di Salvatore Leone

Il “Malvasio” Fenech produce anche momenti di riflessione per i prodotti del suo territorio e quelli di origine non controllata. Si chiarisce che il cappero “afroarabo” non è quello delle Eolie. Il gusto è diverso. E’ la storia dei broccoli locali o “di fuori”. Dal gusto al reato il passo è breve ma c’é. Vendere il cappero “afroarabo” non è reato. Si può vendere. Basta esporre l'origine della provenienza con l’etichetta avente lo stesso carattere  della denominazione. Giusto per non confondere la buona fede dell'acquirente che al momento dell'acquisto dev'essere scientemente consapevole che non si tratta di un prodotto locale, ma di un cappero che si trova in tutto il mondo. La differenza del cappero “afroarabo”, rispetto a quello locale, é nella maggior produzione di ricchezza per chi lo commericiabilizza, in considerazione del prezzo di acquisto all'ingrosso. E' solo questo il grave danno che viene prodotto nel mondo dei piccoli coltivatori, che con il loro prodotto locale e genuino, devono combattere la concorrenza dello sbarco del prodotto straniero, coltivato, raccolto e conservato con costi inferiori a quelli eoliani. La domanda del cappero è cresciuta enormemente e la produzione locale non basta a sfamare la richiesta. Il cappero globalizzato merita verità ma anche rispetto per quello locale.

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