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di Luca Iaccarino

Nel mondo globalizzato sono rimasti pochi i luoghi difficili da raggiungere. Ma spesso – proprio perché ostinatamente inespugnabili – conservano tesori preziosissimi. Vorrei fare un esempio a conferma dell’affermazione e (guarda un po’!) riguarda una trattoria. Lo scorso fine settimana eccomi in uno dei posti più magici e remoti d’Italia: le isole Eolie. Per arrivare a Salina (dove ho passato due giorni straordinari all’hotel-ristorante Signum, condotto dalla squisita famiglia Caruso) impiego: mezz’ora per l’aeroporto; un’ora d’attesa in aeroporto; due ore di volo per Catania; un’ora e mezza di strada per Milazzo; un’ora d’attesa al porto; quasi due ore di aliscafo; un quarto d’ora per raggiungere il Signum. Totale: otto ore e un quarto. Ci vuol meno ad andare a New York.

Ma non mi basta: perché un oggetto del mio desiderio è su un’altra isola, Vulcano. Così – dopo una grande cena cucinata da Martina Caruso (della cuoca e dei capperi locali ha scritto Licia Granello su questo giornale pochi giorni fa) – di nuovo porto, aliscafo, macchina ed eccomi in un paradiso pop. La mia versione dell’eden somiglia alla trattoria di Pina Maniaci nella frazione Gelso: una tettoia sulla spiaggia, alle spalle la vegetazione, lassù il vulcano, due barche ormeggiate e stop. Nessun altro edificio. Nessun altro segno di civiltà. Un’osteria, le isole in mezzo al mare, il signor Franco – da dieci anni oste e cuoco del locale prima condotto da madre e zia – che accoglie me e tre amici in mezzo a una trentina d’altri avventori, costumati (nel senso che sono in costume) e affamati. Siamo nel posto giusto.

Prima di tutto ci smezziamo due antipasti misti: alici marinate, fiore di zucchina fritto, frittata, peperone, caponata, polpetta di patate e tonno, cous cous con verdure e moscardino. E già è perfezione: il pesce e le verdure di qui non si battono, per dolcezza, per freschezza. Poi i primi. Caserecci alla Norma, e sono buoni. Ma gli altri primi sono totalmente fuori norma: spaghetti con le uova di tonno fresche; spaghetti al nero di totano: “oggi avevo quello”, ride Franco. Pura poesia. Poi un trancio di ricciola arrosto che pare burro, un tonno scottato con le cipolle squisito, del crudo di ricciola e occhione, involtini di spatola, totani ripieni.

Santa madre che bontà. L’antipasto misto costa 10 euro, i primi tra gli 8 e gli 11, i secondi 16, i dolci 5. Chiacchieriamo, beviamo Grillo, dilatiamo il tempo come solo su un’isola si impara a fare. Poi usciamo a mettere i piedi nella sabbia finissima e nera. E pensiamo che è facile stare al mondo lontani dal mondo.(repubblica.it)

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