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rfortunannatolidi Rosanna Fortuna e Natalino Natoli

La compartecipazione emotiva. Riflessioni attorno al concetto di Empatia.

Soffermarsi sul concetto di empatia dà l'opportunità di riflettere su una molteplicità di aspetti che permeano la condizione umana a diversi livelli. Se pensiamo agli elementi che contraddistinguono l'uomo dagli animali, come la capacità di simbolizzazione, la capacità di acquisire abilità, conoscenze e competenze dall'osservazione di altre persone (il cosiddetto apprendimento vicario), la capacità di riflettere su se stessi e l'autoregolazione, l'empatia riguarda trasversalmente tutti questi aspetti.
La consapevolezza della vastità e complessità di tale ambito tematico induce pertanto a considerare le diverse dimensioni che la caratterizzano. Primo fra tutti una riflessione rimanda inevitabilmente al concetto di emozione, senza la quale l'empatia non potrebbe esistere. Ricordiamo infatti che empatia significa "comprensione" (cum-prendere = prendere insieme), ovvero compartecipare emotivamente con l'altro a tutti i livelli di una realtà composita; quindi non significa solo immedesimarsi nei panni degli altri o assumere il punto di vista altrui, ma indica un'esperienza globale e complessa che si avvicina al concetto di condivisione affettiva. Tale condizione esperienziale si vive e si attraversa quando gli individui "sentono dentro" le emozioni di un'altra persona, un sentire vicario che irrompe all'interno di una persona. La dimensione empatica appare impalpabile ma comunque indispensabile perché rappresenta un ponte necessario per stabilire tra le persone una comunicazione significativa. Non esiste infatti nessuna relazione sociale profonda che non comporti empatia. Essa appare il luogo dove diversi livelli sono interconnessi e si ricombinano tra cognizioni ed affetti, tra rielaborazioni di vissuti personali e sentimenti altrui, tra la consapevolezza dei confini del proprio sé e accoglimento emotivo dell'altro.
Inoltre, l'empatia rimanda a concetti relativi alla sintonizzazione affettiva che passa ed ha luogo attraverso la relazione con l'altro. Nonostante ciò la relazione empatica si contraddistingue dalla sintonizzazione affettiva; come afferma Stern nel 1987: "E' stato dimostrato che le sintonizzazioni vengono effettuate in larga misura al di fuori di ogni consapevolezza e quasi automaticamente. L'empatia, invece, richiede la mediazione dei processi cognitivi".
Inoltre, la persona empatica, non solo comprende, ma condivide e partecipa. Secondo la definizione di Eisenberg e Strayer (1987) l'empatia è: "una risposta emotiva che è provocata dallo stato emotivo o dalla condizione di un'altra persona, e che è congruente con lo stato emotivo o la situazione dell'altro". E' soltanto attraverso l'empatia possibile "vibrare" con l'altro, rimandando al concetto di risonanza: "la sintonizzazione degli affetti, dunque, ha in comune con l'empatia il processo iniziale della risonanza emotiva" (Hoffman, 1978); "né l'una né l'altra possono verificarsi in assenza di questa" (Stern, 1987).
In sintesi l'empatia è caratterizzata dal fatto di essere una condivisione affettiva che avviene nel "qui ed ora", nell'incontro tra due persone reali in una situazione concreta, ricca di significati e di aspettative reciproche.

Un contributo interessante su tale tematica è stato fornito da Feshbach (1982), che ha proposto un'analisi del concetto di empatia intesa come capacità di condividere l'esperienza affettiva di un'altra persona, le cui componenti possono essere così definite:
- Il riconoscimento e la discriminazione dei sentimenti: ovvero la capacità di utilizzare informazioni significative per etichettare ed identificare le emozioni; il riconoscimento riguarda la consapevolezza che gli altri hanno stati emotivi, e che possono esprimersi con modalità espressive differenziate.
- L'assunzione della prospettiva e del ruolo di un'altra persona: ossia la capacità di comprendere che le altre persone possono vedere ed interpretare le situazioni in modo differente; in sintesi, la capacità di assumere ed esperire il punto di vista dell'altro.
- La responsività emotiva: che ha a che fare con la capacità di esperire ed essere consapevoli delle proprie emozioni.

Recenti ricerche hanno evidenziato che l'empatia presupponga una dimensione significativa legata al concetto di "competenza emotiva".
All'interno di tale concettualizzazione, Carolyn Saarni ha identificato le caratteristiche principali di tale capacità, indicate di seguito.

 Consapevolezza dei propri stati emotivi, che ne presuppone il riconoscimento. A ciò viene compresa la capacità di individuare la presenza contemporanea di emozioni diverse e di accettarne l'ambivalenza.

 Abilità di individuare le emozioni altrui, sulla base di indizi legati all'espressività e alle circostanze. A riguardo risulta primario il ruolo del contesto culturale e sociale che modificano il significato delle varie espressioni emotive. Tale abilità appare legata alla capacità di comprendere le emozioni che gli altri provano in seguito ad un preciso avvenimento. La conoscenza delle norme culturali che regolano le emozioni in seguito ai vari eventi, ci permette di valutare l'appropriatezza delle emozioni altrui alle convenzioni sociali.

 Abilità di esprimere linguisticamente le emozioni, utilizzando termini condivisi dal proprio gruppo di appartenenza o cultura. Alla base di questa competenza vi è l'ampiezza e la precisione del lessico emotivo, che permette di descrivere in modo analitico ed efficace stati emotivi anche complessi, differenziandoli tra loro per il grado di intensità emotiva.

 Capacità di coinvolgimento empatico, che ha a che fare con la capacità di comprendere, sentire e rendersi compartecipi alle emozioni del prossimo. Tale capacità di condivisione affettiva si sviluppa con l'età e con la maturazione affettiva. Essa varia molto a seconda dei rapporti affettivi che ci legano alle persone da cui siamo influenzati.

 Capacità di rendersi conto che i propri stati emotivi interni non devono corrispondere necessariamente ad espressioni esterne, a manifestazioni dell'emozione, e questo sia riguardo a se stessi che riguardo agli altri. Questa abilità va di pari passo con la maturazione cognitiva ed ha un rapporto stretto con la capacità di mentire. La scissione tra il sentire emotivo e la sua manifestazione comincia a nascere quando il soggetto si rende conto dell'utilità di mascherare, dissimulare, ridurre o enfatizzare i propri stati emotivi, ma la sua realizzazione concreta dipende dalla capacità di controllare efficacemente il proprio sistema di comunicazione involontaria rispetto alle emozioni.

 Consapevolezza delle regole culturali di espressione delle emozioni. Il codice che regola le manifestazioni emotive può essere descritto come speciali norme di comportamento che, in maniera implicita, prescrivono per molteplici circostanze della vita quali emozioni vadano manifestate, in quale forma ed intensità.

 Capacità di utilizzare le specifiche informazioni sulle singole persone, in modo da inferire correttamente gli stati emotivi. Tale capacità richiede inoltre di prendere in considerazione anche la conoscenza di regole culturali di manifestazione delle emozioni, soprattutto in determinate situazioni emotigene.

 Capacità di capire che il proprio comportamento emotivo può avere effetti sugli altri. Tale capacità permette di utilizzare al meglio le proprie strategie di autopresentazione sugli altri e ha a che fare con la capacità di convincere le persone che ci circondano, o farsi accettare in un ambiente nuovo.

 Capacità di fronteggiare in modo adattivo emozioni pericolose o disturbanti, relativa al comprendere in quali frangenti e condizioni è più indicato fronteggiare questo tipo di emozioni. In tal modo spesso vengono messe in atto strategie di autoregolazione tese a ridurre l'intensità o la durata di stati emotivi "sgradevoli" quali la rabbia o la tristezza.

 Buona efficacia emotiva, elemento importantissimo di accettazione di sé e delle proprie esperienze emotive che riguarda la capacità di sentirsi esattamente come ci si vorrebbe sentire.

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