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di Lina Paola Costa

Palermo chiude l’anno di capitale della cultura con una mostra su Antonello da Messina. Le date e le connessioni con la terra eoliana.
Si è inaugurata a Palermo il 14 dicembre 2018 una mostra dedicata ad Antonello da Messina, vissuto presumibilmente fra il 1430 il 1479, le cui opere sono disseminate in vari musei italiani ed esteri. La mostra durerà fino al 10 febbraio 2019 con sede a palazzo Abatellis.
È una delle iniziative con la quale si chiude l’anno di “Palermo capitale delle cultura”, prima di passare il testimone alla città di Matera.
Una mostra che si aggiunge al susseguirsi di tributi ad Antonello che a partire dal 1953 in vari luoghi della penisola hanno visto dedicare al “pictor maximo” tempo, spazio, studi e folle di visitatori.

Un pittore sul quale molto si studia, si ipotizza, per dare ragione di pennellate e atmosfere emotive così tanto fiamminghe, così continentali nei tratti e nei colori, eppure così riconoscibile nella citazione dei luoghi e delle prospettive messinesi. Un pittore di cui si sommano di decennio in decennio attribuzioni, chiavi di lettura, analisi tecniche e traduzioni simboliche inesauribili.
Antonello è riconducibile alle Eolie a motivo di due piccoli splendidi quadri.

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Uno è intitolato “La Crocifissione di Sibiu”, che torna dalla Romania alla Sicilia: una versione del racconto evangelico dove Antonello nel 1460 rappresenta i monti Peloritani come Golgota, dipinge lo Stretto su uno sfondo i cui piani sono scanditi dalle curve della costa, della caratteristica ancona del porto, ansa dopo ansa, fino a pennellare le isole Eolie, con una certa forzatura prospettica rispetto alla reale morfologia del territorio.
Le Croci formano un piano ortogonale, un rettangolo alla cui base appaiono ben cinque figure in compianto composto, mediante una verticalità di linee e sagome dal forte significato simbolico.
Sullo sfondo il mare dai vari toni di blu, fino al tenue celeste fra cui si stende un’isola e poi altre, in orizzontale, ad unire la terra al cielo, sotto una nuvola leggera non meno drammatica: Stromboli, pennellata nell’azzurro fiammingo e poi altri due coni insulari stanno dietro alla scena evangelica.
Vien da chiedersi come dovessero apparire i rilievi eoliani sei secoli fa, scrutandoli dalle colline, da Camaro a Curcuraci. Cosa si vedeva dell’arcipelago, dal lato del mare che lo lambisce a sudest?
È vero infine che Antonello prediligeva il tema del martirio di Cristo, collocava sempre il mare dietro la Croce alla maniera dei Veneziani, ma nella versione della Crocifissione di Anversa e in quella di Londra non appaiono isole minori. Le Eolie si riconoscono solo nella Crocifissione di Sibiu.
Il secondo quadro che parla eoliano e si trova in mostra è “Il ritratto d’ignoto marinaio” - anche il tema del volto d’uomo era prediletto e frequentato da Antonello da Messina - e venne reso celebre quarantadue anni fa dal romanzo di Vincenzo Consolo «Il sorriso dell’ignoto marinaio». Consolo fece allora del dipinto uno spunto consistente del plot narrativo, elaborato in un “antefatto” suggestivo e originale.
Il dipinto è comunque legato a Lipari non per una citazione iconografica intenzionale del pittore, ma per una serie di vicende che ne riguardarono la proprietà e la collocazione presso un’antica bottega di speziale, ovvero una farmacia, che si ritiene possa corrispondere alla Farmacia Internazionale del dottor Finocchiaro, sul Corso Vittorio Emanuele di Lipari.
“Il ritratto d’ignoto marinaio” nel XIX secolo fu venduto al nobile erudito, archeologo e collezionista Enrico Pirajno di Mandralisca che aveva sposato nel 1827 la giovane liparese Francesca Parisi dei baroni di San Bartolomeo. Egli a sua volta collocò la piccola opera fra le proprie collezioni, dove tuttora viene custodita, al Museo Mandralisca di Cefalù.
Come ai tempi di Antonello - sublime pittore - oggi quel sorriso enigmatico ci attira a sé quale seduttivo motore di curiosità e, forse un tantino beffardo, pare domandare: _Sapete chi sono? Sapete dove sono stato veramente conservato per lunghi anni? Nello sportello ligneo di una farmacia liparota, “arrivannu o’ puzzu”!

Nota Bibliografica
La vicenda artistica di Antonello da Messina è studiata fra gli altri da Mauro Lucco.
Quella umana è nota solo per tratti essenziali che ha contestualizzato vari anni fa il professor Salvatore Tramontana pubblicando con Sellerio il volumetto “Antonello e la sua città”.
In chiave romanzata l’ ha raccontata Silvana La Spina, ne “L’uomo che veniva da Messina” per i tipi di Giunti.
Oggi il coordinamento scientifico della mostra palermitana è stato affidato a Giovanni Carlo Federico Villa, come accadde a Roma - Scuderie del Quirinale, nel 2006.

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