
Una svolta storica per il benessere animale in Italia: a partire dal 31 dicembre 2026 sarà vietata l’uccisione sistematica dei pulcini maschi nell’industria delle uova. Il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 settembre 2025, segna la fine di una pratica che ogni anno portava alla morte di circa 34 milioni di esemplari, considerati “inutili” perché incapaci di produrre uova e inadatti all’ingrasso per la carne.
Tecnologie di sessaggio in ovo: la nuova frontiera
Il provvedimento introduce l’obbligo per gli incubatoi italiani di adottare tecnologie di “sessaggio in ovo”, che permettono di identificare il sesso dell’embrione prima della schiusa, entro il 14° giorno di incubazione. Questo limite temporale è stato scelto per garantire che l’embrione non provi dolore. Le tecnologie attuali offrono un’accuratezza tra il 96% e il 99%, ma si stima che tra 350 mila e 1,4 milioni di pulcini maschi continueranno a nascere ogni anno a causa del margine di errore.
Etichette più trasparenti e QR code per informare i consumatori
Il decreto prevede anche nuove misure di trasparenza: le aziende potranno indicare in etichetta che le uova provengono da allevamenti che non praticano l’abbattimento dei pulcini maschi. Sarà inoltre possibile inserire QR code o link informativi sulle confezioni, a patto che le informazioni siano “veritiere e verificabili”, pena sanzioni.
Deroghe limitate e divieto assoluto di macerazione
Sebbene il decreto consenta in casi eccezionali l’eliminazione dei pulcini tramite inalazione di anidride carbonica, vieta categoricamente metodi considerati particolarmente crudeli come la macerazione o triturazione dei pulcini vivi. Gli incubatoi avranno tempo fino alla fine del 2026 per adeguarsi, con il supporto tecnico del Ministero dell’Agricoltura.
Animal Equality: “Una vittoria per i diritti degli animali”
Grande soddisfazione è stata espressa da Animal Equality, l’organizzazione che ha guidato la campagna per il divieto. “Abbiamo lottato per anni affinché questo decreto vedesse la luce”, ha dichiarato Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia. “È un passo fondamentale verso una maggiore tutela degli animali”.
L’Italia si allinea all’Europa
Con questa decisione, l’Italia si unisce a Paesi come Francia, Germania, Austria, Belgio e Lussemburgo, che hanno già adottato misure simili. A livello europeo, è in corso la revisione delle normative sul benessere animale, ma non è ancora certo se il divieto sarà incluso nel nuovo pacchetto legislativo dell’UE.
Un passo avanti, ma il dibattito etico continua
Nonostante il progresso, molte associazioni ricordano che il problema dello sfruttamento animale nell’industria alimentare resta aperto. “L’unica vera scelta per non infliggere sofferenza agli animali – sostengono gli attivisti – è non finanziare il loro sfruttamento”.