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Dettagli...

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di Felice D'Ambra 

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Lipari & Personaggi  Eoliani: Emanuele Anciovarina..

Una storia d’altri tempi di autentico valore umano per tutti quegli Eoliani sparsi nel mondo, che ricordano ancora che l’antica Marina Corta, era il cuore pulsante di una Lipari, che non c’è più, ma che non c’è più neppure la memoria, poiché il progresso l’ha cancellata.

Ricordo con molta nostalgia quel passato, ormai tanto lontano. Ricordo come se fosse ieri, anche se li rivedevo solo quando tornavo a Lipari, e quando mia mamma, mi mandava a Marina Corta a chiamare mio padre e mio fratello Aurelio. Ricordo alcune persone particolari di Marina Corta, che non ci sono più. Forse qualche foto di questi personaggi ci sarà nella mostra fotografica, organizzata a Canneto, da Christian Lampo, Domenico Palamara, Giovanni Giardina e dall’interessante Archivio fotografico di Claudio e Rita Merlino.

Noi ragazzi di Marina Corta di quell’Epoca, eravamo incuriositi da questi personaggi, soprattutto dallo strano comportamento di “Manuele” Emanuele Anciovarina.Un autentico personaggio che era al servizio di Don Onofrio Paino, della storica tabaccheria di Marina Corta. Egli come da sua abitudine, indossava una giacca enorme, quasi una casacca  con le tasche sempre piene di pietre, che gli arrivava fino ai piedi.

Aveva La mania di provocarci di continuo, per essere poi da noi che incavolati lo prendevamo in giro e allora lui, non potendo competere con noi, ci lanciava le pietre. Marina Corta di quei tempi, era la punta di diamante del commercio, la vita era frenetica e noi ragazzi ci divertivamo un mondo anche con niente, e come fanno ancora oggi i ragazzi, giocavamo a palla e non solo. Ricordo anche quei stranieri pedofili circolavano cercando di toccarci di continuo e fotografarci.  Destava molta simpatia La furbastra zia Grazia Pizzarella (soprannome), ma che di cognome era una Caputo. Per marito aveva Pignataro Sciacchitano. Insieme gestivano il Bar Cafè du Port di allora, ed erano anche i genitori di Gilberto, il re dei famosi panini elaborati).

Succedeva che durante il periodo estivo, l’astuta Zia Razia, aveva escogitato che tutti i giorni usava riempire un cesto di ficalinni (fichidindia), che sbucciava ai pescatori e non solo. In un solo ficodindia, inseriva uno stuzzicadenti; e durante la distribuzione, chi lo beccava, doveva pagare tutto il cesto pieno.. Ricordo ancora lo zio di Salvatore Basile, l’imprenditore e punta di diamante dell’Associazione “Cosma & Damiano” (noto gradasso), che mi ha raccontato vari aneddoti su suo zio, soprannominato: ù Zù Anciulu malatu (Angelo Basile).

 Egli era uno dei più anziani pescatori, nato negli ultimi anni del 1895. A detta di salvatore, suo zio Angelo, Era un esperto pescatore, uno stratega che secondo lui, egli conosceva bene tutti i posti dove buttare le reti e i vari sistemi di pesca: bolentino, traino, sciabica, totanara e soprattutto quella a “vuliare” che gli faceva riempire la barca di Ope e Occhiate.

Il carissimo amico Salvatore Basile, che saluto affettuosamente, mi ricorda che suo zio Angelo, era anche conosciuto a Lipari, per aver preso in moglie“Rosa a piritara”. Si dice che lei, vestiva di nero e di solito stava sempre a letto. Un gesto che ha destato molto clamore fra i pescatori e la comunità liparota, avvenne quando una sera zio Angelo andando a pesca, si fermò davanti alla nicchia di San Francesco, dicendo al Santo che se non gli faceva pescare neppure un totano, al suo ritorno, l’avrebbe buttato a mare.

Quella sera, al rientro, zio Angelo per non aver pescato alcun totano, fedele alla sua promessa e poiché non aveva nulla da portare alla moglie Rosa e mentre nel suo tumultuoso cuore aveva un diavolo per capello, scese dalla barca, afferrò la statuina del Santo e con fare rabbioso, la lanciò in mare.

Ancora oggi la Punta di San Francesco, è un punto di riferimento per tutti i naviganti che attraversano il Canale di Vulcano, per visitare l’affascinante visione dei millenari Faraglioni.,la praia di Vinci, la figura del Papa o Cardinale, la Valle Muria e la meravigliosa Costa di Lipari.

Felice D’Ambra.

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Lipari & Personaggi Eoliani “Angelo Basile".

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Come l’inciuriatu: zù Anciulu malatu (Salvatore Basile), non erano personaggi in cerca d’autore della commedia pirandelliana, semplici uomini bruciati dal sole e dalla salsedine. Isolani Eoliani

.di Lipari, che vivevano prevalentemente di mare, di pesca dalla testa fino alla punta dei piedi. Vivevano di estrema dignitosa semplicità, dediti esclusivamente alla famiglia, non avevano vizi e la maggior parte di loro, pur essendo venuti dal mare, ignorava cosa ci fosse dall’altra parte dell’orizzonte. Durante il periodo invernale, nonostante il freddo intenso, noi ragazzi di Marina Corta.: Io, Gilormino Casali, Stefano Russo, Vittorio Restuccia, Gianni Merlino, Felicino Mangano, Minicuzzu Lo Surdo, Luigi Pastore, Felicino Monte Angelino D’Ambra, Giovanni Travia e tanti altri amici, restavamo seduti per ore sugli scalini di San Bartolo; ad ascoltare in sacro silenzio i racconti dei vecchi pescatori. Alcuni di loro raccontavano dì aver visto ballare bellissime ragazze a fior d’acqua, altri dì aver visto botti di vino vuote galleggiare, ma quello che di più ha incantato noi ragazzi, è stata la novella  di Zio Anciulu u malatu..

 Egli racconta che quando era soldato nella  prima guerra mondiale del 1915/ 1918, contro l’Austria Germania e Ungheria, durante un’avanzata, si è trovato davanti ad alcuni austriaci, e mentre correva, perse il fucile. Non sapendo come difendersi dall’attacco nemico, ha cercato di parare i colpi di baionetta, afferrandole con le mani. Noi ragazzi sbalorditi, abbiamo domandato se si fosse fatto male. Certamente egli ci rispose e mostrandoci le mani, ci fece vedere i lunghi solchi delle cicatrici causate dalle baionette nemiche. Zio Angelo racconta di quando espugnarono la trincea e tutto il ben di dio che trovarono: formaggi, soppressata, vino a volontà, e quando sono usciti fuori,e di come u zù Anciulu  si abbuffò divino e formaggio e di come erano tutti ubriachi e con le tasche piene di roba da mangiare.

La statua di San Bartolomeo che da secoli troneggia sulla meravigliosa Marina Corta, era la loro piazza, il loro mondo, il loro ritrovo mondano. Nella piazza parcheggiavano le barche a secco durante le tempeste di mare e quando l’impetuoso soffio di Eolo lo consentiva, seduti per terra e con la schiena a pezzi, cucivano le reti. La loro unica gioia era dovuta alle Festività del Santo Patrono e Protettore San Bartolo, soprattutto quella tradizionale del 24 agosto, che vedeva la piazza piena di bancarelle e la baia illuminata dalle lampare delle barche imbandierate, provenienti dalle vicine Isole gemelle. Tanti anni sono ormai  passati sotto quell’antico  ponticello, che collega la scalinata della vecchia Chiesa di San Giuseppe, al tanto sospirato “sogno di “Marina Corta Salotto”. La dimenticanza degli uomini come il tempo, non ha fine, non ha voce e nessuna vocazione per la memoria, per la Cultura e per l’amore del proprio Paese Capoluogo“Patrimonio Mondiale Umanità”.

 

Antiche Tradizioni “Il Fuoco di Santo Antonio Abate”.

Sono da poco passate con l’Epifania tutte le feste portate via, e da oggi con la festività di Sant’Antonio Abate, protettore del fuoco, degli animali,  ha inizio la festa religiosa e pagana. Una ricorrenza molto diffusa nelle comunità agricole della nostra Penisola, come in Europa e in modo particolare nel territorio della Sardegna.

Ed è in questi paesi che si mantengono da sempre intatte le antiche tradizioni dei riti di questa “sagra del fuoco”, che evoca antichissimi richiami, legati alla vita contadina, dove il Frate Antonio è considerato il “Santo del Popolo”. L’antica festa del Santo raffigurato col porcellino ai suoi piedi (per distinguerlo da Sant’Antonio dd Padova), è portato in processione per le vie del paese per celebrare la festa del fuoco e degli animali.

Nelle piazze di ogni Villaggio, borgate, paesi, il Santo è venerato con un gigantesco falò e con grandi spettacoli di folclore locale. Nei paesi delle autentiche Barbagie di Ollolai, Belvì, Seulo, Baronia e Ogliastra, gli abitanti sono maestri nel mantenere intatte le autentiche tradizioni e devozione al Santo.

Nella grande piazza del paese viene innalzata una gigantesca catasta di legna che per tradizione, il parroco del paese durante la processione della sera, facendo percorrere per tre volte il giro al simulacro del Santo attorno al grande falò e poi impartire agli animali portati dai contadini, la rituale benedizione anche del fuoco. Durante le danze del folclore anche gli abitanti, come da usanza fanno tre giri attorno al fuoco.

Subito dopo la cerimonia della benedizione, gli abitanti del paese e ospiti provenienti da città e villaggi vicini e persino dalla lontana Cagliari, danno inizio ai festeggiamenti con canti e balli della tradizione contadina e alla grande abbuffata della lunga notte del fuoco, offrendo a tutti, arrosti di maialetto, agnello allo spiedo, pecora in cappotto e grandi bevute di cannonau e di fil di ferro (acquavite locale) che scorre come un fiume e sedare il gelido freddo della notte sceso a meno gradi.

Anche a Roma in Piazza San Pietro della Città Eterna, Sant’Antonio Abate è considerato anche il protettore dei malati della terribile peste e malattia del "fuoco di Santo Antonio" e di altre malattie che colpiscono sia l’uomo che gli animali che radunati al centro della grande Piazza del Vaticano, vengono tutti benedetti. Anche in tante altre parti d'Italia, il giorno della festa di Sant'Antonio Abate considerata la ricorrenza del fuoco è una tradizione molto sentita, anche come elemento augurante e di buon auspicio.

In Sicilia e nel Meridione d’Italia come in Toscana, Veneto e persino in Lombardia dove nella Brianza, la festa di Sant'Antonio Abate è ancora oggi molto viva e si celebra intorno ai grandi falò, tra frittelle, vino brulé e fuochi d'artificio.

Nella Sardegna del turismo per eccellenza, la tradizione del fuoco che impazza nel territorio al ritmo pressante è stata istituita come progetto di valorizzazione turistica di bassa stagione e come volano economico per un territorio montano e non, ricco di archeologia e di antiche tradizioni come questa de “Su Fogu de Santu Antoni”, strategicamente  inserita nel calendario della promozione turistica. Con la festa del fuoco ha inizio in tutta la Sardegna, la manifestazione del Carnevale.

Il più importante è senza dubbio quello di Mamoiada, il paese del Museo delle maschere Mediterranee, che col fuoco e la prima vestizione dei Mamuthones e degli Issihadores, è l’unico rito di tutta la Sardegna che richiama nel paese una moltitudine di visitatori italiani e stranieri. Tante altre manifestazioni simili si svolgono nel territorio dei paesi della Marmilla, del Goceano, in Baronia, in Ogliastra, nel Logudoro, nella Planargia e nel Campidano oristanese, dove la più spettacolare manifestazione, è la famosa Sartiglia, di antichissime origini spagnole.

di Felice D'Ambra 

La vita e la morte, fanno parte della nostra esistenza.
La morte merita rispetto poiché fa parte del ciclo della vita di ognuno.
La vita è come un soffio, e mentre ti sembra di sognare, ti assopisci per sempre. Questo è successo alla mia adorata figlia Irene, a lei che non osava neppure uccidere una formica, che per lei era un animale e aveva il diritto di vivere: e da maestra di scuola d’infanzia, aveva il dono del disegno. Lei amava la natura, i fiori, adorava i bambini, per loro disegnava paesaggi di favole meravigliose, madonne e angeli che volavano nel cielo, proprio, come è successo a lei. La mia adorata figlia Irene, si è assopita nel sonno, come un dipinto di madonna dormiente di un autore del seicento.

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Anche quando ti senti crollare il mondo addosso, è importante sapere che ci sono persone, famigliari, parenti, tanti amici che con la loro vicinanza, alleviano il tuo dolore.
Grazie di cuore alle mie sorelle, nipoti, famigliari parenti, ai cari amici, a tutti voi che mi siete stati così vicini in un momento veramente drammatico della mia vita. Sicuramente resterete nel mio cuore, con infinita riconoscenza. Allego il mio messaggio di sincera gratitudine e sentito ringraziamento per il conforto ricevuto da tutti voi, al meraviglioso albero di Natale del Notiziario Eolie, che arriva nel cuore di milioni di persone nel mondo, soprattutto ai miei famigliari in Australia. Un particolare vivo ringraziamento agli amici di Face Book, Whatsapp Web, Messenger, Messaggi e chiamate telefoniche.
Un grazie particolare e di Buon Natale al mitico Direttore Bartolino Leone e Consorte Sig.ra Ludi
Voglio esprimere dal mio profondo essere, il mio sincero e affettuoso grazie di cuore, inviando anche i miei migliori e sinceri “Auguri di Buon e Sereno Natale” assieme a tutti i vostri cari.

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Partenza dal porto di Cala Gonone per un escursione con i gommoni "DOVESESTO" per visitare le spiagge più belle del Golfo di Orosei tra i territori dei comuni di Dorgali e Baunei.
Tra queste vedremo Cala Luna, Cala Birìala, Cala Mariolu e Cala Goloritzè.

 

L’Arte della pittura, L’Eros & La Venere di Willendorf.

Sono da sempre stato appassionato dell’arte della pittura. Da giovane mi piaceva soffermarmi nelle gallerie d’arte dove si svolgevano aste di quadri e di oggetti vari. Ho seguito con molto interesse le Aste in alcuni alberghi da me diretti. Rimango incantato davanti alla meravigliosa statua marmorea della Pietà di Michelangelo o del meraviglioso ritratto leggenda“ La Ragazza con l’orecchino di perla”, del pittore olandese Johannes Vermeer.

Molto interessanti anche i delicati acquarelli di nudo di Alessandro Biffignandi; Non sono di certo i Capolavoro dei “grandi” nudi d donna di quegli artisti del 500, che assieme a scritture, disegni, immagini ispirate al sesso, fanno parte della storia della Cultura, dell’arte e dell’erotismo mondiale. Immagini di nudo femminile ispirate all’erotismo, sono già presenti tra i più antichi reperti della civiltà umana,

che copre un arco di oltre duemila anni: dalla Roma classica all’antico Oriente fino ai romanzi di David Herbert Lawrence e Henry Miller, ponendo sempre l’accento sulla capacità di arricchire l’erotismo e la vita sessuale della più appassionante storia amorosa, sia per uomini, che per donne. Tra i più antichi reperti della civiltà umana, risulta grandioso, il ritrovo della venere di Willendorf. La piccola statuina di appena undici centimetri, raffigurante una donna grassoccia, risalente a 30mila anni a.C.; che è, fra quelle al mondo, note nel periodo paleolitico.

E’ una rappresentazione di una donna simbolo, di un’immagine in cui la sfericità domina e da, alla figura un aspetto esageratamente grottesco. Non vi sono particolari che individuino il volto, e le braccia poste sul seno, sono appena accennare. Ciò che domina nella raffigurazione, sono gli enormi seni, il ventre prominente e il pube.

Quest'accentuazione dei caratteri sessuali, fa ovviamente ritenere che l’immagine si lega principalmente alla fertilità femminile. Infatti, la statuina in pietra comunemente nota come venere di Willendorf, raffigura un oggetto di adorazione di una donna idealizzata, di una celebrazione della sessualità femminile e della fecondazione.

Come avviene ovunque, la scoperta fatta dell’archeologo Josef Szombathy sulla rovina della vecchia fortezza di Aggstein, nella bassa Austria, nel 1908 risale al 12mo secolo, avrebbe cambiato il destino di questo piccolissimo paese divenuto l’importante museo di Willendorf. L’Austria di allora e soprattutto la romantica Vienna, dai mille colori del Danubio (crocevia di culture), del palazzo di Schoenbrunn, del Prater, del “Cafè Sacher Wien” considerato: la quintessenza Austriaca del Caffè e Sacher Torte, nel cuore di Vienna. Dopo la venere di Willendorf e durante l’interminabile tramonto dell’Impero austroungarico, la splendida Vienna, diviene la culla dell’arte erotica e produsse in abbondanza un magnifico e interessante materiale erotico.

Da allora molti artisti e autori di tutte le culture in ogni religione del globo, hanno espresso la loro sessualità in una moltitudine di forme. Il pittore Eduard Fuchs dice che“l’arte ha trattato temi erotici in quasi tutte le epoche, poiché l’eros, è alla radice di tutta la vita umana.

Nel corso della storia, sono innumerevoli gli scrittori che hanno rivelato le loro fantasie erotiche, principalmente alla fertilità femminile; raccontando le loro esperienze più intime: in prosa e in poesia, nel dramma, in canzoni, lettere e giornali, destinati, a seconda del clima dell’epoca, e alla libera circolazione o creati per circoli ristretti.

Nella Cina di Kublai Khan, in Giappone e in India e non solo, tutte le forme di rapporto di sesso erano apprezzate sin dai tempi antichi e dimostra che le grandi biblioteche di tutto il mondo, avevano intere sessioni a esse dedicate e molto spesso nascosti agli occhi di quei puritani che non amavano la libera circolazione dell’erotismo, puro.

L’India di duemila e oltre anni fa, era il gioiello della corona dell’Impero britannico; e il sesso era un argomento innocente di cui si discuteva apertamente. Il saggio Vatsyayana aveva appena finito di scrivere il “Kama Sutra”, l’antico testo indiano degli Aforismi sull’amore, conosciuto e letto in tutto il mondo da uomini. donne e non solo.

I più famosi libri erotici che fecero scalpore in cui alcuni scrittori furono perseguitati e subirono anche processi, escluso il Kama Sutra, Ananga - Ranga e il Giardino Profumato dello Sceicco Arabo Nefzawi sono: L’Amante di Lady Chatterly di David Hebert Lawrence, Fanny Hill di John Cleland, Il tropico del Cancro e Capricorno di Henry Miller, Delta di Venere di Anais Nin, Frank Harris e tanti altri scrittori, nei primi anni negli anni e oltre del novecento, l’erotismo è sempre stato uno dei temi più affascinanti dell’umanità.

Le opere di grandi artisti importanti, hanno portato la donna dall’anonimato e dai margini della società, a essere oggetto intrecciato con la storia dell’arte del mondo. La vita artistica neoclassica mutò lo sguardo considerando la “donna”magnifica figura immancabile nelle loro opere più importanti.

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---La danza del floclore dei ragazzi di Ottana, per la pace del mondo!

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