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Sabato 24 giugno parte a l'11a edizione del SalinaDocFest, il festival del documentario narrativo ideato e diretto da Giovanna Taviani, che animerà le giornate e le notti dell'isola fino al 29 giugno, con 38 eventi - fra proiezioni, concerti, conferenze e incontri - tutti a ingresso gratuito.

Tema di quest'anno, Padri e Figli. Verso terre fertili: un'edizione speciale, totalmente dedicata ai giovani, nuovi protagonisti del Mediterraneo. Una festa eoliana in onore del mezzogiorno italiano e di Palermo che, non più "capitale della mafia", diventerà, dopo vent'anni, capitale dell'accoglienza e della cultura italiana nel 2018.

L'idea di ripartire dal Sud e dalla Sicilia, come in una cartina geografica capovolta, per ripensare l'Europa dis-unita di oggi, è stata la spinta che ha portato il SalinaDocFest a immaginare, già lo scorso anno, il nuovo concorso Sicilia.Doc, che aprirà il festival sabato 24 giugno. La giuria di quest'anno è composta dai giornalisti Salvatore Cusimano (Rai Sicilia) e Francesco d'Ayala (Radio Rai), e dall'attore Luigi Lo Cascio.

Questi i titoli scelti: Immagine dal vero di Luciano Accomando (Ita 66' – 2016), 12 ritratti di uomini e donne che hanno saputo trasformare l'esperienza dell'immigrazione in un'occasione di riscatto e di successo; Haiku on a plumtree di Mujah Maraini – Meheli (Ita 74' – 2016), una storia che segue il filo della memoria familiare, sparsa tra vari continenti, ma legata in modo stretto alla Sicilia; Prova contraria di Chiara Agnello (Ita 61' – 2016), il percorso di un gruppo di ragazzi di Trapani e Palermo dalla criminalità alla legalità; A noi ci dicono di Ludovica Tortora de Falco (Ita 65' – 2016) il racconto dell'universo di tre 14enni nel quartiere ZEN di Palermo. Al Miglior Documentario sarà assegnato il Premio Irritec.

Domenica 25 giugno inizieranno le proiezioni del Concorso Nazionale Documentari SDF 2017. In giuria, I registi Dyane Gayé - premiatissima e originale filmaker franco-senegalese - e Franco Piavoli - il più visionario e poetico fra i grandi autori del documentario italiano -, il giornalista Enrico Magrelli - Radio3 Rai Hollywood Party - e Cristiano Travaglioli - lo straordinario montatore di Paolo Sorrentino. I film scelti dal comitato di selezione – composto da Arianna Careddu, Ludovica Fales, Antonio Pezzuto e Giovanna Taviani – sono otto: Terceiro Andar di Luciana Fina (Italia/Portogallo, 2016 – 62'), in cui Fatumata e Aissato, madre e figlia originarie della Guinea-Bissau, parlano di amore e felicità attraverso le generazioni, dal terzo piano del multietnico Bairro das Colónias, nel cuore di Lisbona; Saro di Enrico Maria Artale (Italia, 2016 – 69'), il viaggio del regista alla ricerca delle proprie radici, sulle tracce del padre che lo ha abbandonato bambino; Le canzoni di Giovanni Rosa (Italia, 2016 – 70'), le voci e i volti di una famiglia della periferia palermitana che sogna per il figlio più piccolo un futuro riscatto da artista nel mondo dorato dei neomelodici; The Good Intentions di Beatrice Segolini e Maximilian Schlehuber (Italia, 2016 – 85'), dove la regista affronta, in un difficile dialogo sul passato con la madre e I fratelli maggiori, il tbù della violenza paterna; Le porte del paradiso di Guido Nicolás Zingari (Italia, 2016 – 66'), una finestra sul mondo e sui sogni dei bambini che vivono, pregano e lavorano nelle scuole coraniche della città santa di Touba, la Mecca dell'Africa Occidentale; Vita Nova di Laura D'Amore e Danilo Monte (Italia, 2016 – 80'), in cui gli autori, coppia in arte e nella vita, condividono con il pubblico, attraverso il racconto in presa diretta, i momenti cruciali della strada per la fecondazione assistita che hanno deciso di intraprendere; I sommersi di Gian Enrico Bianchi (Italia, 2016 – 58"), la storia dei fratelli De Luigi, una famiglia di artisti veneziani raccolti attorno a Ludovico, pittore, in occasione di una mostra antologica organizzata per I suoi 80 anni: al centro del racconto, arte, memoria, vecchiaia, educazione allo sguardo; Upwelling. La risalita delle acque profonde di Silvia Jop e Pietro Pasquetti (Italia, 2016 – 77'), un'onda che nasce dal fondo del mare, per portare gli abissi in superficie, tra gli abitanti e le mura di Messina: frammenti di una città tante volte ricostruita sulle macerie di un disastro.

Il miglior documentario scelto dalla giuria riceverà il Premio Tasca d'Almerita SDF 2017. Al film più votato dal pubblico andrà il Premio Signum. Al miglior montaggio, andrà il Premio AMC, assegnato dall'Associazione Montaggio Cinematografico e televisivo. "Padri e Figli" è anche il tema della novità di quest'anno: il Video Contest Premio Absolute Sicilia. Dedicato ai cortometraggi (durata max 90"), è il primo concorso tutto 'social' targato SalinaDocFest. Aperto a tutti, senza limiti di età, nazionalità, qualifica o tecnica. Il SalinaDocFest 2017, che quest'anno ha per la prima volta il sostegno della SIAE, con l'istituzione di un Premio SIAE al miglior film in concorso, deciso da una Giuria Giovani.

Nella giornata finale si terrà una tavola rotonda sui diritti del documentario d'autore nella diffusione cinematografica e nella programmazione televisiva, radiofonica e web, a cui parteciperanno Francesco D'Ayala (Rai Radio Tre), Enrico Magrelli (Commissione MIBACT di selezione progetto MigrArti), Stefano Missio (regista), Roberto Pisoni (Direttore Sky Arte), Luca Scivoletto (Consiglio Direttivo 100 Autori e documentarista). Modera Andrea Purgatori (giornalista, sceneggiatore e consigliere di gestione SIAE) "È una lotta per il futuro - ha affermato Giovanna Taviani - quello della nostra terra e anche quello del nostro cinema, con uno sguardo particolare al futuro del documentario e ai suoi diritti, in un festival da sempre dedicato agli invisibili, in un'isola invisibile, legata al continente e al resto del mondo dalla televisione."

Anche per questo, il focus centrale del festival resta ancora puntato sugli invisibili per eccellenza, i Migranti, che il nostro tempo vorrebbe cancellare. Dal Testo allo Schermo, l' appuntamento di confine tra cinema e letteratura proposto ogni anno, questa volta lancia e raddoppia: un riconoscimento SDF 2017 andrà a Giovanni Maria Bellu per il libro "I fantasmi di Porto Palo", , il suo memorabile romanzo-inchiesta sul primo grande naufragio documentato nel Mediterraneo; mentre il Premio Ravesi Dal testo allo schermo - deciso dal Comitato d'Onore del festival, composto da Romano Luperini, Giorgio e Mario Palumbo, Paolo e Vittorio Taviani, Bruno Torri – sarà consegnato a Pippo Delbono per il film Vangelo (Ita/Be/Ch, 2017–85'), in cui l'autore riscopre, negli occhi e nel racconto di giovani immigrati africani, ciò che ci rende tutti uguali: lo stesso dolore, la stessa solitudine e lo stesso bisogno.

Un evento speciale sarà dedicato all'UNHCR, da quest'anno nuovo patrocinatore del festival, e alle scuole, con il Patrocinio di CIDI PALERMO. In questa occasione sarà proiettato il docucorto - coprodotto dal Comune di Enna e dalle Scuole in Rete Medie e Superiori, presentato in anteprima al Teatro Garibaldi diretto da Mario Incudine - CHE FINE FARANNO. Lettera aperta al Presidente della Repubblica di Giovanna Taviani e Davide Gambino (Italia, 2017 – 29'), sull'incontro tra gli studenti ennesi e i minori non accompagnati del Centro di Accoglienza di Pergusa e di Aidone.

Importante la selezione internazionale SDF di quest'anno, ancora una volta incentrata sul rapporto tra generazioni e culture. Clou della giornata inaugurale sarà l'assegnazione del Premio Lady Wilmar / Mediterraneo SDF 2017 alla regista Mai Masri per il film 3000 Nuits (Francia, 2015 – 103'), la storia di una giovane madre palestinese che da alla luce suo figlio in un carcere israeliano. Un'altra storia forte è quella che ci racconterà in anteprima nazionale il regista inglese Moby Longinotto, con il suo The Joneses (Usa, 2016 – 80'), protagonista il transgender 74enne Jehri Jones nella sua casa mobile a Pearl, Mississippi. Attorno a lui, capo famiglia d'eccezione, il tumulto dei nipoti adolescenti. Ancora in anteprima nazionale - questa volta in collaborazione con il Biografilm Festival che si riconferma partner SDF - Stranger in Paradise (Netherlands, 2016 – 72') del regista olandese Guido Hendrikx. Tre gruppi di giovani migranti appena arrivati nei Paesi Bassi vengono "intervistati" dall'attore Valentijn Dhaenens, nei panni di un addetto ai servizi sociali che, tra fiction e doc, che propone i tre approcci specchio dei nostri atteggiamenti fallimentari di fronte alla disperazione umana: il rifiuto, l'idealismo, l'indifferenza. Una ventata di freschezza la porterà il musical Un Transport en commun (Fra-Senegal, 2013 –48') di Dyane Gayè: da Dakar a Saint Louis in Taxi-brousse, fra canzoni tradizionali, blues e rock 'n roll.

Uno spazio sarà dedicato anche al cinema di finzione italiano, con i due appuntamenti della sezione Sguardi di cinema: Paolo Virzì e Michaela Ramazzotti saranno ospiti del festival per la proiezione in piazza (martedì 27) della La pazza gioia (Ita/Fra, 2016 – 116'); Isabella Ragonese sarà ospite, insieme al regista, per la proiezione di Il padre d'Italia di Fabio Mollo (Ita, 2017 – 93'). Due grandi interpreti per una storia davvero emblematica, che ci riporta al tema centrale del festival. Dall'incontro in una dark room, parte il viaggio attraverso l'Italia di Paolo (Luca Marinelli) che si è appena lasciato con il compagno di una vita e di Mia, incinta ma "il padre non ha importanza". La storia di un amore assoluto, puro e universale, e al tempo stesso della difficoltà, e della paura, oggi, di farsi da figli genitori.

Completano il programma tre incontri letterari di prestigio che vedrà protagonisti Roberto Alajmo, con la presentazione del romanzo Carne mia (Sellerio, 2016), Jacopo Rampini, con la lettura di Rumore di acque di Marco Martinelli, Teatro delle Albe di Ravenna, e Marco Miuccio, autore di La mia gita del quinto. Che io mi aiuti, presentato da Maria Cuffaro. Fra gli ospiti musicali, la Lab Orchestra di Massimo Minutella, Rolando Giambelli per i Beatlesiani d'Italia Associati, Maldestro, Petra Mangoni e Mario Incudine.

Tutti gli eventi in programma sono a ingresso libero ad esaurimento posti

Arroccato sul pendio della collina, piccolo borgo eoliano emergente in un giardino di ulivi, limoni e buganvillee, il raya è lì, proteso con tutte le sue terrazze verso lo Stromboli che il nostro grande Rossellini ed il buon Dio hanno reso immortale.....

Hotel Raya

Giovanna Taviani

Il SalinaDocFest nasce nel 2007, a Salina, l'isola in cui sono cresciuta, con gli amici con cui sono cresciuta.

Il sogno era far rivivere le Isole Eolie, che furono di Ingrid Bergman, Anna Magnani, Lea Massari, Monica Vitti, Massimo Troisi, che proprio a Salina, nella spiaggia del Postino, realizzò il suo ultimo film, e di grandi registi come Rossellini, Antonioni, De Seta, i fratelli Taviani, Moretti, ma anche della mitica Panaria Film, che qui a Salina ha avuto la sua meravigliosa sede all'Ariana di Rinella.

L'idea mi venne durante un viaggio in nave. Stavo lasciando l'isola dove, da quando sono piccola, vado a trascorrere le mie vacanze e parte dell'anno d'inverno quando la pena di vivere nella capitale si fa più opprimente. E come sempre di fronte alle coste che si allontanavano provavo quella fitta di dolore che prende quando lasci una persona che ami. Un amico al porto mi aveva salutato con un'espressione malinconica sul volto: – «Quando la nave supererà la punta di Milazzo – mi disse – tu non ci penserai più e noi torneremo ad essere invisibili nella nostra solitudine isolana».

Pensai a noi documentaristi, destinati come gli isolani all'invisibilità nel nostro paese, condannati all'isolamento e alla solitudine.

Giorni prima,durante una cena con gli albergatori e i ristoratori del luogo, tutti amici di infanzia, avevamo fantasticato di possibili futuri scenari per l'isola, che è così bella quando arriva Maggio, il mese delle Ginestre, o l'autunno, il mese delle vendemmie – e che il mondo invece conosce solo nel mese più caotico dell'anno, Agosto. – Facciamo qualcosa che allunghi la stagione turistica a Settembre – mi avevano detto – e io in un momento donchisciottiano mi ero detta: – Ma certo. Portiamo nell'isola che amo, il lavoro che amo! –

Così decisi di fare un Festival dedicato al documentario narrativo nell'isola di Salina, per riaccendere le luci su un genere dimenticato e su un arcipelago che un tempo fu meta di grandi registi, e pellegrinaggio di molti scrittori e viaggiatori.

Isolani sì Isolati no! fu il nostro motto e nel giro di due anni ottenemmo il sostegno del Ministero dei Beni Culturali. L'Assessorato al Turismo della Regione Sicilia ci inserì nel calendario dei grandi eventi. Avevano colto la nostra sfida per un turismo culturale e destagionalizzato che portasse il mondo sull'isola attraverso la cultura e aprisse nuovi spiragli ai giovani.

Grazie alla collaborazione di professionisti, che si sono innamorati dell'isola e credono fortemente nel cinema del reale; grazie all'accoglienza degli albergatori di Salina e al sostegno del territorio, siamo riusciti a portare i più bei documentari prodotti negli ultimi anni, dando la possibilità al pubblico di vedere film che altrimenti non avrebbe mai visto. Abbiamo dimostrato anche, che, contrariamente a quel che si dice, con la cultura si mangia e che il profitto immateriale, in termini di immagine e di turismo, a volte paga più di quello materiale.

Poco a poco il Salinadocfest è entrato nell'animo di tutti. Oggi è parte integrante della vita dell'isola, riuscendo a diventare uno dei punti di riferimento nel panorama dei Festival dedicati al cinema del reale. Come una grande nave, ha riattraversato la storia del nostro paese, alla ricerca di un porto comune e in difesa di una comunità alternativa all'ordine esistente. Nonostante le tempeste e le avversità è andata sempre dritta superando intemperie e ostacoli, ha imbarcato amici, idee, pensieri, senza avere mai paura di cambiare rotta. Una gran bella soddisfazione: un Figlio che prima non c'era e oggi c'è. Che cresce anno dopo anno, grazie alla passione e al sostegno di chi ha creduto nel sogno. E per questo, per aver creduto in noi, vi ringraziamo.

Ma i sogni hanno bisogno di ali per volare.

Ogni anno che passa la crisi economica impedisce ai nostri sponsor di sostenerci come vorrebbero, i finanziamenti pubblici tardano ad arrivare e noi siamo costretti ad andare avanti con le nostre sole forze e con l'aiuto dell'isola, per non naufragare.

Aiutateci a realizzare la prossima edizione del Salinadocfest, e il nostro altro grande sogno: l'archivio del documentario a Salina, un archivio che parla di noi, del nostro paese, della nostra Storia dei grandi temi che affliggono il Mediterraneo di chi vive sull'isola e non si arrende. Di speranza, di sogni, di futuro. Perché senza la memoria di ciò che siamo stati, non c'è il futuro di ciò che saremo. L'Archivio dovrebbe nascere nell'antica sede di Palazzo Marchetti di Malfa – come una opportunità per i giovani dell'isola, che non solo hanno il diritto ad una formazione di qualità, ma anche di vedere i documentari durante l'inverno, quando l'isola si svuota, il mare si fa cattivo, l'aliscafo per raggiungere la scuola non parte, e sei condannato alla solitudine dell'argonauta del mondo virtuale.

Isolani si', isolati no! Sostiene il Salinadocfest, per mantenere immutata la cultura e promuovere la formazione. Per permettere a chi vive sull'isola e ai giovani di continuare a sognare e a rimanere nella loro meravigliosa isola che fu degli arabi, dei normanni, dei greci, dei fenici, degli spagnoli.

Un giorno arriverà in cui i giovani non saranno più costretti ad andar via dalla Sicilia. In sessantamila sono partiti da Palermo in questi ultimi anni.

Nell'attesa di quel giorno, e spero non per sempre, saremo costretti emigrare anche noi e a prendere il largo per il mondo, se non deciderete anche voi di sostenerci, di scommettere insieme a noi sulla forza della cultura e del cinema del reale.

Sostenete il Salinadocfest!

Vi aspettiamo a Salina, l'isola che c'è, e che non dobbiamo mai smettere di continuare a sognare.

Salinadocfest – XI Edizione, Padri e Figli. Verso terre fertili, Salina, Isole Eolie, 24-29 giugno 2017.

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---Martedì 31 gennaio, alla Casa del Cinema di Roma, Giovanna Taviani, direttrice del SalinaDocFest, e i responsabili di ZaLab presentano LES SAUTEURS di Moritz Siebert, Estephan Wagner e Abou Bakar Sidibé. Distribuito da ZaLab in collaborazione con I Wonder Pictures, il film sarà a Milano il 5 febbraio (CineWanted).

Un eccezionale documento sulla inaccessibile comunità di migranti intrappolata a Melilla: geograficamente in Africa, politicamente in Europa. Qui si innalza il Monte Gurugu, e la frontiera non è più il mare, ma tre alte recinzioni. I rifugiati vivono ai piedi del monte. Uno di loro è Abou Bakar Sidibé, protagonista e regista del film.

Premiato da Amnesty International e dall'Ecumenical Jury Prize all'ultimo Festival internazionale del cinema di Berlino, il film si è aggiudicato Il Premio Tasca d'Almerita come miglior documentario nel Concorso Internazionale SalinaDocFest 2016 Ma(d)re Mediterraneo. La giuria - composta da Leonardo Di Costanzo, regista, Lee Marshall, critico cinematografico, e Andrea Purgatori, sceneggiatore e scrittore - ha deciso di premiare all'unanimità Les Sauteurs perché "questo racconto dell'assalto a un'enclave europea in Africa rovescia il punto di vista della 'Fortezza Europa' e la logica di 'Noi contro Loro', affidando la narrazione a quelli che vengono considerati 'assalitori'. E' un film che sfrutta pienamente le possibilità democratiche offerte dalle nuove tecnologie di ripresa digitale, un film che è insieme manuale di sopravvivenza e viaggio esistenziale di grande umanità."

Il film ha vinto anche il Premio al Miglior Montaggio, assegnato daIl'AMC (Associazione Montaggio Cinematografico e televisivo). La giuria, composta da Ilaria Fraioli, Luca Carrera, Luca Gasparini, Annalisa Forgione ePaolo Petrucci ha emesso il suo verdetto con la seguente motivazione: "In un periodo storico che vede enormi masse di persone spostarsi da un paese all'altro della terra, il film Les sauteurs ci racconta dall'interno le speranze e le paure di uomini che sono al confine di una nuova vita. Il montaggio del film, firmato da EstephanWagner, uno degli autori assieme a Moritz Sieberte Abou Bakar Sidibé, si attua in profonda aderenza al progetto generale del documentario e contribuisce in modo asciutto e partecipato all'urgenza del racconto, senza cedere mai in ritmi non necessari allo scorrere della narrazione. Il nostro premio va quindi a les sauteurs per la coerenza e l'essenzialità delle scelte di un montaggio che mette in opera nella maniera migliore le inusuali scelte produttive, registiche e di linguaggio cinematografico del film."

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