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di Francesco Biancheri

Nella cornice pittoresca che coniuga la storica Sydney con l’isola filippina di Cebu, si staglia la figura di Padre Giovanni Iacono, un uomo che ha scritto il suo nome nelle pagine della storia spirituale sia dell’Australia che delle Filippine. Con un sorriso gentile e un cuore compassionevole, Padre Giovanni Iacono ha donato una vita di servizio eccelso alla sua comunità, dimostrando che la vocazione sacerdotale è un sentiero di dedizione e amore. Nonostante i suoi venerabili ottant’anni, Padre Giovanni Iacono è lontano dall’essere un prete in pensione. Sebbene la formalità del ministero sia terminata, il suo spirito infiammato continua a guidare iniziative di sostegno e raccolta fondi per una miriade di apostolati nelle arcidiocesi di Sydney e Cebu, in particolare orientate verso i giovani e i meno fortunati. Quest’uomo dal successo discreto non conosce sosta, mantenendo viva la fiamma della missione ecclesiastica e della fede cattolica. Nelle Filippine, Padre Giovanni ha fatto fiorire un rifugio per bambini che oggi accoglie più di duecento piccoli, ha dato forma a un progetto edilizio che ha regalato case a 460 famiglie a basso reddito, e ha condotto programmi di sensibilizzazione per i non udenti, senza dimenticare l’erezione di cappelle e santuari che testimoniano la potenza della fede.

Nel cuore di Sydney, la sua generosità è altrettanto radiante. Un sostenitore instancabile delle cause caritative, è la guida di iniziative quali il Fondo per i Sacerdoti in Pensione, un sostegno vitale per coloro che hanno dedicato la vita alla cura spirituale e ora necessitano di assistenza. Questa è solo una delle molte manifestazioni della sua missione ancora attiva. Ma dietro il cammino di Padre Giovanni si cela la storia di un legame unico: quello con suo padre, Antonio Iacono. Questa storia ha avuto inizio nelle Isole Eolie, una gemma d’Italia bagnata dalle acque della provincia meridionale di Messina. Qui è nato, qui ha maturato la sua chiamata di vocazione al sacerdozio, accogliendola sin da bambino. Le radici dell’ispirazione sacerdotale di Padre Giovanni affondano nella sua infanzia, quando giocava a fare il prete, celebrando messe immaginarie per i suoi fratelli. Tuttavia, l’ascesa spirituale del giovane non aveva l’approvazione di suo padre Antonio, che avvertiva il richiamo di Dio da parte del figlio come una minaccia.

Nel 1951, all’età di nove anni, il giovane Giovanni emigrò con la sua famiglia in Australia, seguendo le orme di Antonio, partito due anni prima. L’11 ottobre, giorno di Nostra Signora di Lourdes, sbarcarono sulla terra australiana. L’inizio di un nuovo capitolo, ma anche un punto di rottura: quando Antonio seppe dei desideri di suo figlio di abbracciare il sacerdozio, prese una decisione radicale. Giovanni fu allontanato dalla scuola cattolica e iscritto a quella pubblica di Drummoyne. Le speranze di Antonio erano diverse per suo figlio, sognava che diventasse il primo a portare avanti il nome di famiglia, a sposarsi e a dare vita a un nipote che onorasse la tradizione. Un sogno condiviso da molti, ma non da Giovanni. Dopo aver completato la scuola, lavorò al fianco di suo cognato in un negozio di latticini e gastronomia a Drummoyne. Solo più tardi, all’età di trentasei anni, si unì ai Padri Scalabriniani e abbracciò finalmente il suo destino sacerdotale. Questo cammino non è stato esente da conflitti interni e tensioni familiari. Antonio, non vedendo realizzate le sue speranze, perse la fede e si allontanò dalla chiesa, sentendosi abbandonato da Dio. Ma nel corso degli anni, l’amore di Padre Giovanni per suo padre è rimasto saldo. Pur non potendo tornare a casa durante gli studi per il sacerdozio, ha sempre pregato per lui e ha conservato nel suo cuore l’aspirazione a una riconciliazione.

Fu solo poco prima della morte di Antonio che padre e figlio trovarono un terreno comune. Antonio radunò tutti intorno a lui, chiedendo che tutti lasciassero la stanza affinché potesse stare con suo figlio. In quel momento, chiamò Giovanni “figlio” con un affetto che aveva trascurato per molto tempo. La vita di Padre Giovanni ha attraversato diversi capitoli, ciascuno guidato dalla fede e dal servizio. Ha amato ogni parrocchia di Sydney in cui ha servito: da St Joseph’s a Belmore, a St Charles Borromeo a Ryde, da St Columba’s a Leichhardt fino alla parrocchia di Enmore-Tempe. Ogni passo è stato un tassello prezioso nel mosaico della sua vocazione. Ma è stato a Cebu che il cuore e l’anima di Padre Giovanni hanno raggiunto l’apice del loro scopo.

Durante una visita a questa città filippina, l’incontro con le terribili condizioni di una prigione lo ha spinto a chiedere un permesso speciale per servire come cappellano. Era una prigione che accoglieva molti di più di quanto fosse progettata per sostenere, senza igiene, senza servizi, senza speranza. Padre Giovanni non poteva girarsi dall’altra parte. Nonostante il permesso negato dalla sua congregazione, ha continuato il suo servizio sotto l’egida del cardinale di Cebu, portando luce e fede nelle carceri e tra le comunità più emarginate. La sua dedizione ha prodotto 25 anni di cambiamenti tangibili e di speranza nell’isola di Cebu. I cuori e le vite delle persone hanno conosciuto un’evoluzione profonda, grazie al lavoro instancabile di Padre Giovanni. Ha combattuto per i diritti e la dignità di coloro che erano dimenticati dal mondo, compresi i bambini costretti a scavare tra le discariche in cerca di un tozzo di pane. Sebbene il ministero a Cebu sia stato il picco della sua vocazione, Padre Giovanni non ha dimenticato le radici che ha piantato in Australia. Ha continuato a raccogliere fondi per sostenere il Seminario del Buon Pastore, a contribuire al restauro della Cattedrale di St Mary e a garantire un futuro ai preti in pensione che hanno dedicato la loro vita al servizio.

Con modestia, Padre Giovanni respinge l’idea di aver fatto qualcosa di eccezionale. Nonostante i risultati tangibili che hanno segnato la sua carriera, riconosce che ogni sforzo è una piccola goccia nell’oceano, possibile solo grazie all’appoggio delle persone intorno a lui. A lui si addice la riflessione di Madre Teresa di Calcutta, un’anima gentile che Padre Giovanni ha avuto l’onore di incontrare. La saggezza di Madre Teresa gli risuona nell’anima: “Non conta quanto ottieni, ma quanto amore metti in quello che fai”.

Le sue parole ispirano e guidano il cammino di un uomo che ha capito che il vero potere del servizio risiede nell’amore che lo alimenta. Padre Giovanni Iacono, un uomo il cui nome è saldamente intrecciato nelle storie di due terre lontane, continua a guidare con gentilezza e a servire con passione. La sua eredità sarà quella di un cuore generoso e di un’anima che ha reso il mondo un luogo migliore.

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L’intervista del Notiziario al dr. Francesco Biancheri, l’emigrante eoliano di alte vedute e sentimenti. La nota

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