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di Lucilla Incorvati

Via terra, percorrendo sentieri antichi, ci si immerge in paesaggi incontaminati alla scoperta di vulcani spenti da millenni, oggi ricoperti da praterie mediterranee di corbezzolo, erica e tappeti di felci che lasciano spazio a fazzoletti di terra coltivati a Malvasia, fichi, olivo e cappero. A proteggere dalla calura ci pensano pini marittimi, ontani e castagni. E se in primavera ginestre e orchidee spontanee rapiscono l'olfatto, d'estate accade con la “neputedda”, la menta selvatica che rende speciale un'insalata con pomodori Seccagno, olio, sale e gli immanacabili capperi.

Colori e profumi di isole Eolie, dieci grandi scogli, di cui sette abitati (Lipari, Vulcano, Salina, Panarea, Filicudi, Alicudi e Stromboli, l'unica con vulcano attivo), a nord est della Sicilia (12 miglia da Milazzo), esempi di vero Mediterraneo italiano e parte del Patrimonio Unesco. I profumi e i colori non finiscono qui. Via mare, con sguardo all'orizzonte dove comincia il regno dei gabbiani, rapisce il colore dell'acqua cristallina, l'odore di zolfo e di sorgenti di acqua calda sommersa come quelle di Basiluzzo, al largo di Panarea, oppure di Vulcano. Mare arcaico come quello di Ulisse, che attrae prima o poi tutti i grandi velieri del mondo.

Fine estate
È il periodo ideale per andare alla scoperta di quell'esplosione di rocce che resistono alla furia del mare e del vento dalla notte dei tempi (l'uomo ci ha messo piede 8mila anni fa, come testimonia il prezioso museo archeologico di Lipari) e tuffarsi in un caleidoscopio naturale di contrasti (dal nero vulcanico al bianco delle case, dal blu intenso del mare al rosso incandescente dei lapilli della Sciara del Fuoco). Dal 25 agosto, finiti a Lipari i festeggiamenti per San Bartolo (venerato quattro volte l'anno e che mette al riparo dai terremoti contadini e marinai), «molti turisti vanno via, torna la quiete - ricorda Domenico Giuffe, proprietario del Rapanui, unico resort con spiagga attrezzata a Salina –, non c'è momento migliore fino a ottobre per conoscere da vicino il nostro piccolo grande mondo». Fatto di storie contadine come quelle legate alla Malvasia, vitigno autoctono che si raccoglie proprio a settembre, raccontate nel piccolo museo di Capo Faro a Salina, dove nella locanda vicina lo chef Ludovico De Vivo prepara un pane di grani antichi, giudicato tra i migliori d'Italia, e dall'orto ricava il 70% dei vegetali usati in cucina. Perché per capire il senso delle Eolie si devono gustare certi piatti, come il coniglio in agrodolce fatto da U zu Peppino a Lipari, oppure il pescato del giorno a casa di Silvio che cucina per i turisti ad Alicudi, apparecchiando quasi sui gradini.

E ancora la granita di limoni a Lingua da Alfredo, la caponata de Il Cappero (una stella Michelin) al Therasia Resort di Vulcano. Ma è da Martina Caruso, giovane chef stellata del Signum di Salina che ogni pietanza si fa chiave di lettura per interpretare la bellezza, la storia e i prodotti di questa terra. Il patrimonio archeologico è visibile a cielo aperto al Capo Graziano di Filicudi, al Capo Milazzese e a Cala Junco a Panarea, fino alla Rocca di Lipari. Quello naturalistico può contare per ora solo sulla Riserva protetta del Monte delle Felci a Salina (si arriva a 980 metri). Da anni si parla di istituire un parco marino e fa ben sperare l'attività della fondazione Aeolian Islands Preservation che dal 2015 promuove un turismo sostenibile: «Con Blue Marine Foundation ha avviato un progetto dedicato alla piccola pesca - spiega la biologa Giulia Bernardi, che lo segue - per ripristinare le risorse ittiche, ridurre l'inquinamento e proteggere gli habitat marini più vulnerabili».

Sentieri da percorrere
Per i naviganti le isole più insidiose sono Stromboli e Alicudi, tonde e con fondali a strapiombo. «Per ormeggiare ci si deve avvicinare alla costa in rari punti.

3 esperienze indimenticabili da fare a Filicudi, Salina e Lipari
Se poi spira il maestrale, da Stromboli si deve scappare e rifugiarsi tra Dattilo e Basiluzzo a Panarea, mentre da Alicudi raggiungere di corsa Pecorini a Filicudi - racconta Nando Loiacono, skipper di Gabri Charter. - A Salina, il porto di Santa Marina consente l'approdo sicuro in qualunque condizione meteo. Ci si protegge bene con vento da nord anche a Rinella, mentre se c'è scirocco si va nella baia di Pollara. E poi rotta a Vulcano, nella Baia di Levante, per i fanghi termali e nella baia dell'Asinello per uno snorkeling indimenticabile». Il mare mozzafiato come quello che regalano la grotta del Bue Marino e lo scoglio della Canna determinano l'anima di Filicudi, che però «è anche un'isola di terra, con il suo sentiero Ficarrisi che è tra i più belli delle isole - spiega Lele Bottari, guida naturalistica -: dal porto, seguendo una ripida mulattiera su strapiombi mozzafiato, si entra nell'impervia natura che ha sovrastato i terrazzamenti di un tempo, quando l'isola era tutta coltivata. Anche ad Alicudi, un triangolo roccioso dove non ci sono strade ma solo scalini e mulattiere e che nel suo essere poco accogliente emoziona chi vi arriva, si può intraprendere un trekking nel tempo. Si sale a 450 metri al villaggio abitato più alto delle isole per un panorama unico».

La notte diventa magica se si partecipa a una pesca notturna di totani e si viene poi condotti a sentire il borbottio sordo di Stromboli, che sembra venire dalle viscere della Terra come il bagliore dei lapilli lungo la Sciara del fuoco. E che dire della vista a 360 gradi dalla terrazza dell'hotel Raya a Panarea, con le luci di testa d'albero dei velieri ormeggiati in rada che si confondono con le stelle o il buio assoluto di Ginostra a Stromboli, il più piccolo approdo d'Italia.

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