di Ennio Fiocco

Blak William, il viaggiatore britannico nella fantasia dell'orizzonte invisibile.

William Black era un medico britannico e studioso del greco. Ha viaggiato nel Mediterraneo orientale e principalmente nei mari Egeo e Ionio, sulle HMS “Euryalus” e “Chanticleer”. Il resoconto del suo viaggio venne però pubblicato nel 1900 da un suo nipote che rinvenì il materiale tra le carte di famiglia. La descrizione del tour inizia nel 1822 e l'autore, per il suo caratteristico stile letterario ci fa meglio conoscere le vicende della guerra d'indipendenza greca descrivendone anche i personaggi.

Il diario è accompagnato da illustrazioni, con vedute di porti e altri lughi marini che sono interessanti, disegnate sulla nave dal Black. I lettori sono immersi in un affascinante viaggio a volte pieno di difficoltà in un periodo storico tumultuoso. L'opera ha come titolo "Racconto delle crociere nel Mediterraneo: nelle HMS "Euryalus" e "Chanticleer" durante la Guerra d'Indipendenza Greca (1822-1826)" e venne pubblicata ad Edinburgo. Ho rinvenuto il resocento e tradotto lo presento ai lettori nella parte inerente il mediterraneo e le Eolie. "Dopo aver lottato per alcuni giorni con un vento contrario, nel nostro avvicinamento allo Stretto di Gibilterra, e stando al largo e verso la costa di Barbary vicino a Capo Sparted, fummo finalmente favoriti, alle prime ore del 14 ist., da un cambiamento di vento sufficiente a permetterci di raggiungere la Rocca con pochissime virate.

La mattinata, benché nuvolosa, era bella; e, dal modo in cui la nave doveva navigare attraverso gli Stretti, si offriva un'eccellente opportunità per vederne il profilo generale e le aspre montagne dell'Africa e dell'Europa. L'oscurità del mattino e le nuvole che pendevano come pieghe di un drappeggio sulla sommità delle colonne d'Ercole e che sembravano, in diversi punti, rotolare mollemente lungo i loro ripidi fronti, davano ad Abyla e a tutte le colline africane un aspetto imponente.... il 26 marzo (1822) raggiungiamo l'Isola di Sardegna...

Dopo essere rimasti undici giorni nel Golfo di Napoli...salpammo in direzione di Corfù...Il giorno successivo il tempo si dimostrò bello, anche se il vento virò verso un punto piuttosto sfavorevole, ma non tanto da portarci fuori rotta, e verso le dieci di sera si vide emergere dal sud il bagliore dello Stromboli. L'orizzonte era come una stella rosso scuro che a tratti appariva del tutto spenta; ma invece di continuare come l'amichevole luce di un faro rotante, come avvenne all'inizio, gradualmente esplose con crescente splendore; e prima che il giorno successivo lo eclissasse, ci avvicinammo abbastanza per riconoscere tutta la grandiosità fiammeggiante del suo vulcano in fiamme. È sul lato nord-est del monte dove è situato il cratere, e ad una certa distanza dalla sommità, anche se si vede del fumo uscire da vari punti tutt'intorno ad esso, e rotolare lentamente lungo il pendio. Quest'isola, che brucia costantemente, per dimensioni e imponenza non può essere paragonata al Vesuvio o all'Etna.

Essendo senza alcuna pianura circostante, o base estesa, la sua testa conica si vede emergere dalle profondità circostanti, e mostra un aspetto, come si potrebbe concepire che qualsiasi delle montagne sopra menzionate sarebbe, se le loro basi fossero coperte dal mare, e il loro vertice conico solo visibile. Il giorno dopo non essendo più vicino ad esso di circa otto miglia, potemmo solo vedere che era rivestito di una considerevole quantità di verde vicino alla base, dove in diversi punti le case dei suoi abitanti erano splendenti di bianco lungo la spiaggia. Poiché il vento era più leggero per tutto il giorno, lo superammo molto lentamente, e quando calò di nuovo la notte avemmo un'altra opportunità di osservare la sua fiamma intermittente che scrutava il bellissimo cielo del Nord; e sebbene non apparisse così grande da sud, tuttavia si vide tanta fiamma levarsi dietro il suo profilo oscuro, da farci capire quanto utile dovesse essere la sua luce di segnalazione al marinaio che con essa per secoli ha diretto la sua rotta notte attraverso i mari vicini. La seconda mattina essa e le altre isole delle Lipari erano ancora in vista, e che, come dice lo scrittore italiano Abbate Turbo (?), nel loro aspetto sparso, sembravano trampolini di lancio per la fantasia; nei suoi tentativi di oltrepassare l'orizzonte visibile.

A sud la costa della Sicilia, alla quale ci stavamo avvicinando rapidamente, diventava ora ben distinta alla vista; e facendo capolino dall'alto profilo delle nubi che lo circondavano, si vedeva la canuta cima dell'Etna coperta di neve, e dando alla fantasia tutta quell'eccitazione, che un oggetto così sublime della natura, alla grande distanza che ora si trova era da noi, deve naturalmente produrre”. Senza alcun dubbio, pur essendo stati limitati i momenti del Blak con la Sicilia e le Eolie, gli stessi hanno lasciato nel suo animo una traccia significativa ed indelebile che trasmette emozionalità.