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di Aldo Natoli

ISOLE EOLIE TERME DI SAN CALOGERO - ILLUSIONI E DELUSIONI!

“Il PAESE DEI VULCANI E LEGGENDE LIPAROTE”

Coscienti del proprio dovere, essi facevano tutto quello ch necessitava , non curando altro che benessere di quello Stabilimento . Che ospitava tanti dolori umani. L’azione corroditrice delle acque minerali, specialmente in uno stabilimento chiuso, ognuno sa quanto è pesante e come quindi necessita,anno per anno, accomodare i danni. Tutto si faceva , nella speranza che il Comune una buona volta si decidesse ad intromettersi, a collaudare, a dare anche un minimo aiuto ai nostri sforzi, che a poco a poco si esaurivano nella grande impresa. Fra questi lavori sorse anche quella per i giardini. Lo stabilimento si mostrava opprimente e sconfortante agli ammalati, avendo le adiacenze senza vegetazione , rocciose e piene di valanghe, senza un albero che allietasse il cuore e un profumo che allietasse lo spirito. Ed ecco che senza chiedere nulla al sordo Comune, con mine mazze e picche, sorgere dalla pietra a miracolo mostrare, boschetti e giardini, alberi da frutta e da fiori; l’edera s’intreccio’ con le rose, i gigli con le viole, le rubinie profumarono l’area e gli oleandri bianchi splendettero il loro perlaceo biancore sotto la luna tacita, ed il loro profumo esotico canto’ canzoni d’oltre mare . Ornarono i preziosi cactus nei vasi ben lavorati ed artistici, i corridoi, i viali e le terrazze. Dall’esterno ci chiesero notizie , e vollero fotografie, artisti da Cambridge vennero ammirati, e dalle nostre università vennero geologi e medici. E fu giocoforza a fare cartelloni artistici, inserzioni nei giornali e negli annuari, cartoline illustrate, marche per lettera. Si è fatta fare a Napoli l’analisi completa dell’acqua, e si spese non poco; per tutto , del resto, ci vollero delle buone somme, e a tutto pensarono i concessionari. Il Comune sempre indifferente, non si fece vivo, mentre sarebbe bastato un piccolo interessamento da parte sua, perché l’impresa riuscisse in piena forma. Nel 1908, col terremoto di Messina, lo Stabilimento perdette molto; diminuì l’affluenza dei bagnanti, sia perché da Messina prima ne venivano molti, sia perché all’estero e nell’Italia tutta, si ebbe un dolore profondo per il disastro della bella Regione del Peloro, non solo, ma i forestieri ebbero paura di venire in questa terra “Ballerina”. Noi stessi perdemmo i nostri cari vecchi ed i nostri fratelli qui residenti. Ancora non scoraggiati pensammo di farlo rianimare con la costruzione della strada rotabile. Lo Stabilimento San Calogero dista da Lipari centro 6 km ed è congiunto ad esso da una strada alquanto impraticabile, su dirupi e precipizi, cosa ormai scomoda al forestiero. Al forestiero stesso poi, che non sa cavalcare l’asinello, unico modesto mezzo di locomozione Liparese, ed a un sofferente, è veramente impossibile incamminarsi per quei dirupi. Dunque, fatto fare il progetto all’Ingegnere Rumore, si domandò al Ministero dei lavori pubblici l’aiuto finanziario. Il Ministero respinse la domanda, e per questo si era interessato il Comune. Eppure ecco quanto dice la professoressa Zappulla: < lo Stabilimento , messo su con il lusso dei più rinomati Stabilimenti, dotato di una grotta sudatoria, come forse nessun altro può vantare, e ricco di fanghi e di docce, non ha grande fortuna. Ecco perché esso è relegato in un luogo al quale non si può accedere, né con carrozze né con automobili, e tutti si rassegnano a fare la bella passeggiata a dorso degli asinelli. Ciò cambierebbe se fosse congiunto al paese da una strada rotabile .

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