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Categoria: Personaggi Eoliani

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di Pippo Pracanica*

Il provvedimento legislativo prevedeva, inoltre, la soppressione delle Facoltà di Medicina e di Lettere e Filosofia. Mentre la prima fu facilmente salvata, al posto della seconda il Consiglio Superiore della P.I. istituì l’Istituto Superiore di Magistero, a totale carico dello Stato.

 Mons. Paino, coinvolto nel Comitato, contribuì direttamente con 100.000 lire, mentre si impegnò a reperirne altre 300.000. Alla fine si superò il milione. Ma occorreva avere la certezza che i contributi fossero annuali. Per questo mons. Paino incontrò Mussolini a cui prospettò la soluzione del problema: “disporre che la Commissione Reale per l’assegnazione dei fondi sulle addizionali quale contributo annuo continuativo a favore dell’Università”. Mussolini convenne con tale proposta ed incaricò il presidente della predetta Commissione, senatore Pironti, di provvedere in tal senso. Determinante fu anche l’intervento del prefetto Frigerio.  Per giungere a tale risultato intenso fu il rapporto, anche epistolare, del rettore, prof. Giovan Battista Rizzo, con l’Arcivescovo Paino. Il 7 luglio 1925 il rettore inviava all’Arcivescovo un telegramma di ringraziamento, preannunziato con lettera autografa al segretario, mons. Antonino Barbaro. Nello stesso periodo mons. Paino fu particolarmente vicino a padre Gemelli, ma lo sarà sempre, e lo aiutò molto concretamente nelle sue intraprese, “Offro per l'Università del S. Cuore lire 100.000, di cui la metà per borse di studio di uno o due giovani che designerò io e poi i miei successori”. Sapendo poi del desiderio di quest’ultimo di istituire a Roma la facoltà di Medicina gli mise a disposizione un palazzo, di cui possedeva tutte le quote azionarie, ma non se ne fece niente giacché i tempi non erano ancora maturi. Per ringraziarlo personalmente padre Gemelli venne a Messina, nel 1930, proprio il giorno della giornata universitaria, per predicare nel ricostruito duomo. Alle elezioni del 6 aprile 1924 il listone fascista conseguì, in Sicilia, 481.811 consensi, pari ad oltre il 70% dei voti validi espressi, ottenendo 38 seggi. Democrazia Sociale, con 79.303 voti, si classificò al secondo posto, ottenendo 7 seggi, con il miglior risultato elettorale in provincia di Messina, dove conseguì 20.377 voti. Nelle 77 sezioni del comune di Messina la lista Nazionale, che aveva come simbolo il Fascio Littorio, raccolse 8801 voti, poco più del 40% dei consensi, mentre al secondo posto si classificarono, con 3.693 voti ed il 17%, i demolaburisti di Ettore Lombardo Pellegrino. Ottimo anche il risultato conseguito dalla lista Falce Martello e Spiga di Francesco Lo Sardo, invece modesto, rispetto ai voti raccolti complessivamente nella provincia, fu il risultato della lista Democrazia Sociale del duca Colonna di Cesarò, che aveva come simbolo la Fiaccola. Insignificante, infine, il consenso raccolto dal PPI: 479 voti.

Ritornando al patrimonio ecclesiastico da ricostruire per le Cattedrali e gli Episcopi delle Archidiocesi di Messina e Reggio Calabria, era prevista, a carico dello Stato, una somma pari a 7/9, che poi sarà portata a 8/9, della spesa complessiva, sempre escluse le opere di decorazione, per le Chiese parrocchiali, il contributo, a carico del bilancio del Ministero dei LL. PP.,  era pari alla metà della spesa prevista, elevabile al 75% qualora le costruzioni fossero state ultimate entro il 1923, mentre i Comuni potevano contribuire, utilizzando i fondi delle addizionali, con i due terzi della somma residua, senza tuttavia superare, complessivamente, le 35.000 lire. Ma quando mons. Paino cominciò ad occuparsene si accorse che non solo non erano state stanziate le relative somme, ma non erano stati neppure previsti interventi a favore delle chiese succursali, delle case canoniche e delle svariate opere di assistenza e di beneficenza esistenti prima del terremoto del 1908 nella Diocesi di Messina.

 Approfittando dei buoni rapporti che intratteneva con Mussolini, ottenne subito il finanziamento, come si è visto prima, per procedere alla ricostruzione della Cattedrale, facendo inserire nel decreto, 10 settembre 1923, le somme necessarie anche per il restauro e la ricollocazione in situ delle opere d’arte preesistenti al terremoto, mentre per quanto riguardava gli 8/9 fece togliere qualsiasi limite al contributo.

*Medico

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