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Categoria: Notizie

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di Paolo Arena 

Domenica scorsa, agli sgoccioli di settembre, a Marina Corta (Lipari) si è tenuta la seconda edizione della Festa dei Popoli.

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Non perdiamo tempo a raccontare quanto la serata sia perfettamente riuscita perché l'isola e l'arcipelago sono abbastanza piccoli, e anche i pesci sanno che quella piazza era piena di gente fino a notte, per assaggiare pietanze da 13 Paesi del mondo e ballare; per leggere le Fiabe dal Mondo scritte dai bambini e ascoltare musica di qualità; per sentire storie.

Storie di nuovi pezzi di nuove comunità che popolano queste isole; storie di chi per caso - o per qualche falla nella rete assurda delle leggi che (non) regolano le migrazioni; per qualche fortunato errore di comunicazione tra un ministro e la guardia costiera; per qualche malfunzionamento dei radar - o grazie a qualcuno che illegalmente lo ha ripescato ancora vivo, alla fine ha toccato terra, e domenica scorsa era sullo schermo della piazza a raccontare il suo viaggio e le sue speranze, così come per raccontare le speranze annegate dei propri fratelli, bambini e compagni di viaggio che invece non ce l'hanno fatta.

Un piccolo salto dall'altra parte del mare, non verso il disastro libico, ma verso quello europeo, in Calabria, Riace, comune simbolo dell'accoglienza e dell'integrazione, diventato con Mimmo Lucano modello culturale, sociale, economico e abitativo. Quel modello è stato devastato appigliandosi a cavilli e finta burocrazia, fino a svuotare il paese le botteghe le case e le fattorie e mandare via chi lo aveva ripopolato.

Il comune calabrese è oggi amministrato da un sindaco leghista (sic!): non più “Paese dell'accoglienza” ma “dei Santi Cosimo e Damiano” (sarebbe Cosma, ma tant'è!)ed è già tornato a essere quello che era prima di Lucano: un vuoto da svuotare ancora di più; l'emblema dei margini spopolati d'Europa. Qualche sera fa, l'anfiteatro del paese sempre pieno e vivo ai tempi di Lucano Lucano era desolatamente vuota: sindaco e assessori su un palco a festeggiare i santi Cosma e Damiani e il nulla davanti. Ecco cosa non vogliamo: piazze svuotate e sterili.

Torniamo a Lipari. Perché la seconda Festa dei Popoli? Perché Lipari sovverte la narrazione che vuole disagi e tenori di vita bassi laddove sale la presenza di stranieri. Perché Lipari, dati Istat del 1°gennaio 2019, come comune (che amministra le altre isole a eccezione di Salina) conta 1193 cittadini stranieri, il 9,3 della popolazione residente (6,9% era il dato del 2013). Quasi un punto in più rispetto alla media nazionale. Può sembrare poco, ma in isole come Alicudi o piccole frazioni come Ginostra (Stromboli) questa presenza diventa fondamentale.

Si può ridicolizzare questi dati e queste storie rispondendo “buonisti”, “portateveli a casa vostra” eccetera, ma questa è la realtà. A Ginostra e Alicudi, e in altre frazioni delle altre isole, alcuni servizi come il trasporto merci e viveri sono garantiti dai nuovi arrivati; gli ultimi under 60 rimasti a saper realizzare i preziosi muri a secco che hanno reso grande, e anche semplicemente possibile, la nostra agricoltura sono i nuovi arrivati; è grazie ai loro figli se la popolazione si svecchia e alcune classi scolastiche ancora possono essere formate; è grazie a loro se ancora hanno senso una corriera che si arrampica sulle nostre strade tortuose fuori dalla stagione balneare, una farmacia, un bar o un campetto di calcio; forse sarà grazie a loro e ai loro figli se domani riapriremo un punto nascite nel nostro ospedale, vergognosamente chiuso da una legge che ci impicca ai numeri delle nascite per anno.

E allora vediamo questa comunità: sempre i dati Istat ci dicono che il 26,9% degli stranieri viene dalla Romania, il 17,7% dal Marocco e il 13,3% dallo Sri Lanka. Seguono, per l'Europa: Polonia, Germania, Ucraina, Svizzera, Albania, Francia, Regno Unito, fino alla Lettonia; Tunisia, Algeria Camerun, Ruanda e Sud Africa per l'Africa; Pakistan, India, Filippine e altri fino al Kirghizistan per l'Asia; poi Cuba, USA, Brasile e altri per l'America; e infine l'1,84% sono di provenienza australiana (interessante, se pensiamo che l'Australia è il continente che ha praticamente risucchiato la comunità eoliana durante lo scorso secolo).

E ora torniamo a Marina Corta. Il Magazzino di Mutuo Soccorso, dopo il successo dello scorso anno che aveva visto la presenza in piazza di oltre 500 persone nonostante il forte vento di levante e il mare in burrasca, ha pensato di rendere giustizia a questa variegata comunità fatta di microcomunità al suo interno e replicare, rischiando. Gli stand con le pietanze sono raddoppiati (da 7 a 13; 14 considerando il “Resto del Mondo”); dal palco le note non solo dei cari amici isolani Musici di Eolo, ma anche della giovane cantante rumena Iustina Nicola Muntean e i formidabili Caravan Tour, di Palermo, che viaggiando in camper portano il loro jazz manouche negli angoli più belli della Sicilia.

E ancora, come detto prima, le storie dei migranti arrivati a Lipari raccontate dalla telecamera di Elena Caronia; le fiabe inventate e scritte dai bambini sotto la guida di Antonella Longo e poi impaginate con copertine d'autore, inedite, realizzate da artisti locali. Un po' di numeri e conti: in piazza sono stati staccati 630 biglietti (tanti avventori sono rimasti senza, e ci dispiace) ceduti con sottoscrizione minima di 5 euro, che consentivano di accedere agli stand e degustare tutte le pietanze dolci e salate e le bevande preparate dalla diverse comunità, fino alla postazione del vino, erogato da brik ecologici e riciclabili, e dell'acqua potabile, piovana e filtrata con apposito macchinario, servita in brocche di vetro e bicchieri totalmente biodegradabili.

L'incasso degli ingressi è stato di oltre 3mila euro. Chi ci ha aiutato? Tantissimi sponsor, SEEL e Federalberghi su tutti (gli altri li elenchiamo in fondo a questo articolo), che ci hanno fatto donazioni per 3.320 euro (capito? Tremilatrecentoventi). Un aiuto fondamentale è arrivato dall'Associazione SS. Cosma e Damiano che ha messo a disposizione strutture ed esperienze e dalle decine di volontari che hanno lavorato prima, durante e dopo la festa. Le spese tra noleggi, acquisto ingredienti e attrezzature hanno superato i 5mila euro: sapevamo di rischiare e di non poterci permettere una piazza vuota, anche perché ci saremmo ritrovati con cibo per oltre 600 persone da smaltire! Chi ci ha aiutato un po' meno? Il Comune di Lipari.

Non amiamo fare polemica, ma ci tocca farlo. E non è nello spirito di chi fa “mutuo soccorso” chiedere aiuto, per aiutare. Ma ci erano state fatte delle promesse poi non mantenute: per esempio il pagamento della SIAE, sparito a due giorni dalla Festa dei Popoli, quando noi contavamo fino all'ultimo euro di spese e facevamo i “conti della serva”; gli intoppi sulla concessione della piazza che a pochi giorni (noi lavoriamo a questa festa da 9 mesi!) non era ancora stata rilasciata; e poi l'autorizzazione per le targhe di alcune macchine degli organizzatori a entrare e uscire per scaricare materiale e attrezzature: proprio noi, ebbene sì, noi che abbiamo fatto la guerra alle auto in piazza e non smettiamo di ringraziare questa Amministrazione per aver pedonalizzato e trasformato in ZTL il centro storico, proprio noi abbiamo chiesto di entrare e uscire prima e dopo la festa, in sicurezza, con dei mezzi autorizzati per organizzare al meglio la piazza: ancora non sappiamo con certezza quante multe ci arriveranno perché ancora non sappiamo se quelle targhe sono state autorizzate o meno, e in quali fasce orarie. È stato un successo, e non andiamo avanti nella polemica. Ci teniamo a puntualizzare alcune cose. Queste: una piazza che arriva a riempirsi con, quante? Mille? Ottocento persone?

Facciamo anche settecento persone, che riempiono una piazza il 29 settembre quando le isole si preparano a svuotarsi, i gestori dei locali a chiudere e sigillare ogni cosa per andare a svernare chissà dove, non sono un dato importante per un'Amministrazione che governa sei isole la cui economia è basata sul turismo e la cui speranza si chiama “destagionalizzazione”? Una piazza riempita da un'associazione di attivisti che hanno deciso di vivere queste isole anche e soprattutto d'inverno, e qui proporre altro, e fuori dalla stagione balneare, rispetto a fuochi d'artificio, santi e processioni in alta stagione, non merita forse attenzione?

Alcune altre domande: Proporre il cinema in piazza d'estate e in una saletta d'inverno, in un arcipelago senza sale cinematografiche, non merita attenzione? Crediamo di sì! Riflettere collettivamente sulla mobilità sostenibile e proporre tavoli di lavoro e modelli alternativi in isole che vivono gli stessi disagi di traffico, parcheggi e smog di grandi città, non merita attenzione? Crediamo di sì.

E ancora: la pulizia delle spiagge, il sostegno all'agricoltura locale col mercato del GAP, le battaglie contro l'inquinamento e le proposte per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti meritano, oppure no, attenzione? Crediamo di sì. Ma non ci basta l'attenzione, vorremmo essere supportati o quantomeno non ostacolati. Chiediamo e pretendiamo che il variegato mondo delle associazioni culturali di Lipari (siamo solo gli ultimi arrivati noi, eh) sia messo nelle condizioni di dare e offrire quel che ha da dire e offrire al di fuori delle feste rosse e cattoliche sul calendario, al di fuori di San Bartolo, Pasqua, Carnevale e sposalizi tra gli scogli; chiediamo che abbiano un ufficio e una persona di riferimento con cui parlare, spazi da vivere e condividere, regole da rispettare, e non regolamenti improvvisati.

E ora davvero la polemica si chiude qui. In attesa della prossima Festa dei Popoli con le sue mescolanze etniche, culinarie, musicali e culturali nel senso più bello del termine, ringraziamo: la comunità marocchina con Mohamed, Laila e Saida coi loro cuscus, msemmen e chebachia; la comunità tunisina con Ahmed,Alem, Houda e Saida coi loro brik, cuscus e frecasè; quelle ucraina e bielorussa con Irina, Giulia e Tania, ele loro insalate russe e muravejnik; quella pakistana con Ruba e Azam, e il loro riso con carne di capra e verdure; quella sri lankese con Dipa, Dylan e Kasun e i loro patties e rolls seeni sambol; quella senegalese e gambiana di Marie, Gomes ed Ebrima; quella romena di Mihaela, Dana, Nadia e Crina, coi loro sarmale, insalata bucovina, papananci e la grappa; quella del Regno Unito, senza Brexit, con Marcella e Imma; quella svedese di Stellan e Pia; quella tedesca di Ute e Wolf; quella francese di Sylvie e Genevieve; quella italiana, scusate se non abbiamo messo “prima gli italiani”, con arancini, caponata e acciughe a beccaficu offerti dal ristorante Kasbah; quella del resto del mondo con la romana Federica e il turco Ersan, che offrivano cicoria ripassata e bucatini all'amatriciana.

Perdonateci per tutti i nomi scritti male o dimenticati e per i piatti malamente italianizzati con la scrittura. Qualcuno dice che dovremmo scrivere un libro con tutte le ricette di quella serata. Vediamo! Intanto stiamo già lavorando all'edizione 2020. E grazie a tutti i voi eoliani, meno eoliani e nuovi eoliani: la Festa dei Popoli siete voi! Si ringraziano qui si di seguito per le generose donazioni: Federalberghi-Isole Eolie, SEL (Società Elettrica Liparese), Cafè La Precchia, Eolian Bunker, Pasticceria D’ambra, Caffè La Vela, Associazione Nesos,

Al Numero Zero, Eoltravel, Albergo Casajanca, Ottica Sottile, Mama Mia Guesthouse, Paradise Sportswear, La Casa Eoliana, Bungalow Sport, Farmacia Internazionale Finocchiaro, Carbomare, Pescheria Lo Re, Edilcisa Srl, Ristorante Filippino, Ristorante Al Pescatore, Mamamia, Sabbia, Supermercati Spesa Mia, Fusion, Camping Baia Unci, La Sfiziusa, Eoliana Edilizia, L’arcobaleno di Vivian, La Dolce Vita, Alessia e Vera, Nenzina, Il Botteghino, Trattoria del Vicolo, Lulù, Loredana Salzano, Blu Lipari, Viola di Mare, Boutique da Antonella, Cafè du port, San Bartolo vineria e dispensa, La Latteria,

Farmacia Sparacino, Aeolian Style, U Segretu, Popolo Giallo, Liparaion, Giochidea, Chicco Tosto, FruttaPiù, Piccolo Bar, Le Delizie del Grano, Eta Beta, Artesana, Arte tipografica di Tony Saltalamacchia, Supermercati Decò, Bar Il Gabbiano, Farmacia Morsillo, Tabacchi Piegari, Panificio Martino Tindaro, La Bussola, Panificio Ziino, Blu Cafè, Barca San Gaetano, Rosario Vilardo, Nuccio Russo, Giancarlo Puleo e Massimo Bertano, Giuseppe Costanzo, Antonino Criscillo.

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