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REDDITO DI CITTADINANZA: M5S, IN PROVINCIA DI MESSINA, 6299 CONTRATTI DI LAVORO PER I PERCETTORI OCCUPABILI, BEN IL 22%
M5S:

“Reddito di cittadinanza essenziale ed efficace anche nella pandemia”
I parlamentari del Movimento 5 Stelle, Alessio Villarosa, Francesco D'Uva, Barbara Floridia, Grazia D'Angelo e Antonella Papiro: nella nostra provincia i beneficiari del Reddito tenuti alla stipula di un Patto per il Lavoro (“occupabili” ) sono 28.488. Di questi ben 6.299 hanno già firmato almeno un contratto di lavoro (22%).

“In provincia di Messina sono 6.299 i percettori di Reddito di Cittadinanza che hanno firmato almeno un contratto di lavoro prima del 31 ottobre di quest’anno, un anno segnato dalla pandemia di Covid 19. Parliamo naturalmente dei percettori ‘occupabili’, cioè degli adulti tenuti a firmare un Patto per il Lavoro e che nei nostri Comuni sono 28.488, mentre il numero dei rapporti di lavoro ancora in corso a fine ottobre è di 3.250. E’ il segno che il Reddito di Cittadinanza sta sostenendo e riattivando un numero crescente di persone in difficoltà anche nei nostri territori”, dichiarano in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle della provincia di Messina.

“Come ha rivelato lo Svimez nel suo rapporto “il reddito di cittadinanza ha evitato incontrollabili tensioni sociali durante il lockdown” e proprio nella pandemia questo strumento sociale di sostegno al reddito ha avuto un ruolo e un’importanza incredibili, offrendo un salvagente contro la povertà in ogni regione italiana, da Nord a Sud, ma anche stimolando decine di migliaia di persone nella ricerca di una nuova occupazione” continuano i parlamentari del Movimento 5 Stelle.

“Con il Reddito di cittadinanza e le prime azioni di potenziamento dei Centri per l’Impiego attraverso l'irrinunciabile contributo dei Navigator abbiamo raggiunto risultati impensabili, e su questa strada dobbiamo andare avanti. Per il rifinanziamento del RdC ci sono pronti 4 miliardi in Legge di Bilancio, ma occorre renderlo ancora più efficace e inclusivo. Allo stesso modo serve un’accelerazione sul fronte delle politiche attive, per le quali sono già previsti importanti investimenti per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori, grazie a nuove risorse che si aggiungono al Fondo Nuove Competenze voluto dal Ministero del Lavoro.

“Prevenire la disoccupazione dei lavoratori a rischio, agganciare la formazione alle politiche di sviluppo e puntare a un sistema di ammortizzatori sociali finalmente universale sono alcuni degli obiettivi strategici che intendiamo perseguire con decisione anche in Parlamento”, concludono i parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Reddito di cittadinanza, scatta l’obbligo di «lavorare» per i Comuni (ma non per tutti)

di Francesca Barbieri

Per i beneficiari del reddito di cittadinanza è in vigore l’obbligo di dedicare almeno 8 ore settimanali ai progetti utili alla collettività nel comune di residenza

Reddito di cittadinanza, parte la fase 2 nei Comuni. Per i beneficiari del sussidio scatta infatti l’obbligo di svolgere i cosiddetti Puc, progetti di pubblica utilità.
Lo prevede il decreto del ministero del Lavoro entrato in vigore che impone ai beneficiari del sussidio di offrire, nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere nel comune di residenza. La mancata adesione al patto da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la perdita del reddito di cittadinanza.

Chi è tenuto allo svolgimento dei progetti di utilità collettiva

Gli esonerati dall’obbligo. Tra i beneficiari del reddito di cittadinanza sono però escluse dai patti per l’inclusione sociale alcune categorie: gli occupati con reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o autonomo superiore a 4.800 euro; gli studenti; i beneficiari della pensione di cittadinanza; gli over 65; le persone con disabilità; i componenti della famiglia che hanno carichi di cura verso bambini piccoli o disabili e altre categorie.

Cosa sono e quanto durano i «Puc»
I progetti dovranno essere individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità. Il catalogo spazia dall’ambito culturale a quello sociale, passando per ambiente, attività artistiche, formazione e tutela dei beni comuni.
Le attività - non retribuite - non devono però coinvolgere i beneficiari del reddito di cittadinanza in lavori o opere pubbliche né le persone coinvolte possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dall’ente pubblico (o dell’ente gestore nel caso di esternalizzazione di servizi) o dal soggetto del privato sociale.

Per esempio, una persona con competenze acquisite nell’ambito dell’assistenza domiciliare alle persone anziane non può “sostituirsi” a un operatore qualificato, ma, eventualmente, potrà costituire un supporto per un potenziamento del servizio con attività ausiliarie, come la compagnia o l’accompagnamento presso servizi.

Ancora: nell’ambito della manutenzione del verde pubblico, dovranno essere previste forme di supporto agli operatori degli enti locali, che mantengono la responsabilità delle attività.
Impegno minimo: 8 ore a settimana L’impegno minimo richiesto è di 8 ore settimanali, fino ad un massimo di sedici. La programmazione delle otto ore settimanali può essere sviluppata sia su

uno o più giorni della settimana sia su uno o più periodi del mese, fermo restando l’obbligo del totale delle ore previste nel mese, compresa la possibilità di un eventuale recupero delle ore perse nel mese di riferimento. I Comuni dovranno istituire un registro dei partecipanti ai Puc, in cui registrare le presenze giornaliere dei beneficiari del reddito di cittadinanza, l’ora d’inizio e fine dell’attività.(ilsole24ore.it)

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