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di Nino Saltalamacchia - Christian Del Bono e Pietro Lo Cascio*

On.Le Alberto Samonà Assessore Regionale per i beni culturali e l'identità Sicilia e p.c. Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Messina, Al signor Sindaco del Comune di Lipari, al Direttore del Parco Archeologico delle Isole Eolie Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea Lipari

Oggetto: Appello per la salvezza delle cave di Pomice

On.le Assessore, quali rappresentanti legali del Centro Studi Eoliano, Federalberghi delle Isole Eolie e dell'Associazione Nesos, ci rivolgiamo direttamente a Lei per sollecitare un rapido intervento sulla drammatica situazione che si è venuta a creare nell'area dell'ex stabilimento industriale della Pumex S.p.A.

Riteniamo superfluo, in questa sede, procedere con l'elencazione delle decine di pubblicazioni a carattere scientifico, naturalistico, archeologico e storico, relative alla estrazione della pietra pomice nell'isola di Lipari, attraverso il coinvolgimento di decine di scienziati, storici, archeologi. Lo stesso dicasi per l'attività di lavorazione dell'ossidiana, alla base del popolamento, in età neolitica, dell'isola di Lipari e progressivamente dell'intero arcipelago delle Eolie. Lo studio di questa pagina fondamentale della storia dell'intero Mediterraneo ha portato agli scavi di Luigi Bernabò Brea e Madaleine Cavalier ed alla creazione del museo archeologico intestato all'archeologo di fama mondiale, nostro concittadino onorario.

L'attività estrattiva della pomice, esercitata in forma industriale a partire dal XVIII secolo, ha determinato, nella Sovrintendenza di Messina, la decisione di istituire un Museo della Pomice, rimasto, nostro malgrado, sulla carta e mai decollato. Le strutture e gli stabilimenti pomiciferi sono puntualmente riportate nell'Atlante dei beni Etno-Antropologici eoliani (a cura di Sergio Todesco). L'attività estrattiva della pomice, infine, è uno degli assi portanti del Piano Territoriale Paesistico delle Isole Eolie, realizzato dal compianto professore Vincenzo Cabianca. PTP che ha consentito alle isole Eolie di poter concretamente avanzare la propria candidatura ed ottenere lo straordinario riconoscimento di sito patrimonio mondiale dell'Unesco.

Sin dal 2002, come si può facilmente evincere dai rapporti di Missione dei responsabili dell'Unesco, alcuni studiosi Eoliani hanno prodotto una proposta per un piano di riconversione delle cave di Pomice che vede nel parco geo-minerario il cuore del progetto con la conservazione della memoria storica della lavorazione industriale della Pietra Pomice (pianificazione che è stata recepita dal Piano di Gestione del sito Unesco approvato dal Suo assessorato). Proposta che è stata più volte ripresa dal Consiglio Comunale di Lipari e dall'amministrazione attiva, ma che non si è riusciti a concretizzare.

Rispetto a questa nostra intensa attività di stimolo verso le istituzioni pubbliche, tuttavia, abbiamo dovuto assistere, nell'agosto del 2007, al sequestro da parte della magistratura dell'intero stabilimento ex Pumex di Porticello. Nel luglio 2010 veniva aperta la procedura di "concordato preventivo", così come richiesto dalla stessa società e veniva nominato commissario giudiziale il prof. Massimo Galletti.
Nel maggio 2015 veniva revocato il concordato preventivo, dal Tribunale di Barcellona che dichiarava fallita per insolvenza la Pumex Spa e nominato curatore il Prof. Massimo Galletti, già Commissario Giudiziale.

Nel corso dell'anno corrente sono iniziate le operazioni di smantellamento delle strutture industriali dell'ex cava e la vendita “a peso” del metallo. La storia umana delle isole Eolie venduta a “un tanto” a chilo.

La invitiamo a voler convocare con urgenza un tavolo tecnico con il commissario giudiziale della Pumex S.p.A., le istituzioni pubbliche presenti sul territorio (che leggono per conoscenza), le nostre associazioni, per trovare una soluzione alternativa a quanto si sta evidenziando in questi giorni e prima che il processo diventi irreparabile e conduca alla perdita totale di un bene straordinario. In attesa di un suo gentile riscontro Le inviamo Distinti Ossequi

*Presidente Centro Studi - Federalberghi - Nesos 

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LIPARI - Un appello è stato lanciato all’assessore regionale per i Beni culturali Alberto Samonà per salvare le cave di pomice a Lipari. I presidenti del Centro studi eoliano, della Federalberhi e di NesOs, Nino Saltalamacchia, Christian Del Bono e Pietro Lo Cascio hanno sollecitato “un rapido intervento sulla drammatica situazione che si è venuta a creare nell'area dell'ex stabilimento industriale della Pumex”, divenuta famosa in tutto il mondo per la montagna ove ci si poteva rotolare fino in mare, immortalata anche nel film “Kaos” dei fratelli Taviani.

Dopo la chiusura dell’azienda, condizione per consentire l'ingresso dell'isola nel Patrimonio Unesco "abbiamo dovuto assistere, nell'agosto del 2007, al sequestro da parte della magistratura dell'intero stabilimento ex Pumex di Porticello. Nel luglio 2010 - aggiungono - veniva aperta la procedura di concordato preventivo, revocato nel maggio 2015 dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto che dichiarava fallita la Pumex. Agli inizi dell’anno sono iniziate le operazioni di smantellamento delle strutture industriali dell'ex cava e la vendita 'a peso' del metallo.

“L'attività estrattiva della pomice – dicono Saltalamacchia, Del Bono e Lo Cascio - esercitata in forma industriale a partire dal XVIII secolo, ha determinato, nella Sovrintendenza di Messina, la decisione di istituire un Museo della Pomice, rimasto sulla carta. Le strutture e gli stabilimenti pomiciferi sono puntualmente riportate nell'Atlante dei beni etno-antropologici eoliani (a cura di Sergio Todesco). L'attività estrattiva della pomice, infine, è uno degli assi portanti del Piano territoriale paesistico delle Isole Eolie, realizzato dal compianto Vincenzo Cabianca. Sin dal 2002, alcuni studiosi eoliani hanno prodotto una proposta per un piano di riconversione delle cave di pomice che vede nel parco geo-minerario il cuore del progetto. Proposta che è stata più volte ripresa dal consiglio comunale e dall'amministrazione, ma che non si è riusciti a concretizzare”. Hanno quindi richiesto “un tavolo tecnico per trovare una soluzione alternativa a quanto si sta evidenziando e prima che il processo diventi irreparabile e conduca alla perdita totale di un bene straordinario".(ANSA)

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