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Categoria: Cultura

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di Gianpaolo Gottardi*

ISOLA DI FILICUDI CURIOSITA’ CARTOGRAFICHE

Continuiamo il nostro viaggio cartografico nell’Arcipelago Eoliano di ieri e di oggi e vediamo quali altre sorprese ci riserva. Questa settimana facciamo rotta verso Filicudi.
Come già osservato per la carta dell’isola di Alicudi, anche per l’isola di Filicudi la cartina del 1851 presenta un dettaglio decisamente più preciso della frastagliatura della costa rispetto alla carta nautica moderna.

L’osservazione diretta della conformazione della costa, utilizzata per realizzare la carta del 1851, impediva di fare una corretta proporzione tra le dimensioni delle varie sporgenze e propaggini della costa stessa, nonché degli scogli osservati, e la dimensione dell’intera isola.
Per quanto riguarda Filicudi, oltre alla differente denominazione dei luoghi nelle due carte, trasformazione di nomenclatura comune a quasi tutte le isole Eolie, balza all’occhio la mancanza dell’indicazione, nella carta del 1851, dello scoglio sommerso di Capo Graziano.

Non è un fatto trascurabile. Infatti questa carta era stata realizzata per l’esclusivo utilizzo dei Reali di Napoli in caso di loro visita nell’arcipelago siciliano. Come dimostrano le carte delle altre isole Eolie presenti in questa edizione, tutte le secche e i bassi fondali che costituivano un potenziale pericolo per la navigazione erano stati meticolosamente indicati.

Cosa poteva esserci di più pericoloso dello scoglio di Capo Graziano che da sempre, e oggi ben lo sappiamo dai reperti subacquei rinvenuti, aveva causato decine e decine di naufragi?
La spiegazione di questa mancanza ancora una volta la troveremo in parte nell’azione di demolizione delle rocce emergenti effettuata dai marosi ma soprattutto nell’innalzamento del livello del mare. Infatti, se osserviamo con attenzione la carta del 1851, vediamo che il pericoloso scoglio, che oggi si trova a due metri e mezzo sotto il livello del mare, era indicato come emerso.

Sicuramente invece era sommerso 2000 anni fa, quando decine di navi onerarie romane ci finirono contro e affondarono, nel tentativo di trovare riparo sulla costa di levante da qualche violenta ponentata.

Da qui si deduce come il livello del mare nel corso dei secoli abbia subito variazioni sia in aumento che in diminuzione.

Un’altra osservazione degna di nota è l’assenza, nella carta antica, dell’indicazione del Banco di Filicudi, una secca col cappello a 39 metri sotto la superfice del mare.

In questo caso la motivazione è senz’altro da ricercare nel fatto che, a quei tempi, una secca così profonda non aveva alcun interesse per la navigazione, in quanto non costituiva un pericolo, e probabilmente neanche per la pesca.

È da notare invece un fatto che denota anche l’aspetto turistico che aveva ispirato la stesura di questa cartografia nel 1851: l’indicazione della Spelonca d’Eolo, oggi denominata Grotta del Bue Marino.

Questa segnalazione non appare infatti sulla carta nautica moderna in quanto dedicata unicamente a fornire indicazioni utili per la navigazione.

*Amministratore della società G.T.C. che si occupa di settori alimentare, industriale e farmaceutico di Milano

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28 NOVEMBRE 2020

ESCLUSIVO. Alicudi, la cartina del 1851 con la "trasformazione dell'isola"

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