di Salvatore Leone

Gli antichi romani sono stati sempre dei gran maestri anche nelle costruzioni. Costruirono opere ad altissimo tasso d’ingegneria, senza ingegneri e architetti, che ancora oggi resistono e vengono utilizzate. Usavano le mani e la testa senza titoli universitari ma senza speculare sulle materie prime. Non usavano ferro nelle murature. Il ferro lo utilizzavano per creare armi e altro. I romani conoscevano o inventarono la tecnica nel far durare il cemento. Usavano la calce viva. Quella calce che all'interno dell'opera formava dei grani. I grani, in caso di fessurazione del cemento, si scioglievano e chiudevano le fessurazioni, non facendo infiltrare l'acqua piovana. Oggi, si utilizza il cemento armato che più é armato e più si spacca. Così in mancanza della calce viva che non può essere utilizzata nelle opere in cemento armato, basta una sola fessurazione per provocare il famoso danno che spacca e divide l'opera cementizia. Nelle opere romane non accadeva oggi accade. Adesso serve studiare le tecniche romane per applicarle anche nelle nuove opere moderne. Magari l’occasione per vedere la calce nel ponte dello stretto che si potrebbe dedicare a Giulio Cesare e a Nerone. Uno per costruire ed investire, l’altro per bruciare i conti di quanto si è speso fino ad oggi per l’opera immaginaria. Esempi di vita e di costruzione.