di Salvatore Leone

Stromboli è nuda e senza pelle con in mostra la carne lacerata, annerita e carbonizzata.  E’ una brutta bruciatura di 3° grado, quella più grave e con infinità di profonde incalanature nell'ex manto di copertura. Dalla testa ai piedi, l’isola chiamata manto si offre alle piogge che impastano fango e poi tutto scorre verso il centro abitato e anche verso il mare. Il re Stromboli sembra la Statua di un San Bartolomeo nero e spellato. Dal corpo di questo signor vulcano, bruciato vivo, spuntano gli scogli come ossa che non assorbono liquidi e acqua piovana. Tutto questo accresce una maggiore spinta alle frequenti bombe d’acqua che viaggiano come un Italo lungo le naturali traiettorie, le intercapedini ed i piccoli spazi esistenti tra le abitazioni dirimpettaie. I tecnici post incendio dicono la loro, la politica offre finanziamenti che appaiono e scompaiono e quando piove si dice che il governo é…..Il rimedio per evitare ancora danni, per curare la pelle dello Stromboli?

Basta copiare il primo e fallito megaprogetto del terrazzo di raccolta d’acqua piovana di Lipari (località Monte) per sposarlo con un grosso serbatoio d'acqua, come quello esistente a Monte S. Angelo. Apparentemente un rimedio all’acqua infangata. Il problema è come scavare questo serbatoio nel manto scoglioso. Arriveranno elicotteri con martelloni pneumatici o muratori acrobatici con le corde di sicurezza. La prova dello scavo indipendentemente dal costo. E siccome non tutti i mali vengono per nuocere se si riuscirà a scavare nelle rocce per le cisterna/serbatoio, si potrebbe destinare una parte del nuovo contenitore all’acqua calda (riscaldadata da Iddu) da offrire gratuitamente a residenti e turisti. Un sogno nelle mani della Soprintendenza che con le sue ferree regole dovrà difendere anche la legge del fango, vero Patrimonio dell’Umanità.