 1923 Giovanni Gentile, ministro dell'istruzione, indicò agli scienziati quali erano i loro fascistissimi doveri morali di avvicinare la scienza alla vita contribuendo al benessere del paese. Nel 1926 venne creato l'Istat con il compito di monitorare, con indagini statistiche, la crescita e le condizioni della popolazione italiana. In Italia, al contrario degli altri paesi, i demografi spingevano verso la moltiplicazione della popolazione. Per il regime servivono braccia e non menti, e le famiglie dovevano sfornare figli.

Nel 1930 si inaugura l'Istituto Superiore di Sanità destinato a tutelare la salute pubblica, combattere la malaria e la denutrizione, per mandare poi giovani sani a morire in guerre inutili. Un'opera grande e ambiziosa fu la costruzione del CNR, Centro Nazionale Ricerche, con l'obiettivo di dirigere e coordinare l'intero mondo scientifico italiano. Un obiettivo, questo, mai raggiunto: l'ente entrò in piena attività solo nel 1930, con un comitato direttivo composto da professori universitari. Preconizzando i metodi accademici di oggi ne derivò un enorme clientelismo, e gli abbondanti fondi destinati al nuovo ente furono immediatamente divisi fra i vari componenti del comitato. Per quel che riguarda il ruolo di coordinamento, l'unica chiara direttiva promulgata fu quella di favorire l'autarchia, ovvero l'indipendenza tecnologica dell'Italia dall'estero, in vista di una possibile guerra. Questo scopo doveva essere perseguito attraverso ricerche finalizzate ad un possibile impiego bellico, cosa che in effetti il Cnr in parte fece. Tra le richieste che pervennero al CNR significativa fu la lettera del Duce inviata il 6 marzo 1935 a Guglielmo Marconi, presidente dell'Istituzione. In essa Mussolini indicava quelli che in quel momento erano ritenuti i problemi autarchici più urgenti per la nazione. Il problema del carburante, il problema del tessuto nazionale, il problema della cellulosa, il problema dell'utilizzazione dei combustibili solidi come il carbone. Si trattava di una richiesta ben impegnativa alla quale il CNR diede subito una risposta con celere e fascistissimo "piglio operativo". Ma di che ricerche si sia effettivamente trattato non si seppe mai nulla.

Ormai spiravano venti di guerra e dell'autarchia si ricordano solo gli aspetti che relegarono l'Italia in un profondo regresso scientifico-tecnologico. Significativo rievocare le vicissitudini del fisico Fermi. La sera del 6 dicembre 1938 Enrico Fermi, insieme con la sua famiglia, parte da Roma per Stoccolma dove, ufficialmente, si reca per ritirare il premio Nobel per la fisica. Farà ritorno in Italia soltanto dopo la fine della guerra. La moglie di Fermi, Laura Capon, era ebrea e il 17 novembre di quello stesso anno era stata promulgata dal governo fascista, a suggello di una martellante campagna di propaganda, la famigerata "legge per la difesa della razza". Alla cerimonia di conferimento del Nobel, Fermi non indossa né l'uniforme di accademico d'Italia né la divisa del partito fascista, ma il frac, e invece di levare il braccio nel saluto romano stringe la mano al re Gustavo V° di Svezia.. Dopo una breve sosta a Copenaghen, il 24 dicembre, si imbarca sul piroscafo Franconia per gli Stati Uniti dove lavora dapprima alla Columbia University di New York e, nel 1942, si trasferisce all'università di Chicago dove progetta e realizza la "pila atomica", il primo reattore nucleare.

Tra il 1943 e il 1945 partecipa al progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica. Le competenze teoriche di Fermi, unite alla sua straordinaria abilità sperimentale, si rivelano determinanti per il successo dell'impresa scientifico-tecnologica responsabile delle centinaia di migliaia di morti di Hiroshima e Nagasaki. E se Fermi fosse rimasto in Italia? Lascio al lettore la risposta.
In definitiva, il fascismo si interessò della scienza? Difficile dirlo. Ciò di cui aveva bisogno il regime era di apparire, verso le altre nazioni, come un popolo "perfetto", allineato e coperto anche nelle ricerche scientifiche. Che ne sia difficile dirlo ne fu prova che i migliori ricercatori, come Fermi, fuggirono in tempo...per salvarsi, abbandonando il Duce e il suo amico Hitler alle loro misere idee belliche, frutto di profonda ignoranza, pregiudizi e intolleranza sociale.

L'INTERVENTO

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di Marco Manni*

Egregio Direttore Leone, in merito al tema delle emissioni elettromagnetiche (EM) da parte dei dispositivi cellulari e wireless in genere, mi permetto di aggiungere qualche altra informazione e riflessione, e soprattutto un punto di vista diverso. Mi sorprende sempre la disinvoltura con la quale si definisce innocuo l'uso dei cellulari, a prescindere dalle modalità, senza cioè precisare che ciò è vero solo in caso di utilizzo accorto.
E' notorio che le frequenze luminose, visibili ed infrarossi si interrompono di fronte ad un ostacolo, e quindi com'è stato asserito, non penetrano nella materia. Nessun problema dunque nell'uso di un' abat-jour o di un asciugacapelli. Parto però dalla considerazione che in ogni caso bisogna limitare la propria esposizione alle sorgenti elettromagnetiche di particolare intensità. Man mano che la frequenza scende sotto la gamma luminosa (e le frequenze cellulari sono decisamente più basse di diversi ordini), esse sono in grado di penetrare nei tessuti che vanno incontro a reazioni biologiche, allorché ioni e dipoli si orientano in modo da creare un campo indotto che si oppone a quello esterno inducente (polarizzazione). Certo, non di ionizzarli come avviene per i raggi x e in generale per altri raggi utilizzati in campo medico. Le onde EM prevalentemente adottate nei dispositivi mobili, sfruttano le attitudini delle cosiddette onde centimetriche e millimetriche, che operano nella banda dei mega (MHz) e giga Hertz ( GHz). Nell'esposizione insistente, a tali frequenze si assiste ad un surriscaldamento dei tessuti superficiali e (nel caso in cui il campo sia variabile nel tempo)ad una circolazione di correnti sugli strati superficiali.
I vantaggi nell'utilizzo di lunghezze d'onda così contenute stanno proprio nella capacità di attraversamento di ostacoli solidi (come pareti fino a 30 cm, infissi in legno, metallo, vetrate, corpo umano etc.)ai fini della connessione.Le normative nazionali limitano le emissioni ad alta frequenza nei casi di esposizione continua superiore a 4 ore a 6 V/m, proprio al fine di tutelare l'individuo contro gli effetti da esposizione diretta, ovverosia dal surriscaldamento dei tessuti organici. Non solo della pelle dunque. Per specifica tutela del lavoratore è stata pubblicata la Direttiva Europea 2004/40/CE (emanata dalla 2008/46/CE) attuata dal T.U. 81/08 " sicurezza sul lavoro", integrato e modificato dal D. Lgs 106/09 [ CEI 2013].
Pertanto posso solo concordare sul fatto che un cellulare vicino al letto non faccia male, a patto che non conversiamo, e se rimane in una zona di buona copertura, e senza connessione dati (wifi, rete mobile). Tale dispositivo infatti quando non comunica non è interessato da emissione apprezzabile, limitandosi ad emettere un segnale di "aggancio" alla rete, sporadico. Se parlassimo al cellulare o chattassimo tutta la notte ( o forse per meglio dire tutto il giorno) le cose di certo potranno essere ben diverse nel tempo. L'uso sistematico di telefoni cordless , di cellulari, specie se senza "viva voce" è assolutamente da scoraggiare, soprattutto nei più giovani che hanno davanti una vita "sempre connessa". E' appurato che gli operatori di ponti radio sono a rischio neurinoma. Ed aggiungo che lo stesso può valere, anche se in minor misura, per chi abusa di telefoni cordless e/o telefonini.
E' certamente buona norma precauzionale adottare comportamenti individuali atti a limitare allo stretto indispensabile l'uso di dispositivi senza fili, a favore di soluzioni wired negli ambienti interni dove è possibile sfruttare appunto cavi ethernet. Bisogna però ammettere che il rischio maggiore, e non solo per se stessi, si ha in caso di uso di cellulari in auto, durante la guida, intuibilmente a causa della distrazione che ne deriva.
marco manni,
*Perito per l'elettronica e le telecomunicazioni , CTER .

OGNI NOTTE IL MIO TELEFONINO STA ACCANTO AL LETTO, MI DEVO PREOCCUPARE?Una domanda frequente, frutto di una convinzione errata: il cellulare fa male alla salute? contraddicendo chi si accultura guardando la tv, la risposta è no. Nell'impossibilità di utilizzare algoritmi o procedure matematiche, l'unica possibilità per valutare gli effetti sulla salute di una qualunque "radiazione" è quella di esporre esseri viventi a questa. Per sgomberare l'idea persistente della gente (e quindi dei lettori) che il telefonino faccia male, riporto la conclusione di un lavoro pubblicato, qualche anno fa, sull'autorevole rivista British Journal of Cancer dal ricercatore giapponese neurologo Naohito Yamaguchi. L'indagine, realizzata a doppio cieco, e cioè senza che ricercatore e paziente fossero informati dei risultati, ha coinvolto oltre mille individui sani e non ha evidenziato alcun rapporto diretto tra l'emissione del telefonino e possibili malattie degenerative dell'organismo. Chiaramente i pazienti coinvolti erano assidui utilizzatori di cellulari e persone che non ne avevano mai posseduto uno. "Abbiamo studiato la radiazione emessa da diversi tipi di cellulare, distinguendo tra quattro diverse categorie di potenza emessa", ha spiegato Yamaguchi: "Quindi abbiamo analizzato come queste radiazioni influenzassero differenti aree del cervello e altre aree sensibili". "Abbiamo dimostrato che non c'è alcun legame diretto tra l'uso del telefono cellulare e possibili eventi tumorali". Una affermazione dirompente che contrasta ogni pur minima fantasia costruita dall'ignoranza degli operatori dei mezzi di informazione.

Le risposte dell'organismo umano ai campi elettromagnetici dipendono, in modo determinante, dalla "frequenza" di questi. I meccanismi di interazione con i tessuti biologici, e con i vari organi del corpo, variano sostanzialmente per le diverse regioni dello spettro elettromagnetico, e quindi per le frequenze. Essenzialmente si possono distinguere campi elettrici a radio frequenza e campi elettrici a frequenza elevatissima o ottici. I primi sono detti "non ionizzanti" e non modificano la struttura atomica o cellulare del nostro organismo. I secondi, come i raggi x e i raggi gamma, sono "ionizzanti" e modificano i legami cellulari creando i cosiddetti "radicali liberi". Questi ultimi fanno sicuramente male. Sebbene il livello di intensità dei raggi x oggi utilizzato sia particolarmente basso (e quindi pressoché innocuo), nessun medico prescrive una "lastra" o una Tac se non è effettivamente necessaria. Per i primi, a radio frequenza, gli effetti biologici, già ben documentati, non sono nocivi e, in moltissimi casi, sono benefici. A maggior conferma va detto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha sempre sostenuto che fino a oggi "non ci sono evidenze convincenti, chiare e dirette" di effetti nocivi a lungo termine delle onde elettromagnetiche emesse dai telefonini.

Questo vuol dire che non è stato dimostrato un collegamento tra l'uso del cellulare e lo sviluppo di malattie gravi dai tempi in cui il telefonino viene usato. L'unico effetto provato finora è un lievissimo riscaldamento della parte del corpo a contatto con l'apparecchio. Ma si tratta solo di un effetto puramente termico, così come può scaturire dallo stare vicino a un abat-jour o dall'uso del phon. Anche l'Istituto superiore di sanità esclude ogni preoccupazione, perché i livelli di energia elettromagnetica emessi dai cellulari sono molto inferiori ai limiti fissati dalle leggi internazionali. Personalmente continuerò a usare con disinvoltura e serenità il mio telefonino, certo di non ammalarmi per la sua presenza.

Enrico Fermi padre della bomba atomica

Enrico Fermi, fisico e padre della bomba atomica, nasce a Roma il 29 settembre 1901 per morire il 28 ottobre 1954. Negli anni '30 costituisce presso l'Istituto di Fisica Romano di via Panisperna quel gruppo di lavoro chiamato proprio i Ragazzi di via Panisperna. Di questo fanno parte Edoardo Amaldi, Emilio Segrè, Bruno Pontecorco, Franco Rasetti e Ettore Maiorana. E' questo il team di cervelli che darà vita in America al progetto Manhattan voluto dal Presidente Roosevelt e che porterà alla creazione delle prime bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Cacciato, di fatto, dall'Italia nel 1938 a causa delle leggi raziali che avrebbero preso di mira la moglie ebrea Laura Capon, Fermi si rifugia in America dove il suo talento darà il meglio di se nella costruzione di un'arma che porrà finalmente fine alla seconda guerra e, in specie, al conflitto America-Giappone. Le geniali e indiscusse teorie scientifiche di Fermi hanno creato le basi per la moderna fisica nucleare creando quel mito che continuerà nei tempi.

 

Si può ancora parlare di rivoluzione industriale?

Fino a qualche decennio addietro si parlava spesso di rivoluzione industriale. Si classificava la prima con la nascita della macchina a vapore di Denis Papin del 1670, si è parlato poi della seconda rivoluzione industriale con l'invenzione del motore a scoppio e le applicazioni dell'elettricità a fine 1800, infine, la terza con l'elettronica informatica. Dare una classificazione oggi è impresa ardua e inutile. Con il termine Rivoluzione si designa una cambiamento "repentino" e non progressivo e veloce come, invece, avviene oggi. L'evoluzione odierna può essere chiamata trasformazione, comunicazione globale perchè la produzione industriale è legata alla comunicazione.

Probabilmente la rivoluzione informatica è paragonabile a quella industriale del settecento, ma non è una "rivoluzione" ma, semplicemente un' evoluzione, step by step. L'evoluzione, e non rivoluzione, ha inizio negli anni '80 e vede lo sviluppo dei complessi sistemi di comunicazione. Sicuramente a far da padrone è l'invenzione del microprocessore e, quindi, dei primi Personal Computer. Tale tecnologia ha rivoluzionato tutto il terziario; i PC sono utilizzati per la scrittura, la contabilità, la trasmissione di testi, la strumentazione medica e così via.

Contrariamente a quanto immagina il fantastico popolare, l'applicazione meno significativa è quella dei telefoni cellulari e della televisione. Forse la grande protagonista di questo periodo è la Rete che avvolge l'intero Globo, comunque essa sia, cablata, via etere o con qualunque altro percorso integrato. Cosa ci si aspetta oggi? Una risposta a questa domanda potrebbe essere "l'aggiunta di intelligenza", vale a dire associare al meccanicismo quel "complesso di facoltà che, nel caso dell'uomo, gli consentono di comprendere i fatti e le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dalle cose e dalle persone, rendendo il sistema capace di adattarsi a situazioni sempre nuove". E allora la sfida sta in una evoluzione, lenta o veloce che sia, di ciò che oggi esiste. Un'espansione che porti ad una sorta di autocontrollo dei sistemi, come nelle intelligenze elementari.

Un esempio, forse troppo semplice, può essere un termostato che controlla la temperatura: raggiunto un dato valore "decide" di interrompere il sistema che immette caldo o freddo, che sia. Sembra banale, ma un termostato è un dispositivo che prende una decisione. In futuro i dispositivi pensanti (si fa per dire) saranno miliardi di volte più complessi. E allora la sfida sarà l'aggiunta di potere decisionale, intelligenza. Ma non facciamoci illusioni, il buon Dio ci ha regalato capacità enormemente superiori, irraggiungibili.

---Il 7 novembre 1867 nasce Marie Curie, madre della diagnostica per immagini

Il 7 novembre si celebra, in tutto il mondo, la giornata della Fisica Medica. E' il 22 dicembre 1895 che per la prima volta si capì quale utilizzo poteva essere fatto dei raggi X, chiamati così perché non si conosceva la loro natura. L'intuizione fu di Wilhelm Conrad Röntgen, un medico che per la prima volta scopre che gli oggetti metallici non lasciano passare le radiazioni che, invece, attraversano il legno, la carta ed altri materiali. Ma la sorpresa più grande Röntgen la ebbe quando si accorse che interponendo un arto, questo appariva trasparente lasciando intravedere la struttura ossea. Tanta curiosità sui Raggi X coinvolse l'interesse di Marie Curie, una studentessa di fisica polacca, moglie del fisico francese Pierre Curie. Proprio insieme al marito, Marie Curie comincia a dedicarsi intensamente allo studio della radioattività di sostanze naturali con la scoperta del 'radio'. E' da qui che nasce la medicina nucleare, ovvero quella branca medica che utilizza sostanze radioattive (i radiofarmaci) in diagnostica e in terapia tumorale.

La scoperta dei raggi X fu la prima delle tante tappe dell'evoluzione tecnologica della diagnostica per immagini. A essa sono seguite la tomografia computerizzata, resa possibile dal connubio dell'informatica con le tecniche di elaborazione delle immagini, l'ecografia, la risonanza magnetica e ancora altre. Le varie tecniche di imaging hanno peculiarità e prestazioni distinte fra loro, e ciascuna di esse presenta dei limiti di 'potenzialità informativa' e, almeno al momento, si può escludere che una metodica possa soppiantare le altre. Questa realtà ha catalizzato la nascita dei dipartimenti di diagnostica per immagini, dotati di sistemi digitalizzati per la gestione della sempre crescente quantità di informazioni rilevabili.
Marie Curie è riuscita a essere scienziata, madre e sposa insieme, riuscendo in tutti quei campi che gli uomini del tempo ritenevano inadatti alle donne.

Prima donna Nobel per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, il suo nome è legato all'unità di misura della radioattività degli elementi, il Curie. Oggi, quando ci è prescritto un esame radiologico, non temiamo certo per la nostra vita. E garantire che le numerose utilizzazioni delle radiazioni diano i massimi risultati possibili con il minor rischio per la nostra salute è proprio il compito della fisica medica, disciplina la cui evoluzione è andata di pari passo con gli avanzamenti delle conoscenze scientifiche e delle loro applicazioni tecnologiche. Oggi il fisico medico opera con radiologi, radio terapisti oncologi e medici nucleari, creando l'interfaccia tra gli specialisti della scienza radiologica e l'alta tecnologia.

Curiosità: perché la Posta si chiama Posta

La parola "posta" è legata all'invenzione, si fa per dire, del servizio per trasferire un messaggio scritto o un oggetto da un luogo ad un altro. Ovviamente un oggetto non troppo grande perché il viaggio avveniva a cavallo. Nel 1400 il duca Visconti di Milano aveva introdotto un servizio postale per i centri abitati vicine al suo ducato. Sempre in questo periodo in Inghilterra nascevano gli "uffici postali" che altro non erano che delle stalle dove era possibile il cambio dei cavalli. Infatti un cavallo non era in grado di percorrere più di dodici o quindici chilometri senza stancarsi e accasciarsi a terra. Naturalmente più frequentemente si cambiavano i cavalli e più veloce era il servizio postale.

La parola Posta è coniata proprio con l'introduzione delle "stazioni di Posta" per il cambio dei cavalli. Accanto alle stazioni di posta nascevano le osterie e le locande dove i viaggiatori (i postini di allora) potevano rifocillarsi e dormire. Solitamente, come vediamo in certi film che rievocano quei tempi, il piano terra ospitava le stalle e i locali di ristorazione e al piano superiore erano le stanze da letto. L'Inghilterra, da sempre nazione ricca, costruì una rete capillare di stazioni di posta, da Londra e per tutto il Paese.

Le stazioni di posta, nate in un primo tempo per ospitare cavalli e corrieri si allargarono col tempo per dare rifugio alle vetture o diligenze per il trasporto di viaggiatori paganti. Le stazioni di posta nate come piccole reti private divennero successivamente servizio pubblico esercitato dallo stato. Un po' come oggi, ma destinato solo a persone facoltose che potevano pagare il caro costo del servizio.

Il nome Posta nasce quindi per indicare le stazioni di "posta dei cavalli". Molti dei luoghi in cui sono nate queste stazioni di posta rivivono ancora oggi sotto forma di ristoranti, b&b o alberghi che hanno mutuato il nome Posta per indicare un servizio ben più moderno: B&B la Posta, pizzeria la Posta. Non l'avevate mai pensato?

La fuga dei cervelli

La fuga dall'Italia dei nostri giovani, spesso laureati, non è un fatto recente. Questo fenomeno avviene quando i governanti, ignoranti per definizione, non comprendono il popolo che governano. E', pertanto, crisi di intelligenza e non politica.
Negli anni trenta in Italia si costituì un gruppo di eccellenza per lo studio dell'atomo, ma prima che quel decennio finisse quel patrimonio di cervelli fu disperso a colpi di leggi razziali, di entrate in guerra e, in sostanza, di stupidità dei dittatori nazi-fascisti. Erano i Ragazzi di via Panisperna, così chiamati dal nome della via in cui era l'Istituto di Fisica della Regia Università di Roma. Il gruppo era stato sapientemente messo insieme da Orso Maria Corbino, fisico di eccellenza e già ministro e direttore dell'Istituto di Fisica a Roma. E' dal 1926 che Corbino ed Enrico Fermi, padre della bomba atomica, si pongono di trasformare l'Istituto in un avanzato centro di ricerca.

Attorno a loro si riuniscono giovani che faranno la storia della fisica. Sono Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo ed Ettore Majorana. All'inizio i Ragazzi di via Panisperna compiono ricerche di fisica generale, ma poi capiscono che bombardare gli atomi con neutroni apre prospettive più promettenti e si danno alla fisica nucleare. A Enrico Fermi le sue teorie gli varranno il Nobel per la fisica e saranno la base del suo lavoro negli Stati Uniti con il "progetto Manhattan" voluto da Roosevelt, che porterà alla realizzazione della bomba atomica.

Da lì deriverà gran parte della moderna fisica nucleare. Quasi tutti questi studiosi finiscono in America, uno in Russia. Ettore Majorana, addirittura, è scomparso senza lasciare tracce nel marzo 1938. Interessante è la vita di Fermi, il cui racconto vale per tutti gli altri. Nel 1938, dopo la promulgazione in Italia delle cosiddette leggi razziali che prevedevano di espellere gli Ebrei, Fermi si recò a Stoccolma per ricevere il premio Nobel; da lì proseguì per gli Stati Uniti dove si stabilì, prendendo la cittadinanza nel 1944.

La decisione di Fermi fu presa perché sua moglie, Laura Capon, era ebrea. Fu lì che Fermi aderì al progetto Manhattan, per l'utilizzazione bellica dell'energia nucleare e che porterà alle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Se i Ragazzi di via Panisperna non fossero stati fatti espatriare, l'Italia sarebbe stata la patria dell'energia nucleare. E non solo a fini militari. La squallida unione di due profondi ignoranti, Hitler e Mussolini, mandava via i più grandi scienziati del tempo per dar corso alle loro nefande operazioni contro l'umanità. Oggi si mandano via gli Italiani e si accettano stranieri per abietti motivi monetari. Se non è zuppa è pan bagnato.

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