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Dettagli...

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di Alessio Pracanica 

Walter Veltroni, ex sindaco di Roma per due mandati, vicepresidente del Consiglio e Ministro per i beni culturali e ambientali del governo Prodi I e segretario dei Democratici di Sinistra dall’ottobre 1998 all’aprile 2001, primo segretario politico nazionale del nascente Partito Democratico.

D: Buon giorno, onorevole. Cominciamo subito. Cos’è per lei la politica?

R: Amore, soprattutto. Tenerezza, dolcezza, coccole. Tante coccole. E poi lotta contro la malvagità, la cattiveria, il lato oscuro. Odiare l’odio, combattere contro la guerra. Perché come dice maestro Yoda, che io considero un po’ il mio maitre a penser, guerra non fa nessuno grande. Ecco, la politica dovrebbe ripartire da questo. Dalla fede nel lato chiaro della Forza.

D: A proposito di fede, da romano e ex sindaco della capitale, che opinione ha di Papa Francesco?

R: Una straordinaria personalità, senza alcun dubbio. Coraggioso, innovatore, grande comunicatore. Forse, e sottolineo forse, un po’ troppo a sinistra, per i miei gusti…

D: Insomma, non lo condivide?

R: Per carità! Non mi metta in bocca parole che non ho detto. Lo sa che gli ho addirittura offerto un ruolo nel mio prossimo film? Si intitolerà: Il bene vince sul male grazie alla straordinaria forza dell’amore. Lui avrebbe dovuto interpretare la parte di un curato di campagna dal cuor d’oro, a cui capitano infinite sciagure, ma fino all’ultimo, quando un brutto male sta per portarlo via, conserva intatta la sua straordinaria bontà.

D: Perché avrebbe dovuto? Ha rifiutato?

R: Ho sottoposto il progetto alla segreteria pontificia. Le faremo sapere, hanno detto. Poi non si son fatti più sentire, mah!

D: C’è rimasto male?

R: So bene che anche il Santo Padre c’ha i suoi impegni, ma buttar via una simile opportunità… potevo capire, se il regista era un pinco pallino qualunque. Ma quando ti chiama uno dei più grandi maestri della cinematografia italiana…

Walter Veltroni: vi spiego perchè non sono andato in Africa

D: Vabbè, passiamo ad altro. Ci spiega questo fatto dell’Africa? Non aveva detto che, abbandonata la politica, si sarebbe trasferito lì, per aiutare?

R: Mi creda, io c’ho anche provato. Solo che, una sera, mentre eravamo tutti intorno al falò, a un tiro di schioppo dalle cascate Vittoria, il capo del villaggio mi mette una mano sulla spalla e mi dice: senti Uolter… lo scavo dei pozzi, i programmi di sviluppo… tutto bellissimo, ma lo sai che cosa ci aiuterebbe davvero? Un bel romanzo di formazione. Perché non torni in Italia e lo scrivi?

D: E infatti lei l’ha scritto. Come sono andate le vendite?

R: Benissimo. A casa mia l’hanno comprato tutti. Se tanto mi dà tanto…

D: Capisco… comunque, una volta pubblicato il romanzo, è rimasto qua. A quanto pare, non soffre del cosiddetto mal d’Africa…

R: Ce l’ho! Perdinci se ce l’ho! Il problema è che quando sto qui c’ho il mal d’Africa e quando sto là mi viene il mal dei Parioli. Insomma è tutto un andare avanti e indietro. E poi, come se non bastasse, certe notti, mentre me ne stavo lì, sveglio, a fissare le nevi del Kilimangiaro, beh… sono arrivato a un passo dallo scrivere poesie.

D: Embè?

R: Per carità, mi massacrerebbero! Già sono a mala pena tollerato per le mie straordinarie capacità artistiche e letterarie. I film, i romanzi… Metta che io scriva una silloge da Nobel, roba da oscurare Quasimodo e Montale… Sa, a sinistra straparlano tutti di cultura…cultura, ma poi è tutta gente da pasta e fagioli, non so se mi spiego.

D: C’è parecchia invidia, insomma.

R: Invidia, cattiveria, malvagità. A cui io rispondo sempre e comunque con bontà e amore.

D: E quindi, se non si trasferisce in Africa, cosa farà?

R: Dopo aver dato tanto alle lettere, vorrei dare anche al cinema. Mi piacerebbe girare un kolossal sull’antica Roma. Stile Ben Hur. Però lo reputo quasi impossibile.

D: Come mai?

R: Non si trovano più attori glabri. Tutti con quegli orribili pelacci sul petto. Un Ben Hur così, sarebbe terribilmente volgare. Mi toccherà girare uno dei miei soliti, moderni capolavori. Potrei intitolarlo Il cielo sopra Fiumicino. Protagonista un angelo, che porta l’amore nel mondo degli uomini.

D: Siamo quasi alla fine della nostra intervista. C’è qualcosa che possiamo imparare dalla pandemia?

R: La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo essere buoni. Riempire d’amore il mondo.

D: In ultimo, la tradizionale domanda che facciamo a tutti gli intervistati. Cosa possiamo dire ai giovani?

R: Ai giovani diciamo che devono fare i bravi. Obbedire a papà e mamma, fare i compiti e lavarsi i denti, ogni sera, dopo cena. Se faranno tutto questo, il mondo diventerà un posto bellissimo.(kulturjam.it)

NOTIZIARIOEOLIE.IT

26 NOVEMBRE 2020

L’intervista del Notiziario allo scrittore Alessio Pracanica, la cultura col bisturi

Con immenso orgoglio per la qualità delle adesioni che abbiamo ricevuto, vogliamo presentarvi i membri del Comitato Scientifico di Città Invisibili:

AMICO DOLCI, flautista e pedagogo, docente al Conservatorio di Palermo. Presidente del Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci.

DANIELA NOVARESE, docente di Storia delle istituzioni presso l’Università di Messina. Autrice di numerose pubblicazioni.
Opere principali: Istituzioni politiche e studi di diritto fra Cinque e Seicento (Milano 1994) Studenti e laureati nel Seicento a Messina. (Milano 1996) Istituzioni e processo di codificazione nel Regno delle Due Sicilie. (Milano 2000) Costituzione e codificazione nella Sicilia dell’Ottocento. (Milano 2000) La tradizione inventata. La costruzione dell’ideologia parlamentare in Sicilia nei secoli XVI-XIX (Milano, 2011)

GRAZIA SCIACCHITANO, docente di storia contemporanea presso l’università di St. Andrews (Scozia) la Manchester Metropolitan University (GBR) e l’università di Trondheim (Norvegia). Attualmente collabora al progetto: Dictatorship as experience: a comparative history of everyday life and lived experience of dictatorship in Mediterranean Europe. Autrice di numerose pubblicazioni.
Opere principali: Estructura del campo Andaluz. Cambios socioeconómicos y la creación de nuevos jornaleros (Fundación de Estudios Sindicales y Cooperación 2020) La oposición antifranquista y su visión del campesinado: entre estereotipos y realidad (Fundación de Estudios Sindicales y Cooperación 2020) Rural Development and Changing Labour Relations in Italy and Spain in the 1950s and 1960s (Unger and Frey 2017) The damned of the South, rural landless labourers in Sicily and Andalucia (Universitat Autònoma de Barcelona 2017)

GRAZIELLA PROTO, biologa e giornalista, direttrice di “Casablanca - Le Siciliane”, collaboratrice di Giuseppe Fava nella rivista “I siciliani”. Collabora o ha collaborato con testate come Avvenimenti, Liberazione, Antimafia 2000 e molte altre.

MARIA CLARA MARTINELLI, laureata in Lettere con specializzazione in archeologia preistorica. Ha svolto attività di docente in diverse università, archeologa e curatrice del Museo Bernabò Brea di Lipari, coordinatrice e responsabile di numerose campagne di scavo in varie regioni italiane. Fa parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Autrice con più di 130 pubblicazioni.
Opere principali: Il Villaggio dell’età del Bronzo Medio di Portella a Salina nelle Isole Eolie, (Origines, 2005) Obsidian in the Late Neolithic. Artifacts, Supply and Function, (Open Archaeology 2019) La facies di Capo Graziano a Lipari nelle Isole Eolie: nuove scoperte (Rivista di Scienze Preistoriche LXVII – 2017) Le isole Eolie al centro del Mediterraneo 4000 anni fa (Erre produzioni 2016) Vaghi e pendenti litici dell'età del Bronzo dalla Sicilia e dalle Eolie, (Archaeologica Austriaca, 2015) Old or new waves in Capo Graziano decorative styles? (Origini, Roma 2015) Looking for codes and paths into the Capo Graziano decoration (Aegis 2020) Prehistorical obsidian sources in the island of Lipari (Open Archaeology) Isole vicine. L’arcipelago delle isole Eolie e le comunità umane nella preistoria mediterranea (Edizioni di Storia e Studi sociali, 2020)

GIUSEPPE RUSSO, dottorando di ricerca in Scienze Umanistiche Università di Messina

MARIANOEMI DE LUCA, docente di Lingua e Letteratura Italiana, Istituto don Bosco – Alessandria d’Egitto.

MASSIMO RAFFA, docente di letteratura greca, Liceo Classico G. Impallomeni – Milazzo, musicista diplomato al conservatorio, musicologo.
Ha pubblicato: Il tessuto delle Muse. Musica e mito nel mondo classico (Inschibbolet, 2021) Commentarius in Claudii Ptolemaei Harmonica (Berlino, 2016) La Scienza Armonica di Claudio Tolemeo (EDAS, 2002)

SALVO VITALE, Docente di Storia e Filosofia, scrittore, poeta, militante antimafia, giornalista. Collabora con numerose riviste e con l’emittente televisiva Telejato.
Ha pubblicato: Droga e informazione (Promopress, 1993) Nel cuore dei coralli, (Rubbettino, 1995) Quasi un urlo di libertà, poesie per Peppino Impastato, (Edizioni della Battaglia, 1996) Peppino è vivo. Poesie e canzoni per Peppino Impastato (EGA-Edizioni Gruppo Abele, 2008) Amore non ne avremo. Poesie e immagini di Peppino Impastato (Navarra,2008) Arrangiamenti. Rabbia in versi (Navarra Editore, 2011) Cento passi ancora. Peppino Impastato, i compagni, Felicia, l'inchiesta, (Rubbettino Editore, 2014) Peppino Impastato. Una vita contro la mafia (Rubbettino, 2016) Svisature. Cento quasi poesie e un canto per Falcone (Billeci Editore, 2018)

 

Lipari, ci lascia Carlo Di Paola, palermitano ma eoliano d'adozione

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Lipari - Ci lascia Carlo Di Paola, palermitano ma eoliano d'adozione. "Patron" del Bar "La Vela" di Marina Corta.
 
Sempre divertente con le sue battute con l'accento tipico palermitano lo vogliamo ricordare con questa foto ironica.
 
Ai familiari le condoglianze del Notiziario

 

di Alessio Pracanica

Torniamo nuovamente sulla gaffe geografica del Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che ha ridestato in noi memorie storiche e arditi parallelismi.

Tutti i mari del presidente Marco Marsilio
Il prode Marco Marsilio, conducator dell’Abruzzo in quota Fratelli d’Italia, ha testé dichiarato: L’Abruzzo è l’unica regione che si affaccia su due mari, anzi su tre mari compreso lo Ionio.

Nell’occasione, possiamo pure escludere i consueti congiuntivi tattici (avrebbe detto) e le abituali locuzioni spifferacee (si dice che, pare che, ect) essendoci un video che testimonia l’evento.

Certo, detta così, sembra un brutale colpo al mainstream geografico. A quel politically correct terracqueo, in base al quale il felice e ridente Abruzzo (che c’avrà da ridere, poi, con un presidente come Marsilio?) è bagnato only ed esclusivamente dall’Adriatico.

Ma questi son pensieri da sempliciotto dell’Atlante, schiavo di poteri forti come la De Agostini e Discovery Channel, i quali si ostinano a immiserire le battigie d’Abruzzo, a tutto vantaggio delle potenti lobby balneari molisane, lucane e pugliesi.

Perché, come giustamente argomenta l’immenso Marsilio: se togliamo la Basilicata che non ha una particolare estensione di costa e il Molise per lo stesso ragionamento…

Estendendo ulteriormente il pregevole concetto, si potrebbe argomentare che la Russia confina con Bibione.

Perché basta togliere l’Ucraina, che a Putin sta particolarmente sul capitone, l’Ungheria che non conta un kaiser, nonché Croazia e Slovenia per identici motivi.

Ed ecco che tra Yubilevnyy, periferia nord di Mosca, e la pensione Miramare della sig.ra Teresa, lungomare Riva, prezzi modici e fritto misto, ci stanno si e no due fermate di autobus.

Lasciando libero sbrego alla fantasia, Abbiategrasso confinerebbe con la Terra-di-Mezzo, Cinisello Balsamo con la Cornovaglia e Tor Vergata con l’oceano Indiano. Inutile dire che le ricadute per il turismo nazionale sarebbero immense.

Al di là di certe pragmatiche constatazioni, c’è poi da considerare il pedigree politico di Marco Marsilio, militante in un partito che per li rami discende dal fascismo.

Marco Marsilio di Fratelli d’Italia come Cetto Laqualunque: “Abruzzo affaccia su 3 mari”

Al tempo dello sbarco in Sicilia, era il 1943, l’invitto Duce sentenziò: Bisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del “bagnasciuga”, la linea della sabbia dove l’acqua finisce e comincia la terra.

Sorvolando sulla sintassi e sul risultato del monito, resta da notare che “la linea della sabbia dove l’acqua finisce”, in italiano si chiama battigia.

Il bagnasciuga invece è quella parte della fiancata di una nave immediatamente al di sopra della linea di galleggiamento.

Il Primo Marinaio d’Italia aveva confuso un pezzo di spiaggia con un pezzo di barca.

A testimonianza del fatto che, in certi ambienti, gli infortuni balneari son merce comune.

Insomma, se perfino il Duce Supremo spara castronerie, a maggior ragione potrà farlo un Marsilio qualunque.

Breve guida per riconoscere il coatto la filosofia coatta

Tornando al Marsilio, bisogna constatare come costui sia omonimo del celebre Marsilio Ficino, filosofo neoplatonico del ‘400. Il quale, nel suo Theologia Platonica, invitava a soluamus quamprimum uincula compedum terrenarum, liberarsi in fretta dai lacci delle cose terrene.

Lezione, a quanto pare, colta dal Marsilio odierno, insofferente a confini e meridiani, ansioso di Lebensraum per il suo vilipeso Abruzzo e pertanto desideroso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

O, non potendo, altro organo impari.

Dati i tempi, è verosimile che la sua azione di rinnovamento geografico lo porti addirittura a superare in notorietà l’omonimo predecessore.

D’altronde son cose che ai filosofi capitano spesso.

La fama del grande Buridano di Parigi, mente tra le più eccelse del suo tempo, fu oscurata da un semplice asino.

Non escludiamo che a Marsilio Ficino possa capitare identica sorte.(kulturjam.it)

 

Crisi identitarie, errori, scomuniche, faide e nostalgie: la crisi della sinistra sta diventando un genere interpretativo a se stante, una nuova sterminata biblioteca universale dove in ogni volume custodito è possibile ritrovare un pezzo di storia personale e del suo fallimento. Ma è anche una storia che ha tanto ancora da dire.

Del perduto amor: la crisi della sinistra
La Sinistra, intesa come spazio politico, è ormai da troppi anni un deserto affollato di parole. Non è certo sinistra il Pd, confuso e verticistico tentativo di neo-balenismo, né bianco né rosa, quanto grigio contenitore di ogni possibile contraddizione.

Non si spiegherebbe altrimenti come abbia potuto, o possa tutt’ora, ospitare al suo interno non solo il famigerato Renzi, ma figure come Letta junior, Calenda, De Luca, Emiliano, che in altri tempi sarebbero state scavalcate a sinistra perfino da un Fanfani.

Ancor meno sinistra si riscontra il quel coacervo di gruppuscoli che si auto-definiscono post-comunisti. Divisi su tutto, dal merito al metodo. Fuorché dal comune intento di accapigliarsi su chi debba avere, in esclusiva, l’onore e l’onere di sventolare uno straccio rosso.

Svuotato simbolo, a cui talvolta corrispondono programmi e dichiarazioni che sembrano ispirate al leghismo dei primordi, con il solo ed evidente scopo di racimolare qualche zero virgola nelle periferie impoverite.

Un quadro che è conseguenza della sottovalutazione, o addirittura della totale rimozione, del trauma culturale successivo al crollo del Muro di Berlino.

L'addio a Giorgio Galli, un gigante della cultura

Il termine potrà forse sembrare enfatico o eccessivo, ma andrebbe ricordato che nel giro di pochi mesi, si passò dal celebrare l’Unione Sovietica come Paradiso del Lavoratore, a vituperarla come inferno in terra.

Mentre qualche autorevole leader, magari reduce dalla celebrazione dei carri armati a Budapest o dalla denuncia del perfido accerchiamento operato dalla Nato, traslocava armi e bagagli nelle retrovie del pensiero occidentale. Definendosi da sempre libertario, antistalinista e, alla fin fine, comunista solo per mancanza di alternative.

La fine del dogma della perfezione, del monolitismo dottrinario, dell’impermeabilità a ogni critica, credibili solo finché c’era in sella un gelido scacchista come Togliatti, produsse echi diversi, in alto come in basso.

L’elettorato, confuso e frastornato, si trovò spogliato di ogni identità. Svegliandosi una bella mattina, come lucidamente cantava Bennato, tutto sbagliato. E in molti casi, soprattutto nel centro-nord, continuò a inseguire, più che a seguire, un Partito in tutti i suoi capitomboli e cambiamenti di nome, in automatico. Per abitudine, più che per convinzione.

I vertici invece si fratturarono in due grossolane macro-categorie.

Da un lato i nostalgici, schierati in difesa di simboli e bandiere.

In fisica, quando un’onda elettromagnetica si propaga per una certa distanza, le deviazioni rispetto all’andamento ideale inducono un fenomeno definito perdita di coerenza.

Una buona metafora di quanto successo nel mondo comunista, dove a forza di collidere l’un con l’altro, litigando su chi fosse l’unico e autentico erede, si è prodotto un pulviscolo di particelle scompagnate.

Ne esiste circa una decina, di queste particelle. Nei sondaggi non si vedono perché di solito riassunte sotto la scritta altri, con accanto qualche zero virgola di percentuale. Avendo dimenticato che l’identità è uno scheletro, non un costume da indossare e soprattutto che la mera nostalgia dei bei tempi andati non è un programma politico.

 

Per il ciclo Lezioni Lute 2021, parleremo della ricerca di vita e intelligenza extraterrestre.
4 incontri:
il 10, 17, 24 e 31 Maggio alle hh. 16

Per collegarsi Dal telefonino con l’app Jitsi Meet digitando LUTE
Dal Pc sul sito www.meet.jit.si/lute
DOVE SONO TUTTI QUANTI?
La ricerca della vita extraterrestre
(Alessio Pracanica)
“Where is everybody?”
(Enrico Fermi – Los Alamos, 1950)

Una domanda antica quanto l’uomo. A cui ancora non possiamo dare risposta. Possiamo però ripercorrere insieme la storia dei molti tentativi di trovarla. E magari sbirciare dietro l’angolo, per ipotizzare ciò che riserva il futuro.
Primo incontro:
Perché cercare? Dalla filosofia alla scienza, verso un’idea di cosmo. Il paradosso di Olbers: l’universo visibile. Il grande filtro. L’equazione di Drake. Le implicazioni di un eventuale ritrovamento. Il ruolo dell’immaginazione: l’alieno nell’arte e nella letteratura.
Secondo incontro:
Il paradosso di Fermi e le possibili soluzioni. Ufo: extraterrestri e altri extranei. Quel che abbiamo “creduto” di trovare: canali, facce & hawaiani. I miti e le bufale: da Tunguska a Roswell.

Terzo incontro:
Il concetto di vita e la sua difficile definizione. Cosa cercare? Metodi e limiti della ricerca. Bio e technosignature. Estremofili indigeni. Vita nel sistema solare. I pianeti extrasolari.
Quarto incontro:
Cosa abbiamo realmente trovato. Metano su Marte e fosfina su Venere. Laghi sub-glaciali e oceani sotterranei. Gli dei odiano il Kansas. Il ruolo del SETI. Segnali controversi: Wow, SHGb02+14°, BLC-1. Forni a microonde e Long delayed echoes. Stelle un po’ troppo variabili. Il futuro prossimo e quello lontano.

 

L'Inter Club Eolie "approda" al Meazza

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di Andrea Tesoriero*

In occasione di Inter - Genoa partita speciale per gli Inter Club che festeggiano il 60 anniversario del Centro Coordinamento Inter Club Milano anche la nostra Lipari presente nei led dello stadio Giuseppe Meazza quartiere San Siro di Milano...

*Presidente Inter Club Isole Eolie

Diciamo la verità. Sotto uno come Draghi, ci saremmo aspettati un governo con Batman agli Interni e Albus Silente alla Pubblica Istruzione.

Invece ci ritroviamo un esecutivo che sembra uscito dai cessi del Bagaglino. Un frullato del peggio della politica degli ultimi vent'anni, con qualche tecnico scompagnato a dare la nota crunch.

Certo, sussiste l'ipotesi che Draghi abbia ottenuto carta bianca e che i ministri siano stati messi lì solo per colore. Giusto perché in democrazia governare da soli pare brutto.

Ma niente può cancellare la penosa impressione di un governo messo su con il codice Cencelli, per spartire equamente il malloppo dei fondi europei.

 

di Alessio Pracanica

Le nomine del governo rivelano una politica estraniata ormai da tutto.

Inclusa la ricerca di consenso. Meccanismo che pure dovrebbe esserle intrinseco.

Che non si riesca, su 60 milioni di italiani, a trovare una quarantina di normodotati sembra quasi incredibile.

Se non si considera che i suddetti normodati darebbero l'esatta misura degli attuali leader.

 

 

Questa non è una crisi politica, ma una crisi DELLA politica.

L'ennesima e forse quella definitiva.
Provocata da una classe parlamentare così insulsa, da non temere nemmeno di apparire superflua.

Preda com'è di timori ben più forti e contrastanti.
L'assumersi una qualche responsabilità o lasciarla ad altri.

IL GENIO

di Luca Chiofalo

La migliore battuta sulle distanze, gli scontri, le uscite sguaiate e le ripicche della ex maggioranza di governo è di Clemente Mastella.

Prefigurando il disastro del centrosinistra (e del paese) in caso di voto anticipato, la vecchia volpe di Ceppaloni dà il titolo al film: “la setta suicida del centro-sinistra!” Genio.

 

DI ALESSIO PRACANICA

L'errore è tutto lì, compreso e compresso nel ruolo.
Nei ruggenti anni del berlusconismo si è operata, in tutti noi, la prodigiosa mutazione da cittadini a consumatori.

Il cittadino, in presenza di necessari provvedimenti restrittivi, avrebbe poco o nulla da obiettare. Educato com'è al bene comune e alla reciproca convivenza.
Il consumatore invece, forte del suo sacro diritto all'egoismo, giustamente soffre.

 

Leggo un po' dappertutto la legittima speranza che il 2021 sia un anno migliore.

Dell'anno, numerologica frontiera convenzionale, mi importa poco.

Mi auguro invece che si migliori tutti noi, almeno un pochettino.

Dove e come possiamo.

Unica via per rendere migliore il mondo che abitiamo.

Buon futuro a tutti.

 

Quand’ero bambino, sognavo che da grande avrei fatto il pirata della Malesia o, in alternativa, la mezzala sinistra. D’altronde erano tempi di austerity, grami di soddisfazioni e scevri d’eroi.

Poche le figure di riferimento

Fanfani, Rin Tin Tin, il colonnello Bernacca… Poteva un povero bambino identificarsi in un Amintore? Tutt’al più, forse in un Cuccureddu, indimenticato mediano di spinta della Juve e della nazionale.

Why proprio Cuccureddu?

Perché se uno con un nome simile ce l’aveva fatta a indossare la maglia azzurra, doveva essere proprio forte, perdiana. Perdinci e anche perbacco.

Per i pargoli di adesso è tutto più facile. Supereroi e supereroine d’ogni specie, forma e attitudine. Anche la nomenklatura calcistica è cambiata e se i mediani non spingono più e i terzini non fluidificano come un tempo, in compenso i ragazzini di oggi possono sognare di diventare falso nueve o tuttocampista.

Perfino la politica ha ripudiato la bizantina onomastica scudo-crociata, obliando gli Amintore e i Ciriaco, per consegnarsi ad appellativi più banali, come Giuseppe, Matteo, Roberto…

Roberto appunto. Fossi un bimbo siciliano del 21° secolo, da grande vorrei essere il leghista Roberto Samonà. L’uomo, per intenderci, delle odi giovanili teneramente dedicate alle SS.

Perché?

Per motivazioni pedissequamente diverse da Cuccureddu, si capisce. Se uno così è riuscito a diventare assessore alla Cultura della Regione Sicilia, significa che un’alba dorata è ormai alle porte, che un nuovo ordine giunge a riorganizzare il comune destino.

Per Giove. Pluvio e dry.

Certo, non è tutto merito suo. Occorre riconoscere il ruolo del governatore Musumeci, un altro che cento ne fa e una pensa, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Bruto vent’anni di galera.

Samonà è persona immaginifica, usa a imporsi su pastoie e ostacoli burocratici mercé la ferrea volontà dello Spirito, lanciando oltre l’ostacolo il cuore o qualsivoglia altro organo impari, pur di raggiungere lo scopo prefissato. Con tutta la lucida ragione di un individuo che pubblica trattati sui Tarocchi.

Covid o non Covid, la cultura siciliana va promossa a tutti i costi. Con ogni mezzo e sortilegio, adoprando il terzo Chakra, nottetempo, tra il lusco e il brusco.

L’ultimo, fantasmagorico escamotage si chiama Carta di Catania e già dal nome si capisce trattarsi di provvedimento epocale, unico, destinato a oltrepassare i famigerati dieci piani di morbidezza.

Trattasi, in parole povere, di dare in concessione ai privati, i beni culturali di proprietà della Regione attualmente custoditi nei depositi museali.

Non tutti, purtroppo.

Solo quelli acquisiti per confisca, donati o consegnati spontaneamente, per i quali sia stata smarrita la documentazione e, in generale, deprivati di ogni riferimento al loro contesto di appartenenza.

Cioè quelli che è più facile perdere, insomma.

Tali concessioni, naturlicht, non saranno gratuite, ma in cambio di vile denaro. Oppure, es ist besser, di beni e/o servizi.

Non è chiaro quale sia il corrispettivo tra valore del bene culturale e somma (o servizio) pagata in cambio. Né chi, tra pubblico e privato, debba farsi carico delle spese di trasporto e assicurative. Ancor meno chiaro è come verrà esercitato il controllo, nel tempo, su tali concessioni. Ricordando che la Sicilia è tra le regioni più attenzionate dai trafugatori di beni artistici e archeologici, con in media una sessantina di opere sparite ogni anno.

Ma queste sono bazzecole, incapaci di frapporsi tra Idea e Azione.

Avremo finalmente il piacere di vederci negare un mutuo davanti a un olio del ‘600. Firmeremo cambiali appoggiati a colonne corinzie. Torneremo dall’Ikea con gli occhi sazi di mosaici greci e romani. Degusteremo un arancino contemplando acquasantiere medievali.

Financo la signora Sarina, titolare dell’omonimo esercizio di ortofrutta, potrà esporre, tra meloni e cucuzze, spingarde in bronzo di epoca borbonica o dalmatiche del periodo normanno.

Con notevole guadagno per tutto il cucuzzaro.

Smetto per un attimo di scrivere e alzo gli occhi dalla pagina. Fuori dalla finestra piove e il cielo è grigio.

Non so a voi, ma a me manca tremendamente Cuccureddu.(ilcarrettinonews.it)

 

Era l’8 maggio 2005, quando Silvio Berlusconi da un palco di Messina annunciò che avrebbe costruito il Ponte, così se uno c’aveva l’amante al di là dello Stretto poteva andarci pure alle 4 di mattina, senza aspettare i traghetti.

Motivazione di immensa forza morale, in grado di scuotere anche le coscienze più sorde e retrive e valida ragione per spendere una carrettata di miliardi, senza tirare in ballo i guai di Impregilo e certe chiacchierate amicizie.

A quel punto io, uomo da sempre ligio e rispettoso verso le istituzioni, intrecciai subito una liason con una procace signora di Reggio Calabria, fidando nella promessa del Presidente del Consiglio.

Inutile rivangare.

È andata com’è andata. Il Ponte non s’è visto, mentre la signora, stanca dei miei continui ritardi, ha smesso di rispondere alle telefonate.

La cosa dispiace, naturalmente. Molto, anzi parecchio.

Un dolore in cui all’ennesimo potenziale volano, perduto dal sistema paese, si mescolano le miserrime vicende personali del sottoscritto.

Passano anni vorticosi. Pieni di ipotesi, disillusioni, false promesse.

Poi, d’improvviso, compare all’orizzonte il Recovery Fund e la fantasia riprende a galoppare. Il Ponte si fa, si fa.

A 4 o 5 campate. Non per aria, ma in solido und affidabile terreno sismico. Anzi no, meglio un tunnel, un viadotto transoceanico, una pista ciclabile, un cunicolo spazio-temporale.

Continuo gioco al rialzo che si esaurisce, ahimè, nell’ennesima atroce coltellata. Ponte nisba.

I cospicui fondi del Recovery serviranno a tutto, fuorché all’opera più melodrammaticamente impellente. La più Traviata tra le possibili, future o futuribili, infrastrutture italiane.

Ingiusta pecunia pioverà per ogni dove. Su porti e idroscali, passerelle e cavalcavia. Come colomba dal disio chiamata, ovunque si millantino occasioni di sviluppo e necessità di modernizzazione.

Intanto le due sponde dello Stretto restano alla mercé di zattere e piroghe.

Nel colpevole silenzio generale l’unica voce, bisogna riconoscerlo, è stata quella della Giunta Regionale Siciliana, da sempre attenta, per ovvi ed evidenti motivi, ai bisogni del tessuto economico insulare.

Il primo a protestare è stato l’assessore regionale ai Trasporti Falcone, il quale ha definito l’estromissione del Ponte come il più grave fra gli schiaffi inferti dal Governo Conteai sogni e alle necessità della Sicilia.

Gli fa eco il vicepresidente regionale Armao che, utilizzando uno strumento di alto spessore istituzionale qual è un post di Facebook, parla di documento onirico in cui si archivia senza motivazioni il Ponte di Messina. Ora io mi domando, Presidente Conte, vogliamo rimanere insensibili al grido di dolore di sì alte e degne figure?

E sia, facciamolo pure. Infischiamocene della loro opinione e soprattutto di sogni et bisogni di un’isola troppe volte vilipesa.

Pur tuttavia vi sono delle considerazioni che rischiano di pesare sulla coscienza dei molti galantuomini di questo grande paese.

Il fatturato delle Mafie si aggira intorno ai 150 miliardi annui. Circa il doppio di Enel e il triplo di Eni. Un impero imprenditoriale colpito a morte dai lockdown, che hanno depresso il commercio di droga e deprezzato i possibili introiti del pizzo. Senza che uno straccio di Dpcm prevedesse un aiuto, un ausilio, un ristoro per un settore così vitale dell’economia siciliana, meridionale e italiana in genere.

E che non si pensi solo agli affiliati e alle loro famiglie, le quali hanno pur tuttavia le stesse urgenti necessità di altre ben più fortunate categorie.

Pensiamo all’indotto.

Crollata la Mafia, i mega appalti si ridurrebbero come per incanto a cifre da mercatino rionale. Con un bel saluto a ogni risonanza politica.

La Sanità rischierebbe davvero di funzionare e poi ci va lei, dal direttore dell’Inps, a spiegare che anche questo mese l’età media è aumentata dello zero virgola tot.

Non solo.

Niente più supercarceri, aule bunker, auto blindate. Armi, munizioni, divise, computer. Maxiprocessi, udienze in commissione parlamentare, intercettazioni ambientali, pedinamenti, inchieste fiume che infliggano un colpo mortale.

Un taglio anche a superprefetti, alti commissari, pubblici ministeri.

Un volano edilizio e manifatturiero che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone, permettendo a milioni di famiglie italiane di sguazzare nel benessere.

Ma se non lo vuole fare per loro, Presidente, lo faccia almeno per me.

Per un onesto contribuente la cui vita affettiva e sentimentale langue, da quindici anni a questa parte, in triste e mesta solitudine.

“È stanca ormai a gente
Sono anni ca ciù raccunti
Mio caro presidente u faciumu stu cazzu i punti
U facimu stu punti
Tengo na femmina a Messina cu u punti ma fazzu prima

-Checco Zalone-U facimu stu puntii(lcarrettinonews.it)

 

Desta parecchio stupore, bisogna ammetterlo, la marea di facili ironie con cui è stato accolto l’ultimo Decreto Legge della Presidenza del Consiglio, inerente il contenimento dei contagi durante le festività natalizie.

Un repertorio di lazzi e facezie aventi per oggetto, a dire di molti, la scarsa o nulla comprensibilità del provvedimento medesimo. Assimilabile, per certi versi, a quelle mirabolanti proiezioni da cineforum, recitate in croato e sottotitolate in sloveno, in cui per comprendere chi fosse il protagonista e la sua sorte, bisognava attendere i titoli di coda.

Ok, finché si scherza va tutto bene, ma non fino al punto di essere irrispettosi verso un grande paese e la sua storia. Dimenticando la lunga tradizione, nei nostri quadri dirigenziali, di promettere bastoni minacciando carote. Il consolidato abuso di tautologie, l’abituale transumanza del periodare, che sfilacciandosi in un’infinita teoria di proposizioni dipendenti, ha il solo scopo di far dimenticare all’ascoltatore la proposizione principale e l’oggetto stesso dell’esposizione.

Il costante ricorso a distorti bizantinismi, che dicono e non dicono, negando nel comma successivo quanto appena affermato in quello precedente.
Tutto ciò non è frutto di ignoranza, vaghezza o pressappochismo.
Se anche Benedetto Croce, tra i più riveriti padri del pensiero accademico, nel tentativo di spiegare le radici della nostra cultura, ricorre a una doppia litote con avvitamento carpiato, sentenziando che: non possiamo non dirci cristiani.
Senza per questo dimenticare le improbabili trigonometrie dorotee, i governi balneari, le sottili disquisizioni tra il niente e il nulla, la nebbia di parole che offusca anche la più ovvia e banale delle disposizioni.

Non si tratta di incapacità o ignoranza, occorre ribadirlo fino alla nausea. Ma della necessità, in un paese dove ogni cosa è contrattata o contrattabile, di rendere il tutto reinterpretabile a posteriori, salvando così retroguardia e cadrega da possibili ritorsioni. Uso scientifico di candelotti fumogeni lessicali, affinché niente e nessuno venga sconfessato.
Perché in questo meraviglioso stato di diritto, i rovesci non sono ammessi e il fine ultimo di ogni politica non è mai la vittoria, ma il più democratico ed equanime dei pareggi.
Inutile fingersi sorpresi, dunque, se questo o quel decreto risulta indecifrabile perfino ai più competenti studiosi di lingue pre-semitiche.
Non potrebbe essere altrimenti. Il sistema non lo permetterebbe.
Il sistema.

Niente più di un confuso e accurato organigramma, che garantisce a ogni consigliere, a ogni assessore, a ogni usciere, una piccola, ma proporzionale quantità di potere, accuratamente dosata e bilanciata da poteri simili, che diventano immediatamente convergenti appena viene minacciata la struttura complessiva.
Impossibile fare il Sansone distruggendo il tempio.
I moderni filistei sono duttili e malleabili, per naturale vocazione e genetica propensione. Inafferrabili come il fumo e indefinibili come l’acqua.

Occorre saper navigare a vista. Dando piccoli colpi di remo, ora a sinistra ora a destra. Fingendo sempre di avvicinarsi a tutti, per rimaner fedeli solo a sé stessi.
Chi si firma è perduto, diceva Paolo Monelli durante il ventennio fascista. Ammonendo, in tono neanche troppo scherzoso, chiunque fosse tentato di assumersi una qualche responsabilità.
Consiglio di grande e lungimirante saggezza perché, nell’Italia di allora come in quella di oggi, non c’è atto più rischioso del rendere intellegibile il proprio pensiero.(antimafiaduemila.com)

 

IL CONTRO SENZA PRO
Parlarne non fa mai male, per carità.
Ma certe iniziative "contro", cominciano a sembrare un po' stucchevoli. Giornalieri rituali che si esauriscono in benintenzionate affermazioni social.
Se un fenomeno che, sulla carta, ci vede tutti contrari, continua a perpetuarsi, non bastano il politically correct, il metoo o le pari opportunità.
 
Bisognerebbe interrogarsi sui meccanismi profondi che, a tutti i livelli, privilegiano la cultura e l'immagine del più forte. Dalle nazioni ai singoli individui, passando per i simboli.
Ogni volta che un supereroe salva il mondo a sberle, insegna a quel mondo stesso che le sberle sono sacrosante, in presenza di un torto vero o presunto.
 
Ogni volta che un politico esalta l'uso delle armi, dell'eccesso di difesa, dell'affondamento dei barconi, pur premettendo un "care elettrici, cari elettori", sta spacciando un'idea di violenza che, a cascata, arriva nelle strade, nelle case, nelle coppie.
Dichiararsi contro non basta e non serve.
Bisogna fare due più due e prendere la distanza da certi modelli in cui, troppi italiani si riconoscono.

LA NUOVA LEZIONE DEL PROF ROBERTO LIPARI

 

 
Non so perché, facebook mi ricorda che lo scorso 10 marzo scrivevo questo. Forse perché è ancora attuale.
 
SI DISPENSA DALLE VISITE
Quanta paradossale ironia, in un villaggio globale costretto a rifugiarsi nell'isolamento.
A implorare in anticipo la formula prevista per le condoglianze, nella speranza di evitarle.
Questa pandemia non è un accidente della Storia, asteroide precipitato per capriccio degli dei.
Ci avevano raccontato, fino a sgolarsi, una crescita infinita, da cui sarebbero discesi a cascata, per tutti, ricchezza e gioventù.
 
Un mondo di perfetti ingranaggi, di ruote che girando in automatico, avrebbero prodotto tutto e di più, accontentando anche il più folle, sfrenato desiderio.
Lasciandoci, come unico possibile imbarazzo, la scelta del canale. Sul primo Reagan che decanta lo stato dell'Unione, sugli altri, Reagan che spara col Winchester.
Per realizzare tutto questo, bisognava costruire, produrre, licenziare. Disboscare foreste e società, assumere a singhiozzo, con contratti a ore e tutele da schiavi, e chiamarlo benessere.
Tagliare le futilità: scuola, cultura, salute.
 
Qualsiasi cosa, purché il Consumatore Medio potesse continuare a comprare le fragole in gennaio, le lasagne senza glutine o le mozzarelle di opossum.
Arringando, con fatua alterigia da psicologi della mutua, chiunque osasse esprimere un dubbio, un'incertezza, verso questa mirabolante visione.
Eppure, anche davanti al sostanziale fallimento dell'Età dell'Oro, che ha devastato in egual misura ambiente, sanità e senso civico, non ho sentito, nella marea di inutili consigli, il benché minimo accenno a come tutto questo andrebbe ripensato.
Niente.
 
Alti lai per il "bagno di sangue della Borsa", qualche lacrimuccia per morti e moribondi e facce pallide "davanti allo spettro di una nuova recessione".
Nessuno degli Amati Leader di ieri e di avantieri ha mormorato una scusa, un mea culpa, una retromarcia, anzi.
Come se, deragliato il treno, il Macchinista responsabile si proponesse a solutore dell'emergenza.
 
Al più tardi entro un anno si produrrà un vaccino, seppelliremo i caduti e liquideremo con una pacca sulle spalle e qualche cavalierato random il personale sanitario.
Per riprendere a produrre e consumare quanto e forse più di prima, nell'irrefrenabile entusiasmo di essere scampati alla grande peste del nuovo millennio.
Senza capire che tutto questo è stato solo un piccolo avvertimento, su un possibile, anzi probabile futuro.
 

Nel pur vasto e complesso bestiario commemorativo nazionale, esistono strani animali che, per dirla alla Orwell, sono decisamente più uguali degli altri.

Primo fra tutti, il sempreverde Coccodrillo Misogino, uso a testimoniare in cronico ritardo ogni sorta di memoria storica, avendo inghiottito l’orologio come l’alligatore di Peter Pan.

Non contento di questo, il Coccodrillo Misogino opera in modalità selettiva, rimuovendo dal contesto le figure femminili, al solo fine di far giganteggiare l’eroe maschio e virile.

Un buon esempio della sua indefessa opera, lo si è visto nell’anniversario della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, suicidatosi in quel di Palermo, nella convinzione che una certa parte della classe politica volesse davvero sconfiggere la mafia.

È di questi giorni la notizia, infatti, di un francobollo commemorativo a lui dedicato, su proposta firmata dal Gotha dell’antimafia italiana. Non una parola, e nemmeno una marca da bollo, per la donna che morì al suo fianco, senz’armi, uniformi, bandiera o indennità di servizio.

Per la cronaca, si chiamava Emanuela Setti Carraro e il killer, dopo averla uccisa a colpi di kalashnikov, scese dalla moto al solo scopo di sfigurarla con un proiettile al volto, per poi allontanarsi indisturbato.

Un’altra mitologica figura è il cosiddetto Toponomastico Compulsivo, di solito un assessoruncolo (crasi: assessore+foruncolo) che, in preda a vero e proprio delirio nominativo, disarticola l’urbana viabilità con iniziative a caso e a kaiser, senza senso né costrutto.

In ridenti cittadine dove il viale Falcone e Borsellino, superata la piazza Falcone e Borsellino, si immette in via Falcone e Borsellino, prosegue lungo la circonvallazione Borsellino e Falcone, per poi confluire nel lungomare Batman & Robin.

Come non ricordare, per esempio, il Passarellista Ubiquitario?

Sorta di ridanciana riserva della Repubblica, da tribuna più che da panchina, sempre presente in ogni attività anche solo vagamente commemorativa, dalla scopertura delle lapidi allo scoperchiamento dei tombini.

Sua precipua caratteristica è, dopo aver proferito il famigerato “sarò breve”, lanciarsi in interminabili panegirici con abuso di voli pindarici e schianti sintattici, terminando sempre con l’ineffabile lacrimuccia ballonzolante nell’occhio destro.

Il più delle volte, dopo anni di inesausta attività, il Passarelista Ubiquitario riceve qualche avviso di garanzia per concorso esterno, a coronamento di una brillante carriera.

Ennesima fiera, in senso dantesco, di questa clownesca fiera di paese è senza dubbio il Memorialista Pleonastico.

Quasi sempre, un mite e bonario rappresentante del terziario avanzato, così avanzato che non si sa dove metterlo, ex impiegato del catasto o dell’immensa savana parastatale.

Il quale, per il semplice fatto di aver giocato a bocce nel ’72, in quel di Chianciano, con Rocco Chinnici o a briscola con Boris Giuliano, all’osteria La Forchetta, ricordo come fosse ieri, era il marzo del ’63, infligge al mondo la propria immortale testimonianza di lotta alla mafia. In corposi volumi auto-pubblicati di duecento e passa pagine, dove, tra ricordi di scuola e ringraziamenti ai genitori per i sacrifici fatti, l’episodio cardine che dovrebbe giustificare l’immortale opera letteraria si riduce si e no a un paragrafetto. In cui si spiega che Rocco Chinnici andava spesso a pallino e che Boris Giuliano, per segnalare il carico gonfiava le guance e per il fante ricorreva al linguino.

Perché questo non sembri un futile e umoristico excursus, sarebbe il caso di ricordare le donne vittime delle mafie, in rigoroso ordine alfabetico.

Maria Angela Ansalone, Agata Azzolina, Annamaria Brandi, Maria Concetta Cacciola, Angela Calvanese, Graziella Campagna, Liliana Caruso, Ida Castelluccio, Lucia Cerrato, Maria Chindamo, Maria Colangiuli, Angela Costantino, Marcella Di Levrano, Annalisa Durante, Maria Giovanna Elia, Annamaria Esposito, Angela Fiume, Giovanna Giammona, Giuseppina Guerriero, Concetta Lemma, Giuditta Levato, Caterina Liberti, Emanuela Loi, Maria Marcella, Graziella Maesano, Maria Maesano, Concetta Matarazzo, Luisella Matarazzo, Cristina Mazzotti, Carmela Minniti, Francesca Moccia, Maria Luigia Morini, Francesca Morvillo, Anna Nocera, Anna Pace, Letizia Palumbo, Mariangela Passiatore, Angelica Pirtoli, Lucia Precenzano, Anna Prestigiacomo, Maria Teresa Pugliese, Barbara Rizzo, Emanuela Sansone, Giuseppina Savoca, Maria Antonietta Savona, Grazia Scimè, Maria Stillitano, Emanuela Setti Carraro, Giovanna Stranieri, Federica Taglialatela, Angela Talluto, Anna Rosa Tarantino, Gelsomina Verde, Adriana Vassallo, Agata Zucchero e Domenica Zucco

Un elenco interminabile e molto probabilmente incompleto, in cui gran parte delle vittime è accumunata non solo dalla causa della morte, ma dall’essere pressoché sconosciuta alla pubblica opinione.

Quanto ai misteri della toponomastica, ci son voluti settant’anni, perché il comune di Cinisi decidesse di togliere la targa di via Salvatore Badalamenti, fratello del boss Tano, morto, secondo il comune del cuneese dove è avvenuto il decesso, per cause naturali, ma stranamente celebrato come eroico partigiano ucciso dal nazifascismo.

Venendo infine alla pseudomemorialistica antimafia, ne son piene le piazze estive, con firme spesso tronfie quanto insignificanti e non è il caso di rinverdirne la memoria dando a questo o a quello inutile visibilità.

Occorre solo ricordare che l’oblio, le mistificazioni e le inutili passerelle sono da sempre arma di distrazione di massa tra le più efficaci, del pur vasto arsenale mafioso. E per di più a costo zero, perché siamo noi, utili idioti della disinformazione, a fornirne i proiettili.(ilcarrettinonews.it) 

 
 
Le varie premiazioni annuali riportano in auge l'annoso e tedioso paragone tra letteratura maschile e letteratura femminile.
Che è, a mio parere, un falso problema.
 
Esiste semmai, indipendentemente dal sesso di chi scrive, una dicotomia tra la letteratura oggettiva e quella soggettiva.
 
Della seconda, soprattutto in Italia, c'è un vero e proprio abuso, spesso a opera di autori maschi. Ed è, il più delle volte, estremamente noiosa, pseudo-saggistica del viver felici e sereni, spacciata per letteratura, che lusinga il lettore illudendolo di possedere chissà quale estrema sensibilità.
 
Ma anche questo, inutile dirlo, è solo un mio modesto parere.

 

LA NUOVA LEZIONE DEL PROF ROBERTO LIPARI

VIDEO

In Sicilia abbiamo tutto.
Ci manca il resto.
(Pino Caruso – Ho dei pensieri che non condivido)

Altro giro, altro regalo. In Sicilia non ci facciamo mancare niente. Come diceva il grande Pino Caruso, abbiamo tutto.
O meglio, abbiamo di tutto.
L’ultima perla dall’ostrica l’ha estratta l’ex senatrice leghista (ed ex vicesindaco di Lampedusa) Angela Maraventano, in quel di Catania.
L’ambientazione è il raduno della creme leghista, accorsa in difesa del ruspante Capitano, perseguitato dalla solita, bieca magistratura politicizzata.
Una volta salita sul palco, la prodigiosa Erinni del padanesimo siculo ha affrontato, come da copione, il problema cardine della politica siciliana, che come tutti sanno, non è né il traffico, né la siccità, bensì l’immigrazione.
Scagliandosi contro il governo, complice di chi traffica in carne umana e soprattutto contro la mafia.

Ottimo e abbondante, penseranno in molti.
La mafia, questo tentacolare parassita che avviluppa un’isola in procinto di diventare bellissima, ben si presta ai coraggiosi strali di altrettanto coraggiosa militante.
No, no.
Non ci siamo capiti.
Perché la signora Maraventano, a quanto riferiscono le cronache, non si è scagliata contro la mafia per denunciarne il pizzo, i delitti, il malaffare.
Il cahier de doleance dell’intrepida Angela ha un solo, angoscioso contenuto.
La mafia sarebbe anch’essa complice dell’immigrazione clandestina, poiché ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima.
Eh, già. Sensibilità & coraggio.
D’altronde son pieni i libri di toccanti episodi, degni del miglior De Amicis, in cui Bernardo Provenzano aiuta le vecchiette ad attraversare la strada e Totò Riina regala ai poveri i proventi del narcotraffico.
Quanto al coraggio, come dimenticare quelle pittoresche copertine della Domenica del Corriere di inizio secolo, disegnate da Achille Beltrame?
Raffiguranti Luciano Liggio che, coltello tra i denti, espugna da solo le trincee del Carso (è una montagna, non un’imprecazione. N.d.r. a uso dei leghisti) o Calogero Vizzini che lotta con le tigri tra le jungle di Caltanissetta.

Senza per questo sottovalutare il prode Giovanni Brusca, che tutto solo e disarmato, affronta un bambino di dodici anni e dopo averlo strangolato, ne scioglie il cadavere nell’acido. Dando prova, a un tempo, di enorme coraggio quanto di spiccata sensibilità.
Echi di ormai perduti valori, che scompariranno tra le pieghe del tempo, sciogliendosi come lacrime nella pioggia.
La buona vecchia mafia, congrega di bonaccioni, arditi alla bisogna, ma sensibili h24, pare non esista più.
Perché noi, stando all’ex senatrice Maraventano, la stiamo eliminando, perseguitando, distruggendo.
Cosa che, j suppose, nelle intenzioni della signora dovremmo ben guardarci dal fare. Coccolandola, magari. Garantendo sconti, esenzioni, facilitazioni.
Magari (why not?) omaggiandola con premi e riconoscimenti.
Eliminando, una volta per tutte, quel vetusto e sorpassato codice penale che insiste nel colpevolizzare sì nobile istituzione, pregna di coraggio e sensibilità.
Invece continuiamo testardamente ad accanirci, con il risultato, ipsa Maraventano dixitche nessuno difende più il territorio.

Nobile missione che, evidentemente, non tocca alle istituzioni, allo Stato o alla società nel suo complesso, ma a una società diversa e onorata.
Viene da chiedersi in maniera un po’ ingenua, se esista una magistratura capace di intervenire, quando un politico esprime in una pubblica piazza idee che, sguazzando nel lercio stagno dell’apologia, non possono essere derubricate a opinioni democraticamente rispettabili.
Se ci sia ancora, da qualche parte, un’opinione pubblica in grado di indignarsi, al cospetto di comportamenti che spaziano tra il cinismo e l’ignoranza, passando per un sostanziale disprezzo dell’elettorato. O se esista ancora, in qualunque punto cardinale, un vento così forte da scarnificare questa terra fino alla nuda roccia, lasciandola sgombra per qualche altra specie senziente.(ilcompagno.it)

 

CAUSA COVID
Anno non solo horribilis, ma triste. Ridotto a bollettini e statistiche. Senza le corbellerie di Di Maio, gli onirici auspici di un Toninelli, gli stupri sintattici e grammaticali di Salvini, le slides di Renzi, l'italiano maccheronico della Meloni, i congiuntivi alla cave canem di Zingaretti. Nemmeno, segno dei tempi, una di quelle barzellette da barbiere con cui Berlusconi spiegava la cosa pubblica a pensionati e massaie. Piene, per intenderci, di equini superdotati e cougar affamate.

Sono diventati tutti prudenti e silenziosi, che anche l'imbecillita' ha le sue curve di apprendimento.
Restano solo i Dpcm della presidenza del consiglio, ormai inflazionati e inascoltati, a dispetto del notevole, quanto involontario contenuto comico.
Potremmo, io credo, sopravvivere al virus, ma finira' per ucciderci questa finta serieta' da statisti di madame Tussauds, il tanfo di aria fritta, i vorticosi movimenti immobili. E poi I banchi semoventi, i protocolli calcistici, gli intelletti paucisintomatici, i portatori insani di negazionismo, gli arditi della movida.

Un treno senza locomotiva, con i privilegiati del vagone in coda che si fingono macchinisti, nell'illusione che il grande botto non li riguardi.

Lipari-New York, deceduto Ernesto Caruso e Don Gianni Conti

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Lipari - E' deceduto Ernesto Caruso

Aveva 91 anni.

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di Elio Mollica

A New York è tornato alla Casa del Padre, Don Gianni Conti, alla veneranda età di 99 anni, compiuti lo scorso 10 ottobre

Ai familiari le condoglianze del Notiziario

DPCM della Presidenza del Consiglio n. 6999

Disposizioni in materia di prevenzione al contagio da Covid

Il seguente DPCM sostituisce, amplia, integra, i precedenti, ma senza sovrapporsi agli stessi e nel pieno rispetto delle autonomie locali.

1) Disposizioni in materia di riunioni private
Comma 1:
Le riunioni familiari, in precedenza autorizzate fino a un max di 6 (sei) persone fisiche, vengono decurtate, dal corrente decreto, in misura del 25%.
Ovvero fino a un max di 4,5 soggetti. Con l’individuo corrispondente allo 0,5, a scelta, segabile per il lungo, per il largo, oppure (ipotesi caldamente consigliata dall’attuale esecutivo) stazionante sulla soglia con un piede sul pianerottolo.

Comma 2:
Ulteriori misure, quali la decurtazione a cifra tonda, in misura del 33%, pari a max 4 (quattro) persone fisiche, appaiono al momento premature e giustificabili solo in presenza di ulteriore aumento dei tassi di contagio.
Altresì dicasi per la proposta, formulata dal Ministero per le Pari Opportunità, di introdurre quote rosa o posti riservati per orfani di guerra e/o portatori di handicap grave, ai sensi della Legge n. 104/1992 art.3, comma 1.

Comma 3:
Nel caso di nuclei familiari superiori alle 1,1 persone fisiche, si consiglia comunque l’uso di mascherina, anche tra coniugi o consanguinei di ogni ordine e grado.
Si suggerisce comunque, prima del riposo notturno, di verificare al di là di ogni ragionevole dubbio l’identità dell’attiguo dormiente, al fine di scongiurare (s)piacevoli sorprese nel talamo coniugale.
Nell’ipotesi eventuale di accadimento di tale incresciosa circostanza, l’attuale esecutivo declina fin da ora ogni eventuale responsabilità.

Comma 4:
Nell’ambito delle suddette riunioni, sono consentite le seguenti attività ricreative:
a) tombola con i ceci b) telefono senza fili c) nomi-cose-città d) giochi di società come Risiko, Cluedo o Monopoli e) briscola, scopone e rubamazzo f) dama, scacchi, canasta, bridge g) pettegolezzo selvaggio.
Sconsigliate:
a) nascondino
b)
 gara di bevute a rhum e pera
c) 1-2-3 stella!

Fortemente sconsigliate:
a) schiaffo del soldato
b) palla avvelenata
c) poker, baccarà e qualsivoglia altro tipo di gioco d’azzardo, al fine di prevenire le prevedibili colluttazioni normalmente susseguenti a episodi di gioco e/o dubbi sulla lealtà sportiva di uno o più partecipanti.

Comma 5:
I cori alpini sono momentaneamente sospesi su tutto il territorio nazionale. Eccezion fatta per le provincie autonome di Trento e Bolzano, ove la materia in oggetto sarà disciplinata da ulteriore e specifico provvedimento. Già previsto, in manovra finanziaria, opportuno provvedimento di ristoro (fino a un max di 5 miliardi di euro) per i maestri di coro costretti all’inattività. Purché rispondano al nome Bepi, Bepìn o al più generico appellativo di vecio (vecchio).

Comma 6:
Le assemblee sociali dell’Associazione Bocciofila Fantina sono sospese fino a nuova disposizione.

2) Disposizioni in materia di riunioni pubbliche

Comma 1:
Sono espressamente vietate le assemblee, le riunioni, le assise, i congressi, i convegni, i capannelli, i raduni e le adunate a scopo culturale.
Altresì gli spettacoli cinematografici, musicali, teatrali e qualsivoglia altra espressione artistica idonea a turbare l’ordine pubblico.
Idem per i consessi a scopo politico.
Eccezion fatta per quelli del movimento denominato Italia Viva, in ragione del fatto che in tal caso, il numero dei partecipanti non è attualmente ritenuto tale da cagionare aumento dei contagi.

Comma 2:
Sono categoricamente proibite le ammucchiate, le orge e gli scambi di coppia, con partner attivo o anche solo meramente contemplativo, perpetrati a scopo laidamente e lascivamente sessuale.
Stante l’eccezionalità del frangente storico, è consentito, ai soli cittadini maggiorenni, di indulgere nell’innominabile vizio di Onan. Purché lo stesso venga perpetrato senza lai, schiamazzi o gemiti, suscettibili di ledere la serenità del vicinato.

Comma 3:
Sono consentite le messe, le processioni, le celebrazioni, i riti, le funzioni a scopo religioso.
Senza limitazione alcuna di orario, modalità di svolgimento e numero di partecipanti.
In specie se con la precipua finalità di invocare la protezione celeste, al fine di scongiurare il temibile morbo.
Nel caso specifico di attività religiose di culto cattolico, il termine consentite viene sostituito con il termine obbligatorie.
Le lunghe teorie di flagellanti, l’applicazione di cilicio, gli autodafè e i roghi degli eretici saranno oggetto di future e specifiche disposizioni, erogate dal Ministero della Salute.

3) Disposizioni in materia di libero commercio e distanziamento sociale:

Comma 1:
L’orario di chiusura dei locali pubblici, precedentemente previso per le ore 18.00, viene anticipato alle ore 17.59.

Comma 2:
Ai fini del distanziamento, la distanza minima prevista tra persone fisiche viene elevata da mt 1,50 a mt 1,52, con uno scarto di tolleranza non superiore al 67% della misura totale.
In caso di consanguinei, conviventi o affini, tale distanza viene decurtata dello 0,5% per ogni più stringente grado di parentela.
I rapporti occasionali (i c.d. scopamici/e) effettuati in luogo pubblico, sono già disciplinati dall’art. 726 del Codice Penale (Atti contrari alla pubblica decenza – turpiloquio).

Comma 3:
L’attività di ristorazione mediante asporto, consentita dai precedenti DPCM, viene adesso sostituita dal lancio mediante catapulta, fionda, frombola o altro strumento idoneo, purché di approvvigionamento a totale carico dell’esercente.
Lo scarto di tolleranza sul bersaglio è previsto, per la prima settimana, in misura del 25%, stante la necessità di opportuna curva di apprendimento.
Eventuali incidenti derivanti dal provvedimento in oggetto, saranno disciplinati dalle già vigenti norme in materia di infortunistica lavorativa.

4) Disposizioni in materia di scuola e università:

Comma 1:
Le lezioni di scuola superiore, pubblica o parificata, sono sostituite con FaD (Formazione a Distanza) prediligendo, ove possibile, l’uso della fibra e internet superveloce. Ove tali tecnologie si rivelassero momentaneamente indisponibili, è concesso l’ausilio di mezzi succedanei, quali la lanterna magica, i segnali di fumo e la cartellonistica su grande scala.

Comma 2:
Le lezioni universitarie, in specie per le materie scientifiche, sono sostituite da
opportuna frequentazione dei social, purché di durata non inferiore alle 6h/die.

Comma 3:
Le lezioni di scuola primaria e media inferiore sono per il momento consentite, previa adozione di banchi con rotelle o, in mancanza degli stessi, di impianto delle suddette rotelle sulla superficie palmare degli arti inferiori degli studenti, sì da agevolarne la mobilità.

5) Disposizioni in materia di lavoro e trasporto pubblico:

Comma 1:
Tutte le attività ritenute non necessarie sono momentaneamente sospese.

Comma 2:
Tutte le attività ritenute necessarie (fabbricazione di armi, proiettili, corazze reattive, penne rigate e nanetti da giardino in gesso o ceramica) sono per il momento consentite.

Comma 3:
L’orario e il distanziamento lavorativo sono disciplinate da prassi consolidata e opportuni provvedimenti (Codice di Hammurabi et seg.)

Comma 4:
Su tutti i trasporti pubblici (treni, autobus, tram, filobus, taxi con licenza e taxi abusivi) il numero dei passeggeri dev’essere pari al 50% della cubatura del mezzo (includendo anche eventuali bagagliai e alesaggio dei cilindri) elevato alla radice cubica della tariffa prevista. Con uno scarto positivo del 555% per le aree del paese più disagiate.

P.S.
Sarebbe certo più semplice e saggio chiudere tutto, per il tempo che sarà necessario. Essendo ogni vita umana unica e non restituibile. senza distinzioni di età, sesso, censo, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Manca forse il coraggio.
Oppure mancano i soldi.
E nella felice Era Neoliberista, il coraggio deriva soprattutto dai soldi.(antimafiaduemila.com)

 

Dalla poetica di Bondi al concetto di indispensabilità sociale

Solo l'altro giorno tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate.
Così si è espresso, in un recente tweet, il governatore della Liguria Giovanni Toti.
Certo, il concetto di indispensabile per lo sforzo produttivo, pronunciato dall’uomo che ha sostituito Emilio Fede alla guida di Studio Aperto, fa un po’ ridere, ma ha comunque origini antiche.

Risale cioè al 10 maggio 1994, giorno in cui il signor Silvio Berlusconi assume la carica di Presidente del Consiglio.
Da quel momento, infatti, inizia la lenta, ma progressiva trasformazione del cittadino in consumatore, la cui utilità per il paese non si misura sulla base delle qualità personali, ma sulla capacità di muovere denaro per scopi, poco importa, più o meno leciti.
Anni ruggenti e rutilanti, durante i quali i mafiosi pluriomicidi assurgono a eroi, le banche vengono costruite intorno a noi e si scomoda sant’Agostino per giustificare l’evasione fiscale.
Mentre la prassi costituzionale si arricchisce di metafore calcistiche, la prostituzione viene derubricata a burlesque, il pappone a facilitatore e il cliente a utilizzatore finale.
Meravigliosa italietta, al cui confronto le ballerine e i nani dell’era craxiana sembrano aulici come consoli romani e perfino il grigio notabilato democristiano assume, nelle nebbie della memoria, i contorni di nobile e disinteressata congrega di padri della patria.
Epoca di autentica e compiuta democrazia diretta.

Nel senso che chiunque può diventare deputato, sottosegretario o ministro, purché sia, anche solo momentaneamente, nelle grazie dall’Amato Leader, secondo i dettami del più puro stile nordcoreano.
Entreranno quindi nei vari governi, legali, commercialisti, sensali, collaboratori, procacciatori e fiancheggiatori del mitico Cavaliere. Insieme a transfughi socialisti, democristiani scompagnati e missini convertiti se non alla libertà, quanto meno al liberalismo.
Per rendere, seppur in maniera riduttiva, il sacro fervore che attraversava in quegli anni il centrodestra italiano, può forse servire la rievocazione dei componimenti poetici di Sandro Bondi, indimenticabile Ministro dei Beni Culturali.
Uomo che, nonostante tre anni di indefessa attività al dicastero di via del Collegio Romano, viene ricordato soprattutto per i numerosi crolli avvenuti nell’area archeologica di Pompei, causa mancata manutenzione (accorsero indignati anche gli ispettori dell’Unesco) e, appunto, per la pregevole attività letteraria.

Nell’ormai lontano 2005 dà alle stampe, infatti, un’immortale silloge poetica per i tipi della Meridiana di Firenze.
Emblematicamente intitolata Perdonare Dio e c’è da scommettere che l’Essere Supremo avrà molto gioito nell’essere ricordato, e soprattutto perdonato, da una personalità del calibro di Sandro Bondi.
Collana dalle molte perle, pur tuttavia, nella silloge alcune odi spiccano sulle altre, per altezza morale e respiro dei temi trattati.
Vi troviamo infatti liriche dedicate a tale Marinella Brambilla, storica segretaria berlusconiana, a Walter Veltroni (inspiegabilmente definito: madre dei miei sogni) a Fabrizio Cicchitto, Stefania Prestigiacomo e, naturlich, al Grande Capo, amichevolmente definito Silvio.

A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata.
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova

Ma soprattutto alla di lui genitrice, Rosa Bossi Berlusconi. Passo di toccante lirismo che consegna ai posteri non tanto l’incolpevole donna Rosa, quanto il poeta stesso, in tutta la sua sfolgorante dignità.

A Rosa Bossi in Berlusconi

Mani dello spirito
Anima trasfusa
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

Roba da far impallidire Leopardi con tutta la siepe e tacitare per sempre il pastore errante per l’Asia, il quale potrebbe pure smettere di lamentarsi e considerarsi una volta per tutte, a buona ragione, uomo molto fortunato.
È questo il clima, la congèrie politica e morale che forgia l’homo novus berlusconiano.
Tutto il resto, gli sdoganamenti del fascismo, le narrazioni renziane, i panozzi sbranati da Salvini in diretta Istagram, con la bazza bisunta di olio di palma ne sono solo la naturale prosecuzione. La fangosa tracimazione che fa seguito alla rottura della diga.
Altrettanto può dirsi di un Giovanni Toti che, ritenendosi forse leader moderno e dinamico, classifica i suoi elettori in indispensabili e inutili.

Applicando alla lettera i precetti del verbo berlusconista. Non futile alternativa tra avere ed essere, ma sciabolata che tronca ogni nodo gordiano al grido di: avendo sono.
Per onestà intellettuale, bisogna dire che il buon Giovanni ha subito contestualizzato l’uscita, spiegando che è stato frainteso un ragionamento più ampio. Anche se, trattandosi di tweet, con il noto limite di 280 caratteri, non si capisce bene cosa ci fosse da fraintendere e dove, eventualmente, fosse allocato il più ampio ragionamento originario.

Non se l’abbiano a male quindi i molti pensionati liguri (la Liguria è la seconda regione italiana per età media) né i più giovani quando trasmigreranno anch’essi, prima o poi, nel dantesco girone dei non indispensabili.
Saranno comunque tutelati, almeno per il momento.
Non certo per diritto, norme morali o costituzionali.Soltanto perché Giovanni Toti è uomo di grande bontà e seppur a malincuore, li tutela.(antimafiaduemila.com)

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