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Secondo appuntamento per l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) con la campagna informativa #ProteggiLeEolie volta a far conoscere il mare eoliano e a sensibilizzare i cittadini alla protezione dell’ambiente marino, della biodiversità e delle coste di questo arcipelago patrimonio dell’UNESCO dal 2000.
L’INGV, oltre al monitoraggio sismico e vulcanico delle isole Eolie, si dedica allo studio degli effetti dell’aumento del livello marino lungo le coste, anche attraverso progetti multidisciplinari finanziati dall’Unione Europea come SAVEMEDCOASTS (www.savemedcoasts.eu), recentemente concluso. La combinazione di fenomeni quali l’aumento del livello del mare indotto dal riscaldamento climatico globale e la subsidenza connessa all’intensa attività sismica e vulcanica tipica di quest’angolo del Mediterraneo ha come conseguenza ultima il rapido arretramento delle coste dell’arcipelago.
“Campagne informative come #ProteggiLeEolie rappresentano occasioni importanti per comunicare alla popolazione cosa sta avvenendo” spiega Marco Anzidei, ricercatore dell’INGV e coordinatore del progetto SAVEMEDCOASTS che ha svolto parte delle attività proprio a Lipari.
Chiari segnali del fenomeno di arretramento delle coste sono evidenziati, oltre che dal continuo restringimento della fascia costiera, anche da opere marittime di epoca romana come il porto Sottomonastero di Lipari e la banchina di approdo di Basiluzzo, oggi sommersi rispettivamente alle profondità di circa 9 e 3 metri. Da rilievi oceanografici, analisi geofisiche e osservazioni geo-archeologiche di questi manufatti è stato possibile stabilire che a Sottomonastero la linea di costa di epoca romana si trova oggi a circa 12 metri di profondità, mentre a Basiluzzo giace a circa 4,5 metri sotto il livello del mare. Tali differenze di profondità sono dovute alla variabilità dell’attività tettonica e vulcanica che ha agito nel tempo e nello spazio in modo diverso a seconda dei luoghi.
A differenza del porto Sottomonastero, non osservabile direttamente a causa del traffico marittimo portuale che ne impedisce la visita per motivi di sicurezza, il sito di Basiluzzo è facilmente visibile dalla superficie e visitabile sott’acqua. Questi due siti, oltre a essere di estremo interesse archeologico, mostrano come le coste delle isole Eolie siano fortemente cambiate nel corso degli ultimi due millenni, e in particolare negli ultimi anni.
“Le Eolie si trovano in una zona del Mediterraneo molto attiva dal punto di vista geologico”, continua Anzidei. “I cambiamenti climatici e i movimenti del suolo legati ai movimenti della crosta terrestre sono la causa principale dell’aumento del livello marino. Il fenomeno sta causando l’accelerazione dell’erosione costiera e alcune spiagge di Lipari, come quella di Baia Portinenti, sono già sparite”.
Se le proiezioni stimate dall’International Panel on Climate Change (IPCC) indicano un aumento del livello del mare fino a circa 1 metro su scala globale entro il 2100, alle Eolie - e a Lipari in particolare - a causa della subsidenza l’aumento atteso per la fine del secolo potrà raggiungere anche 1,6 metri.
“Conoscere il fenomeno in atto permette di definire scenari in grado di descrivere l’avanzamento del mare sulle coste, fornendo informazioni indispensabili ai decisori politici per adottare misure adeguate a mitigare le potenziali perdite socio-economiche e ambientali. La sfida è quindi quella di continuare a proteggere le attività umane, l’economia e l’ambiente costiero delle Eolie al fine di preservare questo nostro splendido arcipelago”, conclude Marco Anzidei.

Nella foto di Marco Anzidei Il molo romano coperto dai sedimenti

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