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Nelle isole Eolie, come in tutta la Sicilia, la Festa dei Morti del 2 novembre è molto più di una commemorazione religiosa: è un rito collettivo che intreccia memoria familiare, tradizione popolare e dolcezza.

Le celebrazioni iniziano già alla vigilia, quando le famiglie si recano nei cimiteri per onorare i propri cari, tra crisantemi profumati e silenzi carichi di emozione.

I doni dei defunti: una magia per i più piccoli

Secondo la tradizione, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, i defunti tornano a visitare i loro cari e lasciano doni ai bambini. Al risveglio, i piccoli trovano giocattoli e dolci nascosti in casa o nel tradizionale cesto in vimini, “‘u cannistru”. Questo gesto, tramandato da generazioni, trasforma il ricordo in festa e insegna ai bambini il valore della memoria.

I sapori della tradizione: frutta martorana e pupi di zucchero

La tavola eoliana si riempie di colori e profumi: regina indiscussa è la frutta martorana, dolce a base di pasta di mandorle che imita frutti e ortaggi con incredibile realismo. Accanto a essa, i pupi di zucchero – dame, cavalieri e soldatini – decorano le vetrine delle pasticcerie, simboli di un folklore che resiste al tempo.

Nel “cannistru” si trovano anche biscotti tipici come i taralli glassati, le ossa di morto dal profumo di miele e chiodi di garofano, le reginelle, i mustazzoli, i nucatoli e il torrone di mandorle. A pranzo, dopo la visita ai defunti, si gusta la muffoletta: un panino farcito con olio, acciughe, formaggio e origano, simbolo di condivisione e continuità.

Le origini: tra paganesimo e cristianesimo

La Festa dei Morti affonda le sue radici in un intreccio di riti pagani e cristiani. Antiche credenze greche parlavano di spiriti che vagavano senza culto, mentre la Chiesa latina introdusse la Commemorazione dei defunti nel 998 d.C. In Sicilia, la tradizione popolare risale almeno al X secolo, con usanze che uniscono devozione, folklore e identità locale.