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di Valentina Romagnoli 

Christopher Nolan e la cena tipica eoliana a Lipari durante le riprese di «The Odyssey»

Una serata tra piatti e vini tipici all’hotel Mea di Lipari, organizzata apposta per il regista americano premio Oscar e la sua troupe, impegnati alle Eolie nelle riprese del film «The Odyssey»: dallo gnocco di ricotta e nero di seppia a vitigni locali come Malvasia secca e Corinto Nero
Christopher Nolan e la cena tipica eoliana a Lipari durante le riprese di «The Odyssey»
Christopher Nolan (terzo da destra) con i titolari dell’hotel Mea (Lipari)
Immaginatevi una terrazza sul mare, le luci soffuse di qualche candela, una cena a base di piatti storici della tradizione eoliana con vini del territorio e un vicino di tavolo fuori dal comune…

Il regista premio Oscar americano Christopher Nolan. In questo caso, però, non si tratta della scena di un film, ma di quello che è successo martedì 29 aprile negli spazi del ristorante «Chimera» dell’hotel Mea di Lipari. Alla degustazione gastronomica con i vini della storica Cantina Caravaglio ha partecipato parte della troupe che in questi giorni ha soggiornato alle Eolie per girare alcune delle riprese del film The Odyssey, l’ultima impresa firmata da Nolan, che uscirà nelle sale a luglio 2026.

La serata all’insegna della tradizione eoliana
Tra gnocco di ricotta e nero di seppia, capelli d’angelo alla Norma, polpette di maialino nero al pomodoro siccagno e risotto zafferano e molluschi, la cena è stata una vera e propria celebrazione delle delizie che l’arcipelago sa offrire. E i vini non sono stati da meno. Ad accompagnare i piatti, infatti, le etichette di una delle realtà più innovative delle Eolie: la Cantina Caravaglio. «I vini più apprezzati da Nolan durante il suo soggiorno sono stati il nostro Scampato e l’Infatata», racconta Antonino Caravaglio, a capo dell’azienda vitivinicola.

Si tratta, nell’ordine, di un rosso Igp da uve di Corinto Nero e di una Malvasia, entrambi vitigni intrisi di storia. «Queste uve sono di origine greca e sono state introdotte sulle isole dai veneziani, già nella seconda metà del 1600, quando hanno lasciato la parte di Peloponneso e si sono portati con sé questa varietà di piante», racconta Caravaglio.

L’evento è stato organizzato in collaborazione dell’ingegnere Emanuele Carnevale, proprietario dell’hotel Mea di Lipari e di Sergio Dornelles, caro amico di Caravaglio con una viscerale passione per il cinema: «Quando abbiamo saputo dell’arrivo della troupe americana non potevamo non cogliere l’occasione per organizzare qualcosa che potesse unire l’enogastronomia, il cinema e la valorizzazione del territorio», racconta entusiasta Dornelles. Durante la degustazione il viticoltore è stato affiancato da Erika Vivace, giovane sommelier di talento, che ha lavorato in passato anche da Gucci Osteria, il ristorante fiorentino firmato da Massimo Bottura.

I vini di Caravaglio: insegna storica della Malvasia eoliana
Quando si parla di vini eoliani, è impossibile non fare riferimento alla storia di Caravaglio e al suo impegno decennale nella valorizzazione dell’arcipelago. Già nel 1989, anno di fondazione dell’azienda, infatti, la cantina ha ottenuto la certificazione biologica. «Volevamo essere in linea con il territorio di Salina - spiega Caravaglio - che è una riserva naturale dal 1983. Io mi sono formato proprio in quegli anni insieme ai ragazzi che facevano parte del comitato promotore delle riserve naturali locali.

Si pensi che all’epoca gli enti di certificazione in Italia non esistevano, noi venivamo attestati da un’azienda francese, con ispettori svizzeri». Una sensibilità, sin da subito, per la preservazione della natura, che si percepisce ancora oggi, quando «Nino», come lo chiamano affettuosamente gli amici, parla della propria terra.

A questo, poi, si aggiunge l’impegno per un’innovazione che valorizzi al massimo i vitigni locali. Caravaglio, infatti, è stata una la prima azienda siciliana a produrre Malvasia secca: «La nostra idea, circa 15 anni fa, è stata quella di vinificare la Malvasia, così come il Corinto Nero, senza appassimento delle uve, ma anticipando la vendemmia, ottenendo così vini secchi, di grande freschezza e sapidità».

Anche il nome di questi vitigni e delle loro etichette raccontano una storia radicata nel territorio. «Il nostro Scampato si chiama così perché le sue uve vengono coltivate in una zona in cui la fillossera non riesce a riprodursi: lì i vigneti sono ancora a piede franco (senza innesti, ndr)», sottolinea il viticoltore.

La nouvelle vague dei vini eoliani
La forza del vino eoliano sta dunque nell’ingegno dei suoi viticoltori e nell’amore per la loro terra, ma anche nella collaborazione tra le diverse realtà dell’isola. Un esempio è la nuova impresa di Caravaglio, una cantina completamente interrata, su tre livelli, che verrà inaugurata il prossimo ottobre. Il progetto è stato realizzato dall’ingegnere e imprenditore Emanuele Carnevale. La vinificazione in cantina, nel segno della sostenibilità, sarà completamente a caduta. Le uve, dal piazzale sovrastante, sfruttano la forza di gravità per lo spostamento tra i piani. Un sistema di ricircolo provvederà a rinfrescare tutta la struttura spostando dai piani inferiori a quelli superiori l’aria più fredda.

«Questo è un momento storico ideale per i vini delle Eolie. Ormai esistono molte carte di ristoranti che presentano la voce “vini delle isole”», racconta Caravaglio. Questo grazie al cambiamento dei gusti dei consumatori, che sempre più preferiscono vini freschi, minerali e di grande identità. Questa affermazione dei vini isolani aiuta anche nella differenziazione del turismo. «Se dieci anni fa la maggior parte dei visitatori preferiva un giro in barca piuttosto che la visita a una cantina, oggi almeno la metà si mostra interessata anche all’universo enologico, comprese le giovani generazioni», conferma il viticoltore.(Corrieredellasera.it)

Il menu gluten free di Matt Damon

A Lipari prima uscita pubblica per Matt Damon al ristorante, mercoledì  conclude le riprese di “The Odyssey”: «Ma tornerò alle Eolie» - La Sicilia

di Francesco Seminara

A San Calogero, dove la produzione ha girato alcune delle sequenze più spettacolari, l’accesso era vietato e presidiato dalle forze dell’ordine: qualcuno ha provato a scavalcare le transenne per scattare foto, ma è stato prontamente allontanato. Il resto del set è rimasto blindato, mentre continuano i sopralluoghi anche su Basiluzzo e sulla Pietra del Bagno, dopo il via libera ottenuto dalla Regione Sicilia.

Il decreto è firmato dall’assessore Giusi Savarino, con parere favorevole della Commissione tecnica sulla valutazione d’incidenza ambientale. Intanto, i dettagli ufficiali sul film – nelle sale dal 17 luglio 2026 – arrivano col contagocce. Annunciato dalla Universal Pictures durante il CinemaCon di Las Vegas, il progetto è stato definito dallo stesso Jim Orr, presidente della distribuzione statunitense dello studio, come “un’epopea mitologica d’azione girata in tutto il mondo, con la nuova tecnologia Imax”. Grecia, Marocco, Gran Bretagna e ora la Sicilia: tra tutte le location, le Eolie sembrano aver lasciato un segno particolare.

Scelte a tavola
E Lipari, almeno per una sera, ha ricambiato. “Matt Damon mi aveva chiesto un menu gluten free – racconta Conti – non so se per intolleranze alimentari o per particolari esigenze dietetiche, ma lo abbiamo accontentato adattando alcuni dei nostri classici. Perché anche chi non mangia glutine non deve rinunciare al gusto”. Si parte con una tartare fresca e gli antipasti siciliani di terra e mare, come la caponata di tonno, le olive nostrane, la ricottina infornata, i pomodori secchi e le acciughe di Licata condite con olio siciliano e origano di Lipari.

Il cannolo col cappero candito
A seguire, una pasta al ragù di suino nero dei Nebrodi servita con conchiglie di farina di ceci, pensata ad hoc per la serata. Nessun compromesso sul sapore, tutto giocato sul rispetto delle materie prime e sull’equilibrio del piatto. Gran finale con i dolci, naturalmente rivisitati: “Il cannolo è un grande classico che ha conquistato l’entourage – precisa Conti – ma lui ha preferito un tortino gluten free dal cuore caldo a base di farina di riso. Poi una panna cotta alla ricotta con pistacchio di Raffadali, mandorla di Avola e miele di ape nera vulcano.

E un semifreddo profumato alla nepitella”. Il tutto accompagnato da un sorso di Malvasia delle Lipari, a suggellare un momento di rara intimità. Lontano dal set e dalla pressione delle riprese, Damon ha assaporato l’altra faccia dell’Odissea: accoglienza discreta, cucina di verità e tramonti che non hanno bisogno di effetti speciali. Un finale epico, è proprio il caso di dirlo. (Repubblica.it)

Matt Damon il novello Ulisse sbarca alle Eolie 

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di Gaetano Di Giovanni*

Una bella pubblicità per le nostre isole. Le Eolie di nuovo scenario del cinema mondiale. Sul settimanale "Oggi".

*Paparazzo delle Eolie

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