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Dettagli...

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di Salvatore Leone

  L'articolo 137 della legge del codice ambiente prevede che: 

  1. Le regioni istituiscono apposite commissioni, con il compito di formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 136 e delle aree indicate alle lettere c) e d) del comma 1 del medesimo articolo 136. (2)
  2. Di ciascuna commissione fanno parte di diritto il direttore regionale, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ed il soprintendente per i beni archeologici competenti per territorio, nonché due responsabili preposti agli uffici regionali competenti in materia di paesaggio. I restanti membri, in numero non superiore a quattro, sono nominati dalla regione tra soggetti con qualificata, pluriennale e documentata professionalità ed esperienza nella tutela del paesaggio, di norma scelti nell'ambito di terne designate, rispettivamente, dalle università aventi sede nella regione, dalle fondazioni aventi per statuto finalità di promozione e tutela del patrimonio culturale e dalle associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di ambiente e danno ambientale. La commissione è integrata dal rappresentante del competente comando regionale del Corpo forestale dello Stato nei casi in cui la proposta riguardi filari, alberate ed alberi monumentali. Decorsi infruttuosamente sessanta giorni dalla richiesta di designazione, la regione procede comunque alle nomine. (3)
  3. Fino all'istituzione delle commissioni di cui ai commi 1 e 2, le relative funzioni sono esercitate dalle commissioni istituite ai sensi della normativa previgente per l'esercizio di competenze analoghe.

Si vuole attenzionare il suddetto articolo in considerazione del…."quattroequattrotto” per i tempi tecnici superveloci, mai sino ad oggi adottati dalla Regione Sicilia per l’emanazione del  provvedimento relativo all’istituzione del Parco Geominerario, voluto da pochi e per pochi. E' da precisare che la legge del 1991, non ha mai fatto alcun riferimento al Parco Geominerario ma solo al Museo della Pomice, in un vecchio stabilimento eredi Ferlazzo, ubicato nella frazione di Acquacalda. La predetta legge, prevedeva come soggetti interessati al Museo della Pomice,  il Centro Studi di Lipari al fine di dare un supporto di consulenze e strategie, il Comune per la gestione istituzionale  con l'Assessorato Regionale e la Soprintendenza ai Beni Culturali, la Pumex Spa per la sponsorizzazione. La Regione Sicilia all'epoca stanziò la somma di 18.000,00 di lire. Nello stesso tempo, nel fabbricato ove si procedeva alla lavorazione e alla asciugatura della Pomice (tra Pumex e Comune c’era un diverbio che riguardava la pesatura della pomice, in quanto la Pumex sosteneva che la tassa pomice andava versata sulla pesatura asciutta dell prodotto e…non al momento dell’escavazione). Sul predetto immobile venne calato all'epoca il vincolo di “bene antropologico”.

Nella legge del 1991 si parlava solo dell'istituzione del Museo della Pomice e non stranamente come asserito nella delibera sottoscritta dal Presidente della Regione Sicilia (17 giugno 2021) anche del Parco Geominerario. Chi può affermare il contrario? La legge del 1991 con l'istituzione del solo Museo della Pomice nella piccola frazione di  Acquacalda-Lipari, mirava a valorizzare un’isola martoriata da un cattivo e pessimo sviluppo urbanistico, senza adeguate opere di urbanizzazione primarie e secondarie, che ancor oggi continuano a dare problemi non indifferenti sul territorio. Le Eolie, con esclusione dell'isola di Salina, sempre omertosa, sono isole confusionarie, dove vivere tutto l'anno  è assolutamente impossibile, in considerazione delle trasformazioni che subiscono nel periodo estivo ed in "letargo" nei rimanenti nove mesi, dove tutto diventa un incubo. Ed infatti, non esiste più il riconoscimento dell'Eolianità ormai perduta e dove si va avanti con provvedimenti tampone (ordinanze contingibili ed urgenti) così come per il Covid. Anche il provvedimento adottato dalla Protezione civile, con l'istituzione provvisoria del  senso unico per l'attraversamento del famoso “ponticello di Porticello” prossimo più a crollare che a resistere nel tempo, è stato sicuramente vincolato al codice ambientale. In tal caso, entrano immediatamente in vigore le misure di salvaguardia del territorio e, quindi diventerà alquanto laboriosa la procedura di messa in sicurezza che andrà a scontrarsi con le vecchie caratteristiche costruttive del ponte. Insomma, si porranno sempre in più i contrasti tra Soprintendenza e Genio Civile.

Uno salvaguarda la bellezza costruttiva e l’altro la sicurezza e, spesso le normative si scontrano. Un dilemma che ancor oggi continua. Poveri ingegneri.  Lo stesso discorso vale per il caratteristico e storico segnale stradale degli anni 50 con il limite di velocità a 10 Km ora. Detto cartello, per tale motivo non potrà essere rimosso senza il benestare dell'Ente preposto ai vincoli ambientali. Pertanto, se nulla è stato fatto negli anni passati, per mettere in sicurezza il vecchio ponticello di Porticello, figuriamoci  cosa faranno negli anni a venire, con l’apposizione del codice dell’ambiente. Inoltre, per mancanza di uno studio di fattibilità e di conoscenza dettagliata dei luoghi oggetto di tutela nonchè delle vicende giudiziarie che hanno interessato la montagna bianca (che non sono state purtroppo oggetto di valutazione nel giudizio di rivendica contro la curatela fallimentare) (la Regione Sicilia sicuramente non ne era a conoscenza) in quanto se avesse saputo degli illeciti edilizi commessi dalla Pumex Spa, si sarebbe ben guardata dal promuovere la procedura per l’avvio del Parco Geominerario, connesso al Museo della Pomice, il cui bene antropologico all’epoca vincolato, si trova in totale rovina e privo di tutte le attrezzature che si trovavano al suo interno.

La zona pomicifera è stata oggetto nel tempo di gravi illeciti edilizi che hanno sconvolto e deturpato la bellezza dei luoghi, con la modifica dell’originaria orografia, tanto che la montagna è diventata una cava a cielo aperto. Tutta la montagna Pumex è stata vagliata dal giudice penale di Lipari, con un procedimento conclusosi con una severa condanna ed il ripristino dei luoghi. E' forse possibile che l'intero territorio "cavoso" sia stato escluso dall'interesse ambientale, grazie alla postilla aggiunta dalla Soprintendenza nel provvedimento del vincolo: “sono esclusi dal vincolo gli immobili oggetto d'interventi abusivi”. Ed ancora, così come era stato formulato nell'originario capo d'imputazione, era stato contestato l'esercizio di "cava abusiva" ex art 624 C.P.. Il Comune di Lipari all'epoca aveva curato la costituzione di parte civile nel giudizio di 1°grado e non in quello d'appello.

Comunque, adesso si attendono i provvedimenti amministrativi del Comune di Lipari che potrebbero determinare l’acquisizione del territorio bianco oggetto dell’illecito, con le relative trascrizioni nei registri immobiliari, non essendo stati ripristinati i luoghi. Un iter molto delicato, che il Comune di Lipari deve completare per evitare che possibili acquirenti delle proprietà pomicifere, (ivi compresa la Regione Sicilia che vuole esercitare il diritto di prelazione), possano in un futuro non lontano, richiedere i danni al Comune di Lipari. Inoltre, il Parco Geominerario con gli illeciti edilizi segnalati alla Procura della Repubblica, ha seguito un iter per il bianco pomice diverso rispetto al multicolorato caolino. Sarà forse una questioni legata ai colori delle montagne. Infatti, il rosa caolino è stato oggetto di una ordinanza di rimessa in pristino, impugnata avanti al tar di Catania. L’iter procedimentale si è concluso con la demolizione di alcune opere e con un provvedimento finale di autorizzazione in sanatoria, in Natura 2000. 

Non è tutto. Meraviglia non poco il ringraziamento da parte di alcune associazioni locali alla Regione per il veloce avvio del Parco Geominerario a fronte di tutte le altre omissioni per il necessario sviluppo dell'economia eoliana. Anzi il Presidente Musumeci, arrivato a Lipari si è sentito turbato allorquando si prospettavano tali problemi. Insomma voleva a tutti i costi il Parco Geominerario senza tavoli tecnici e basta. Altro non interessava. Nelle isole Eolie, ancor prima del Parco, abbiamo bisogno di un "parco giochi" per i bambini, la riapertura del  Punto Nascite, del mantenimento del Tribunale, dell‘Agenzia delle Entrate e altro ancora, che hanno dato e danno lavoro a moltissime famiglie del luogo, perché non si può vivere nell'isola solo di cultura e fotocopie. Bisogna arricchire le isole delle opere essenziali che danno spirito ai giovani e alle famiglie per rimanervi. 

Si pensi anche all'Agenzia del Territorio dove negli anni hanno lavorato diversi eoliani e di cui adesso rimarrà solo uno sportello destinato nel tempo a chiudere; al lavoro dei numerosi avvocati eoliani che saranno costretti a viaggiare per difendere i propri clienti così come forze dell’ordine ed testimoni;  del  depotenziamento dell'Ospedale con la soppressione del punto nascita&altro. Ma che Patrimonio dell'Umanità regna alle Eolie? Bisogna far rinascere la nuova cultura Eoliana. Dovrà essere sostenuta per formare un accurato dibattito da parte di tutti gli eoliani " veri cultori culturali" esistenti in loco al fine di lanciare l'allarme. Attenti alle mosse dei pochi che vogliono allungare le mani sul prezioso territorio eoliano, forzatamente vincolato senza l’esistenza dei presupposti in alcune perimetrazioni. Diversamente avremo turisti che ci chiederanno: “Lei è di qua? E qualche eoliano, risponderà: veramente io sono più di la che di qua”...

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