di Pietro Lo Cascio*

Al Signor Sindaco del Comune di Lipari

Oggetto: carenze di organico al Consultorio.

Gentile Sindaco, dal 1 gennaio di quest’anno il medico ginecologo in forza presso il Consultorio è andato in pensione, così come – poco tempo prima – ha fatto lo psicologo. Tali figure sono previste dalla pianta organica della struttura, ma nonostante ciò non è stata prevista la loro sostituzione e, al momento, il servizio risulta garantito a singhiozzo dai ginecologi impegnati nel reparto ospedaliero.

Come al solito, la direzione dell’ASP sembra determinata a ignorare, se non addirittura a mortificare, le previsioni della pianta organica e le effettive necessità dell’utenza eoliana, perché è inconcepibile affidare un compito di tale importanza e delicatezza a personale medico soggetto a turnazione: il ginecologo del Consultorio è una figura che deve costituire un costante punto di riferimento per chi si rivolge alla struttura e deve garantire una continuità assistenziale che non può essere fornita da personale non dedicato e impegnato in altre mansioni.

Il buon funzionamento di un Consultorio è indispensabile per affrontare i percorsi nascita, la prevenzione, i vari aspetti di carattere ginecologico, per informare in maniera corretta gli utenti in materia di contraccezione, oltre a fornire le certificazioni che servono per le eventuali interruzioni di gravidanza; inoltre, le mansioni svolte in area sociale e psicologica offrono risposte fondamentali ai problemi di una vasta utenza, che comprende giovani e famiglie.

Quando è stato chiuso il Punto Nascita, si è parlato di compensarne l’assenza attraverso il potenziamento dell’assistenza territoriale, e con ciò chiaramente si intendevano strutture come il Consultorio. Adesso, quando è ormai chiaro che il PN lo abbiamo perso, dobbiamo pure rassegnarci ad assistere a un depotenziamento di questa assistenza basilare e indispensabile?

Personalmente ritengo di no, e mi auguro che – nella veste di massima autorità sanitaria del Comune di Lipari – lei vorrà intervenire per pretendere con la massima urgenza una soluzione alle carenze di organico e la sostituzione delle figure che oggi mancano al Consultorio.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un indecoroso spettacolo della “cattiva politica”, consumato sulla pelle e sulla salute della nostra comunità: dalla commissione parlamentare regionale che ci ha ascoltato senza poi attivarsi per ottemperare alle nostre richieste, alle crisi confusionali di un governatore davanti ai microfoni della stampa che gioca con i numeri invece di fornire risposte chiare, a un ministro della Repubblica che ignora persino di chi siano le competenze in materia di sanità e prende comunque impegni generici, perché tanto ormai viviamo in una costante celebrazione delle promesse vaghe e fumosi e omaggiamo con bitumazioni straordinarie chi ci infligge questo malcostume.

Noi, con un bacino di utenza di 15000 residenti, il Punto Nascita non lo otterremo mai, ma le segnalo che – su richiesta del presidente della regione Lombardia – un mese fa il ministro della Salute ha disposto la revoca della chiusura di quello del ridente paesino di Angera, che conta appena 6000 abitanti! Evidentemente siamo figli di una terra sfortunata, ma non per questo disposti a subire la quotidiana soppressione dei nostri diritti essenziali.

E il Consultorio, anzi, il suo buon funzionamento, è senza dubbio un diritto irrinunciabile.

*Consigliere comunale de La Sinistra

Il referendum del 4 dicembre, ovvero qualche considerazione sulla Renziforma.

Qualche anno fa circolava la notizia di un documento redatto dagli analisti di JP Morgan, che avevano individuato nelle costituzioni nate dalla liberazione dal fascismo uno dei problemi di governance dei paesi dell’Europa mediterranea.

È assolutamente comprensibile che una Costituzione come la nostra venga percepita come un problema da uno dei colossi della finanza globale, per il quale risulterebbe senz’altro più agevole gestire i propri affari in un sistema meno imprevedibile e sottoposto a un più rigido controllo verticistico, spazzando via concetti come la pluralità del pensiero; insomma, un sistema più “aziendale”.

Diviene molto meno comprensibile, invece, quando questa esigenza è propinata da un governo al Paese come “indispensabile” trasformazione di un sistema giudicato vecchio e farraginoso, per introdurre nuove regole che – certamente – meno farraginose non sono: basti pensare al complesso meccanismo di nomina per la nuova camera delle “autonomie” che dovrebbe soppiantare il Senato, e al fatto che – una volta privata di molte delle attuali competenze – la stessa diventerebbe una sorta di “parcheggio” per notabili (possibilmente designati tra gli amici).

Ma questa riforma è davvero “indispensabile”? E per chi?

Molti sostenitori del SI, anche tra gli interventi che ho letto sui giornali locali, invocano la stabilità. La stabilità dovrebbe essere frutto della capacità di raccogliere consensi su proposte politiche credibili, non di riforme concepite per addomesticare una delle due camere, o di leggi-truffa con premi di maggioranza che consegnano per cinque anni il Paese a minoranze. Chi sostiene il contrario, evidentemente, ignora il fatto che solo il 3% delle leggi passa dopo estenuanti balletti tra Camera e Senato, mentre la maggior parte viene approvata dopo una singola lettura alla Camera e una al Senato. Perché mai, dunque, questa riforma dovrebbe velocizzare l’approvazione delle leggi?

Si parla allora di risparmio per le casse dello Stato. Al di là delle cifre irrealistiche sulla sua entità – 490 milioni secondo il ministro Boschi, in risposta a interrogazione parlamentare, giugno 2016 – questo risparmio viene stimato in circa 60 milioni di euro all’anno (fonte: documento della Ragioneria di Stato del 2014). Ma un Paese che spende quotidianamente più di 60 milioni in armamenti davvero pensa di risparmiare eliminando una delle due camere previste dalla Costituzione? Se davvero è così importante ridurre le spese non sarebbe stato più facile, per esempio, cominciare dalle esorbitanti somme destinate alla difesa? Non si poteva ridurre d’autorità l’appannaggio mensile di deputati e senatori, come il governo ha fatto con le pensioni, o con i tagli al sociale e all’ambiente?

Di certo, questa riforma finirà per ledere la partecipazione dei cittadini: le proposte di legge di iniziativa popolare si potranno presentare soltanto con 150.000 firme, tre volte più del numero attualmente richiesto. È questo il concetto di democrazia che ha ispirato la riforma proposta dal governo Renzi? O vi si coglie qualche sconfortante eco delle opinioni degli analisti della JP Morgan?

Ed è questo il punto. Il confronto tra SI e NO è un confronto tra idee diverse di democrazia. A mio avviso, un Paese realmente democratico dovrebbe avere un governo che governa e un parlamento che si occupa, eventualmente, di riforme. In Italia, invece, il governo mette in atto tutti i meccanismi possibili – dalle comparsate del premier a braccetto dei sindaci con promesse di lauti finanziamenti per blandire quegli enti locali che lo stesso governo fino a ieri ha impoverito, al terrorismo mediatico all’insegna del “dopo di me il diluvio” – per raccogliere consenso. Un’esigenza che sembra andare oltre i contorni della riforma, tanto che quest’ultima si potrebbe definire una “Renziforma”, per come – sulla scorta di improvvide dichiarazioni del premier e di altri esponenti di spicco del governo – è stata personalizzata fin dall’inizio. Peccato.

Va ancora sottolineato come questo governo si sia già distinto per somministrare al Paese “indispensabili” riforme vincolate all’eliminazione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori: ricordiamoci quando l’articolo 18 era diventato il punto cruciale della riforma del lavoro, l’ultimo ostacolo alla soluzione dei problemi della disoccupazione e del rilancio delle imprese italiane nel mercato. Una volta rimosso, di quanti punti percentuali si è ridotta la disoccupazione? Di quanto si è ridotta la media delle aziende che annualmente chiudono i battenti?

I sociologi chiamano questo fenomeno “distrazione di massa”: enfatizzo false questioni e ti distolgo dai problemi reali. Personalmente, non ci sto. Rispetto chi sostiene le ragioni del SI – ci sono anche degli aspetti che trovo apprezzabili, per esempio la riduzione delle competenze attribuite alle regioni – ma non intendo rinunciare alla sovranità popolare e ai miei diritti di cittadino e di elettore per fare finta di essere “moderno” ed “efficiente”. Soprattutto, credo che le priorità del Paese siano ben altre e – come troppo spesso accade – vengano sacrificate in nome di altre priorità, di natura più inconfessabile che indispensabile.

Dunque, voterò NO a questa riforma che non mi convince affatto.

*Consigliere comunale La Sinistra

 

L'INTERVENTO

 

di Lelio Finocchiaro

In questi giorni sono molti che si affannano a farci sapere come votano, per cercare di convincere quanta più gente possibile a fare come loro. Questo esercizio di “copiato” diventa così una tacita ammissione di incapacita' di pervenire ad una decisione libera, e soprattutto “personale”, su argomenti importanti come il cambio di ben 47 articoli della nostra Costituzione.

Può avere più senso, invece, fare alcune riflessioni di carattere generale. Cosa vuole in definitiva Renzi e per quale motivo la Riforma è strutturata in tal modo? La vittoria alle ultime europee e il raggiungimento del famoso 40% lo ha convinto che la combinazione di riforma e legge elettorale potesse portare a risultati assolutamente irripetibili per lui e per il PD. Infatti l'Italicum prevede che a un solo partito, senza coalizioni di sorta, purche' arrivi al 40%, si attribuisca un premio di maggioranza tale da potere governare da solo (e tale partito dovrebbe essere il PD). Trovandosi ad essere Renzi Presidente del Consiglio, si verrebbe a creare la situazione per cui un parlamento di piddini risponderebbe ,guarda caso, al suo stesso segretario di partito, cui sarebbe difficile in alcun caso contestare nulla. E non sarebbe certo questa l'immagine di un parlamento libero e privo di condizionamenti. Ma non basta. Perchè questo si realizzi, occorre che la Riforma passi, perche' così, con la conseguente trasformazione del Senato (che non viene assolutamente abolito), partecipato da consiglieri nominati dalle Regioni ( 17su 20 sono di colore Pd), il governo potrebbe, senza alcun contraltare, approvarsi qualunque legge, nominare il Presidente della Repubblica, i partecipanti alla Consulta, e così via. Forse coloro che parlano di deriva autoritaria, dopotutto, sanno cosa dicono. D'altra parte, se vincesse il Si e poi alla nazionali il Pd perdesse, con un Senato siffatto il Pd riuscirebbe a bloccare qualunque iniziativa parlamentare. In pratica il concetto che si vuol far passare è che la la "Governabilita' " si potrebbe ottenere solo se fosse il Pd a vincere sempre e comunque. Però, se è questo che si vuole...

L'importante resta in ogni caso votare con la propria testa, senza farsi condizionare dal comportamento degli altri (e dal “loro interesse”). Non conta in ultima analisi come si vota, ma il farlo responsabilmente e con convinzione.

Gentile Signor Sindaco,

da alcuni giorni circola con insistenza la voce di un imminente intervento di “risistemazione”, su iniziativa privata e con mezzi meccanici, della strada comunale che collega la zona di Castellaro-Cave di Caolino a quella sottostante del Palmeto.

Il tratto in questione è un percorso pedonale di grande valenza paesaggistica e ambientale, e per tale motivo figura tra i pochi sentieri dell’isola attualmente percorribili che vengono indicati nelle guide e nei siti web turistici; questo sentiero viene frequentato ogni anno da centinaia di gruppi e/o di singoli escursionisti; l’ipotesi di una sua “risistemazione”, ovvero di un suo ampliamento con l’ausilio di mezzi meccanici non troverebbe altra ragione all’infuori della sua trasformazione in una pista carrabile.

Con la presente interrogazione desidero conoscere se presso gli uffici del Comune di Lipari siano state presentate eventuali richieste in tal senso; nel caso che le stesse fossero già state formalizzate, desidero altresì conoscere:

  • 1) se esiste un progetto, una perizia tecnica o altro tipo di documentazione a supporto di tale intervento,
  • 2) dato che il movimento terra nell’ambito di aree SIC e ZPS è soggetto a valutazione di incidenza, se esistono le relative autorizzazioni previste dalla normativa ambientale,
  • 3) per i motivi anzidetti, se esiste un nulla osta rilasciato dal locale ufficio del Corpo Forestale e
  • 4) se esiste una perizia o un collaudo che ne autorizzi la trasformazione da strada pedonale a carrabile e il conseguente transito di automezzi.

Poiché nella zona non esistono aree agricole o altre attività produttive, sfugge lo scopo di un intervento del genere e dell’esigenza del transito carrabile in una zona che, oltretutto, ha subìto gravi danni ambientali a seguito del vasto incendio doloso scoppiato intorno alla metà di luglio.

Infatti, è evidente che all’inizio della prossima stagione – così come di quelle successive – i cacciatori NON potranno effettuare attività venatoria nella zona proprio perché la stessa è stata percorsa dal fuoco; la legge 353/2000 infatti stabilisce l’interdizione decennale delle pratiche venatorie sui terreni interessati da incendi.

A tale proposito, intendo conoscere quali iniziative sono state intraprese dagli uffici comunali competenti in merito all’ottemperanza delle disposizioni di legge, in particolare per quanto riguarda la perimetrazione della zona in questione nell’ambito del “Catasto delle aree percorse dal fuoco”.

RammentandoLe che una risposta mi è dovuta entro i trenta giorni successivi alla trasmissione della presente interrogazione, attendo fiducioso e porgo distinti saluti.

*Consigliere comunale La Sinistra Eoliana

 

LA REPLICA DAL PALAZZO

 

di Mirko Ficarra*

 

C'è qualche vecchio progetto che riguarda la sistemazione della senterieristica in generale dove vengono inseriti buona parte di queste stradelle per reperiore dei finanziamenti ma solo a livello di sistemazione".

 

*Dirigente Comune di Lipari

 

di Marco Giorgianni*

 

Mi pare veramente inconsueta una interrogazione su una richiesta che ancora non mi è stata neanche inoltrata. Quando mi verrà sottoposta la richiesta - e se mi verrà sottoposta - verrà valutata nel pieno rispetto delle norme.

 

*Sindaco di Lipari

 

Gentile Sindaco, nella convenzione stipulata tra la Regione e l’ex-CdI Siremar era stato espressamente previsto che sulle linee ALC3 e ALC4 venissero utilizzati aliscafi del tipo HSC Foilmaster.

Attualmente la nuova società Libertylines, subentrata alla CdI Siremar, sta impiegando sulle tratte in questione aliscafi del tipo RHS 160 (esattamente “Zibibbo” e “Cris”), mentre sembra essere sparito dalle stesse l’HSC Foilmaster “Eraclide”, che dovrebbe essere destinato alla nuova tratta Vibo-Eolie (ma solo con cadenza bisettimanale).

La diversa tipologia di mezzo veloce impiegato non è trascurabile, poiché gli RHS 160 sono decisamente obsoleti rispetto agli HSC Foilmaster e, come ho personalmente potuto constatare, probabilmente non in grado di viaggiare a pieno carico; molto spesso, infatti, il piano inferiore di prua è interdetto ai passeggeri. Questi mezzi sono anche più lenti e non riescono a rispettare la tabella di marcia prevista, con conseguenti ritardi che si sono verificati ripetutamente negli ultimi giorni.

Tali aspetti assumono particolare rilevanza in considerazione del periodo di notevole traffico passeggeri che si verifica nel pieno della stagione estiva e dell’esigenza di una piena funzionalità dei servizi erogati dalla società, servizi per i quali la stessa convenzione ha previsto penalità fino a 2500 euro per ogni mezz’ora di ritardo accumulato.

Pertanto, la interrogo per conoscere se la decisione assunta dalla società Libertylines in merito all’impiego di aliscafi modello RHS 160 risulti conforme alle previsioni della convenzione (qualora la stessa abbia subito modifiche) o – in caso contrario – se, come e quando intende attivarsi per richiedere alla società in questione l’utilizzo di mezzi adeguati.

Con l’occasione, le chiedo di accedere agli atti relativi a eventuali modifiche della suddetta convenzione e di metterli a disposizione dei consiglieri comunali per le opportune valutazioni. In attesa di un Suo gradito riscontro, porgo distinti saluti

*Consigliere comunale de La Sinistra

Stamani Lipari si è svegliata in mezzo a una nuvola di fumo. Non era il ridestarsi di un vulcano sopito, né – fortunatamente – le fiamme di incendio domestico, ma quelle delle sterpaglie che bruciavano per la pulizia straordinaria del parco di Diana.

Pare che sabato verrà il ministro Angelino Alfano, ex-pupillo di Berlusconi riciclatosi (per senso di responsabilità, è ovvio) come indispensabile supporto al governo non eletto di Matteo Renzi.

Di conseguenza, da oggi i muretti cadenti delle aiuole di via Profilio si presentano magicamente restaurati (io, comunque, per prudenza non mi ci siederei), le aiuole ripulite alla perfezione come se fosse passato il colonnello Kilgore di Apocalypse Now, i rami secchi degli alberi spariti d’incanto, quando non addirittura gli alberi stessi.

Qualcuno sostiene che è la prassi, che quando arriva un ministro della Repubblica quei cinquecento metri che percorrerà bisogna farglieli trovare in perfetto ordine, e poi, perché stare sempre a lamentarsi, dovrebbero venire più spesso ‘sti ministri, così il paese sarebbe una bomboniera. D’altra parte, quando Mussolini si recava in visita all’Agro Pontino, i gerarchi spostavano rapidamente le vacche da un paese all’altro prima del passaggio del duce, il quale si congratulava con gli allevatori di un’Italia operosa, romana e ubertosa.

Suppongo che Alfano si congratulerà con il sindaco di Lipari per il decoro della nostra cittadina, anche se l’odore del bitume fresco di via Profilio potrebbe insospettirlo. Sarebbe bello se potessimo farlo anche noi, ogni giorno, ma non ha importanza.

Il ministro ripartirà dunque con la coscienza tranquilla, senza immaginare che – tagliando i trasferimenti statali e, a catena, quelli regionali – il suo governo e quelli che lo hanno preceduto hanno reso sempre più arduo far quadrare il bilancio dei comuni, garantire anche minimi servizi essenziali, rispondere alle istanze e alle esigenze delle comunità, insomma, tentare di essere un paese civile.

Anche stavolta, il vecchio vizio dell’ossequio al potere permetterà al potere stesso di bearsi nella certezza che tutto proceda per il verso giusto, che le buche nelle strade non esistano, che le scuole siano edifici solidi e quando si parla del doppio turno si tratti senz’altro dei soliti “gufi”, che il diritto alla salute sia pienamente garantito; tutto il resto è lo spettro di un paese che non esiste, o che è meglio che non si veda, dietro una rassicurante cortina di fumo.

*Consigliere comunale La Sinistra

L'INTERVENTO.

di Sara Basile e Rosellina Neri

E’ ufficiale, Lipari Centro sta vivendo in questi giorni la sua fase catartica! Proprio così! L’ascesa verso la civilizzazione sta per realizzarsi. Strade e piazze finalmente pulite e curate, fervore nel voler apparire, ogni tanto, “Isola Felice”. Da buoni siciliani, nel senso proprio dello stereotipo creato e tradotto nel termine di “sicilianità”, ci teniamo a far bella figura con “l’ospite”, proprio per il nostro marcato senso dell’accoglienza. Scene di quotidiano folkloristico, quelle delle famiglie del Sud. Quelle buone di cuore, ospitali e calorose, che accolgono, per esempio, il nuovo fidanzato della nipote con il servizio di piatti nuovo, la tovaglia da tavola del corredo del matrimonio e le posate d’argento. Tutta questa particolare attenzione alla gestione dell’isola, non è il frutto di un corso di educazione civica avanzato ma, bensì, la futura prossima presenza dello Stato sulle nostre isole. Questa volta, lo “Special Guest” è il Ministro degli Interni Italiano Angelino Alfano. Colui che ha competenza sull’ordine pubblico e la sicurezza, verrà a Lipari per inaugurare la caserma dei carabinieri. Spostata e risistemata a nuovo, sarà la presenza rafforzata dello Stato sulle nostre isole. Lo Stato adora le cerimonie, la fascia tricolore, i giuramenti e tutto ciò che fa da cornice al quadro delle belle apparenze; lo stesso che ci ha chiuso il punto nascita poco tempo fa, lo stesso che non si preoccupa delle condizioni delle strutture delle nostre scuole. Ma non è questo il momento di far polemica o di ricordarci tutte quelle cose che ci danno noia. Godiamoci quest’aria di civiltà, di pulizia e di ordine… chissenefrega se dopo pochi giorni tutto tornerà come prima. Mi raccomando, tiriamo fuori dagli armadi il vestito da cerimonia e se siamo d’accordo, potremmo anche anticipare la festa del patrono per quest’anno, tanto arriva il Ministro! Tutto il resto può tranquillamente passare in secondo piano. Si sa, a noi interessa più ciò che appare che ciò che è. Benvenuto Stato e grazie per ricordarti sempre di noi!

Al Signor Sindaco del Comune di Lipari

Oggetto: evidenza e trasparenza nella delimitazione del suolo pubblico in concessione agli esercizi commerciali.

Gentile Sindaco,

in seguito a un mio recente intervento relativo alla disastrosa situazione nella quale versa Marina Corta, mi hanno riferito che sui social network sarebbero apparse allusioni a rapporti di amicizia che mi legherebbero a (alcuni) gestori di esercizi commerciali e che, pertanto, mi impedirebbero di intervenire riguardo alle presunte irregolarità compiute dagli stessi nell'uso dello spazio concesso dietro pagamento del canone per il suolo pubblico. Non frequentando i social network, lascio le insinuazioni a chi le vuole avanzare, ma approfitto dell'opportunità per esternarle una mia personale convinzione in merito alla questione.
Perché non re-introdurre il vecchio ma efficace sistema della delimitazione con segnali visivi (per esempio, le strisce gialle) degli spazi in concessione? Qualsiasi forma di sconfinamento risulterebbe immediatamente evidente, senza dovere ricorrere a misurazioni – peraltro, sempre soggettive, o soggette a un margine di errore – né tantomeno all'assunzione di tecnici dedicati allo scopo, come avvenuto lo scorso anno, con conseguente risparmio da parte dell'Ente.
Una delimitazione ben visibile delle concessioni è un segnale di trasparenza e, allo stesso tempo, di garanzia del rispetto delle regole.
Poiché ritengo che l'amministrazione non abbia motivo di avallare o tollerare eventuali comportamenti scorretti da parte dei concessionari, e non sia nelle condizioni di spendere i soldi dei contribuenti per azioni di controllo straordinario indubbiamente più onerose di un barattolo di vernice, sono (quasi) certo che questa proposta verrà accolta favorevolmente e applicata entro breve tempo.

*Consigliere comunale de La Sinistra

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