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di Ettore Resta

Da questa parte, a sud, si vede il castello e tutto l’entroterra fino ai monti e parte della costa per Palermo. Da quest’altra parte, ad est, è la costa che porta a Messina. L’alto monte gigantesco che sovrasta tutto è l’Etna. - - L’Etna, che meraviglia… Ma è meraviglioso tutto…che bel mare. Quasi mi viene l’istinto di visitare tutto. Che incanto, mi sembra di essere in capo al mondo. Credo bene, siamo seicento metri d’altezza dal mare. Questo promontorio nel periodo del cretaceo era un’isola, col passare dei secoli, grazie agli alluvioni ed alla sabbia trasportata dai fiumi è diventata una penisola.

Non sarà stata un’isola vulcanica? No, le vulcaniche sono le Eolie ma di tantissimi anni più recenti. Se non fosse per la distanza direi che è una sorella delle Egadi. Sono belle anche quelle ? Parecchio. In una loro grotta è stato trovato lo scheletro di un elefante e debbo credere che un tempo erano terre comunicanti con Capo Bon in Africa! E’ una storia diversa. Torniamo alla nostra più recente. Il Capo durante la seconda guerra mondiale era divisa in due lunghe parti. Da questa parte a ponente vi erano le truppe tedesche, dalla parte di levante i nemici inglesi, a dir vero erano truppe indiane.

Da quanto raccontava un amico, un vecchio cuoco, non si combattevano, anzi si scambiavano i generi alimentari e loro da ragazzini li frequentavano sapendo di poter ottenere sempre da entrambi qualcosa da mangiare. Non dirmi ! Proruppe Emanuela. Non ti dico fesserie. Direi stessero in guerra non guerra. Mi sa proprio di si. Vissero e se ne andarono senza sparare un colpo.

Meraviglioso, il loro senso umano doveva essere stato grande. - - Adesso ci trasferiamo là, al Capo.- A piedi? - - Ci sarebbe servito il parapendio.  Ho capito. Ed il cagnetto?  Già il cagnetto… Baddino, Baddino... la capitana iniziò a chiamarlo ed il pelosetto tutto trafelato le raggiunse. Fatto un salto entrò nello zaino ed Emanuela sorridendo rivolgendosi a Liliana disse : dammi la mano e non mollarmi.  Allargate le braccia corsero verso il ciglio della collina, in quello i piedi e le braccia di entrambe si munirono di membrane che magicamente le sostenne in volo. Trasformate in scoiattoline volanti iniziarono a planare.

Così potremo fare il giro di tutta la Sicilia!  Strillò giuliva la capitana nel provare una sensazione a lei inesistente. Ma la voce del vento portò via le parole ed Emanuela non riuscì a sentire essendo attenta a non finire in avvitamento e cadere giù come sassi. Dall’alto il promontorio non appariva molto largo, ma molto lungo. Sembrava uno stivale. Vicino l’estremo stringeva parecchio per essere stato corroso dal mare e dal vento nei millenni. - Quella era casa nostra con la vecchia scuola, e quel palazzo era la casa di Luigi Rizzo. (continua)

L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali

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