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di Ennio Fiocco

Per non dimenticare Irene Kowaliska

Con le sue opere Irene Kowaliska ci trasmette emozioni. I suoi colori vivaci, soprattutto impressi nelle ceramiche, ci lasciano incantati per la loro rara bellezza. Nasce a Varsavia nel 1905 da una famiglia di ebrei, compiendo gli studi nella Scuola di Arti Applicate di Vienna dove si trasferisce da bambina con la famiglia e dove si diploma nel 1927. Sposa il poeta Armin Wegner e si avvicina alla ceramica realizzando opere di sapore popolare. Al termine della seconda guerra mondiale la Kowaliska lascia il suo laboratorio, distrutto dai bombardamenti, e da Vietri si trasferisce a Positano dove nel suo “Positano Studio” si dedica anche alla tessitura di stoffe.

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Muore a Roma nel 1991. Il marito, che era uno scrittore, fotografo e attivista per i diritti umani del popolo armeno ha anche manifestato la propria opposizione, a rischio della propria vita, alle politiche anti-semitiche del nazismo scrivendo nel 1933 una lettera aperta ad Hitler e parte delle sue ceneri sono state disperse nel cratere dello Stromboli e altre condotte in Armenia presso il “Memoriale” del Genocidio dove si trovano dal 1996. Vi è da dire che il Wegner era precedentemente spostato con Leonore Landau che con i figli emigra in Palestina, mentre lui sceglie l’Italia, prima Roma e poi Positano e Stromboli. La Kowaliska è considerata tra i massimi esponenti della cosidetta colonia tedesca di Vietri, a cui tanto deve la rinascita e l'affermazione sui mercati della produzione ceramica vietrese. Nella sua costante ricerca di forme di espressione artistica sempre nuove, non solo ha dato linfa vitale alla secolare tradizione delle ceramica vietrese, ha ha inventato e creato internazionalizzando la c.d. “Moda Positano”, ben riuscendoci in tale scopo comunicando la propria essenza di donna anche come madre ed esternando la piena artista che rappresenta.

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Nel 1950 il settimanale francese “Cinémonde” pubblicò, in copertina, una foto di Ingrid Bergman con indosso una gonna dipinta a mano realizzata con stoffe dipinte dalla Kowaliska”. Il Museo Provinciale della Ceramica di Raito (Vietri sul Mare), nella splendida cornice di Villa Guariglia, ne ospita la principale collezione comprendente oltre 120 opera tra ceramiche, stoffe dipinte, ricami, dipinti sotto vetro e immagini di serigrafia. Come anzidetto, l'esplosione della “moda Positano” ha rappresentato la liberazione dai canoni classici dell'abbigliamento femminile imposti dalle case di moda ed ha richiamato l'interesse dei media di tutto il mondo. In particolare in una sua opera realizzata nel 1939 ed esattamente un pavimento nella Villa Ricciardi, nella frazione Rotolo di Cava De’ Tirreni, proprio nel periodo in cui Adolf Hitler, l’1 settembre del 1939, invadeva la Polonia, giungendo a Varsavia, il racconto ceramico si fa pathos in una silenziosa denuncia alla Storia futura di accadimenti laceranti. E ciò alla luce delle famigerate leggi razziali. Questo pavimento con quelle figure sognate, dai “grandi occhi scuri pieni di tristezza” contengono messaggi universali, senza tempo, capaci di parlare direttamente all’animo umano.

A Stromboli, sul soffitto della stanza di lavoro della torre (del marito) sono incise queste parole. “ Ci è stato affidato il compito di lavorare ad un'opera ma non ci è dato di completarla”. La foto dell’archivio personale di Joe Jo Bass, che ho rinvenuto da una ricerca su internet, raffigura il mulino in zona S. Bartolo a Stromboli dove abitò negli anni ‘50 Armin Wegner con Irene Kowaliska. Al mulino ristrutturato fu dato il nome “Torre dei sette venti” e fu decorato con ceramiche realizzate da Irene. Da una ricerca eseguita tra le molteplici opere dell'artista ebrea, mi soffermo su “The Silent Ballet”, realizzata a Roma negli anni sessanta e tratta dallo scritto di Matilde Romito “verso nuovi colori”. Si tratta di un ricamo a piccolo punto, di forma quadrangolare, cm. 40 x 35, firmato in altro a destra I.

KOWALISKA (che trovasi custodita nei musei Provinciali del salernitano), acquistata nel mese di febbraio del 2002 dalla Provincia di Salerno dal figlio Misha Wegner. In particolare, la Kowaliska eseguì questo ricamo dopo aver assistito ad una danza eseguita senza l'ausilio della musica, realizzata dal coreografo Maurice Bejart. “La scena muta del ricamo realizza perfettamente l'emozione che tale esecuzione le aveva procurato, dove i ballerini avevano danzato seguendo un ritmo intero”. In particolare, sul retro della predetta opera vi è un adesivo “con la scritta - 19 Stromboli”. Cosa potrebbe significare? Il soggiorno e le emozioni vissute a Stromboli? Lascio ai lettori l'immaginazione.

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