021di Antonio Famularo

Lettera aperta al Sindaco di Lipari - Omaggio al Poeta Nello Raffaele.nraffaele1

Caro Marco, dopo tanto tempo mi ha fatto molto piacere rivederti a Lipari e salutarti, al porto-terminal degli aliscafi, la mattina di Ferragosto 2015. Io e mio figlio Andrea stavamo andando a trascorrere la giornata a Panarea, da mia sorella maggiore, e tu eri diretto a Stromboli. Per me è stato un momento particolarmente

toccante perché in quei brevi momenti rivedevo in te il bambino che avevo conosciuto a casa tua, quando durante una pausa di restauro o di accordatura del pianoforte di tua sorella, degustavo ottimi caffè, grazie alla generosa ospitalità dei tuoi genitori e, in particolare, di tua mamma Marisa. Dato che con ogni probabilità non avremo più occasione di rivederci, con la presente vorrei segnalarti il Sig. Nello Raffaele (fotografo) affinché sia riconosciuto pubblicamente il suo talento di poeta e di autore di testi poetici di canzoni.

Probabilmente l'affabile e sensibile Nello è già conosciuto a Lipari, stimato e apprezzato pure per le sue doti compositive fra quanti lo conoscono, ma avrei in merito un sogno che desidero portare alla tua attenzione, e della spett. amministrazione comunale tutta da Te presieduta, sicuro che, in prima persona, saprai attivarti in tal senso. Fate tutto il possibile affinchè presto nella piazza di Canneto venga eretta una stele commemorativa del suo testo poetico "Tempesta a Canneto", 21/01/1981. E' un momento di grande e genuina Poesia a ricordo di un evento-meteo marino avverso presente nell'immaginario eoliano e un egregio e degno riconoscimento al talento poetico di un genuino talento artistico Cannetaro. E' vero che i turisti stivati sui pullman che s'inerpicano fin sulla sommità di Tindari leggono in una stele commemorativa il testo "Vento a Tindari" di Salvatore Quasimodo: è pur vero che fu insignito di un premio Nobel che ormai, come istituzione, nulla ha più a che vedere con la cultura, ma a Canneto c'è 'più' di Quasimodo; finché c'è teniamocelo caro, riconoscendone adesso la sensibilità e apprezzandone ora il talento. I turisti estivi che quotidianamente affollano gli autobus di Urso, giunti a Canneto potranno finalmente riscoprire un autore nuovo, cannetaro DOC.

Marco, non era nelle mie intenzioni, ma è stato quasi un dovere scriverti in merito; ma non sentirti obbligato di dover rispondere per il solo fatto di averti scritto. Grazie sin d'ora, con affettuosa stima.

famularoantonio@yahoo.it

liscabianca1

" Basta un poco di Zucchero e la Pillola va giù, la Pillola va giù... E tutto brillerà di più! "...mary poppins thumb400x275
 
Preciso subito che il fallimento di tre banche italiane non mi ha sorpreso per nulla,
lo avevo previsto da tempo (era alquanto facile, pur non essendo banchiere!) e mi 
aspettavo solo il 'quando?' 
Ciò che mi ha sorpreso, invece (ma non doveva, e questo mi ha fatto indignare!), 
è l'irrazionale fiducia nel sistema bancario di tanti finti 'risparmiatori'/speculatori che 
già si sfregavano le mani solo al pensiero dei guadagni facili degli alti tassi degli 
interessi maturati.
Non vittime di truffa, ma semplicemente giocatori d'azzardo mossi solo dall'avidità. 
Che quelle somme non fossero risparmi 'sudati' lo si comprende dalla faciloneria con la quale se ne sono sbarazzati depositandoli nei luoghi più infidi e insicuri: le banche, che fagocitano molto più denaro contante/sonante di quanto ne possano garantire 
col loro capitale 'interamente versato'. Quelle vittime, malate, prede facili del vizio del gioco d'azzardo, hanno preferito credere, ancora una volta, alla favola, sempre attuale, narrata loro da 'gatti mamoni e volponi' che le banche siano tutte come il 'campo dei 
miracoli' dove il giorno dopo maturano tanti zecchini d'oro, di Collodiana memoria! 
E oggi, forse, come svegliati bruscamente dopo una grande ubriacatura, guardandosi allo specchio delle loro brame, si sono turbati nel vedersi con le orecchie d'asino, gridando più per la vergogna e l'ingiustificabile grossa figuraccia rimediata che per i 
loro risparmi volatilizzati e finiti nella tasche ampie e sicure dei Mangiafuoco di turno in un Paese di Mastri Pupari e marionette sempre più simile al Paese dei balocchi! 
A me non dispiace affatto che delle banche falliscano, vittime della loro stessa lucida, premeditata e pianificata avidità e della loro allegra e disinvolta gestione. La chiamano 'finanza creativa' e i loro Lucignoli dal naso lungo 'maghi della finanza'! Caro Stato, e 
cara Democrazia, perché le aziende private possono fallire (anche per colpa delle banche!) mentre le banche no, al pari delle Poste Italiane che hanno razziato fiumi di denaro facendo credere a tanta gente di divenirne in parte proprietari di essa con azioni 
paragonabili a quei famosi 'rotoloni che non finiscono mai!', per non parlare dell'Alitalia e di altre aziende che hanno fatto la storia del Made in Italy, e del 'Modigliani' comprato recentemente dai cinesi? Perché l'UE 'presta', per modo di dire, torrenti in piena di denaro liquido alle banche al tasso di interesse dell'1% (cioè gratis!) quando con qualche punto in più potrebbe prestarli direttamente alle Aziende private che vogliono ammodernarsi, ristrutturarsi, senza passare sotto le forche caudine del sistema bancario strangolatorio?
Ogni volta che entro in una banca mi assale sempre una forma di ansia: so bene che lì dentro, a mo' di santuario, si venera e si compra/vende denaro e la dignità della gente non conta nulla, lo si capisce dalle facce di sacrestano o di chierici, o di ancelle del
Signore di turno a simpatia, che officiano i loro rituali da dietro gli sportelli post-moderni con sorrisi che puzzano di vinile deformato dal sole delle loro lampade, come i vecchi dischi a 33 giri, non riuscendo nemmeno a dissimulare la loro spocchia e arroganza 
e il loro riconoscibilissimo iter burocratico seguito per arrivare a occupare la loro scranna. 
Comunque sia, lo Stato deve permettere ad una banca di fallire (anche per evitare pericolosi precedenti!) come delle banche (e lo Stato stesso) permettano a delle aziende di fallire, mandando a casa i loro dipendenti e lavoratori, erogando prestiti (quando 
sottobanco li concedono) a tassi usurai e pratica reiterata di strozzinaggio. Mi piace  vedere funzionari e impiegati di banca conniventi uscire dagli uffici con gli scatoloni in mano, come quando la TV ha trasmesso le immagini dei dipendenti della Lheman
Broters americana uscire in strada dalla loro torre dorata. Loro non potevano non sapere!
In questi giorni i soliti 'esperti finanziari del giorno dopo' hanno parlato di truffa: ma se 'truffa' c'è stata perché non è stato arrestato nessuno? Perché non vengono bloccati/congelati i conti correnti, o confiscati i beni, di coloro che quelle montagne di denaro 
hanno manovrato? (Pur intuendo già che di quel denaro non vi è alcuna tracciabilità!)
Lo Stato confischi tutto, come fa con i beni posseduti dai mafiosi, e riduca sul lastrico quei truffatori, e le loro famiglie, imponendo loro dei risarcimenti, e che se non hanno nient'altro di meglio o di buono, di costruttivo e di onesto, da fare, che lo vadano a fare 
da un'altra parte! 
Il finto dibattito celebrato negli studi televisivi e nelle redazioni dei giornali, le iniziative promosse/promesse dalla congrega del PD col suo Sommo Sacerdote in primis non hanno fatto altro, con la melassa stantìa delle loro chiacchiere, che dire "basta un poco
di zucchero e la pillola va giù", come nella vecchia favola, sempre moderna e  attuale, di "Mary Poppins", guarda caso trasmessa dalla RAI, "la Tata degli Italiani", il venerdì di Capodanno. In quel capolavoro Disneyano la 'SuperTata' Mary Poppins, come la 'manna' scende dal cielo con un ombrello e la facile ricetta che suggerisce è: "basta un poco di zucchero e la pillola va giù!... Ricorda gli sforzi della Fata Turchina per indurre Pinocchio a ingoiare la medicina! Come sono attuali anche i suoi personaggi: George Banks, integerrimo bancario di Londra, suo figlio Michael, trascurato negli affetti e, per questo, viziato fino all'impertinenza. Trovo molto indicativa e significativa la scena del banchiere che vuole i 2 penny di Michael; il terrore dei due bambini, Michael e la sorella Jane, che  scappano dall'ambiente ostile (la banca, of course!), la ressa di tutti i 'risparmiatori' per riavere indietro il loro denaro, la chiusura temporanea della banca e il licenziamento (temporaneo) di Banks per quanto avvenuto. Il messaggio di fondo è questo: Mary Poppins non è venuta a salvare i bambini, ma il padre! E' significativa, nel film, pure la figura dell'Ammiraglio Boom che si diverte, puntualmente, "a sparare le cannonate"; il giovane  Bert che fa il venditore di fiammiferi (pur avendo la faccia pulita e la grinta di un bancario), per non parlare del vecchissimo banchiere, Mr. Dawes Senior, perfetto archetipo di un moderno direttore di banca."CHEBANCA!" "Non occorre migliorare la banca, basta solo cambiare banca...in appena 12 giorni! Al resto ci pensiamo noi! Mettiamocelo nella zucca... col conto arancio"! Meglio nella zucca che nel nostro Lato B!!!
Sono davvero illuminanti e rivelatrici le pubblicità che si cuciono addosso le banche... "costruite proprio attorno a te" (come una galera dalla quale diventa sempre più arduo districarsi, sia per avere informazioni e risposte, o sia pure spiegazioni, o solo per uscirne fuori indenni!). Stiano dunque tranquilli tutti i 'risparmiatori': non perderanno un solo Euro!
In Italia le banche non falliscono mai! Sono come l'Araba Fenice"! Esperte nel lavaggio con risciacquo di denaro sporco con uso sapiente di 'ammorbidente' per capi delicati e centrifuga.
Si riciclano sempre. Muoiono e risorgono sempre sotto mentite spoglie. Sono una prova inconfutabile della resurrezione e dell'immortalità dell'anima...del commercio: "Business is business!" Si prega di uscire e di depositare gli oggetti metallici nelle apposite cassettiere!"
Verrebbe voglia di fare il dito medio in uso presso gli antichi romani, o anche le corna sicule, all'indirizzo della videocamera. "Ciak, si gira!"..."Ti amo, Bancaria!" Sliding doors...e aria claustrofobica/viziata internamente... "Cam, caminin, cam caminin, spazzacamin!"...
GIU' LE MANI DAL PATRIMONIO DELLE ISOLE EOLIE
 
Davanti all'Unesco, un ente inutile e ingombrante, simile a quella grande mucca pezzata 
(di razza frisona?), logo e immagine simbolo della cioccolata 'Milka', viene voglia di parafrasare una ben nota pubblicità televisiva: giunti fin quasi alla vetta, una discreta 'Gnocca', finta ansimante  e a corto di glucosio nel cervello, chiede ad un ebete in odore gay: "Svizzero?" E lui: "Unesco!"
E la stecca solida di cioccolata che gli si è sfilata dalla tasca, e non dalla patta? Dopo la gran  sudata di una 'cordata' doveva essere pressochè fusa e molliccia, altro che da prendere al volo! 
Ma va là!!!  Li hanno portati lassù in elicottero, imbranati come sono e incapaci di un pensiero di sano erotismo, pur tenendo conto della scomoda asperità montana, e la possibilità di toccare il 'settimo cielo' con un dito! Che l'Unesco sia 'il volto buono' della politica è una bufala! E' solo un ente da cui succhiare solo latte, in termini di montagne di denaro, per funzionari ingessati,  'spicciafaccende' senza livrea e impiegati di concetto, forse ancora con bella mostra dell'unghia ricurva a ostentare/significare il fatto di disdegnare i lavori manuali. Ma 'il latte condensato' e ad  alta digeribilità prodotto dalla Comunità Europea durerà per sempre? Sarà che il tempo delle vacche grasse stia per finire e alle porte si profili un tempo di vacche magre di biblica memoria? 
Che l'Unesco sia una macchina mangiasoldi e un Ente utile solo a pochi non ci vuole certo un  azzeccagarbugli come Sidoti per capirlo. La sua inutilità e inettitudine l'ha manifestata; ma non se  ne sentiva il bisogno: l'avevamo già capito sin dai suoi esordi, essendo figlio/astro di quell'altro grande monumento all'incapacità e imbecillità umana che è l'ONU, la cui scritta sul muro davanti
al suo ingresso fa a cazzotti con ciò che lo ha caratterizzato, dopo essere risorto, come un'araba  fenice', dalle ceneri della defunta 'Lega delle Nazioni', i cui funerali furono celebrati in Francia alla fine della Prima Follia Mondiale (1914-1918, tanto per capirci). L'inutilità e impotenza dell'Unesco si è vista, documentata dai video mediatici, dallo scempio perpetrato impunemente dai puri di occhi e di cuore fondamentalisti di presunta fede islamica che hanno devastato l'antica città di Palmira!
Mi sono domandato più volte: Perchè proprio Palmira? Per Colpire un simbolo, un potente simbolo le cui origini potrebbero condurre al tipo di considerazione del mondo arabo verso la condizione e l'universo femminile. Ciò che accadde pure in Europa con Giovanna D'Arco, "la Pulzella d'Orleans".
Fra le donne fuoriuscite dall'anonimato al quale l'appartenenza al genere femminile le ha relegate e osteggiate lungamente, non è facile decifrarla. Ad avvicinarla alle altre il cui nome ha varcato la soglia dell'oblio, tanto per cominciare sta il suo rifiuto di assolvere il ruolo al quale il suo sesso la destinava per natura: figlia ubbidiente e vergine fino al matrimonio, e quindi moglie, custode della 
casa e 'angelo del focolare', madre devota. La 'Pulzella', oltre a questa imperdonabile trasgressione, ne compì delle altre: assunse il ruolo della combattente, che risaliva alla mitica tradizione delle vergini guerriere identificate dai Greci con le Amazzoni, che non erano affatto vergini, che si servivano degli uomini catturati per riprodursi, prima di ucciderli. C'è pure da considerare il pericolo rappresentato dalle donne che impugnando le armi infrangevano la regola della diversità dei sessi. Vergini come Giovanna erano un po' come le amazzoni italiche: Clelia, per esempio, che nel corso della guerra contro gli Etruschi aveva lottato eroicamente capeggiando le altre donne come un vero Duce; o Camilla, la vergine che nella lotta contro Enea aveva combattuto come un uomo e che per questo verrà paragonata a Giovanna d'Arco da Pio II Piccolomini. Le vergini italiche combattevano per difendere la libertà e i valori del loro gruppo di appartenenza, proprio come Giovanna per la Francia.
Ma, oltre a questo, Lei resta comunque una vergine guerriera speciale: rispetto alle altre non comanda una truppa formata di sole donne. Comanda e porta alla vittoria un esercito di uomini.
Compie un'impresa che, passando dal mito alla storia, altre donne (non molte per la verità) hanno realmente compiuto. Premesso ciò, vengo al dunque della mia domanda iniziale. E' difficile, in questi 'Giorni dell'Ira', non pensare a Zenobia, la regina di Palmira - la città Patrimonio dell'Umanità devastata dall'Isis - che capeggiava il suo esercito con la testa coperta dal casco, impartendo ordini
con voce ferma e virile, compiendo marce di giorni e giorni nel deserto. Ad ogni modo, Giovanna era diversa dalle altre donne guerriere: diceva che a chiamarla ad impugnare le armi era volontà del suo Dio, per non rinnegare il quale era morta. Una martire? Per alcuni sì, secondo altri era invece una strega, un personaggio del demonio, un'impostora e un'eretica. Non è facile districarsi tra posizioni diverse, forse inconciliabili, e informazioni incerte, talvolta contraddittorie (come capita spesso) come quelle sulla sua vita. In conclusione, ho parlato di ciò che Giovanna D'Arco è stata e considerata, a confronto con l'operato di Zenobia, fondatrice e regina della città di Palmira, che nella sua vita, come la Pulzella Giovanna, seppe affrontare i Re e morire per degli ideali. Sono questi alcuni simboli  'femminili', e la loro 'ingombrante' presenza che gli oscurantisti dell'Isis hanno inteso e voluto demolire.
Come dei 'simboli' cari alla cultura e ad un certo tipo di progresso occidentale da colpire e demolire erano le 'Twin Towers', come la redazione di un giornale satirico o altro. E in una vera/seria lotta all'Isis sono i suoi simboli, ciò che ritengono rappresentativo per loro, che bisogna neutralizzare o annichilire.
Ma L'ONU, l'UNESCO e la CEE dissimulano la loro vile incapacità come teste nascoste nella sabbia. Oramai simili alle famose tre scimmiette dicono, con la loro eloquente gestualità: "Non Vedo, Non parlo,  Non sento". Come dire: "Non procediamo perché... Il fatto non sussiste!" 
P.S. Alla base del monumento davanti alla sede americana dell'Onu vi è una citazione del profeta Isaia: "... Ed Egli certamente renderà giudizio fra le nazioni e metterà le cose a posto rispetto a molti popoli.
E dovranno fare delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare. Nazione non alzerà la  spada contro nazione, né impareranno più la querra."  Is. 2:4.

OMAGGIO A MOIRA ORFEI

Con la morte di Moira (Miranda) Orfei, che è stata un'attrice, considerata la regina dell'arte circense e un personaggio televisivo popolare, nata a Codroipo (UD) il 21/12/1931 e morta a Brescia il 15/11/2015, se ne va uno spaccato di fascino mondano e un po' kitch, e un pezzo di storia del Circo. Una volta affermò: "Ho amato più gli animali degli uomini, non potrei far loro del male."

Domani il circo se ne va

(Da 'Il dito e la luna', di Angelo Branduardi)moira

Han spento lucciole e lanterne,

messo il leone nella gabbia,

scambiato il fumo con la nebbia,

domani il circo se ne va.

Le stelle accese della tenda

sono tornate dei fanali,

i clown degli uomini normali,

domani il circo se ne va.

Passato il giorno della festa

ritorneremo a misurare

quel posto vuoto sul piazzale,

domani il circo se ne va.

Passato il giorno della festa

ci resta il piccolo calvario,

gli spazi vuoti al calendario,

domani il circo se ne va.

Han messo via le luminarie,

smontato tutto pezzo a pezzo,

soldati e bimbi a metà prezzo,

domani il circo se ne va.

Nel lampo breve di un istante

forse era solo un'illusione

l'uomo sparato dal cannone,

domani il circo se ne va;

passato il giorno della festa

resta un ricordo eccezionale,

un manifesto lungo il viale,

domani il circo se ne va;

passato il giorno della festa

ci sono a far da spazzatura

lo screening fra la segatura,

domani il circo se ne va.

Solo l'orchestra del silenzio

che aveva posto per partire

rimane a farci divertire,

domani il circo se ne va.

La Parola ai Mimi:

"Nel regno d'Alice, cioè nel Paese delle Meraviglie, la vita non è altro che un gioco dell'immaginazione.

E solamente al circo, nella luce surreale della sua cupola, che ci si può illudere d'udire un macinino da caffè dare dei consigli, una tromba scatenarsi come i bimbi che escono dalla scuola, ed entrare in contatto con la strana e sapiente famiglia degli oggetti domestici che assicurano vita perenne ai focolari più sguarniti. Il circo, per associazione d'idee, rivela la potenza sentimentale degli oggetti poveri.

Il circo, il piccolo circo ambulante, è l'immensa fortuna dell'immaginazione, la quale non paga imposte perché il fisco la considera moneta falsa. Eppure, tutto è realtà nell'inverosimile". Pierre Mac Orlan.

"Alle volte i clowns sembrano sacerdoti di un oscuro rito: essi debbono far ridere, ma la loro dignità segue riluttante e piangente i loro lazzi e le loro capriole". Alessandro Ciurveglia.

"La pista è la fontana della giovinezza, che conserva ai clowns la loro eterna età giovanile. E' proprio così, senza anzianità, che noi li ritroviamo di anno in anno. Con la riapertura del circo, essi hanno spazzolato le vecchie gabbane, ma non sono mutate le loro smorfie. Noi crediamo qualche volta che siano cambiati; no, il clown è sempre uguale a sé stesso. Siamo noi che la vecchiaia ha mutato:

constatazione amara dell'età matura nella quale, per sentimento nostalgico, vorremmo ancora gustare la pienezza delle illusioni di cui il clown è dispensiere". Tristan Rémy.

"La vecchia attrice rimpiange la scena. Una cavallerizza rimpiange anzitutto il suo cavallo, e cioè tutti i suoi esercizi, le prodezze personali sulla grande scena del circo. Che dico, il suo cavallo? La vecchia cavallerizza ne parla come la dama di un tempo rievoca il suo salotto. Il cavallo fu infatti un pretesto all'omaggio circolare, come appunto quello tributato in un salotto. Ma il salotto delle cavallerizze ha girato loro intorno continuamente, come un mappamondo..." Maurice Verne.

ATTENTATO A PARIGI: Verso un nuovo Medioevo?  Assolutamente No!
Dopo l'inqualificabile, esecrabile e vergognoso attentato a Parigi, i Media in generale hanno riempito a uggia gli spazi mediatici entro i quali i soliti ospiti e/o penne spuntate alla ricerca di una nuova verginità,  veri 'Esperti del giorno dopo', di quelli, cioè, che 'già fino al giorno prima sapevano tutto', con le loro dotte  disquisizioni ci hanno fatto una testa così con le loro gratuite scempiaggini e analisi cretine, che avevano  il pregio di mostrare tutte le loro paure e nevrosi, nascosti dalle loro barbette e pizzi e dal lardo delle loro panze e culi ripieni, autentici loghi di appartenenza, insieme alle loro camicie sbracate dai colletti unti e  le maniche consunte, alla prospera razza ovina, senza tema di estinzione e con buona pace del WWF e  dell'UNESCO. Veri e propri monumenti, se non sepolcri imbiancati, di una becera cultura occidentale,  vile, sempre antonio22prona e serva, sedentaria, petulante e cialtrona, dura a morire. Con le ceneri ancora fumanti  e i corpi dilaniati, le prime e più importanti informazioni vertevano sulla borsa, la tenuta dei cambi e  l'andamento in generale di una economia dissennatamente 'globale' e a senso unico, cioè solo a favore del sistema bancario e di tutti i suoi procacciatori e speculatori, protagonisti e attori veri di una finanza  'creativa' e faccendiera nel risucchiare impunemente il sangue e le risorse di tanti risparmiatori, ripagando la loro ostinata fiducia solo con carta straccia, in attesa degli aiuti/estorsioni di Stato, nella ipotesi migliore.
Con i suoi attentati l'ISIS ha manifestato al mondo tutta la sua debolezza e le ritorsioni europee in territorio siriano sono una dimostrazione di frustrazione e impotenza denotando, insieme, l'incapacità di trattare e di addivenire a negoziati politici che, a dire il vero, poi vengono comunque disattesi. Il mondo Arabo non ha niente da richiedere o rivendicare e nulla da offrire, essendo sempre rimasto alla mercé di varie e fragili teocrazie improvvisate di turno, bistrattato da sorde e aggressive politiche occidentali con l'illusoria ubriacatura che le democrazie possano essere modelli/'sistemi' esportabili (vedi i fallimenti destabilizzanti delle politiche occidentali in Libia, in Irak e altrove).
Gli ultimi attentati, Twin Towers incluse, sono i segni non solo di una grande impotenza e frustrazione, ma indicano l'incapacità cronica di sapere pianificare e perseguire con lungimiranza costruttive strategie.
Gli attentati hanno dimostrato chiaramente l'incapacità cronica/reiterata dell'ONU prima, e della Unione Europea poi, di diventare soggetti politici, incapaci di dar vita a progetti politici; e la loro impotenza/inutilità la si era già constatata davanti al fenomeno, non nuovo e imprevedibile, dell'immigrazione. Organizzazioni così grandi, così strutturate, con grandi mezzi a disposizione, non servono a niente e a nessuno, come illusorie e vuote cattedrali nel deserto. E' questo che in me genera impotenza e frustrazione, non la paura di un ISIS, che pur in maniera eclatante ha mostrato i nervi scoperti e poco saldi del pensiero occidentale. 
Fra le tante fesserie, frasi fatte e luoghi comuni uditi, mi ha indotto a riflettere un'affermazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ..."La Cultura è un antidoto contro l'Oscurantismo!"... E' ovvio che in astratto non si può non essere d'accordo con quanto da Lui detto. Ma per apprezzarne la piena portata occorre capire cosa sia ancora oggi Cultura, come perseguirla, come promuoverla, come l'hanno considerata i responsabili di stato preposti ai bottoni decisionali. Quando vengono loro proposti progetti culturali, spesso (e, mi auguro, non volentieri) gli interlocutori (Sindaci, Assessori preposti alla Cultura, personalità giuridiche
locali o regionali) la prima cosa che dicono è: "Non ci sono soldi!" Oppure, se sei un signor Nessuno, ovvero uno sconosciuto non tanto 'illustre', non ti rispondono nemmeno e i fondi destinati alla cultura sappiamo poi come e dove vengono indirizzati e impiegati: in manifestazioni di alcun spessore culturale la cui ricaduta è pressoché pari allo zero assoluto. Sappiamo bene che 'non siamo stati fatti per viver come bruti, ma per acquistare virtute e canoscenza'... Ecco il manifesto della Cultura. E l'Italia, con i suoi tantissimi uomini di cultura, ne ha tanta da non temere alcun oscurantismo. Per anni, sin dagli anni di scuola, ci hanno fatto credere che il Medioevo fu un periodo di 'oscurantismo', il periodo dei 'secoli bui', cioè l'incapacità o pigrizia di tanti beceri critici e storici di mestiere di far luce su tutti quei fermenti vitali e sociali che portarono ad  un nuovo Umanesimo, che prepararono la via al Rinascimento, e poi protrarsi fin oltre 'il Secolo dei Lumi'.
Come non pensare, fra i tantissimi, ad un Grande come Michelangelo, vero baluardo contro la barbarie?
La scultura del David che i fiorentini videro senza veli in Piazza della Signoria l'8 Settembre 1504 è l'icona suprema di Firenze: per la prima volta, dal tempo dei Greci e dei Romani, un uomo nudo grande cinque volte il vero occupava da vero protagonista il cuore simbolico di una capitale della cultura. Giorgio Vasari, ne sottolinea l'eccezionalità con la più efficace argomentazione. "Il David", dice il Vasari, "è la statua della vittoria": Con quest'opera Michelangelo ha vinto gli antichi. Non ci sono più né Fidia né Policleto. Il David esaurisce l'idea stessa di statua. "E certo chi vede questa non deve curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o negli altri da qualsivoglia artefice". Così si esprime lo storico aretino. Come dire: Il David è la statua più bella del mondo, non si può essere più bravi di così, non si può non venire a vederla. Il buon giudizio del Vasari è dimostrato dalle file di turisti continuamente in fila al Museo dell'Accademia, dove il David si trova dal 1873 dopo la sostituzione con una copia sul sagrato di Palazzo Vecchio. In pratica, pur nel suo lapidario e sintetico commento, Giorgio Vasari dice qualcosa di ancor più importante. Sottintende che il gigante scolpito da Michelangelo è la prima statua 'moderna', che gli 'Antichi' sono stati superati e sconfitti. Che la 'nostra' storia dell'Arte comincia da qui, dal 'colosso' che i fiorentini videro ergersi nella Piazza dei Signori nel settembre del 1504. C'è quindi da chiedersi: perché mai questo giudizio così perentorio e comunque, per certi versi, così vero? In cosa consiste la 'modernità' del David, la sua discontinuità rispetto al 'prima', il suo essere, per certi aspetti, un'opera 'd'avanguardia'? Io ritengo
che la 'modernità' del David stia nel fatto che per la prima volta valori spirituali come pensiero, intelletto, volontà, anima, idee, si fanno protagonisti esclusivi di una raffigurazione artistica. Per comprendere la rivoluzionaria novità del capolavoro michelangiolesco bisogna considerare l'iconografia. Nella tradizione fiorentina, ma non solo in quella, il David era stato sempre rappresentato in relazione con il suo antagonista Golia e, di norma, alla fine del duello, con la testa decapitata del nemico posta ai suoi piedi, come un  macabro trofeo. Michelangelo, forse volutamente dimentico delle consolidate convenzioni fino al suo tempo,
si inventa un altro David, diverso dalle immagini conosciute fino ad allora. L'eroe, futuro re di Israele, non viene raffigurato poco prima del combattimento perché la mano destra non regge il sasso, ma bensì l'impugnatura della fionda. E ai suoi piedi, come vorrebbe l'iconografia convenzionale, non è nemmeno posta la testa del nemico sconfitto. Davide riuscirà comunque nell'impresa di cui narra il primo libro biblico di Samuele. E' pronto, mentalmente, spiritualmente ed emotivamente, a quel decisivo combattimento. I
particolari su quel duello che sta per cominciare possiamo leggerli direttamente ai capitoli 16 e 17 del primo libro di Samuele. David, come lo raffigura Michelangelo, vigile, assorto, in totale tensione dei muscoli, della volontà, dell'intelletto, dei più profondi motivi del cuore implicati, è così da sempre, pronto al combattimento, e non ha mai, per così dire, abbassato la guardia. Pertanto è appropriato dire che il David di Michelangelo non è 'rappresentato', ma bensì "é". Egli è il gladiatore della nazione d'Israele il cui proprio Dio tiene sotto la sua potente mano, per certi versi è la fionda del Signore. Ma egli "é", nel contempo, la libertà e la dignità di tutti gli uomini che devono sempre essere pronti a combattere la tirannia e l'ingiustizia. 
David è orgogliosamente 'fiorentino', è dunque un 'archetipo', è 'ogni uomo'. Siamo nel 1504 ma David  è figlio di ogni tempo. Questa statua/monumento rappresenta un eroe della Bibbia che ha sconfitto il Male, la barbarie culturale, morale e spirituale. Ma, per 'transfert simbolico' chiaramente individuabile, essa, opera di un Michelangelo visionario, allude anche al Male odierno. E dice ancora, questa statua, che è un irrinunciabile dovere dell'Uomo affrontare con coraggio, e senza alcuna paura, Golia: il mostro/gigante 'Golia' che si presenta in modi diversi in ogni epoca della storia, a contrastare il cammino della libertà degli 
uomini e della civiltà.
Non era mai successo prima che i valori ideali, morali e spirituali, occupassero e dominassero un'opera d'arte con tanta autorevole evidenza. Ecco, quindi, perché ha ragione Giorgio Vasari quando afferma che questa è la prima statua moderna: un'opera d'arte in cui le forme si piegano a significare l'idea, è un'opera d'arte concettuale. E', dunque, un'opera d'arte, oltre che moderna, attuale, fraterna e consona alla nostra sensibilità.

"SONO UN PO' STANCHINO"... (da 'Forrest Gump')

" VIVI EOLIESTATE 2016 "...

...Nel senso di come uscirne 'vivi', se la prossima sarà un'estate più calda e rumorosa di quella appena trascorsa, e di 'sogni' che non si realizzano mai e che assumono sempre più i connotati di veri e propri 'incubi'.

Milazzo è una vivace e ridente cittadina che si specchia nell'ex 'Mediterranea' e di sera è uno spettacolo di luci della 'Raffineria'.

Sarò sincero: mi assale un senso di ansia ogni volta che medito o programmo di recarmi alle Isole Eolie, anche per il disbrigo di sediaalcune mie incombenze non procrastinabili o delegabili ad altri. Devo molto al mondo Eoliano, e molto ho dato alla eolianità sotto forma di raccolte di disegni e opere di grafica artistica, di composizioni musicali, testi e canzoni, e opere di narrativa; e, oggi, molto di questo amore iniziale, riconosco che si è notevolmente affievolito, al punto di meditare di non tornarvi mai più in quanto alle Eolie, da tempo, non ho quasi più alcun punto di riferimento, tranne alcune amicizie collaudate e di vecchia data.

Aggirarmi per le vie di Lipari, come un clandestino, in un territorio che non riesco più a sentire come mio, da perfetto 'estraneo', non mi dà' più alcuna emozione e ho già sdoganato da tempo tanti ipocriti detti e luoghi comuni. Alle Eolie è già successo ciò che Freddy Mercury cantava già da anni:" TOO MUCH LOVE WILL KILL YOU!" Il troppo amore dei tantissimi estimatori per le isole per certi versi le ha uccise, artisticamente e culturalmente, al punto tale da renderle pressoché simili e fruibili nella loro vivibilità, agli stili di vita consoni delle abituali rourine delle città di provenienza, cosicché d'estate alle Eolie è possibile ritrovare tutto ciò che caratterizza la 'movida' dei luoghi con i quali si è deciso di staccare temporaneamente la spina. E vai con la fretta per un posto in aliscafo, per arrivare in tempo dati i ritardi delle partenze, e vai con musiche di sottofondo in ogni angolo al punto da non potere più passeggiare né conversare in pace davanti ad una fresca ma contraffatta malvasia, con giovani 'fankaz' tatuati e sbracati in tavoli e sedie che invadono l'isola che tanto 'pedonale' non è più. Così ho smarrito il senso del mio venire ancora alle Eolie, per ritrovare ancora che cosa? Soprattutto, per ricercare o fare che cosa? Per non parlare dell'aria di mare di Marina Lunga che sa tanto di gas e di benzina'verde', e non più di salsedine o di iodio. E non sto qui a decantare la noia di un viaggio faticoso e interminabile, con tutte le incognite e incertezze sugli arrivi. Perché a Milazzo, pur un ottimo indotto, non vi è una buona politica fatta di servizi di qualità nè di zone da usare come parcheggio dove lasciare anche i propri mezzi di locomozione. Così proprio Milazzo, nell'immaginario eoliano, è un punto di riferimento obbligato, sia per quando è impossibile rientrare alle isole in caso di condizioni meteomarine avverse, o per studenti che vi risiedono per motivi di studio, eleggendovi la loro invernale residenza. Milazzo, per tutti gli eoliani che non possono fare a meno della 'continentalità' della terraferma, è un po' la capitale delle proprie aspettative, o del proprio 'colpo di vita in città'. Odiata per le annunciate corse 'sospese', e pronti a fuggire da essa a bordo di qualsiasi mezzo disposto ad avventurarsi in mare, col suo capitano coraggioso di turno, pur si rientrare alla propria abitazione.

E non si capisce perché una corsa 'sospesa' non possa riprendere essendosi attenuate nel frattempo, o di lì a poco, le condizioni meteomarine avverse, e perché nessuna nave o aliscafo facciano delle corse 'notturne', permettendo agli isolani di andare a trascorrere qualche sera a Santa Marina o a Lingua, o a Panarea o a Filicudi, rientrando in nottata o la mattina presto.

Ho riscontrato che tante corse quotidiane sono inutili e svantaggiose e c'è scarsa collaborazione tra le compagnie navali e le agenzie dei trasporti, con orari difficilmente armonizzabili per ridurre o contenere le spese. Forse occorrerebbe pensare ad una migliore agibilità portuale e a nuovi mezzi di navigazione, più comodi, più sicuri e meno rumorosi, oltreché più veloci e con migliori tecnologie di manovrabilità, con meno automezzi a bordo da movimentare, magari destinando i medesimi a delle imbarcazioni attrezzate al loro scopo.

Pensando di dovere andare in pensione tra alcuni anni, sto cominciando seriamente a meditare di trasferirmi in Alto Adige, nella mia indimenticabile Vipiteno/Sterzing, nell'Alta Valle Isarco, o a Bolzano/Bozen, dove il clima mi è davvero congeniale, oltre alla tipica cucina tirolese e i suoi nutrienti 'canederli' in brodo, e i dolci e i tanti tipi di pane, che si mangia anche senza companatico.

Ma anche la Toscana e l'Umbria sono luoghi di arte e di spiritualità dove raccogliersi per riposare lontano dai frastuoni di una vita ipnotica, assordante e petulante, come, appunto, è diventata da alcuni anni a questa parte, la vita estiva alle Isole Eolie. E non capisco davvero l'ipocrisia di tanta gente che pensa con tanta nostalgia alle sue isole lasciate tanti anni fa. Ma cosa ci fate ancora in Australia, in America o in Canada? Chi vi costringe a stare lì? Vendete tutto e tornatevene alle Eolie, che sono così felici di accogliervi a braccia aperte e di darvi in cambio il suolo 'natìo' così tanto desiderato e mai dimenticato? Basta, finitela con i piagnistei! Sennò varrà anche per voi, per noi, il detto nebroideo:" Vuoi stare bene? Lamentati sempre!"

Alle Eolie riconosco di non avere altro ancora da fare, o da vedere, a parte la contrada di Ginostra e di salire su Strombolicchio.

E a questo punto riconosco in tutta franchezza e onestà di sentirmi come Forrest Gump: "Sono un po' stanchino!" Succede, dopo avere avuto la consapevolezza di aver vissuto e di avere visto abbastanza, e di non avere più altro da dire, che non sia già stato detto, da me o da altri che mi hanno preceduto, a meno di non ripetersi, di non annoiare, di non volere più stancare.

Forse c'è un po' di Forrest Gump in ognuno di noi, ad una certa età, quando si fanno dei bilanci e si traggono delle conclusioni.

Dunque tornare ancora a Lipari, magari per le prossime festività e vacanze di fine anno? Il desiderio è ancora forte, la voglia di rivedere le vecchie e collaudate amicizie c'è sempre: Ci penserò domani, forse...

'A SALAMIDA'
Con questa canzone, una tarantella, ho voluto riprendere la superstizione, tipica nel Sud-Italia, che ritiene i gechi portafortuna e forieri di buona sorte nelle case dove vi si sono insediati, e causa di sventura per chi li scaccia via, con disprezzo, arrivando persino a ucciderli, inutilmente e crudelmente. Che i gechi siano da considerare positivamente lo si comprende dai tanti fastidiosi insetti che attentano alle nostre serate con le loro fastidiose e dolorose punture. Ricordo ancora che nella baracca di legno a Pollara, costruita da mio
nonno, ve n'erano tanti, nascosti fra gli anfratti delle assi, che prima di entrare battevo forte sulla porta, quasi a chiedere il permesso. La sera si aggiravano furtivi sui 'puleri' e sui muri, appostati in penombra e pronti a ghermire gli insetti attratti dalle luci. Certo non sono campioni di bellezza, ma rendono un servizio davvero molto utile per la serenità e tranquillità delle nostre serate trascorse sotto una pergola. Il geco è stato eletto a simbolo di 'portafortuna', viene soprannominato 'U Signuruzzu', e a motivo di un'antica superstizione ad essi sono stati dedicati i nomi di alcuni locali, come ad es. a Stromboli, 'ai Gechi', e persino un delizioso intarsio su un ben noto e apprezzato marchio di chitarre: la chitarraTakamine Limited Serie 1987 'Jecko' .

'A Tarantula'
Staci rintanatu tuttu 'u 'iornu 'nt'e fissuri,
di li mura a siccu è patruni e signuri;
si t'assuma 'nnanzi puru 'u cori ti si 'scura,
pari minacciusu ma inveci 'un fa paura.

'Nt'a li casi 'u vidi pirchì nesci quannu 'scura,
staci appustatu 'nt'a li crepi di li mura:
duna muzzicuna chiù veloci d'un balenu,
faci 'na razzia 'i pappataci e faleni.

'Un pruvari a cacciallu picchì è bona vintura,
'un pruvari a 'mmazzallu pirchì ti porta svintura;
'un pruvari a scuncicallu pirchì mali iddu nun faci,
ti cunveni lassallu stari si 'nt'a casa vo' aviri 'a paci.

Esti bruttu e puru repellenti e malfamatu,
c'èsti diffidenza e pi' qistu è calunniatu;
megghiu 'u signuruzzu chi li tanti traditura,
megghiu 'na salamida cha tanti malfattura.

N.B. Il titolo di questa canzone 'A tarantula' è stato scelto perché
evoca il ballo e il ritmo indiavolato della 'tarantella', quasi a
indicare gli spasmi e le contorsioni provocate dal morso della
tarantola, secondo la tradizione pugliese, com'è tipico in tanta
sua musica popolare , che ogni anno dedica a esso una festa
suggestiva, divenuta proverbiale.

FIERE DELL' EST, CANI E GATTI, TOPOLINI,  E  ALTRE  STORIE...

"Il Signore vi ha presi a cuore e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli;

anzi, voi siete il più piccolo di tutti i popoli! Il Signore però vi ama e ha voluto mantenere la

promessa fatta ai vostri padri: perciò vi ha liberati con la sua potenza e, mentre eravate ancora

schiavi, vi ha riscattati dalla mano del Faraone, re d'Egitto."  -  Deuteronomio 7:7-8 .

"Alcuni cadranno sotto i colpi della spada, altri saranno portati via come schiavi in paesi stranieri,

e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani e distrutta. Fino a quando non sarà finito il tempo

che Dio ha stabilito per loro."  -  Luca 21:24 .

(Parola del Signore/La Bibbia - Traduzione interconfessionale in lingua corrente)

Riferendosi ad un componimento della Letteratura Ebraica, probabilmente "Alla Fiera dell'Est" 

è la canzone più famosa, e forse anche la più 'rappresentativa' di  Angelo Branduardi. 

Ben lungi dagli intenti musicali/testuali di Branduardi (da una certa 'critica' è stato bollato come 

un cantautore 'disimpegnato' e 'superficiale') il testo poetico originale è un 'acrostico' denso di

significati profondi espressi in simboli o figure retoriche, nonostante la loro apparente semplicità,

ai fini dell'esercizio e dell'apprendimento mnemonico. 

Con l'ausilio della Storia secolare e di quella della nazione di Israele sin dalle sue antichissime

origini cerchiamo quindi di 'entrare' nel testo della canzone in questione per decodificare le figure

retoriche e i vari simboli in esso contenuti.

Nel testo 'Branduardiano' (e a sua insaputa!) "il mercato alla Fiera dell'Est" indica la località 

geo-politica dove vi si svolgono con continuità e successione gli avvenimenti: il 'Medioriente'; 

il "topolino" letterale raffigura simbolicamente la 'minuscola' (iniziale) nazione d'Israele, che fu 

'comprata' dal loro Dio YHWH, dopo  oltre 400 anni di schiavitù e la finale liberazione e uscita 

dall'Egitto, attraverso un patto stipulato al Monte Sinai, di cui Mosè fu il 'mediatore'. Il "gatto", 

il "cane", il "bastone", il "fuoco", "l'acqua", il "toro", il "macellaio", "l'angelo della morte" e, infine,

"l'angelo del Signore" raffigurano le nazioni del mondo 'di turno' (con continuità e successione) 

che al culmine della loro potenza politica e militare, in qualche modo o misura, hanno oppresso

crudelmente la nazione d'Israele, a partire dal "gatto" 'egiziano', provocandone la 'diaspora/ 

dispersione' in tutto il mondo e pianificandone persino lo sterminio in massa in epoca moderna.

Nella mia decodificazione dei simboli il "gatto" raffigura quindi l'Egitto, il "cane" raffigura l'Assiria,

il "bastone" raffigura Babilonia (all'apice col re Nabucodonosor), il "fuoco" raffigura la Media-Persia

(con Ciro il 'Persiano), "l'acqua" raffigura la Grecia (con Alessandro 'il Macedone'), il "toro" 

rappresenta la potenza di Roma, il "macellaio" rappresenta la duplice potenza Anglo-Americana,

"l'angelo della morte" raffigura la potenza nazista del III° Reich (vedi Hitler e poi muori!); infine,

"l'angelo del Signore" è il messianico Gesù Cristo nel suo ruolo di 'liberatore da ogni male' e

ripristinatore del Regno di Dio, così che, come in cielo, anche sulla terra si realizzi finalmente 

la sua volontà e il suo iniziale proposito, e che 'come ultimo nemico sia inghiottita la morte per

sempre e asciugata ogni lacrima di dolore e di cordoglio dagli occhi di tutti.

Eccovi, dunque, la mia riscrittura del testo 'Branduardiano', senza più figure retoriche e simboli a

indicare significati nascosti, ma nella tragica storia e drammatica realtà del popolo ebraico, che 

ancora oggi, in un modo o nell'altro, a torto o a ragione, continua a lottare per la sua stessa 

sopravvivenza.  Il testo della mia canzone si può cantare sulla musica di 'Alla Fiera dell'Est' .UpkPfA5XLjgzYTnvIZ7xMy92iHbeIu9cksNsR6nCbn8--angelo branduardi a salo

 

LA DANZA DEI TIRANNI

Musica: Angelo Branduardi - Testo: Antonio Famularo

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne l'egiziano che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne un assiro che morse l'egiziano

che mangiò la nazione 

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò... 

Venne un babilonese che picchiò l'assiro

che morse l'egiziano che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne un persiano che bruciò il babilonese

che picchiò l'assiro che morse l'egiziano

che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne un macèdone che spense il persiano

che bruciò il babilonese che picchiò l'assiro

che morse l'egiziano che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne un romano che bevve il macedone

che spense il persiano che bruciò il babilonese

che picchiò l'assiro che morse l'egiziano

che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E venne un britanno che uccise il romano

che bevve il macèdone che spense il persiano

che bruciò il babilonese che picchiò l'assiro

che morse l'egiziano che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E l'angelo germano venne sul britanno

che uccise il romano che bevve il macèdone

che spense il persiano che bruciò il babilonese

che picchiò l'assiro che morse l'egiziano

che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò...

E l'Angelo del Signore sull'angelo germano

che venne sul britanno che uccise il romano

che bevve il macèdone che spense il persiano

che bruciò il babilonese che picchiò l'assiro

che morse l'egiziano che mangiò la nazione

che in Oriente mio padre comprò.

In Medioriente per poco o niente

una nazione mio padre comprò.

 

famularoantonio@yahoo.it

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