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di Cristina Roccella*

Mentre ci prepariamo con gli uffici del Servizio Sociale, e con i membri della Rete Territoriale, a definire il nuovo Piano di Zona per il Distretto sociosanitario delle Isole Eolie, ho avuto modo di analizzare un po’ di numeri.
I numeri raccontano molto di un territorio, anche se non dicono tutto, e anche se a volte possono essere male interpretati. In questo caso mi hanno aiutato a fare qualche ragionamento sulla vulnerabilità della nostra comunità, e sulla sua coesione sociale.
A livello comunale, è sempre difficile riuscire a quantificare i reali bisogni di una popolazione: generalmente ci si basa sulle richieste dei cittadini, che partono da bisogni specifici ma sono condizionate dalla disponibilità dei servizi. Per esempio, non c’è modo di sapere quante sono le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà a Lipari – che a livello nazionale, più o meno, si aggira intorno ai 1.100 Euro mensili per una famiglia di quattro persone. L’indicatore di vulnerabilità economica più accessibile, negli ultimi anni, è diventato il numero di percettori di Reddito di Cittadinanza (RdC).

Sappiamo dal Ministero del Lavoro (Piattaforma per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale - GePI) che nel Comune di Lipari ci sono più di 1400 persone che attualmente ricevono un RdC; diventano quasi 1700 se consideriamo anche gli altri Comuni eoliani. Queste cifre rappresentano quasi l’11% della popolazione – ovvero una persona su dieci. Un numero
inferiore rispetto alla percentuale di percettori in Sicilia (14,5%), ma molto più alto della percentuale nazionale (6%).
Guardando il Report trimestrale INPS di Ottobre 2022 sul RdC (e pensioni di cittadinanza), il numero di percettori di RdC della provincia di Messina supera il numero di percettori di Umbria e Marche messi insieme, o quelli di tutto il Veneto (questo, per gli appassionati di numeri, se consideriamo i percettori come singoli individui; se dovessimo prendere in considerazione i nuclei familiari di cui ogni percettore fa parte, le Isole Eolie da sole supererebbero l’intera provincia di Rovigo, o di Piacenza, o di Ascoli Piceno).

Sarebbe necessario fare una approfondita riflessione su quali sono le condizioni, le opportunità lavorative, le offerte di servizi di ciascun territorio, che determinano queste differenze. Certamente, non è una questione di volontà individuale.
Analizzando più nel dettaglio i dati disponibili su Lipari, sappiamo – dall’analisi di circa un terzo delle istanze – che la gran parte dei percettori risiede nell’isola di Lipari (l’87% di tutti i percettori del Comune), e che a Panarea e Alicudi risiede meno dell1% dei percettori. Meno di uno su dieci percettori (9%) è straniero, percentuale che arriva a zero a Panarea e Alicudi.
Ci sono anche altri numeri che ci permettono di tracciare un profilo delle vulnerabilità dei cittadini di Lipari: sappiamo che in tutto il Distretto sociosanitario (ovvero includendo i residenti di Salina) sono circa 6500 le persone affette da una patologia che dà diritto a un’esenzione dal ticket di specifiche prestazioni: sul totale della popolazione queste rappresentano il 42%, ovvero quasi una persona su due.

A Lipari sono circa 580 le persone in possesso di un contrassegno per disabili, ovvero che hanno un problema di deambulazione legato a varie patologie (temporaneo o permanente) o sono non vedenti. Queste persone rappresentano il 4,5% della popolazione residente – un dato che si allinea alla media nazionale delle persone con disabilità certificata (5,2%), anche se non corrisponde necessariamente al totale delle persone con disabilità che vivono sull’isola. Il bisogno di sostegno per superare le difficoltà legate a una ridotta mobilità emerge anche dalle richieste di accesso al servizio di trasporto riattivato recentemente dal Comune, con numeri sempre più in crescita.
E ancora: anche senza quantificazioni, sappiamo da segnalazioni delle forze dell’ordine e dei cittadini ai servizi sociali di situazioni di disagio, speso legati a problemi di salute mentale, che portano alcune persone a una progressiva marginalizzazione che a volte viene raccontata quando le conseguenze sono ormai molto gravi. Che fare?

L’Amministrazione ha il compito non solo di conoscere le vulnerabilità di un territorio, ma anche di adoperarsi attivamente per assicurare una risposta quanto più possibile adeguata. Il Piano di Zona – ovvero il piano che consente l’attivazione di servizi socio-sanitari come previsto dalla Legge 328 del 2000 – è certamente uno degli strumenti più efficaci per rispondere a questi bisogni. Ma ci possono essere anche molti altri modi di attivare risorse sul territorio.
Il RdC ha rappresentato negli ultimi anni la misura più efficace di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale – anche se non è riuscito a raggiungere il secondo obiettivo per cui era stato creato, ovvero il reinserimento lavorativo. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha attivamente promosso l’inclusione dei percettori di RdC in progetti utili alla collettività (PUC), definiti con il doppio obiettivo di valorizzare esperienze e competenze dei percettori, e di coinvolgerli nel contribuire attivamente alla vita della comunità – attraverso attività ausiliarie a quelle dei servizi pubblici (per un minimo di otto ore settimanali). A Lipari siamo ancora in attesa della conferma di un finanziamento nazionale – stanziato per le zone ultra-periferiche nel 2022 – che ci consenta di poter attivare la tutela assicurativa Inail necessaria per l’inserimento di percettori di reddito nei PUC.

Anche in previsione di una drastica riduzione del numero dei percettori nei prossimi mesi, speriamo comunque di poter coinvolgere un numero significativo di persone in attività utili per l’intera comunità. Questo è uno dei tanti modi in cui si rafforza la coesione sociale. D’altro canto, la Rete Territoriale costituita per definire il Piano di Zona, può e deve diventare il luogo privilegiato di confronto e co-progettazione tra i rappresentanti della società civile e l’Amministrazione per quanto riguarda le politiche sociali, partendo dall’analisi dei bisogni espressi e percepiti, e definendo interventi che possano coinvolgere le risorse formali e informali esistenti. Preziosissime, tra tutte, le risorse messe in campo dalle numerose associazioni di volontariato, che a Lipari hanno sempre dato prova di saper rispondere velocemente ed efficacemente alle richieste dei cittadini. La solidarietà, come sappiamo tutti, in territori poco connessi è fondamentale per fare in modo che nessuno rimanga indietro. Sono le “reti di fronteggiamento” quelle che permettono a chi non è in grado da solo di risolvere i propri problemi di non crollare, e mantenere una qualità di vita dignitosa.

Ed è proprio riuscendo a coniugare la necessità di chiedere di alcuni con la disponibilità a dare – tempo, esperienze, idee, risorse – di altri, che si costruiscono le solide basi di una comunità coesa. In ogni caso, da questo tipo di scambi - che sono prima di tutti scambi tra esseri umani, occasioni di condivisione di storie di vita - abbiamo tutti da guadagnare.

*Assessore alle Politiche sociali, sanitarie e educative

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29 GENNAIO 2023

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