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Lipari - Per il 2016, sei titolari delle concessioni demaniali per i pontili galleggianti dovranno pagare circa 50 mila euro per la tassa rifiuti. La cifra è ritenuta "esosa" e con un legale messinese hanno fatto ricorso alla commissione tributaria.  

Per i campi boa, invece, in media l'importo è di 1500 euro l'anno, mentre per i lidi balneari circa 300 euro. 

Le concessioni demaniali - come è notorio - scadranno nel 2020, ma già da tempo è in corso un contenzioso. A Lipari si è anche tenuto un convegno con i rappresentanti nazionali. L'Unione Europea ha disposto che dovrà esserci nuovamente una gara, mentre in Italia si insiste per una proroga. Chi la spunterà? 

L'ITER POLITICO

Con due comunicati congiunti i relatori di maggioranza, Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante hanno reso noto la conclusione dei lavori delle commissioni Finanze ed Attività Produttive della Camera dei Deputati. Riformulata la proposta di legge delega che rimanda al Governo la riorganizzazione di tutta la materia sulle concessioni demaniali con finalità turistiche. Al di là della possibilità di approvare la legge delega entro la fine della legislatura (gli esperti ritengono che visti i tempi siano piuttosto remote) il testo non affronta se non per principi i punti di questo delicato ed importante aspetto dell'economia turistica del nostro Paese, sui quali il confronto si è spesso trasformato in scontro.

Nella legge delega si affermano alcuni principi;
– Periodo transitorio prima delle gare (evidenze pubbliche). Ma per quanto tempo? 5 anni? 30? 99 come chiedeva qualcuno? Al momento non si sa.
– Viene riconosciuto il principio di legittimo affidamento. Ma l'applicazione non è semplice. Infatti il legittimo affidamento non può di certo riconoscersi indifferentemente a tutti i concessionari. Spetta al giudice valutare caso per caso se realmente vi siano stati investimenti, frutto del legittimo affidamento che si è riposto nel regime della proroga della concessione fino al 2020. In caso contrario, la concessione decade.
– Viene riconosciuto il valore commerciale dell'impresa. Come viene calcolata e chi la perizia? Non viene specificato.
A queste domande dovrà rispondere il Governo con la delega che riceverà dal Parlamento. L'assessore regionale al turismo dell'Emilia Romagna Andrea Corsini commenta: "Sono molto soddisfatto per l'approvazione degli emendamenti alla legge delega di riforma del demanio. È un ottimo lavoro e voglio ringraziare personalmente i relatori, Sergio Pizzolante (Ap) e Tiziano Arlotti (Pd), per il risultato ottenuto. Ora l'auspicio è che l'approvazione definitiva di questa legge fondamentale per gli operatori e le imprese turistiche dell'Emilia-Romagna, arrivi al più presto e comunque entro la fine della legislatura". In questa fase che ormai conduce alla fine della legislatura, ciascuna forza politica cerca sta cercando di massimizzare il conto elettorale. Sulla legge delega sono intervenuti anche gli onorevoli Deborah Bergamini e Maurizio Gasparri, entrambi di Forza Italia, in risposta a Pizzolante e Arlotti: "La commissione finanze della Camera ha approvato il disegno di legge delega di riordino delle concessioni demaniali marittime. Un disegno di legge che delegittima il lavoro, i sacrifici e gli investimenti di migliaia di aziende e famiglie italiane mettendo all'asta le concessioni e aprendo il mercato ai grossi operatori internazionali. Forza Italia si è sempre opposta a questo assurdo provvedimento che danneggia le imprese italiane, l'interesse nazionale, e un comparto che è una eccellenza della nostra economia. Continueremo la nostra battaglia contro questo provvedimento in aula, nelle piazze, e in tutte le sedi opportune sempre al fianco dei balneari per ribadire la necessità di prorogare le concessioni in essere ed escludere poi definitivamente questo settore dall'assurda direttiva Bolkestein, così come hanno fatto Spagna e Portogallo, che non tiene minimamente conto della specificità delle nostre coste rispetto a quelle del resto di gran parte dell'Europa". E il MoVimento 5 Stelle? In passato Alberto Papperini nella sua corsa a sindaco di Cesenatico (è stato poi consigliere comunale fino all'anno scorso) scriveva: "La Direttiva europea Bolkestein impone la svendita delle nostre spiagge, del nostro turismo, del nostro futuro. Siamo contro la direttiva Bolkestein. Noi non ci stiamo". Poi però i giudizi sulla normativa europea e le sue applicazioni si sono fatti più articolati. Lo scorso anno Gabriele Bianchi, consigliere regionale pentastellato delle Toscana, aveva dichiarato: "Noi siamo favorevoli a un'asta. Col tempo che c'era potevamo lavorare con un doppio binario della serie, per i balneari che hanno investito e ancora devono ammortizzare l'investimento è bene che si vada in deroga e si prolunghi la concessione, per chi ha già ammortizzato l'investimento è bene che si vada a gara perché si possono incrementare i servizi e la possibilità di uso del territorio, perché oggi vediamo che le spiagge possono essere utilizzate tutto l'anno coi cambiamenti climatici e, quindi, potenziare un settore turistico che da solo dà il 6% del Pil potrebbe dare tantissimo lavoro", definendo senza esitazioni una "lobby" le associazioni de balneari e chiarendo: "Noi siamo contro tante cose in Europa, ma non contro questa regola che dal 2006 ci dicono di seguire e di regolamentare". In commissione, sono stati approvati due emendamenti dei 5 Stelle: premiati gli stabilimenti accessibili e obbligo per i concessionari di trasmettere per via telematica "al Sistema informativo del demanio marittimo di ogni informazione utile sul numero delle concessioni e la loro consistenza". Anche alcune delle sigle sindacali dei balneari sono in fermento. SI Sono già svolte manifestazioni contro la legge delega, durante la fiera del Sun (Salone internazionale dell'esterno) che si è svolta a Rimini. Continua dunque una sorta di "guerra di posizione", tra soluzioni improponibili (Forza Italia) e posizioni del "dico e non dico". Al di là degli auspici, il risultato più probabile è che prima dello scioglimento delle Camere non sarà approvata alcuna legge delega, mentre le imprese del turismo balneare, gli operatori di spiaggia, non investono da 10 anni in attesa che il loro futuro sia certo.(chiamamicitta.it)

QUANTO PAGANO...

di Ferruccio Pinotti

Canoni di locazione ridicoli, assenza di qualsiasi tipo di gara pubblica, occupazioni abusive di tratti di costa, violazione sistematiche di norme e sentenze europee. Ecco la situazione delle spiagge italiane. Quella che dovrebbe essere una gigantesca risorsa economica — il Belpaese vanta 7.375 chilometri di coste (la Spagna circa 4.000) — si traduce in una situazione di caos totale e in un misero introito per lo Stato: le concessioni hanno infatti generato nel 2016 solo 101,8 milioni di euro, a fronte di un fatturato stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro. Questo perché le spiagge vengono date in gestione a canoni quasi simbolici — spesso si tratta di 4-500 euro al mese, la metà di un monolocale in centro a Milano, per 2-3.000 metri quadri di spiaggia — secondo meccanismi di rinnovo «automatico» delle concessioni, che passano di padre in figlio consentendo lucrosi business alle circa 30.000 imprese del settore e una privatizzazione de facto. Già nel 2009 l'Ue ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, chiedendo la messa a gara delle concessioni visto che la Direttiva Bolkestein del 2006 prevede la possibilità, anche per operatori di altri Paesi dell'Ue, di partecipare ai bandi pubblici per l'assegnazione. L'Italia, ignorando i moniti Ue, ha disposto la proroga automatica delle concessioni fino al 31 dicembre 2020. Ma la Corte di Giustizia Ue l'ha bocciata con una sentenza del luglio del 2016. E pochi giorni fa il Tar della Lombardia ha stabilito che vanno organizzate subito gare pubbliche affermando che il decreto legge del 2016 con il quale il ministro Enrico Costa statuiva che «le concessioni sono legittime in attesa della legge di riforma del settore» va disapplicato, in quanto contrario alla disciplina Ue sulla concorrenza.

Cifre spesso irrisorie
Dal semplice stabilimento balneare fino alle strutture con ristorante, piscina, centro benessere, suites sul mare, attracchi «vip», il settore è molto articolato. Ma i canoni (dati 2014, quindi a oggi hanno subìto qualche ritocco su base Istat) sono dappertutto esigui, anche nelle aree di pregio. A Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa 625 al mese, (7.500 all'anno) mentre l'hotel Regina Elena 6.000. Il Metropole versa 3.614 euro, il Continental 1.989. A Marina di Pietrasanta il Twiga di Briatore occupa una superficie di 4.485 metri quadri, per un canone di 16 mila euro all'anno. Ma Briatore non è titolare diretto della concessione bensì in subaffitto e versa un canone di oltre 200.000 euro alla fortunata società concessionaria. Più incerto il destino del beach club Twiga che Briatore doveva aprire a Otranto: un'indagine della Procura di Lecce vuole accertare che non vi siano irregolarità nella realizzazione del lido e Briatore, che ha solo concesso l'uso del marchio, ha sospeso la partnership con i soci locali. A Forte dei Marmi il Bagno Felice versa 6.560 euro per 4.860 metri quadri. A Punta Ala, l'Alleluja paga 5.230 euro per 2.420 metri e il Gymnasium 1.210 euro per 2.136 metri. A Capalbio, lo stabilimento l'Ultima spiaggia — assai frequentato anche dai politici — versa 6.098 euro (per 4.105 metri quadri), mentre il lido-ristorante Carmen Bay paga 3.302 euro per i suoi 2.172 metri. Le differenze a volte sono consistenti. Il Luna Rossa di Gaeta sborsa 11.800 euro per 5.381 metri, mentre il Bagno azzurro di Rimini ne versa 6.700. In Sardegna, per la spiaggia di Liscia Ruja, l'hotel Cala di Volpe paga 520 euro all'anno. Complessivamente, per le 59 concessioni del Comune di Arzachena lo Stato incamera canoni 19 mila euro all'anno. Situazione paradossali.

Nuove regole
Il governo sembra determinato a intervenire, per valorizzare l'immenso patrimonio delle spiagge. Il 27 gennaio il Consiglio dei ministri ha varato il Ddl di delega sul riordino delle concessioni demaniali a uso turistico ricreativo, ora in commissione per l'approvazione alla Camera e poi al Senato. Sergio Pizzolante (Ap), relatore in Commissione Finanze della legge di riforma sulle concessioni (per le Attività Produttive è Tiziano Arlotti del Pd), spiega i principi di quello che dovrebbe essere il nuovo regime: «Il principio è quello stabilito dalla Corte di Giustizia Ue, cioè il no a proroghe automatiche delle concessioni: bisogna arrivare a gare pubbliche, non penso ad aste ma all'individuazione di un contraente per il reperimento sul mercato di forniture, servizi e opere, secondo canoni riformati e stabiliti preventivamente. La sentenza europea dice anche che gli Stati in determinate materie possono far valere questioni di interesse nazionale e riconosce che c'è un "legittimo affidamento": ovvero che chi gestisce tratti di litorale ha un ruolo pubblico e a conclusione di una concessione bisogna riconoscere al gestore il valore dell'impresa costruita».

I tempi della legge-quadro
Un altro principio cardine sarà «la previsione di un periodo di transizione nei confronti dell'Ue: un periodo in cui le 30.000 imprese del settore dovranno adeguarsi ai nuovi criteri». C'è chi lo vorrebbe lungo 30 anni (Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) e chi come Federbalneari apre a un periodo più breve, seguito da evidenze pubbliche. I tempi della legge-quadro? «Abbiamo quasi ultimato le audizioni in commissione — dice Pizzolante —, andremo al voto in aula, il testo passerà al Senato e poi a febbraio-marzo 2018 l'approvazione». Poi c'è il tema della concorrenza. «Gli stranieri? Facciamoli partecipare per le spiagge ancora libere, ma per quelle già in gestione no, è ingiusto, gli investimenti vanno protetti», dice Vincenzo Romito, legale e titolare del VR Beach di Ostuni. «Non vogliamo che multinazionali e grandi gruppi si impossessino delle nostre spiagge. E nessuno potrà essere titolare di più di 2-3 concessioni. Vogliamo favorire le Pmi italiane», ammette il relatore della legge.(corriere.it)

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