di Ettore Resta
La baldoria continuò per buona parte della notte. Quando ognuno fece ritorno nella propria capanna, rimasi sola a guardare il ciclo terso. La costellazione di Orione era in centro in tutta la sua ampiezza seguita dalla stella Sirio. Erano favolosi. Avrei voluto volare loro incontro, ma la loro distanza era veramente tanta. Il fungo, abbassato nuovamente il suo ampio cappello, mi avvolse rimanendo custode di me e dei miei sogni. Postami su un fianco, poggiata la guancia sulle mani, rannicchiatami nel pigiamino, mi addormentai. Il mare mi stava avvolgendo con il suo azzurro intenso. Vi nuotavo dentro come fossi diventata una sirena.
Non respiravo né sentivo il bisogno di farlo.A venirmi incontro fu proprio una di quelle piccole foche che avevamo visto in volo. Mi invitò a salire sulla sua groppa ed io fui felice accontentarla. Non avevo mai visto un mondo così bello e così diverso. Volteggiavamo in quella vastità profonda così come facevo in aria con il fungoplano. A farci compagnia nuotando a fianco, era il pesce martello, il quale a volte passando avanti, ci faceva da guida indicandoci la strada da seguire. Le alghe, le spugne grosse come mongolfiere pronte al decollo e pescetti colorati vivevano in ruderi di imbarcazioni poggiate sul fondo. Non so se fossero molto antiche, ma era bello vedere anche se triste, quei resti che un giorno avevano solcato e sfidato le onde, malgrado avessero avuto la peggio.
Mentre ammiravo ci ritrovammo in una ampia grotta tappezzata di fiori ad esagono color arancio intensamente luminosi i quali venivano accarezzati da due piccolissimi pesci rosso fosforescenti e blu violetto. Sembravano chiodini però non da martellare. Su un palco di ricci dai colori diversi posti ad anfiteatro, vi era seduta un'orchestra di granchi che suonando, lasciavano echeggiare le melodie al comando delle lunghe antenne di un maestro aragosta dal sobrio frac. Suonavano così bene che non potei non applaudirli. Con me applaudirono le cernie, le murene e tutti i pescetti che non avevo notato prima.
La musica ad un tratto divenne forte trasformandosi in un coro e poi un frastuono. Mi svegliai. Era il cicaleccio che accompagnava il calore del sole. Innervositami, sbadigliato più volte, sentii il bisogno di stiracchiarmi. Avevo dormito troppo bene, malgrado quelle dannate cicale mi avessero interrotto il bel sogno. Avrei voluto fare anche colazione. Avevo pensato di tirare dallo zaino qualcosa per addolcirmi, ma il vento ci fece volare nuovamente via come un fuscello portandoci lontano. Il fungo volteggiò veloce. Ebbi paura che si rovinasse.. Ad un tratto sentii come se volasse sui sassi. Guardai. Stavamo sorvolando la valle che unisce le gobbe di quell'isola che sembrava un drago in acqua lasciando verso levante apparire un pezzetto di collo con la testa immersa. (continua)
L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali
Da Milazzo in linea Ettore Resta. I racconti del Pasticcino. 9°puntata
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