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Dettagli...

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di Graziella Bonica

C è un gran fermento per la firma del contratto della mobilità dei docenti che i sindacati dovrebbero siglare con il Miur lunedì 4. I docenti hanno chiesto a tutte le sigle sindacali di appartenenza di non firmare se non verranno garantiti i trasferimenti interprovinciali nella misura del 100% invece che in quella esigua del 30. Che razza di lavoratori siamo, noi docenti?
Chi ci tutela veramente? Non credo ci sia stata vera tutela di questa classe di lavoratori sempre più bistrattata.
Da lavoratrice schizzata a 1500 km di distanza dalla mia "precedente vita", ho come la sensazione che il diritto al lavoro che pur avevo maturato, abbia travolto tutti gli altri diritti, altrettanto fondamentali e garantiti: quello di accudire i miei genitori 80 enni; il diritto / dovere di prendermi cura e restare accanto a mio figlio; il diritto alla salute (visto che a questa altitudine le mie patologie subiscono un peggioramento); il diritto a svolgere la mia attivira con animo sereno senza mille preoccupazioni oltre il disagio di vedermi scomparire, il già incongruo stipendio, a metà mese.

In questa gelida giornata, a 24 ore dal fatidico incontro dei sindacati col governo che deve decidere sulle sorti del nostro futuro, mi domando se questi "tutori" dei nostri diritti se le sono poste queste considerazioni.
Se rifletteranno sulla condizione di sofferenza e di disagio che tutti stiamo provando.
Se si soffermassero veramente su tutto ciò che andiamo dicendo da due anni.... E se si soffermassero a riflettere su tutte queste "condizioni" causate dal distacco di noi lavoratori a così tanti km di distanza dalle "naturali" sedi dei nostri interessi familiari, affettivi e personali? Si potrebbe ravvisare un danno all'esistenza di ciascuno di noi?
Si potrebbe configurare quel danno esistenziale, sul quale tutte le Corti e i Tribunali italiani si sono ampiamente pronunciati, dal 2000 in poi?

È o non è configurabile un "peggioramento" della qualità della vita di tutti noi docenti esiliati?
Incidono o no, sulla qualità della vita, le conseguenze di tale allontanamento da casa, che comportano una effettiva decurtazione patrimoniale del docente trasferito a 1500 km, rispetto a quello assunto, senza servizio, nella propria provincia? 
Si configurano o no, pregiudizi quotidiani e perturbamenti afferenti alla mancata possibilità di accedere a tutte quelle attività tipiche che realizzano la persona umana?
Ecco se dovessimo chiedere al giudice di pronunciarsi sul Danno esistenziale sofferto fin qui, forse, un pensiero sulla possibilità di rimediare al disastro dei trasferimenti della 107, lo dovrebbero fare.

L'INTERVENTO

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di Alessandra Maria Sferrazza

IN INTERIORE HOMINE...SENTIMENTI E SENSIBILITA'
Sono giorni di attesa per noi docenti, motivo di ulteriori ansie e preoccupazioni. Anche questa volta qualcuno deciderà sul nostro destino prossimo, chissà se ritorneremo a casa dalle nostre famiglie, dai nostri affetti o magari ci costringeranno a vagare ulteriormente come pedine per le regioni italiane.
Giorni fa una mia conoscente mi raccomandò testuali parole: "ti prego Maria Alessandra, scrivi delle lacrime di mio figlio tutte le volte che vede il padre partire per una scuola che si trova a 1400 km". E' come se mi portassi dentro il dolore di tutti noi, so come ci si sente lontani da casa. Io voglio che tutti sappiano cosa accade in Italia! Quando arrivai un anno fa in questo paesino sperduto della bassa bresciana (i bresciani stessi non sanno dell'esistenza di questo posto), mi sentivo fuori dal mondo. Non sapevo dove fossi, perché fossi lì. Tutto mi girava intorno, era tutto estraneo. Provavo, provo un sentimento di profonda ingiustizia per questo trasferimento forzato. Quasi una punizione, senza affetti, senza amici e un lavoro. Gia' un lavoro, ma a che prezzo?
Il peso delle spese da sostenere, il peso di ogni lacrima gettata e un sorriso, unico sorriso come se fosse una maschera da donare ogni giorno a mia madre che è dovuta salire con me, una donna di 80 anni con la sue sofferenze e che non avrei potuto lasciare da sola. Nessuna parola di conforto, vedevo volti di persone a me sconosciuti a cui di certo non avrei potuto confidare i miei pensieri più profondi. Non avrebbero capito sino in fondo.
Entravo in una scuola che non conoscevo, nulla era familiare, nemmeno il volto dei miei nuovi alunni. Cercavo disperatamente di trovare un collante con la realtà che avevo lasciato a Palermo, la mia città. Dovevo fingere, sorridere, i bambini non avevano colpa alcuna e dovevo portare avanti il mio lavoro.
Si susseguivano giorni, mesi, la tristezza non mi ha mai abbandonata e con essa il vuoto e il senso di solitudine. Ora è il secondo anno che son qui e i miei sentimenti non son cambiati. Quello che provo io lo provano altre migliaia di docenti miei colleghi finiti non son dove. Non mi consola ciò, semmai amplifica la mia sofferenza.
Giorni fa è scomparsa una collega che attendeva il treno alla stazione di Afragola, giorni dopo un'altra collega è stata investita dal treno del PD mentre attraversava i binari. Chissa' con che animo queste mie colleghe ogni giorno viaggiavano, chissà i pensieri che maceravano dentro mentre erano costrette a farsi tutti quei km per raggiungere la sede di servizio.
Eppure non si tratta di casi isolati, in questi anni si son registrati parecchi casi di docenti che han perso la vita suicidandosi. Penso alla collega di Macerata, alla collega di Padova, di Viareggio, di Marghera, di Torre del Lago, di Salerno, di Silvi, di Genova, di Lecce, di Caccamo, di Avellino e non finisce qui. Depressione, stress? Non so voi che leggete, io preferisco tacere. Io parlerei di un vero e proprio danno esistenziale.
Vorrei che la gente capisse quella che è la delicatezza del nostro lavoro e soprattutto il carico delle responsabilità! Siamo stati formati affinchè ogni alunno venga messo al centro del processo educativo. Una formazione continua, accademica e non solo. Siamo tutti vincitori di concorsi regionali, non posso non sottolinearlo. Siamo educatori, portiamo avanti valori positivi quali la famiglia, già la famiglia che è alla base di tutto eppure le nostre sono state smembrate dalla legge 107. Non abbiamo anche noi diritto a una vita serena, a una famiglia?
Governo e Organizzazioni sindacali che vi apprestate alla fatidica firma, mettevi una mano sulla coscienza. Credete che sia dignitoso un ennesimo contratto di mobilità con una percentuale del 30%? E ancora, che senso ha bandire ulteriori concorsi se ci sono migliaia di docenti fuori sede e che non mettete nelle condizioni di rientrare?
Siamo intellettuali, esseri pensanti, uomini e donne liberi. Formiamo coscienze, facciamo sì che i nostri alunni maturino il loro spirito critico!
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