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di Alessia Sciacchitano

*PERO' GRAZIE PER LE MIMOSE*
Punto nascita chiuso.
Primo giorno di sequestro... perché è così che mi sento. 
Oggi è stato il giorno della partenza. 

Ho salutato la mia famiglia con un nodo in gola, come se mi venisse strappato il cuore.
Ho vissuto diversi anni fuori Lipari, mancando anche per molti mesi e parecchie volte ho salutato i miei cari al porto, ma mai come questa volta l'arrivederci è stato così triste e malinconico. 

Mi sembrava quasi di dover chiedere scusa a mia madre perché non potrà stare con me nelle ultime settimane prima del parto.
Con un senso di sconfitta grosso come un macigno, ho guardato Lipari allontanarsi con le lacrime agli occhi. 

E mi chiedo come viene ancora permesso tutto questo? Ad altre ragazze prima di me è toccata questa sorte ed altre accadrà, siamo stanche.
Oggi è anche la festa della donna e purtroppo non abbiamo vinto abbastanza battaglie, chiudere i punti nascita è un chiaro menefreghismo nei confronti delle donne!
Però grazie per le mimose! 

Ripenso al sindaco di Pantelleria che ad aprile 2020, poco dopo l inizio della pandemia, ha lottato con le unghie e con i denti, con tanto di sciopero della fame, per evitare che le partorienti della sua isola partissero col rischio di contrarre il covid. Almeno ci ha provato ed è già un bel segnale.

Adesso andrò a vivere gli ultimi giorni della gravidanza, quelli più carichi d'ansia, in un posto che non mi appartiene.
Sono pronta? Per niente! 

Ma tanto a chi importa? A quelli che avrebbero potuto far qualcosa non importa di certo! 
Chi se ne frega delle partorienti del resto. Non è un problema loro, il problema è solo nostro. 
Nelle diverse linee guida che ho letto si raccomanda di passare le ultime fasi della gravidanza nel proprio nido, accogliente e familiare, prediligendo un ambiente soffuso. 

Tutto questo per un avvio di travaglio più sereno. 
Esattamente quello che NON stanno facendo con noi da anni ormai!!
In più mettono anche a rischio la nostra salute, oltre che mentale pure fisica, dato che fuori Lipari c'è il rischio ancora più concreto di ammalarsi di covid.
Noi non vogliamo il bonus partorienti delle isole minori, noi vogliamo partorire nelle isole minori. Che sia chiaro! 

È dimostrato che beneficiare dell’ambiente accogliente di casa predispone il corpo e la mente a convincersi a cedere al momento di separazione: una nota ostetrica statunitense, Ina May Gaskin, scrive nel suo libro “La gioia del parto”: “ciò che serve per un travaglio efficace con bassi livelli di ormoni dello stress è uno spazio comodo , confortevole e con luci soffuse che permetta di accedere a quella parte del cervello primitivo che dà il via al processo di marea ormonale e facilita il funzionamento armonioso del parto".

L'INTERVENTO

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di Bartolo Casella

Cara signora Sciacchitano, leggo con grande commozione le sue affermazioni. Le siamo vicino io e mia moglie che nel 2017 abbiamo provato le sue stesse emozioni lasciando il nostro nido per far nascere la nostra secondogenita.

"Bonus partorienti ": mi fa ridere... non c'è prezzo per colmare i disagi e l'enorme dolore nel lasciare i propri cari, soprattutto nel momento pandemico che stiamo attraversando. Il dolore si prova due volte: quando si parte e quando si torna con un foglio dove si legge il luogo di nascita del proprio figlio.

Inutile dirle di stare tranquilla e non pensarci, sembra quasi ipocrisia.
Ma si rincuori col fatto che sarà assistita da gente professionale, con l'amore di Gesù Cristo che di certo non l'abbandonerà mai.

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"Avrei voluto leggere sulla carta d'identità di mia figlia nata a Lipari..."

Avrei voluto scegliere....
Purtroppo la situazione in cui versa l'ospedale di Lipari ci porta ancora una volta ad interrogarci sullo stato delle cose. Siamo forse considerati cittadini di serie b? Eppure anche noi paghiamo le tasse. O forse i soldi degli Eoliani servono ad altri e per altri scopi, ma non sicuramente ai nostri bisogni.

Oggi mi interrogo e valuto, con occhi diversi, con la preoccupazione concreta di far crescere mia figlia a Lipari, ma non nascere.
Con questo messaggio vorrei quindi riportare l'attenzione sul punto nascite.
-In contrasto ai proclami sulla sacralità della maternità e dell'infanzia, la chiusura del punto nascite è chiaramente la svalutazione della stessa, nonché del bambino che porta in grembo.-
Siamo costrette a vivere l'ultima fase e non solo, della gravidanza con disagi e incertezze, viaggiando per controlli spesso anche di routine e oggi col rischio concreto di contrarre il Covid, magari per farsi seguire dal ginecologo/a che poi ti condurrà al parto e alla fine di tutto cercare un alloggio, lontano da casa, aspettando il momento tanto atteso.
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La costrizione di vivere in un posto che non è il tuo, in un alloggio tal volta di fortuna e in un paese che non conosci, lontano dai propri affetti non fa altro che creare una sensazione di disagio e sconforto e anche un forte stress emotivo.
Non c’è cura della madre, non c’è cura del bambino.
Il giorno della partenza, quando magari mancano tre settimane al parto, salire sull’aliscafo e guardare Lipari allontanarsi è come aver mancato un’opportunità per essere davvero serena perché si sa: "sarebbe stato bello partorire a casa" e nessun posto è come casa!
Non è trascurabile neanche l'aspetto economico. Cercare casa e pagare l'affitto di un mese (perché non si sa mai quando puoi partorire), sospendere momentaneamente il proprio lavoro a Lipari, trovare qualcuno che si possa trasferire con te, assentare i propri figli da scuola, assume davvero un tono di beffa. Ed è vero che la regione provvede ad un contributo, salvo imprevisti, ma solo dopo mesi e mesi, alcune volte anni e per chi non ha i soldi nel momento in cui servono? Come si fa?

Ma niente potrà mai ripagare il danno morale e psicologico delle partorienti e dei familiari.
E cosa succede se invece non facciamo in tempo a trasferirci? Un bel viaggio in extremis in elicottero.
Tolto il dente, tolto il dolore? Non credo proprio.
Spaventata, sola, contrazioni ogni minuto, un dolore che non conosci e che non hai mai provato. Non si sa dove ti porteranno, non si sa neanche se un tuo familiare farà in tempo a raggiungerti, soprattutto ora che sull’elicottero non fanno salire nessun altro. Quando invece sarebbe bastato prendere la macchina, con un tuo parente accanto e arrivare in ospedale, nel tuo ospedale.
Ed è per tutto questo che la figura della donna non viene protetta, viene lasciata alla mercé degli eventi.
Vi stupite poi cari diretti interessati che in questo paese non nascano abbastanza bambini, ma vi stupite davvero? Considerando che quello di Lipari non è l'unico ad essere stato chiuso.
A breve dovrò salutare mia madre al porto degli aliscafi, il mio compagno dovrà accantonare il suo lavoro per settimane e io la mia serenità, questo perché qualcun altro ha deciso per noi, ha deciso per me e per mia figlia.
Ma a noi donne cosa ci viene sempre detto? 'Voi donne avete una forza incredibile!". Che è sicuramente vero, ma chissà perché la maggior parte delle volte mi suona come una presa in giro. Forse per farci sopportare pacatamente ogni tipo di ingiustizia.
Ogni tanto mi capita di sognare ad occhi aperti... Pensare a come sarebbe stato partorire a Lipari. Non avremmo avuto nessuna necessità di fare i bagagli, nessun bisogno di cercare casa, nessun arrivederci. Avremmo aspettato il momento nella nostra casa, con i nostri comfort e i nostri affetti.
Avrei voluto leggere sulla carta d'identità di mia figlia: nata a Lipari.
Vorrei avere la possibilità di scegliere dove partorire, ma non mi sarà data, perché avrei scelto casa. Ho perso.

Vorrei poter avere un giorno un ospedale efficiente, con tutto quello che ci serve e anche di più, così da poter condurre una vita serena e sicura alle Eolie.
Vorrei un giorno poter scrivere messaggi di gioia con un incipit diverso, magari con Evviva e non con Purtroppo. Non perdo la speranza di poterlo fare, di poter scrivere: “Evviva ce l'abbiamo fatta!"
Potrei continuare all’infinito... Ma basta così.
#uniticelafaremo come lo siamo stati in passato.

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