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Dettagli...

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di Angelo Pajno

FINALMENTE!
Con sincera soddisfazione, e scevro da inappropriati trionfalismi, prendo atto che la comunità eoliana inizia a prendere coscienza delle reali priorità di queste isole rendendosi contestualmente conto di quanto lontane siano dalle esigenze quotidiane le pruriginose voglie di taluni soggetti /associazioni che sui nostri scogli soggiornano principalmente, se non esclusivamente, nel periodo estivo.
Spiace invece che a tale presa d’atto si sia pervenuti solo a seguito di episodi infausti che hanno riguardato, da ultimo, la nostra sanità…… malata.

Leggo sul Notiziario le lucide ed accorate considerazioni del Sig. Bartolo Casella e della Sig.ra Paola Martinetti i quali, per come ha sempre sostenuto lo scrivente nel corso degli anni, giustamente antepongono una assistenza sanitaria ( e non è l’unica priorità) che sia realmente tale e non una parodia di sé stessa, alle bramosie contabili afferenti totani, lucertole, uccelli, delfini, tartarughe et fauna similare, o di istituire ulteriori vincoli (di già ve ne sono a sufficienza) al nostro territorio con inutili parchi (taluni pur condivisibili nelle intenzioni ma dalla inutile estensione “monstre”, come quello geominerario) e riserve terraquee dal principale fine ultimo di assicurare scranni e strapuntini a “forza lavoro” (???) a trazione certamente allogena rispetto al nostro arcipelago.

E non si può sempre sperare che ciò che è disgraziatamente capitato ad altri, il pensiero non può non andare a Lorenza, non capiti a ciascuno di noi….”chi di speranza vive disperato…….!”
Naturalmente ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni e di perseguirne la concretizzazione ma, per carità, si rispettino le insopprimibili primarie esigenze del vivere quotidiano dei residenti e di chi ci viene a visitare per turismo. Spiace che di tali priorità non si renda conto, ad esempio, il Sindaco di Malfa.
A coloro che ne hanno invece preso coscienza, e sono già tantissimi, dico semplicemente ….GRAZIE!

Povera Italia!

Stamane, dopo il briefing con i componenti della task-force si è fatto il punto sugli effetti del lockdown per poterne riferire in occasione del meeting del pomeriggio.

E’ stata ribadita la necessità di incrementare lo smart working in house utilizzando adeguati device collegati a specifico browser, utilizzando software dedicati, e naturalmente facendo affidamento sui promessi sostegni alle famiglie per le spese di babysitting.

Per coloro che dovranno comunque raggiungere l’office è stato confermato il divieto di ricorrere al car sharing anche se ciò comporterà un rallentamento della spending – review a causa dell’incremento del deficit delle aziende di trasposto pubblico dovuto al limitato numero di ticket che saranno emessi, al necessario face-lifting del parco circolante e per istruire lo staff a indicare agli utenti dove e come sedersi.

Il governo (con la “s” minuscola) ha comunque organizzato un workshop con i vari stakeholders dei diversi settori economici per illustrare un abstract sullo stato dell’economia nazionale e giungere quindi ad un planning condiviso che consenta di evitare la deadline del sistema paese.

I giornalisti stanno tentando di accedere al backstage dei lavori al fine di acquisire ulteriori news. Gli stessi dovranno comunque rispettare il dresscode che l’occasione impone anche se, pare, si punterà principalmente sull’evergreen fashion.

Si attendono novità dal community manager del governo (sempre con la “s” minuscola), tale Casalino detto Rocco, meglio noto come “er mutanda”.

Povera Italia!

L'INTERVENTO

 

di Alfio Ziino

Libera non domine

Leggo la nota a firma del collega Angelo Pajno, titolata povera Italia, che mette insieme in poche righe, ironicamente, la terminologia di uso corrente che ormai quotidianamente ci sommerge ad opera sia del governo sia della pubblica (RAI) informazione. E così in dette righe leggiamo, ben assemblati tra loro, i termini briefing, task-force, lockdown, meeting, smart working in house, device, browser, software, babysitting, office, car sharing, spending - review, ticket, face lifting, staff, workshop, stakeolders, abstract, planning, deadlane, backstage, news, dresscode, evergreen fashion, cammunity manager.

Rendendo grazie ai miei genitori ed ai reverindissimi Padri Gesuiti SS.JJ. godo di una istruzione di certo non scadente, ma ciò nonostante il significato della terminologia di cui sopra mi sfugge così come non sarà sfuggito che le conferenze stampa di presidente e ministri vari sono supportate, al pari di molti telegiornali, da una interprete per sordomuti. Bene, giustissimo. Ma anche noi cittadini tutti vorremmo capire quel che vien detto o peggio ci viene imposto. E non trattasi di un pio desiderio. Messe da canto le norme del codice di rito che impongono l'uso della lingua italiana, la "Direttiva per la semplificazione del linguaggio" emanata dal Dipartimento della Funzione Pubblica ha statuito che "tutti i testi prodotti dalle pubbliche amministrazioni devono essere pensati (sic) e scritti per essere compresi da chi li riceve". Altra Direttiva ha vietato, sempre per i testi predetti, l'uso dei latinismi.

Egregi lettori tenete a mente quanto su scritto. Non osservando una qualche disposizione ove siano stati impiegati termini del genere su riferito, potrete invocare legittimamente a vostra discolpa una giustificata ignoranza.

Chissà che non avesse avuto ragione il cavalier Benito Mussolini allorquando, nel ribadire l'obbligatorietà dell' uso della lingua italiana negli atti pubblici, impose anche nel privato il divieto dell' uso di termini "foresti".

Da ultimo, e passando a tutt' altra considerazione. L'interrogativo "meglio un giorno da leone o cento da pecora" vien spesso presentato come un dilemma. Errato. Leone ci si nasce, al pari di pecora, e non vi è di conseguenza nulla da sciegliere. E riferito gli odierni tempi, è meglio morire da vivi o vivere da morti così come da pecore ci viene ancora oggi imposto? Esauritasi la fase virulenta della epidemia, il Covid-19 resta, e resterà a lungo, una malattia al pari di altre. E di malattie si muore, senza che ciò impedisca di vivere. Quì sì che si tratta di scelte, ma le pecore hanno abdicato a tale facoltà. Il governo (sempre com la g minuscola) ha richiesto il conforto di esperti sanitari di vario genere. Niente di male.Ma avete mai sentito di un medico qualunque che, allorquando vi sentite in forze ed i salute con la voglia di fare, non vi raccomadi ancora qualche giorno di cautela? Mai accaduto. Ed il governo, da pecora appunto, si affida, non avendo coraggio, all'alibi della prescrizione medica. Politica zero.

Libera non domine, liberaci o Signore, nell' ordine, da Conte e dal virus.

 

CORONAVIRUS, RAZZA: “RIENTRO IN SICILIA NORMATO DA DECRETI MINISTERIALI. AL VAGLIO PROVVEDIMENTI PER SICILIANI FUORISEDE” 
 
“L’ingresso in Sicilia è normato da un decreto del ministro dei Trasporti, di concerto con il ministro della Salute, che disciplina le modalità con cui si rientra nel territorio siciliano. Si tratta di un provvedimento, giudicato da tutti essenziale nella fase della diffusione del contagio, che ha raccolto la richiesta di limitare l’accesso all’Isola che il presidente Musumeci avanzava già dalla fine del mese di febbraio”.
Lo precisa l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, replicando al capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo.
“Il tema del ricongiungimento familiare per stato di necessità – prosegue l’esponente del governo regionale – è già previsto in quel provvedimento e non necessita di alcuna autorizzazione nuova. Tuttavia, nelle prossime ore, valuteremo provvedimenti finalizzati a favorire il rientro dei fuorisede, che già oggi possono fare accesso nell’Isola, per come previsto dalla disciplina del ricongiungimento familiare”. 
“Dovremmo evitare su questi temi polemiche speciose – conclude Razza - . E’ facile dire facciamo entrare tutti, ma esistono ancora oggi regioni con contagi di molte migliaia di persone, quindi serve gradualità e prudenza”.

 

Gli italiani, la rana bollita e il miles gloriosus.
Il particolare momento che il Paese sta attraversando mi induce ad alcune riflessioni che poco mi importa possano esser non condivise da taluni, almeno sino a quando il lungo periodo di arresti domiciliari non avrà inebetito le menti dei più.
Assistiamo giornalmente all’instillare del terrore di stato (con la “s” minuscola) da parte dei media e della carta stampata in danno di una popolazione sempre più fiaccata, sia psicologicamente che economicamente, che già da tempo ha abbandonato la beota abitudine quotidiana di esibirsi in improbabili performance canore dai balconi, quasi si trattasse di una allegra festicciola rionale.

Ammainate pertanto ugole, chitarre e bandiere l’italiano medio si è reso conto che il lavoro delle piccole e micro imprese (specie quelle unipersonali) è fermo e con esso, consequenzialmente, si è inaridito il proprio reddito.
Grandi speranze erano riposte nell’agognato annuncio del “Conte a mezzo servizio” (l’altra metà l’ha delegata da tempo all’esercito, circa 300, di fieri componenti di inutili commissioni extragovernative) sulla tanto attesa “fase due” della paralisi di stato (sempre con la “s” minuscola).

Grande lo sgomento, invece, nel prendere atto che lo sforzo degli illuminati cervelli si è tradotto, di fatto, in un mortificante “mutato nomine”: siamo sempre alla fase 1!
Dal 4 di maggio, infatti, continuerà la pantomima dell’autocertificazione per dimostrare che si sta andando di fretta e furia a comperare la carta igienica essendo rimasti inavvertitamente… a mezz’aria, ma sarà difficile giustificarsi innanzi al solerte tutore dell’ordine se, dopo due mesi di privazione della libertà, irrefrenabile era il desiderio di respirare l’aria frizzante dell’alba dall’altro di quel promontorio a picco sul mare o godere degli ultimi aneliti del giorno beandosi al cospetto di un tramonto eoliano privo spesso di confronto alcuno. Saremo certamente multati in quanto potenzialmente untori di un virus che, dire non so se per buona sorte o altro, ha risparmiato, sino ad oggi, i nostri amati sette scogli e che comunque dimostra oramai una costante perdita di aggressività.

A nulla varrebbe obiettare che ci si trova, nella circostanza, in splendida solitudine o in compagnia di un familiare convivente. Ligio al dovere il Nostro metterà mano al verbale, salvo commuoversi all’occhio da “Bambi il Cerbiatto” che taluno di noi dovesse essere in grado di sfoderare, ma trattasi di remota ipotesi.
Sia ben chiaro, lungi dallo scrivente pretendere oceanici assembramenti, bagordi campestri, pasquali e partecipate Vie Crusis e passeggiate tet a tet, giusta infatti la prudenza e le accortezze ma vedersi attorniati da figure che sembrano muoversi spalle al muro a distanza di cento metri almeno dall’umano più prossimo, con il volto coperto da improbabili mascherine usate altre venti volte dopo la prima (e quindi inutili), con le mani avviluppate da guanti in lattice dal coreografico colore azzurro intenso, francamente destabilizza.

Il sentimento di frustrazione quindi che scaturisce da una pur sommaria disamina del teocratico e autoreferenziale, oltre che paradossalmente imbarazzante, intervento del “Giuseppi” nazionale di iersera mi fa temere quel rassegnato comportamento degli italiani mirabilmente compendiato da Noam Chomsky, filosofo e anarchico statunitense, nella sua metafora della “rana bollita” laddove l’animale, catturato e messo in pentola, si adegua, senza reagirvi, all’aumento della temperatura dell’acqua e quando finalmente si rende conto del pericolo che corre… è oramai troppo tardi.

Né mi viene in soccorso il vedere i nostri qualificati Corpi di Polizia, nelle loro diverse declinazioni, perseguitare dall’alto con droni ed elicotteri, in operazioni degne di miglior causa, l’anziano in mutande che corre in aperta campagna in splendido isolamento o la signora che, anch’ella in assoluta solitudine, porta il cane in spiaggia per consentire al malcapitato Fido di dare legittimo sfogo alle proprie esigenze corporali. Tutori dell’ordine trasformati quindi, loro malgrado, nel Miles Gloriosus di Plauto.

Allevia le mie sofferenze solo il recente ribasso del costo del greggio visto che un volo di elicottero di 45 minuti costa alla collettività circa 2.500,00 euro. Molto meno, per amor di verità, un volo di drone.
Buona fase 1bis a tutti.

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