di Salvatore Leone

L’inizio senza fine. La chiusura della Pumex per fare spazio al Patrimonio dell'Umanità. Sarebbe bastato regolamentare le opere di escavazione. In conformità alla meticolosa leggina del 1908 e non alla successiva legge numero 127  della Regione Sicilia. Sarebbe bastato affidarsi agli organi competenti a decidere sugli usi civici di Palermo e a quello della Corte d'Appello di Palermo. Senza necessità di tirare in ballo il C.G.A. che decide solo avverso le sentenze dei Tar siciliani e non del Commissario agli usi civici, per risolvere e continuare a scavare meticolosamente il materiale pomicifero. Sarebbe stata veramente un'attrazione turistica, unica e spettacolare, fare ammirare il processo della lavorazione della pomice. Ne avrebbero guadagnato tutti. Dal Comune di Lipari con la sua tassa sulla pomice, la Pumex Spa, i dipendenti e soprattutto il mondo eoliano. Sarebbe bastato mantenere la montagna a norma e non anti norma. Oggi, nonostante l'impegno profuso in via super eccezionale e d'urgenza dall’ex Presidente della Regione Sicilia, Musumeci, diretto a trasformare la gruviera della montagna bianca in un pezzo di Museo mondiale, attraverso successivi studi e contro studi con percorsi da studiare. In conflitto con il piano ambientale, senza alcun tavolo tecnico. Ancora è tutto fermo. Una bandiera bianca. Oggi una misteriosa vegetazione tra il verde ed il marrone copre lentamente il bianco montagna. Un meno bianco per tutti che sembra sporco. L'aggressione al territorio è dietro l’angolo fra vini, tavoli tecnicamente apparecchiati per il piano B che più bianco non si può in contrasto col rosa Caolino. Anche alle Eolie si preparano le lavatrici per lo sporco caolino e per quello della montagna bianca.