Lipari - 9 maggio 1943 - 9 maggio 2017: "74' anniversario dall'affondamento del piroscafo "Santamarina".

All'insegna dello slogan "Mai piu' la guerra", vi è stato un momento di preghiera a cura di monsignor Gaetano Sardella ed una ghirlanda di fiori è stata depositata in mare al largo di Marina Lunga, in ricordo delle vittime e dei supertisti, alla presenza delle autorità religiose, politiche, civili e militari, con il silenzio suonato dal trombettista piu' famoso delle Eolie, Luciano Profilio. Subito dopo rientro in porto con la motovedetta della guardia costiera e Santa Messa nella chiesa di Porto Salvo. 

VIDEO

Bartolino Leone era in diretta

Le interviste al sindaco Marco Giorgianni ed al presidente del consiglio comunale Adolfo Sabatini. 

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I COMMENTI

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di Attilio Princiotto

NEL RICORDO DELLA TRAGEDIA DELLE ISOLE EOLIE – RIFLESSIONI DEL PROF. ATTILIO PRINCIOTTO

Il 9 Maggio 1943 è una data che almeno i siciliani del messinese non possono e non devono dimenticare mai, anzi hanno l'obbligo morale di tenere sempre vivo il ricordo di quel tragico evento, parlandone anche a chi eventualmente lo ignora. Sarebbe anche opportuno che nelle scuole del territorio gli insegnanti ne parlassero in modo che anche gli studenti, a partire dalla prime classi, conoscessero le vicende della loro città, del loro paese anche se piccolo. 

Com'è noto, nel primo pomeriggio di quel giorno, poco prima delle ore sedici, venne colpito in pieno da un siluro lanciato da un sottomarino inglese il piroscafo mercantile "Santa Marina",salpato da pochi minuti dal porto dell'isola di Vulcano e diretto a Milazzo con a bordo 107 persone, compreso l'equipaggio. E' stato possibile ai soccorritori accorsi subito dalle isole vicine salvare cinquantacinque viaggiatori mentre altri sessantadue essi umani innocenti in breve tempo scomparvero insieme alla nave che diventò la loro tomba ed andò ad adagiarsi in un avvallamento del mare tirreno ad una profondità di circa 1800 metri, in un silenzio totale e in una pace assoluta che mai nessuna guerra potrà disturbare.

Salvo una nuova diavoleria che l' uomo dovesse inventare per il momento non è possibile riportare in superficie la nave. Esattamente quattro mesi dopo e sempre nelle prime ore del pomeriggio, il 9 Settembre 1943, il giorno dopo che era stato proclamato l'armistizio, si consumava un'altra grande tragedia: un'altra nave italiana, stavolta però una nave militare, andava ad adagiarsi sul fondo del mare di Sardegna al largo dell'isola Asinara con il suo carico umano di 1393 marinai, ad una profondità di oltre 500 m. Si tratta della corazzata "Roma" ammiraglia della flotta militare italiana; ma non è stato il risultato di un combattimento: la squadra navale con in testa la Roma era in fase di trasferimento.

Causa forse un dolore minore il fatto che quei morti erano soldati? No, erano soprattutto uomini, che lasciavano nel dolore più grande migliaia di madri, di padri, di mogli, di sorelle, di fratelli, di figli, di bambini. La cosa più amara è che quelli che hanno affondato la corazzata Roma erano, fino a pochi giorni prima, nostri alleati; sono stati cioè i tedeschi.

Tanti non sapevano che con l'armistizio le cose erano così profondamente cambiate e la sorpresa pertanto fu terribilmente amara. Come si suol dire la guerra non guarda in faccia nessuno; la guerra distrugge l'uomo: annulla i suoi sentimenti più nobili, la capacità di amare e rispettare gli altri, la capacità di stimare e apprezzare la vita e di scorgere in essa dei valori; la guerra distrugge l'umanità stessa dell'uomo; la guerra distrugge tutto quello che di buono egli ha costruito nei secoli, con tanto impegno e tanta fatica, distrugge il benessere che ha creato e la bellezza che ha saputo trovare e inventare, distrugge le condizioni di vita che man mano ha realizzato superando e risolvendo tutti i problemi incontrati.

Con la guerra l'uomo ritorna alla barbarie primordiale, si può dire che diventa peggio di una belva, perché in una belva non si trova la crudeltà e la ferocia che l'uomo fa nascere in se stesso e che lo porta a distruggere i suoi simili. 

Non è necessario avere fatto studi profondi per capire che è veramente assurdo che gli uomini si uccidano tanto frequentemente e tanto ferocemente tra di loro. Se torniamo molto più indietro nel tempo, fino ai tempi bui della preistoria, veniamo a scoprire purtroppo che l'essere umano ha sempre usato la guerra, ossia la violenza, per risolvere i suoi problemi, convinto che quello fosse il mezzo migliore; col tempo però ha compreso la necessità di vivere in comune coi propri simili e ha creato leggi che gli hanno permesso di vivere insieme agli altri e di risolvere così i problemi che da solo non sarebbe riuscito a superare, ha elaborato valori civili quali la solidarietà, la giustizia e il desiderio di pace; è nato il diritto.

Sembra però che la sua natura stessa lo porti all'uso della violenza. Ripetiamoci sempre con Albert Einstein " Io non trovo nessuna ragione che giustifichi una guerra"; purtroppo però non si può non essere d'accordo con Papa Francesco il quale, qualche anno fa, ebbe a dire che stiamo vivendo la Terza Guerra Mondiale: oggi in tutto il mondo si combattono infatti numerose guerre, forse non di grandi dimensioni ma sanguinose e feroci sì. 

E allora? Che cosa ci rimane da fare? Dobbiamo rassegnarci e accettare passivamente questa realtà? Si tratta di un destino immutabile? NO, non può essere così.. L'uomo ha la capacità di intervenire nel corso degli eventi e di modificarli, deve solo volerlo; è dotato di libero arbitrio e ha la capacità di distinguere il bene dal male e di scegliere quello che per lui è il bene combattendo il male nella consapevolezza che prima o poi ne rimarrà vittima.

E' una lotta in cui non bisogna arrendersi anche se l' obiettivo appare spesso di una difficoltà insormontabile. Pico della Mirandola, nel 1400, sosteneva che l'uomo ha in se stesso la possibilità di diventare un angelo o un demonio,dipende da lui. Ecco dunque l'assoluta necessità di un'adeguata istruzione dei giovani, dell'aiuto che gli adulti devono dare per la loro formazione, perché diventino cioè donne e uomini responsabili, capaci di orientarsi correttamente nella vita , col pensiero rivolto non solo a se stessi ma anche a tutti gli altri dal momento che nessuno può vivere solo.

"L'uomo è un compagnevole animale" ha scritto Dante nel "Convivio" e questo principio vale per tutti: se vogliamo vivere la pace dobbiamo combattere la guerra, non dimenticando mai le sofferenze e le distruzioni che essa produce. In primo luogo ricordiamoci sempre delle vittime più autentiche delle guerre che ne testimoniano gli orrori, ossia i morti,a cui la guerra ha tolto il bene supremo, la vita.

E dove si trovano i caduti? Intanto i morti causati dalla Seconda Guerra Mondiale, civili e militari, sono stati oltre cinquanta milioni. Molti, soprattutto soldati, si trovano sul fondo dei mari e degli oceani, nelle loro navi affondate con armi micidiali e negli aerei abbattuti in combattimenti feroci. Com'è possibile ricordare i tanti morti dal momento che non si sa nemmeno dove sono finiti? Ha dato la risposta la professoressa MARIA ROSARIA LEANZA , figlia del Maresciallo dei Carabinieri EDOARDO LEANZA che il 9 maggio 1943 si trovava sul piroscafo "Santa Marina" nel quale è rimasto.

La prof. Leanza, cui esprimo i sensi più profondi della mia stima, grazie anche al sostegno dell'ex Sindaco di Santa Marina di Salina MASSIMO LO SCHIAVO e dell' Assessore Comunale sig. LINDA SIDOTI, ha fatto costruire, nella piazza principale del Comune oliano di Santa Marina un monumento alla nave affondata con incisi i sessantadue nomi delle vittime che con essa giacciono in fondo al mare.

Ogni anno, il 9 maggio, si commemora degnamente il tragico evento. Offro alla sig. Leanza tutta la mia amicizia e penso che la accetterà perché condividiamo e sosteniamo i più importanti valori che sono alla base del vivere civile. Entrambi sappiamo che il termine "monumento" deriva dal verbo latino monere (ammonire); esso significa perciò ammonimento ed è proprio questo il messaggio che emana da quei blocchi di marmo e giunge all'intelligenza e al cuore del visitatore e sospinge a riflettere e a commuoversi alla luce di quanto gli rivela..

Nello stesso tempo bisogna insegnare ai giovani e ai giovanissimi ad ascoltare e a percepire la voce che di là proviene e che parla però solo ai cuori nobili e sensibili. Sarebbe doveroso che le scuole guidassero gli studenti davanti ai loro monumenti per spiegarglieli. E' possibile sperare di realizzare una pace duratura solo fino a quando ci ricorderemo dei caduti in guerra e degnamente li onoreremo.

di Aldo Natoli

Per rendere il dramma vissuto da quanti erano sul piroscafo riporto la testimonianza di mio padre NATOLI ANGELO (07.05.1906) allora Capo Fuochista con matricola 433334 del Compartimento Marittimo di Messina, resa al Comandante di Porto di Lipari il 10 Maggio 1943:

"Partiti da Lipari regolarmente in orario alle ore 15,10 in linea 102-c diretti a Milazzo, mentre la navigazione si svolgeva senza rilievi degni di nota, verso le ore 15,45, mentre mi trovavo allo ingresso della cabina del Radiotelegrafista e discutevo con il marinaio Re Giovanni di Salvatore e con lo stesso ufficiale Radiotelegrafista Cuzzocrea Paolo, improvvisamente ho sentito un forte scoppio che non posso precisare se provocato da uno o due siluri lanciati da un sommergibile nemico sul lato sinistro della nave. 

La cabina del radiotelegrafista era situata sul lato destro e pertanto nulla posso precisare circa l'avvistamento del siluro, della scia o eventualmente del sommergibile come pure se i siluri lanciati sono stati due, come da impressione generale sul primo momento, oppure solamente uno. Con lo scoppio, provocato direttamente in carbonaia, il ponte di comando è saltato in aria con il Comandante ed il personale di servizio, ed i relitti, con carbone, pezzi di ferro ed anche un uomo, sono da me stati visti cadere in mare.

E' seguito un momento di confusione ed io mi sono precipitato prima verso la lancia di salvataggio per tagliare la dritta della stesa, però visto che la lancia già toccava acqua e che il piroscafo spezzato quasi al centro aveva la prua e la poppa già verso l'alto (ricordo anche di avere visto l'elica girare ancora a vuoto) mi sono lanciato in acqua afferrandomi ad un pezzo di legno capitatomi davanti ed in un secondo momento ad una zattera che dopo l'affondamento era venuta a galla. Il piroscafo è affondato in meno di un minuto e molte persone dello equipaggio e passeggeri, penso che siano periti per la esplosione. 

In mare, subito dopo la scomparsa del piroscafo, molta gente inesperta del nuoto chiedeva aiuto e parecchi di questi non avendo avuto la prontezza o la possibilità di aggrapparsi ad un qualsiasi relitto, dopo pochi istanti è scomparsa. Sulla zattera sono salito per il primo e successivamente si sono avvicinati il giovanotto Scarmato Antonio, Foti Antonino, una guardia di finanza, un militare, due passeggeri, un sottocapo militarizzato appartenente all'antimine e, una ventina di minuti dopo, il marò Miceli Concetto appartenente alla scorta militare di bordo. Cinque o dieci minuti dopo l'affondamento ho nettamente visto emergere ad una distanza di circa mille metri parte della torretta del sommergibile e ricordo di avere anche visto la bandiera, non posso precisare però la nazionalità di appartenenza.

Appena avvistato il sommergibile la nostra preoccupazione è stata quella di ripararsi da un eventuale mitragliamento riparandoci dietro la zattera davanti alla quale avevamo posto un barile. Passato un certo tempo e da lontano il marinaio Re Giovanni ha comunicato rincuorando tutti noi che da Lipari si scorgevano dei mezzi di salvataggio venire a tutta forza sulla zona; intanto la nostra preoccupazione era per il pericolo cui andavamo incontro i mezzi di salvataggio per la presenza in zona del sommergibile che si trovava ancora in agguato. In testa si trovava motoscafo M.3 perché più veloce seguito dallo antimine M.5; uno di noi alzatosi in piedi, a gran voce gridava "il sommergibile", il sommergibile", per avvertire dell'esistenza del pericolo. Il sommergibile affiorava ancora con la torretta e non appena il motoscafo è stato a distanza favorevole ho visto partire un siluro e contemporaneamente il sommergibile immergersi.

Il motoscafo aveva una discreta velocità ed avvistato il siluro ha fatto un gran giro mettendo la prua sul sommergibile che appunto contemporaneamente si immergeva credendosi attaccato da bombe di profondità. Il siluro scapolato il motoscafo è andato ad esplodere, sollevando una immensa colonna di acqua, sulla costa dell'isola di Vulcano. Il motoscafo, compiuta una manovra a tutta velocità, a cominciato ad accostare i naufraghi ed ad imbarcarli.

L'antimine M.5 dal canto suo, venendo da sotto costa, ha preceduto al salvataggio di tutti gli altri superstiti. Mentre si svolgevano le operazioni di salvataggio, lontano, da Milazzo si sono visti accorrere due unità sottili che avvicinatisi ho riconosciuto essere due antisommergibili germanici. Successivamente sulla zona sono intervenuti tre aerei di ricognizione marittima e le motobarche V.6 e V.24 della R. Guardia di Finanza". In fede del vero mi sottoscrivo Natoli Angelo.

---Altri verbali di interrogatorio sono stati resi da Scarmati Antonio, Sidoti Antonino, Re Giovanni, Quadara Francesco, Foti Antonino, Giunta Domenico, Arcadi Antonio, Foti Gaetano, Natoli Antonin

di Maria Persiani

Oggi 9 maggio 2017 nel ricordo della tragedia avvenuta esattamente 74 anni fa nel lontano 1943 quando fu affondata la nave Santa Marina che trasportava passeggeri, militari, ecc. E' stato un duro colpo per le Eolie che nessuno potrà mai dimenticare.

Ricordo anche nel lontano 5 Novembre del 1930 quando in un giorno di tempesta, il Santa Marina partì da Lipari con direzione Napoli, dove mia mamma si ritrovò a partire da sola mentre era in dolce attesa insieme a mio fratello Spartaco che aveva appena 1 anno, a causa dell'arresto di mio padre per antifascismo. Durante questo viaggio mia mamma si senti' male e fu così che nacque l'altro mio fratello il quale fu battezzato e chiamato dal comandante Marino

(come il nome della nave) Eolo (perché la nave lasciava le Eolie per andare a Napoli) e Leonardo (perché è nato il giorno di San Leonardo) con l'augurio che potesse diventare anche lui comandate. Ma lui inizio' la sua carriera nella marina militare, si trasferì a Livorno dove riuscì a diventare Ufficiale di Marina, solo che per un problema si è spento all'età di 29 anni. Con questo voglio condividere e ricordare con tutti voi questa tragedia e la nascita di mio fratello Marino Eolo Leonardo. Tanti Saluti dalla sorella.

di Bartolino Ferlazzo

GLI EOLIANI DEL S. MARINA CE LI RICORDIAMO ? NOI SI

Sono trascorsi 74 anni, da quel tragico 9 maggio 1943 una data, purtroppo, destinata a rimanere impressa, per sempre, nella storia delle Isole Eolie, come una macchia indelebile che mai il tempo potrà cancellare.

- Era una domenica come tamnte altre, Lipari e le sue sorelle toccarono coin mano, quelli che furono gli orrori della guerra, toccarono con mano le inutili contraddizioni della guerra stessa, oltre a subire la crudeltà di un conflitto, certamente non voluto dalle popolazioni, ma loro malgrado costrette a subirlo, l' offesa, la disperazione, i lutti, le privazioni e la ripungnanza.- Tante vittime innocenti perirono, per colpe certamente che non avevano commesse, ma immolate solamente sull' altare della Patria, una Patria che probabilmente ancora oggi non si ricorda più di loro e certamente non solo la Patria.

- Quel giorno a Lipari, si era svolta nella mattinata, la festa dell' impero, con grande partecipazione di folla, come sucedeva in quegli anni; nel pomeriggio intorno alle ore 15,10, il piroscafo di linea, Santa Marina, salpava gli ormeggi da Marina Corta, per dirigersi su Vulcano-Milazzo, seguendo la rotta 102/C; il mare era pareticolarmente mosso, ma certamente non metteva in crisi un' imbarcazione che, per quei tempi, era consuderata d' avanguardia; così lasciato lo scalo di

Vulcano, il Santa Marina proseguiva, felicemente, la sua rotta, quando a nove miglia da Lipari ed a non più di tre o quattrocento metri da Punta Luccia, un siluro lanciato, intorno alle ore 15,48, dal sommergibile inglese UNRIVALLED, al comando del capitano di fregata Mac Linshed, partito dalla base navale di Malta il primo maggio per un' operazione di pattugliamento delle coste nord-orientali della Sicilia, lo colpiva al centro ed esattamente all' altezza della sala macchine,

spaccandolo in due tronconi e facendolo affondare in pochissimi minuti, portandosi dietro il suo immane carico di morte e di disperazione.- Ma non fu il solo siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese, perché all' accorrere di una motovedetta tedesca, ne lanciò un secondo che non centrava lo scafo, solo perché non veniva consdiderata la poca chiglia di cui era dotata l' imbarcazione.- Cosa sarebbe potuto succedere, ci domandiamo ancora oggi, se questo attacco fosse stato

portato a termine nella mattinata di quel triste giorno, quando a bordo del Santa Marina, si trovavano circa duecento giovani in partenza per la visita di leva. A bordo, in quell' ultimo viaggio, avevano preso posto circa cento passeggeri, molti dei quali non avrebbero più visto la loro terra, le loro isole, i loro parenti che portarono a lagrime di madri, di spose, di figli, di amici, parenti e conoscenti dell' equipaggio e dei passeggeri, che ignari e innocenti, in quel giorno primaverile, incontrarono la morte tra i flutti di questo nostro mare.- Marina Corta era colma di folla, atterrita,

convulsa che correva, che cercava di aiutare i volenterosi a mettere in mare le barche, ad approntare i remi, a preparare le coperte, i medicinali, perché non c' era tempo e bisognava far presto, solo qualche imbarcazioine era fornita di motore, poi le prime terribili notizie, si ricorda chi era partito, che si sperava fossero salvi, di coloro che non sarebbero più tornati, malgrado gli sforzi che i pochi sopravvissuti avevano tentato con generoso coraggio.- Allora Lipari, capì veramenter tutta l' atrocità della guerra fu un trauma, una presa di coscienza sulla tremeda realtà.

Con il Santa Marina, è affondata pure una parte di noi eoliani, una parte di queste isole, una parte della nostra coscienza, certamente mortificata, umiliata e violentata da una guerra assurda, dichiarata solo per una sventata mania di grandezza e cagionata dalla mania omicida che aveva pervaso irrimediabilmente in quegli anni l' Italia, una mania che distrusse il paese, che annientò una buona parte di italiani, una mania che mise in ginocchio un' intera nazione.

Prima di elencare tutti i presenti su quella nave, ci chiediamo dato che si intitolano piazze, strade, vicoli a tutti e più di tutti, nel tempo le civiche amministrazioni, anche se da noi sempre sollecitate, perché non hanno mai pensato di rendere omaggio a questi nostri fratelli caduti, non per loro volontà, intitolandogli una strada nel centro storico di Lipari, perché chi non ha rispetto per i morti non potrà mai avere rispetto per i vivi; senza che si faccia dello sciacallaggio politico o si prenda come spunto per l' attuale campagna elettorale.

Caduto il segreto di Stato, siamo venuti in possesso della documentazione, grazie ad un amico, esistente presso il ministero della difesa, dove vengono riportati i nomi delle persone che si trovavano a bordo in quel tragico 9 maggio 1943;

Equipaggio Mercantile, tutti dichiarati Dispersi: BASILE Onofrio Comandante - DI MEGLIO Gennaro 1° Ufficiale - ORTESE Emilio Direttore di Macchina - CALVO Domenico Carpentiere - RE Giovanni Carpentiere - NATOLI Angelo Macchinista - FOTI Vincenzo Fuochista - ANDALORO Giuseppe Carbonaio - BITTO Vincenzo Cameriere - SACCHETTINO Giuseppe Cuoco - ALFONSETTI Michelangelo Marò - FLORIO Pasquale Marò SAVA Francesco Marò - CUZZOCREA Paolo R.T.

Militari Dispersi: PORRETTO Giuseppe Capo Cann. 2^ - GALLAZZI Arnaldo Capo Cann. 2° P.S. - FIORENTINO Natale Cann. - D' ALESSANDRO Alfonso S.C.R.T. - STRAMANDINO Antonino Marò - BENINATI Giovanni Marò - BARCA Domenico Marò - CURRO' Antonino Marò - SCUDERI Antonino App. R.C. - MONDELLO Francesco R.C. - CASELLA Salvatore Carabiniere - PAVONE Sebastiano C.N. - PORTELLI Giuseppe C.N. - LEANZA Edoardo Brigadiere CC. - COSTA Giuseppe Brigadiere CC. - D' ANIERI Antonino Caporal Maggiore Sanità - NATOLI Felice Aviere - MIANO Nicola Sergente - MARTINIS Antonino C.N.

Militari Salvati: MIRANDA Salvatore S.C. Cannoniere O - VENTO Salvatore Cann. P.S. - ATZORI Italo Cann. O - GULLO Vincenzo Cann. O - MICELI Concetto Cann. O - GABBIANELLI Orlando Cann. A - MACRI' Giuseppe Marò - FEDERICO Giuseppe S. Nocch. - BACCHI Antonino Marò - NATOLI Antonino Marò - BARBAGALLO Camillo Marò - MAISANO Antonino Marò - LO SURDO Angelo Marò - GAMBINO Giuseppe Marò - ZIINO Francesco Cann. Maridist. - LACOTETA Santo All. Torped. - LO SCHIAVO Giuseppe Nocch. - BONGIORNO Giuseppe Bersagliere - NATOLI Bartolomeo C.N. fu Giuseppe e di Cincotta Maria - SCARCELLA Fernando G. Mare - SCHEPIS Nicolò G.T. - MAZZA Angelo Aviere - DE SANTIS Nicola Carabiniere - PRESTI Santo G. Finanza - SCUDERI Paolo Cann. - SANGIORGIO Pietro Cann. - VIA Giuseppe Marò

Dispersi Civili: PICONE Antonino Pianoconte - ACUNTO Stefano Lipari - MARTURANO Giuseppe Lipari - RUSSO Grazia Canneto - BONINO Bartolomeo Quattropani - BASILE Giovanni Lipari - MOLLICA Rosario Lipari - BIVIANO Rosina Lipari - RUSSO Francesco Canneto - TAURO Giuseppe Canneto - CURRO' Iolanda Acquacalda - MAGGIORE Giacomo Lipari - MANNELLO Tommaso Lipari - SPANO' Antonino Canneto - BUONGIORNO Marino S. Marina Salina - SGRO' Salvatore Malfa - GERMANO' Edera Malfa - PISTORESI Giulia Canneto - DI MENTO Giuseppe Spadafora - GRECO Giuseppe Spadafora - CASELLA Michele Sant' Angelo di Brolo - ROMAGNOLO Rosario Milazzo - GITTO Lorenzo Milazzo - PENTOLA Antonino Caprileone - VINCENTI Luigi Cumia Inferiore - CASSATA Luigi Cumia Inferiore - IMBESI Francesco S. Lucia del Mela - MAIORANA Giuseppe Canneto

Deceduti Accertati: LIBERATORE Angela Lami/Canneto

Salvati Civili: ALACQUA Carmelo Milazzo - PATANE' Giuseppe Leni - POMA Assunta Lipari - TAURO Antonino Canneto - ARCORACI Luigi Malfa - MARTINO Domenico Lipari - BIVIANO Antonino Lipari - CARINI Matteo Malfa - MERRINA Gaetano Milazzo - ANDOLINA Salvatore Milazzo - BIVIANO Giuseppe Acquacalda - GRECO Tommaso Milazzo - NATOLI Bartolomeo fu Giuseppe e di Ferlazzo Angela Canneto - GRECO Orazio S. Maria della Scala (CT)

La Sezione del Regio Tribunale di Messina che dichiarò lo stato di morte presunta era così composta: Presidente : BLANDALEONE Stefano, Giudici : CIMINATO Vincenzo - NICOTRA Giovambattista.

LE INIZIATIVE PROGRAMMATE A SALINA ED A LIPARI

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di Marco Miuccio

Si è svolta a Santa Marina Salina la tradizionale commemorazione dei caduti, vittime dell'affondamento del piroscafo "SANTAMARINA", affondato il 9 Maggio 1943, alla presenza delle Autorità, Civili e Militari, giunte, per l'occasione, anche dalla vicina Isola di Lipari.
Durante la funzione religiosa, officiata dal Diacono Eugenio Giardinello, il Vice Sindaco Domenico Arabia ha ricordato la storia della tragedia che colpì la Comunità locale, leggendo la lettera inviata dalla Sig.ra Maria Sara Leanza, nata a Santa Marina Salina, che perse il padre nell'affondamento della nave, l'allora Comandante della Stazione dei Carabinieri, Edoardo Leanza, che ha ringraziato l'Amministrazione, con particolare riferimento all'Assessore Linda Sidoti.
Il Vice Sindaco si è rivolto ai tanti bambini presenti, ai loro insegnanti, ricordando loro " l'importanza della loro presenza, per conoscere e non dimenticare, per imparare il valore della storia locale",auspicando il prosieguo del progetto di insegnamento della stessa nelle scuole!
Successivamente, nella piazza, è stata posta una corona d'alloro alla base del monumento inaugurato nel 2013, in occasione del 70° anniversario della commemorazione, dove la stessa è stata benedetta e sono stati resi gli onori, sulle note del "Silenzio", intonato dalla tromba di Luciano Profilio di Lipari, che ha risposto pronto alla chiamata dell'Amministrazione locale.
Una tradizione che non andrà persa nel tempo, per il ricordo di una tragedia che non dovrà mai più accadere..
" Perchè non è vero che qui vis pacem para bellum (chi vuole la pace prepari la guerra) e per ricordarci questa tragedia ci sarà sempre un monumento, parola che deriva dal verbo monère, che vuol dire ricordare e dal termine mèntum che vuol dire atto.. ricordare l'atto.. E questo è ciò che faremo" !!!
(Cit. Diacono Eugenio Giardinello) 

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