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di Marco Manni

La quiescenza vulcanica di Lipari e l’arrivo delle prime genti.

Si può affermare che l’insediamento umano nella maggiore isola delle Eolie abbia avuto luogo in forma stabile in una fase propizia dal punto di vista ambientale, in cui la furia del vulcano preistorico Gabellotto era ormai alle spalle: circa 7.300 anni fa. Lipari offriva le risorse essenziali per il sostentamento ed un prodotto vulcanico molto ambito, l’ossidiana, particolarmente adatta per la produzione di strumenti da taglio, e per questo largamente esportata nella penisola ed oltre.

In quantità esigue e con caratteriste meno idonee alla scheggiatura, l’ossidiana era già disponibile a Lipari (SS Salvatore-Monte Guardia) durante il Paleolitico Superiore; ma quella impiegata nel Neolitico risulta provenire da Gabellotto-Vallone Bianco, dove veniva estratta tra gli ampi banchi pomicei (e in minima parte da Canneto Dentro).
La sua datazione col metodo delle tracce di fissione ha fornito le seguenti età: 11.4 ka dal presente (Bigazzi e Badonna, 1973), 8.6 ka (Wagner, 1976) e 7,2 ka dal presente (Bigazzi et al., 2003). Siamo oggi in possesso di ulteriori indizi per considerare quella di Gabellotto-Vallone Bianco non un’unica eruzione occorsa tra 8.7-8.4 ka (Zanchetta et al., 2011), ma come esito di una serie di eventi relativamente ravvicinati nel tempo ( Canneto Dentro). Ne diviene che una certa disponibilità di ossidiana di buona qualità fosse già reperibile sull’isola nel Mesolitico.

Questa ricostruzione è in accordo con studi archeologici i quali non escludono che la circolazione dell’ossidiana liparota abbia avuto inizio sin dalle fasi più antiche del Neolitico.
Stazioni di lavorazione del vetro vulcanico risalenti al 5320-5217 AC (Martinelli et al., 2020) sono state rinvenute nella pendice orientale di Pomiciazzo (zona Troffa) e a Capo Rosso-Papisca. Allo stesso periodo risale il primo insediamento stabile sorto nella piana di Castellaro, molto prossima all’area di raccolta di Vallone Bianco. Tale area, tra le più fertili e pianeggianti dell’isola, offriva acqua a sufficienza grazie alle piccole sorgenti di Bagno Secco, Madoro, e ad altri rivoli distribuiti lungo la costa che conduce alle rinomate Terme di San Calogero, chiamata Valle dei Lacci. Probabilmente tali disponibilità favorirono la nascita contestuale, nel vicino settore sud-ovest di Salina, dell’insediamento di Rinicedda. La quiescenza vulcanica di Lipari in questa fase, consentì lo sviluppo di una vera e propria civiltà dell’ossidiana, che ha come fulcro la piana di Diana sottostante il castello di Lipari.

L’affermazione dell’omonima facies, che tocca il suo apice intorno al 4300 AC, determina un’espansione territoriale verso le altre isole dell’arcipelago. Questo è il periodo che vede non solo l’acquisizione di una tecnologia specializzata nella scheggiatura per la produzione di lame (Martinelli et al., 2019) ma anche la maggiore diffusione di ossidiana da Lipari nell’area del Mediterraneo. Una floridità che pone l’isola al centro delle principali rotte commerciali ma che subirà una battuta d’arresto verso la metà del IV millennio. All’origine di quella che può essere considerata la prima crisi locale della preistoria, abbiamo vagliato tra le possibili 

concause eventi vulcanici catastrofici dovuti alla nascita nella vicina isola di Vulcano del Gran Cratere, e ad un imponente crollo di settore del Neostromboli che diede vita alla Sciara del Fuoco.

Per approfondimenti:

https://doi.org/10.1515/opar-2020-0119

https://www.academia.edu/7604380/THE_ITALIAN_OBSIDIAN_SOURCES

https://www.amazon.it/vicine-Larcipelago-comunit%C3%A0-preistoria-mediterranea/dp/8899168504

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22 DICEMBRE 2021

Eolie, storia e Vulcani

1 GENNAIO 2022

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