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LA FATINA CORALLINA E LA SUA LUCERTOLINA

di GER il vecchio

Una domenica, come al solito tutte le mattine, Lucertolina si portò nella cameretta e vide Carolina saltare di gioia suonando il suo clarinetto calcando le note con grande maestrie. – Sei la mia portafortuna - le disse felice la fanciulla. Ed essa facendole i complimenti aggiunse: - Ti ho visto suonare alla Madonnina. Ero nascosta vicino al bassorilievo del Crocefisso scolpito nel piedistallo. - Grazie Lucertolina. Questa sera ti porterò al teatro all’aperto nella piazzetta della chiesa a vedere le operette: ‘’Il paese dei campanelli’’ e ‘’La vedova allegra‘’ . Sono certa che ti piaceranno. - Evviva ! – esclamò essa. A sera, postasi nello zainetto lasciando affiorare la testolina per curiosare, andarono. Purtroppo però, dopo qualche ora di tuoni e lampi, con altrettanta allegria una bella scaricata d’acqua la fece scappar via, e nel vedere il fuggi, fuggi di tutti, sorrise. Da una cabina su palafitte Corallina gettava le mollichine ai pesci ed essi la invitano a raggiungerli in acqua. Un giorno, in spiaggia vide alcuni ragazzi, appena usciti dal mare, nascondere maschera e pinne sotto un cespuglio. Quando furono andati, si portò a curiosare memorizzando il tutto. Il fucile subacqueo era formato da una grossa canna armato dei larghi elastici tolti alle bombole del gas dell’ Agip. La freccia arpionata era stata ricavata da un manico di secchio zincato appuntito con l’estremo opposto ricurvo per agganciarsi ad un grilletto d’alluminio. Tornata a casa decise di costruirseli. La mamma la rimproverò non essendo un lavoro per donne ma per maschi. Corallina la ascoltò ma non abbandonò le decisioni.

Ad essere sinceri, il fuciletto non riuscì a farlo, d’altra parte non avrebbe funzionato mai. Frugando nel magazzino paterno , trovò una vecchia camera d’aria d’auto ed in men che non si dica la nascose. Doveva costruire la maschera, ma era necessario il vetro da bloccare. Così, fruga e fruga nel solaio trovò una vecchia grossa sveglia sormontata da due campanelli. La guardò bene, era bella da vedersi ma a lei interessava il largo rotondo vetro. Ideale. Per boccaglio sarebbe bastato un comodo tratto di tubo di gomma da innaffio. Per pinne due tavolette su cui inchiodare i vecchi sandali sarebbero stati l’ideale. Con facilità le realizzò, senza considerare che nell’ ammollarsi, sotto la pressione dei movimenti del piede, si sarebbero staccati. Avendo tagliata la camera d’aria per costruire la maschera, il salvagente non seppe come farlo. Pensa e ripensa decide di legare insieme le zucche secche lasciate per sementi. Poste in un sacco, le provò in mare. Ma non fu soddisfatta, troppo ingombro e poco pratico. Col trascorrere dei giorni pensò come provvedere con una nuova idea.. Legate alcune sottili canne formò una mezza gabbia a vasca tonda che ricoprì avvolgendola con l’intovagliato in plastica da cucina fermata con spilli da disegno. Aveva creato una canoa. Per remo sarebbe stato sufficiente il bastone di una scopa con inchiodata una tavoletta. (continua)

L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali

Il plauso

di Mariantonietta Castellano*

Nel ringraziarti per avermi citato, caro Ettore, ti faccio i complimenti per questa iniziativa culturale del Notiziario Eolie.

*Professoressa

Da Milazzo in linea Ettore Resta. 1° puntata. Il plauso

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