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di Marilena Maffei

Orgoglio eoliano

È sempre emozionante a Roma, all'Eur, entrare nelle sale del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni, che oggi fa parte del Muciv (Museo delle Civiltà), dove sono esposti oggetti, segni, manufatti di cultura tradizionale che esprimono la memoria, l’identità, la storia del territorio italiano e per questo meritano di essere conosciuti.

E forse pochi sanno che la sala della Marineria che accoglie la splendida gondola costruita a Venezia in occasione della visita della regina Margherita nella città lagunare nel 1882, espone anche una bella e significativa raccolta di oggetti dedicati alla cultura marinara eoliana.

Una collezione di strumenti alieutici che ho raccolto nell’isola di Lipari negli anni Ottanta e che vanno ben oltre la loro materialità raccontando una civiltà del mare insulare di un recente passato. Delle fiocine, una nassa, una cesta per palangaro… che i visitatori del Museo da tempo possono ammirare (e che si possono osservare nella foto).

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RASSEGNA STAMPA GDS.IT

 

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di Valentina Di Salvo

Al teatro Trifiletti di Milazzo è stata messa in scena la prima di Majara, spettacolo multidisciplinare di produzione de “Il circolo delle lucertole” con la speciale collaborazione dell’Accademia d’Arte “Sicilia Danza” di Gianni Martino ed Edwige Giusto.

Majara, la cui regia e riscrittura scenica è stata curata dalla regista e attrice Viviana Isgrò, racconta la leggenda delle donne delle isole Eolie, definite Majare, che la notte si ungevano il corpo con un unguento e volavano via.
Una storia di streghe per svelare la memoria sommersa delle donne eoliane di primo ‘900, impavide e con il mare dentro, che sfidavano i venti per raggiungere luoghi lontani e procurarsi il cibo.
Liberamente ispirata ai testi “Donne di mare” e “La danza delle streghe” dell’antropologa Marilena Maffei, la rappresentazione teatrale si svolge tra idealità ed esistenza, soggettività ed esposizione.
Un’atmosfera onirica dagli accenti realistici, espressi con la messa in scena dell’interiorità femminile, della gestualità evocativa e dell’implicito contrasto con il punto di vista maschile, un’altra chiave di lettura che percorre tutta l’opera.

La rappresentazione della regista Viviana Isgrò ruota intorno ad alcuni simboli prelevati dai miti delle streghe e della pesca, sottolineando il forte legame con la natura isolana. Da una parte la rete dei pescatori dal valore polisemico, dall’altra i quattro principi della natura.
Terra, aria, acqua e fuoco che diventano elementi scenici conservando la loro funzione di veicolo verso significati più profondi e complessi, mettendo in primo piano il Sentire e il Percepire dello spettatore.

Gli attori sono stati all’altezza di figure non facili da rappresentare perché lontane dalla nostra società attuale: da Marco Abbate nei panni del marito, alle tre donne streghe, Mariella Aragona, Marina Fulco e la stessa Viviana Isgrò, al pescatore Tonino Biondo.

I ballerini dell’Accademia d’arte “Sicilia Danza”, Claudio Maio, Michela Pergolizzi, Carlotta Grego, Giulia Spataro e Maria Gitto, guidati dalle coreografie di Gianni Martino e di Edwige Giusto, sono riusciti a incantare il pubblico ponendosi a metà tra l’essere l’alter ego degli attori e l’esplicazione di significati sommersi: l’emozione che si fa corpo.
Dalla prima apparizione in platea al passo a due sotto il velo che imita le onde del mare, in un soave e intricato gioco di forme. Sono coreografie che disegnano gli spazi tracciando geografie emotive con la partecipazione attiva del pubblico.

A completare il quadro comunicativo, le luci suggestive e la scenografia viva: dal video mapping a cura di Domenico Biondo, Maria Cristina Recupero e Massimo Pizzuto, agli elementi sulla scena utilizzati dagli artisti in perfetta sinergia tra attore e contesto. Le colonne sonore sono state appositamente realizzate dai musicisti presenti a teatro: Sara D’Amico, Giuseppe De Pasquale, Davide Puglisi e Gianluca Saporita.
Motivi che costruiscono la dimensione del racconto ricreando il fruscio della spuma sulle caviglie delle streghe, i frangenti delle risacche dei mari, le carezze dei venti sulle onde della notte, cimeli e conchiglie.

Tradizione e mito si legano anche negli intermezzi corali dei canti propiziatori dei pescatori eoliani, come la Cialoma, prelevati dalla tradizione e curati dal maestro di canto Marco Sindoni.

«Sono molto emozionata e commossa» dichiara l’antropologa Marilena Maffei presente al debutto, facendosi anche portavoce del pubblico.

NOTIZIARIOEOLIE.IT 

di Marilena Maffei

Gentilissimo Bartolino,

mi fa piacere segnalarti uno spettacolo teatrale che si terrà sabato sera al Trefiletti di Milazzo, messo in scena dalla regista Viviana Isgrò con la sua compagnia teatrale e con il corpo di ballo dell’Accademia Sicilia Danza. Uno spettacolo dal titolo potente e affascinante, Majara, che racconta la figura femminile eoliana declinata fra mito e realtà.

Questa importante iniziativa, caro Bartolino, mi fa andare indietro nel tempo di oltre quarant’anni riportandomi a quando sono arrivata nelle Eolie e molti, moltissimi, durante le mie ricerche sul campo mi avvertivano che nell’arcipelago non c’era l’uso del raccontare: si lavorava e basta! Le cose stavano invece ben diversamente.

Oggi i racconti, i vissuti, le storie, le credenze, da me raccolti nell’arco di un tempo lungo dalla voce di tanti narratori hanno dato vita a un patrimonio narrativo, (che in parte ho già restituito al territorio con i miei libri), talmente straordinario e vitale da affascinare registi, attori, cantautori, musicisti, coreografi, ballerini. Artisti che attraverso il linguaggio scenico, in una polifonia di informazioni che coinvolge la voce, la gestualità, la cinesica fanno conoscere oltre i confini insulari storie e tradizioni che nel Mediterraneo rendono uniche le Isole. Un cordialissimo saluto

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Gentilissimo Bartolino,
venerdì ci sarà a Palermo un importante convegno al Museo Archeologico Salinas dedicato alle Donne di Mare e io parlerò delle pescatrice eoliane.
 
L'evento è su facebook   www.facebook.com/events/1116833871849475/  
 
L'incontro fa parte della serie di iniziative culturali selezionate nell’ambito della call “Salinas Culture Hub” promossa da Museo Salinas-Polo regionale di Palermo per i Parchi e Musei Archeologici e CoopCulture

"Donne di Mare Mare di Donne" è un viaggio che partendo dal passato giunge ai giorni nostri, attraverso il racconto, al femminile, di storie che hanno un comune denominatore: il MARE.

La narrazione non avrà una protagonista poiché ogni donna sarà protagonista della sua narrazione. Si alterneranno sulla scena espressioni di mondi differenti e complementari che a vario titolo, ogni giorno, contribuiscono alla valorizzazione e alla salvaguardia del mare come risorsa culturale, economica e sociale. Protagoniste, con le dee e sirene, saranno le pescatrici eoliane raccontate da interpreti di un diversificato mondo legato al mare. L'iniziativa è parte del programma che ComeUnaMarea Onlus, Ente coordinatore, in Sicilia, di CEREALIA - La Festa dei Cereali, presenterà nella edizione 2019 il cui paese ospite è la Tunisia.

 

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Martedì 14 ottobre, nel corso della manifestazione "Ottobre blu" che si svolgerà a Chioggia dal 14 al 19 ottobre, verrà presentato il libro della professoressa Macrina Marilena Maffei - Donne di Mare.Perchè"Donne da Mare" ?

"... nella grande storia, quella cosiddetta ufficiale, le vite minori con il loro carico di accadimenti, emozioni, convinzioni [...] non hanno, come è noto, diritto di accoglienza, tuttavia solitamente è la storia locale a riportare alla luce figure e modalità di vita che caratterizzano il territorio. Ma sinora la dualità donna-mare è quasi sempre stata ignorata. Quando si è fatto ad essa qualche riferimento, tale realtà è stata condensata nella breve espressività di una frase: le donne andavano a mare. Parole ricorrenti che nella loro sintetica banalità hanno trasformato le donne in una moltitudine senza volto, genericamente operativa.
... Ma quale storia si va perdendo? Quella di donne che hanno remato [...], tirato le reti, [...].
Donne che hanno generato i figli e li hanno allevati.
... Detto altrimenti, si va perdendo la storia di donne che hanno contributo all'economia delle Isole, che hanno assolto compiti produttivi molto diversi tra loro mantenendo sempre chiaro, loro che erano analfabete o appena alfabetizzate, l'intento di una coesione familiare e sociale.
... Dimenticarle [...] significherebbe altresì perdere il senso vero e profondo dei luoghi."

Tratto da Donne di mare di Macrina Marilena Maffei, Editrice Pungitopo.

Nel passato - nonostante le preclusioni di ordine legislativo, la mentalità ed i costumi - le donne di mare o da mare hanno ricoperto ruoli e responsabilità su cui direttamente o indirettamente si basava l'economia marinara, in un settore, quello del mare, tipicamente maschile.
L'analisi della capacità delle donne di mare, dettata dalla necessità di subentrare ai mariti nella gestione degli affari, è riflessione del sacerdote Marcello Eusebio Scotti che nel suo Catechismo Nautico, sui particolari doveri della gente marittima, alla fine del Settecento, scriveva che le donne erano abitualmente considerate:
«... inetti arnesi al contrattare ed ingerirsi nel maneggio degli affari [...] e vengono soltanto destinate a sedere in un angolo della casa al semplice ministero di mantenerla ripulita e netta, alla cucina, ed al maneggiamento d'un ago o di un fuso, [...] accollandosi tutto il peso degli affari importanti i mariti, lasciato alle prime il solo pregio dell'ubbidienza, dell'ossequio, e del servigio. Ma non è così nelle città marittime.»
Scotti, in maniera rivoluzionaria, dedica un intero capitolo all'attenzione che avrebbero dovuto prestare le città marittime all'educazione delle donne che in assenza dei mariti imponeva loro cura totale della famiglia, delle faccende domestiche, dell'economica amministrazione delle cose, del disbrigo degli affari, delle vendite e degli acquisti.
Dal mare, dunque, nasce una cultura del mare, che non trascura le donne da mare che, anche per questa ragione, appaiono diverse.
Non è facile però reperire coinvolgimenti diretti di donne in attività legate al mare, unico riferimento esplicito alle donne nel settore della navigazione è nel Codice di commercio del Granducato di Toscana, stampato a Firenze nel 1844 e relativo alle disposizioni legislative francesi. Nella sezione riservata al commercio marittimo si fa espresso riferimento alle donne armatrici: «... le donne innutte o maritate, comproprietari di navi, che non sono ad un tempo mercantesse pubbliche, non sono sottoposte all'arresto personale per la responsabilità circa gli impegni contratti dal capitano.».
Dagli anni successivi si dispone giù di una più precisa documentazione quantitativa: circa il 2.5% dei bastimenti iscritti al Registro Italiano Navale, l'armatore era una donna; sebbene non elevata tale percentuale, è tutt'altro che insignificante.
Nelle città di mare, come aveva riconosciuto Salomone nell'Antico Testamento, si attribuiva alle donne il merito di ciò che sarebbe stato proprio degli uomini: fondi, poderi e vigne.
Inutile dire che OBU 2014 non parlerà di emancipazione o qualsivoglia reazione femminista, i ruoli di donna che andremo a esaminare sono quindi precisi e legati alla tradizione.
La fedeltà, la forza e la tenacia sono le virtù che ne risulteranno.
Cercheremo di capire la psicologia di quell'immagine di donna più forte e meno docile rispetto a quelle presenti altrove, rispetto all'inutile vanità e al semplice piacere di apparire.
Cercheremo di esaminare ciò che ancor oggi spesso caratterizza le donne di terre bagnate dal mare.

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