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di Francesco Biancheri

Come ebbi a scrivere, nelle Eolie il Santo Patrono viene onorato più volte l'anno, e devo aggiungere, che l'anno scorso mi sono anche imbattuto in uno scrittore, Riccardo Granata , frequentatore delle Eolie di lungo corso, che ispirandosi alla festa di San Bartolo ne ha fatto un racconto romanzato, e di cui ne consiglio la lettura. Dunque, torniamo alle memorie dell'evento. "San Bartolo du Munti", o dei contadini. Un festa immediatamente a seguire quella grande, del Santo, che in statua argentea vien portato in processione “nto paisi” con gran seguito di Confraternite, Canonici, Vescovi (anche due per volta), Autorità e Dignitari.

San Bartolo du Munti, o dei contadini, "na vota parsunali” è una festa modesta, senza Vescovo e Canonici. Una breve processione a “Criesia u Munti”. Nel romanzo “Il segreto di Luca” di Ignazio Silone, il protagonista, Seppe Marano, torna al suo paese dopo lunghi anni di assenza. Ritrova un paesaggio diverso ed il mondo delle relazioni non lo ritrova quasi più. Così,come lui, dopo decenni di assenza ebbi modo di scoprire che “o Munti” davanti "a criesia i San Vartulu", ci arriva addirittura il bus. La poesia di quella festa agrestre rimane nei ricordi.

Quando ero piccolo, "o Munti" con la macchina non si arrivava. Poche case di una comunità isolata. Tant'è che si diceva “ma chi vieni du Munti?“. Precisamente i “monti” erano due: Monte Gallina, dove era una piccola comunità raccolta intorno alla Chiesetta di San Bartolo e Monte Guardia, più alto e dove non c'erano insediamenti. Una piccola digressione a beneficio degli amanti del turismo slow: andando da Monte Guardia o Sarvaturi, si arriva ad una sella dove si può ammirare lo spettacolo da un lato del sole che tramonta, con i suoi colori accesi e dall'altro della notte che si prepara con i suoi colori delicati. Non so in quanti hanno beneficiato di questo spettacolo della Natura. In Spagna in questi posti ci fanno i “miradores“. Punto.

Dunque, i fedeli che da Lipari volevano partecipare ai riti di "San Vartulu o Munti", dovevano percorrere il sentiero che saliva verso a Mennulita. Dunque, partendo dalla strada "pu Chianiconti", mettendosi alle spalle le Scuole Elementari, c'è una viuzza tra la casa di Palamara e Cassarà (negozio Edilcisa per i Milanesi) alla fine, volgendo a destra ci immette "nto Vadduni u Ponti", il letto di un torrente asciutto nella buona stagione, ma che diventa impetuoso durante le grandi piogge invernali (o almeno lo era), tanto che il Cantore delle Eolie, scrisse una sonata che esordisce “passa u ciumi e curri a la Marina“.

Percorrendone un breve tratto si arriva ad un bivio dove campeggiava una edicola della Madonna. Poco prima, sulla destra esiste una delle caserme della Milizia Volontaria Fascista, dove stanziava il personale destinato al controllo della colonia dei confinati. Spero che chi di dovere abbia avuto cura di salvaguardare questa memoria storica. A Lipari ce ne sono altre due: una a Santa Lucia e una a S. Anna, quest'ultima già ai miei tempi, era stata acquisita da un non meglio identificato Senatore, che evidentemente privo di mezzi economici e finanziari non si poteva permettere un soggiorno in albergo, come ad esempio fanno i lavoratori della Fiat. Scusate la digressione .

Dunque, giunti al bivio, il nostro Seppe Marano, intraprendeva una salita in un sentiero acciottolato, fiancheggiato da rovi, muri a secco, radi casolari, nella parte iniziale, terre coltivate o piantumate a frutteti, specie mandorli (da cui il nome Mennulita) ed immancabilmente viti ed olivi. Mano a mano che si saliva si delineava alle spalle il panorama di Lipari e si incominciava a vedere il mare. A quel tempo la parte retrostante il centro storico del paese non era massivamente edificata come adesso e lo spettacolo che Seppe Marano poteva godere, era degno di un dipinto naif. Alla fine della salita si incontravano schierata a desta e sinistra le poche case degli abitanti del Monte, in puro stile Eoliano e tutte orientare verso l'abitato di Lipari.

Diceva il grande Architetto Le Corbusier: “ la casa è una macchina per abitare“. I muratori Eoliani, anche prima di lui avevano già chiaro questo concetto. Infatti le antiche case sono tutte delle “ macchine per abitare“. Tutto è funzionale alla vita che si conduce: a pila per lavare i panni, a loggia per riparasi dal sole cocente e "appenniri i piennuli i pumamuri, u cuoddo da isterna cu sicciu pi assarpari l'acqua, a pinnata per essiccare i prodotti del raccolto, a mannira per custodire gli animali da cortile, u furnu pi fari u pani" e così via. Per fortuna questa impronta architettonica, grazie anche alla sensibilità di un noto geometra (tra l'altro non locale), che fece scuola alle generazioni di progettisti futuri si è conservata anche nelle nuove costruzioni, con gli opportuni adattamenti che le nuove tecnologie richiedono, Ma la “casa eoliana” in generale è salva in tutto il territorio dell'Arcipelago .

Arrivato alla fine del viaggio , Seppe Marano si siede "nto bagghiu a criesia", estrate dalla sua bisaccia una fiaschetta di vino bianco fresco e gazzusa e si disseta in attesa della processione, facendo scorrere lo sguardo verso le isole lontante ed il mare "sutta u Munti Rosa".

La festa è semplice, "u Santo esti di lignu", non ci sono Canonici, Vescovo, Autorità, niente bancarelle, Tutto si svolge in una colorata cornice di semplicità. La vara, o simulacro viene portata fuori dalla chiesa per una breve processione lungo un viottolo sterrato che costeggia i piani di raccolta pluviali, un tempo destinati a canalizzare acqua piovana da immettere nell'acquedotto comunale. Una costruzione finanziata negli anni 50/60 del 1900 dalla Cassa per il Mezzogiorno, che fa il paio con una realizzazione simile, ma più grande, presso il Monte S. Angelo, ambedue abbandonate, purtroppo e fortemente volute dall 'Ing. Merlino, un Eoliano che ebbe importanti legami politici con la DC nazionale, Sindaco di Messina, Presidente della Banca del Sud, progettista di fiducia della Regione Sicilia, Presidente del RINA e chi più ne ha più ne metta... Di lui si disse essere uil referente di fiducia dell'On.le Andreotti in Sicilia, coinvolto in Tangentopoli ebbe i suoi gravi problemi. Ma non è questa la sede per discettare di tali eventi ormai consegnati alla Storia. Della sua vita, ormai trascorsa, ne renderà conto al Tribunale Divino e il suo operato sarà giudicato dalla Storia. Mio padre diceva “dei morti o bene o nulla” in quanto non hanno possibilità di replica.

La semplicità della festa è tuttavia meritevole di quella scalata al Monte, la quale è un tutt'uno con essa . Un viaggio tra natura e Fede che incarna lo spirito di quella religiosità che ha permeato per secoli la vita della gente Eoliana, in senso concreto, poiché, ricorda Seppe Marano, ai sui tempi il senso di solidarietà e di famiglia era molto forte. Tanti disagi dovuti all'isolamento ed alle avversità naturali sono stati superati proprio grazie alla forte solidarietà umana , derivante anche dal sentire religioso della vita degli abitanti. Questa semplice processione ne raccoglie pienamente lo spirito, o almeno cosi era ai tempi in cui Seppe Marano, da giovane si aggirava tra quelle contrade .

Poi arrivò il benessere del turismo, tutti diventarono ricchi in poco tempo. E come accade in tutte queste circostanze, dagli Arabi che da nomadi pastori si ritrovarono petrolieri, alle economie beneficiate da spinte centrifughe e repentine è facile “perdere la testa“ o meglio perdere di vista i valori che fino a quel momento hanno caratterizzato una comunità. Occorre avere un forte senso della misura e soprattutto avere chiaro il concetto che la ricchezza economica non sostituisce i valori sociali. L'altro giorno ascoltavo una intervista con Edi Rama, il Primo Ministro Albanese a proposito del successo turistico del suo Paese e questi disse una frase di una semplicità disarmante, ma tanto efficace: “non montiamoci la testa “ ... Vale anche per noi. Poi la festa finisce non si canta più. Sul fare della sera, Seppe Marano riprende a scendere il sentiero verso il “paese” come gli isolani "du Munti" chiamano l'abitato di Lipari, sognando che un giorno l'antico sentiero sarà ripreso a beneficio di nuovi devoti e viaggiatori.

Castel Cellesi agosto 2023

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L’intervista del Notiziario al dr. Francesco Biancheri, l’emigrante eoliano di alte vedute e sentimenti. La nota

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