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Io e il mio amico Sergio, sbarcati a Lipari, uno all'insaputa dell'altro, abbiamo quasi immediatamente compreso che, nonostante il nostro ruolo serio e ufficiale nell'isola, io pretore, lui notaio, le due cose piu' importanti del vivere in quel luogo, sarebbero state le passeggiate in campagna e il mare

Vivere il mare anche in autunno ed inverno, significa imparare a pescare.

Abbiamo da subito saputo che il tipo di pesca piu' facile e dagli effetti piu' gustosi sarebbe stata la pesca ai totani.

Il totano, per chi non lo sapesse, è un parente stretto del calamaro, viene pescato di notte a poche centinaia di metri dalla costa, utilizzando uno strumento chiamato ontrato, tubicino di piombo orlato da una serie di ami, che avvolto da una sarda salata, viene calato in mare a una profondità di 50-100 metri.

L'indispensabile barca deve essere munita di una fonte di luce sul bordo che crei un fascio sul mare per arrivare il cefalopode.

Tano, pescatore di Marina Corta, ha ritenuto un onore ospitare nella sua barca un giudice e un notaio ed insegnare loro i segreti del mestiere.

Io e Sergio ormai certi di aver ben appreso l'arte della pesca al totano, certi che Lipari, terminata la breve stagione turistica non offrisse svaghi alternativi, abbiamo deciso di far costruire nel cantiere di mastro Alberto un piccolo gozzo in legno.

A metà settembre dalla baia di Unci variamo "Scialamu" che in siciliano significa "ci divertiamo".

Non chiedtemi il motivo di quel nome: dovrei dirvi che il gozzo è stato benedetto da Padre Ponzio, un sacerdote pokerista che sbottava sfottente con l'espressione "Scialamu" ogni volta che un avversario si prendeva tutto il piatto.

All'imbrunire di una splendida e calda giornata di fine settembre, io e Sergio, accompagnati dal regolare battito del motore diesel, facciamo rotta verso l'ultimo sole, dietro i faraglioni per la prima cala.

E' buio. Spento il motore, accesa una piccola lampada a prua, verifichiamo l'attrezzatura: per entrambi un grosso gomitolo di lenza intorno ad un sughero da cui pende l'ontrato, ben innescato con la sarda ed infine un recipiente dove riporre il pescato.

Io e Sergio, silenziosi, in piedi, spalla contro spalla, rivolti alla propria zona di mare, facciamo sfilare tra le dita la lenza con il peso dell'ontrato giu' giu' nel blu, anzi nel nero, fino a una cinquantina di metri per poi recuperarla per qualche metro e farla sfilare cosi' piu' volte.

Finchè: "Eccolo! Preso preso" grida eccitato Sergio che, affannato a recuperare la lenza con ritmo regolare, non dimenticando le istruzioni di Tano, solleva oltre il bordo e getta nel pozzetto un totano di almeno 1 kg. 

Dopo poco anch'io tiro su un bell'esemplare di almeno un paio di chili, ricevendo in cambio dal povero totano una bella spruzzata di mare in faccia.

E' piena notte e dopo aver calato la lenza in diverse zone di Ponente il bottino è consistente: 5 totani a resta.

Soddisfatto puntiamo la prua verso le luci del porto per rientrae, quando mi viene in mente di proprorre a Sergio: "che ne dici di fare un'ultima cala davanti all'Hotel Carasco? Chi becca per primo un totano è il campione della giornata".

"Ok ci sto" risponde Sergio.

Fermato il motore, calati gli ontrati a mare, dopo un paio di minuti la mia lenza quasi mi strappa le dita, carica di un peso straordinario.

Mi batte il cuore e inizio faticosamente a recuperare metro dopo metro, quando sento alle mie spalle una cantilena in falsetto: "Gufo, gufetto, gufo gufetto...!"

Incazzato continuo a recuperare nel fascio di luce e intravedo giu' la sagoma di un totano enorme, ad 1 metro dal pelo dell'acqua, cerco di sollevarlo ma sbatte contro la murata, si stacca dall'ontrato e sparisce nel buio. Porca miseria!!

"Grazie Sergio per la canzoncina!! Rientriamo!". 

Sergio: "Scusami Gianni! E' vero ti ho gufato, è stato piu' forte di me! Non succederà piu'. Dai facciamo un'altra cala e vinca il migliore!".

Pur amareggiato acconsento.

I due ontrati sono a mare, io e Sergio silenziosi in piedi, spalla contro spalla, lenza tra le dita, alziamo e molliamo, alziamo e molliamo.

Urlo quasi isterico di Sergio: "C'è, c'è! Preso! Preso!".

Inizia a recuperare con forza: evidentemente è un bell'esemplare!

Sta per tirarlo a bordo, quando il grosso totano sbatte sulla murata della barca e rischia di finire in mare.

Sergio non riesce a recuperarlo, ma io, sporgendomi fuori bordo, lo afferro, lo stacco dall'ontrato, lo guardo e lo butto a mare!!

"Peccato Sergio - esclamo - avevi pescato un francuncello!"* 

Sono passati 40 anni e solo ora ho il coraggio di raccontare a Sergio che il suo vincente sesto totano era come tutti gli altri. 

*Francuncello: Totano anomalo che non viene mangiato neppure dai gatti per la pelle come il cuio e i tentacoli spinosi.

Ps: I fatti realmente accaduti sono stati elaborati dalla fantasia dell'autore

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