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Categoria: Politica

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di Enrico Cuccodoro* 

Affido al Notiziario delle Isole Eolie questa mia breve riflessione sull’attualità del discusso protagonismo del Parlamento oggi, che riveste profili d’interesse indubbio vuoi di scenario costituzionale e politico-istituzionale, vuoi specialmente per le ricadute sulla governabilità complessiva e i più rilevanti campi d’azione dell’organizzazione pluralista a livello centrale, territoriale e per le riconosciute “specificità” nel poter superare gli svantaggi delle numerose località insulari del Paese.

Nella tormentata crisi, coinvolgente il rapporto istituzioni-partiti-cittadini, che ha contraddistinto quest’ultimo scorcio di storia repubblicana, particolare effetto assume la questione della legittimazione ricorrente dell’istituzione parlamentare. L’originario disegno costituzionale che sempre poneva il Parlamento al cuore del sistema, quale massimo organo di garanzia per il popolo sovrano e principale fonte di riconoscimento dell’esercizio del potere pubblico, cede progressivamente il passo ad una più disarmonica architettura, fondata sul fragile e vacillante equilibrio dell’endiadi Parlamento-Governo; rappresentanza politica-partecipazione al voto.

Infatti, la forma di governo parlamentare prescelta dai Costituenti, garante suprema dei fondamentali principi di sovranità popolare, legalità e democrazia nella sua modalità rappresentativa e dinamica, purtroppo è rimasta coinvolta dall’adattamento dell’impianto istituzionale alle progressive vocazioni distorsive, causa il perdurante disagio e tanto discusso rendimento; fenomeni avvertiti nel sistema e nello sviluppo del processo politico, insiti alla alterata, spesso difettosa funzionalità del circuito delle istituzioni in genere. Aspetti e tendenze dell’oscuro cono di crisi, quale manifestazione dell’eclissi di rappresentanza e rappresentatività politiche per le Assemblee legislative e i congegni della democrazia, di fronte ad un progressivo, strisciante stato di alta tensione delle regole e del modello di governabilità assestato in Italia, dopo questo Settantacinquesimo di vita costituzionale, con sintomi e tentativi vari in direzione del superamento nella forma del nostro regime politico. Soprattutto, il modello parlamentare è risultato assai condizionato e profondamente influenzato dalle diverse plusvalenze politico-istituzionali, dalla condizione di debolezza del “fragile figurino” sovente sospeso dallo stato di crisi, dall’incertezza decisionale dei poteri maggiori e delle forze politiche direttamente protagoniste in campo.

Le contemporanee trasformazioni costituzionali, vissute con periodi alterni e congiunture di rilevante fermento fra Paese legale e Paese reale, nello Stato e nella società civile, possono dimostrare come il valore che esprime la centralità del Parlamento è un dato che non si può collegare soltanto a una determinata situazione o tendenza politica, ma che si riferisce alla efficienza del sistema che vive. Proprio, al centro dell’organizzazione della collettività nazionale nel punto in cui si esprime e articola, con il processo della rappresentanza politica, il grado più alto, qualificante e nobile della sovranità popolare.

Siamo davanti a sfide e delicati passaggi istituzionali, nei quali convergono concezioni assai eterogenee del ruolo e dell’attività degli organi legislativi attuali e dell’impianto complessivo della rappresentanza. Se si vuole che le Camere siano realmente baluardo dell’architettura democratica nazionale, allora, si deve assicurarne reale funzionalità, con la capacità permanente di risposta e soluzione ai problemi sul tappeto. Mentre, diversamente, argomenta chi ritiene che il Parlamento debba essere il luogo dove si esprimono soprattutto giudizi politici e la protesta. Non, invece, come davvero è il fulcro unitario e costruttivo di elaborazione, direzione e direttiva per la vita dello Stato, pur nella legittima, aspra competizione e visione fra parti politiche divergenti, auspice la leale collaborazione fra Governo del Paese e Assemblee politiche, pur sempre momento riconosciuto quale sintesi “armonica” di coordinare il pluralismo istituzionale e sociale voluto in Costituzione.

Il consecutivo affievolimento nella c.d. “centralità” del Parlamento ha lasciato sempre più spazio all’affermazione del Governo e del suo problematico agire politico-istituzionale, sia dal lato della produzione normativa, sia sul versante della determinazione dell’indirizzo generale e della programmazione politica in itinere. Alla luce dell'evoluzione in atto, la tendenza si è assestata e orientata verso la sedimentazione di una rinnovata performance parlamentare, molto diversa da quella che originariamente era stata definita nell’assetto immaginato dai Costituenti.

Oggi, le Assemblee rappresentative non sono più gli esclusivi luoghi del confronto dialettico tra le forze che governano il Paese, e neppure il principale referente di decisive scelte politiche, strategie e linee programmatiche. Tanto più che senza incisive, radicali modificazioni strutturali e funzionali si ritiene quasi impossibile l’estremo recupero di un preminente ruolo del Parlamento, ormai addirittura additato al tramonto, con evidenti sintomi di un suo preoccupante declino.

In una organizzazione policentrica e pluralista articolata su più livelli di governo, tanto in ambito infra-statuale, che in direzione sovranazionale, la posizione del Parlamento può rafforzarsi e conquistare nuovi spazi di agibilità, se vi è capacità d’inserimento in un circuito di coordinamento, partecipazione e leale collaborazione tra i vari centri elaborativi delle politiche nazionali e sovranazionali. È necessario, altresì, che il Parlamento, non più esclusivo monopolista dell’elaborazione delle scelte politiche di fondo, assuma quel ruolo, altrettanto decisivo, di principale sede di discussione di tali obiettivi e di effettivo modello “relazionale e comunicativo”, specie in direzione degli accentuati fermenti della Territorialità - in particolare, nel riconoscimento delle peculiarità delle Isole per “promuovere le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, secondo la qualificante modifica introdotta al comma 6, ex art. 119 Cost., - implementati a seguito delle revisioni del Titolo V della Costituzione e degli ulteriori propositi di discussa, problematica innovazione progettata nel disegno di una c.d. “autonomia differenziata”.

In definitiva, se la posizione del regime parlamentare si potrà caratterizzare in una efficace capacità di promuovere squarci di luce, fronteggiare nel prossimo futuro troppo pervasive crisi, competizioni e cicliche debolezze in ipotizzate vocazioni al declino, ciò dipenderà dal modo di ricostruire l’impianto delle regole essenziali, misurandosi con la ragione dinamica dell’ordine costituzionale rivolta verso soggetti istituzionali e politici, le peculiarità dei territori e all’intero tessuto connettivo della comunità rappresentata fra Stato e società civile. Sicché, l’espressione ricorrente del “tramonto” del sistema, e ancora, se addirittura, “serve un Parlamento?”, si può contrastare tanto, senza ulteriori solchi scavati su principi e valori, norme e procedure tali da menomare e scompaginare garanzie diffuse, ove denunciate in più occasioni e circostanze con voci e critiche valutazioni; quanto, senza menomare effetti sul buon governo e per tutte le libertà democratiche acquisite nel patrimonio del vigente ordinamento.

*Costituzionalista-Direttore di “Quaderni Salentini”. Istituzioni e Società Civile-Coordinatore nazionale Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale ”Sandro e Carla Pertini

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